Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 L'errore amoroso, Napoli, a spese di Nicola di Biase, 1737
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Marina, e Porto di Longone. Notte.
 Capitan VALERIO, e FIAMMETTA.
 
 VALERIO
 
 Fatti core, Idolo mio,
 Non temer, se sei con me.
 
 FIAMMETTA
 
 Io mancar mi sento, oddio!
 Che vergogna! Oimé, oimé!
 
 VALERIO
5Ma lasciare dovresti
 Tanto timor, tanta vergogna omai:
 Dolce cor mio, non sai, che dopo il fatto
 Il pentirsi non giova.
 FIAMMETTA
 Se m’ami, se desideri,
10Valerio mio, ch’obligo eterno io t’abbia,
 Fà che ritorni...
 VALERIO
                               Che pazzie son queste?
 E pensi ch’un amante
 Che t’hà con tanto stento
 Da tua casa involata questa notte,
15E da Portoferrajo
 Condotta quivi, or che t’hà nelle mani
 Voglia lasciarti? ah figlia,
 Tu stai male informata!
 FIAMMETTA
                                              Ah Valerio!
 VALERIO
 Ah Fiammetta!
 FIAMMETTA
                               Morrò, se vengo.
 VALERIO
                                                               Ed io,
20Se non vieni, morrò.
 FIAMMETTA
 Di queste paroline
 Sò bene, che voi altri
 Ne dite molte, prima di ottenere
 Il vostro intento, e allora
25Ch’ottenuto l’avete, addio, Signora.
 VALERIO
 Ma io non son così, anzi...
 FIAMMETTA
                                                 Che anzi?
 VALERIO
 Se vuoi, bocca amorosa,
 Il dirò.
 FIAMMETTA
                Dite pur.
 VALERIO
                                   Sarai mia sposa.
 FIAMMETTA
 Orsù, giacché voi stesso
30Ciò mi avete promesso,
 Udite ciò cch’io dico: ò mi sposate
 Ora, e di non tradirmi, mi giurate;
 O senz’altro soggiorno
 Adesso in casa mia farò ritorno.
 VALERIO
35Fiammetta, son tuo sposo: stà sicura;
 Tanto Valerio, or ti promette, e giura.
 
    Giuro il Ciel, giuro la Luna,
 E le Stelle ad una, ad una:
 Giuro tutti gli Elementi,
40L’ombre, il Sole, e l’aure, e i venti:
 Qual mia sposa sempre amarti,
 E non mai abbandonarti;
 E se forse io manco, ò mento
 Da cotesto giuramento,
45E se dico, penso, ò faccio
 In contrario, e se ’l disfaccio,
 Ch’io sia pregno d’un bambino,
 Come fù già Calandrino,
 Ogni cosa abbia contraria,
50Vada in fummo, in ombra, in aria,
 Sia disciolto à dramma à dramma,
 Tutto in cenere, ed in fiamma... (Quì si sente da dentro rumor di spade, che si battono.)
 
 Ma qual rumore?
 FIAMMETTA
                                   Oddio,
 Che sarà? (timorosa.)
 VALERIO
                       Olà, olà. (Valerio sentendo più crescere la rissa, lascia Fiammetta, e và verso quella parte, ove sente il rumore.)
 FIAMMETTA
                                         Quì resto sola,
55Mi salvo in questa parte. (si ritira timorosa.)
 
 SCENA II
 
 MARIO, ed IRENE, indi LELIO con sgherri, che si battono con alcuni soldati di Mario, OLIMPIA sopra un Terrazzo, che osserva, CICCIO, e VALERIO, che ritorna.
 
 MARIO
 Anima mia. (ad Irene, che tremante viene da Mario condotta a mano.)
 OLIMPIA
                          (Qual rumor!) (sopra il balcone.)
 MARIO
                                                       Non temere. (ad Irene.)
 IRENE
 Noi semo morti. È quello
 Senza alcun dubio Lelio. (a Mario.)
 OLIMPIA
                                                (Se non erro,
 V’è il mio Lelio tra lor.)
 LELIO
 (Uscendo con spada nuda assalta Mario, che si difende, lasciando Irene, la quale timorosa si nasconde.)
                                             Perfido, sei
60Morto.
 IRENE
                Ai misera me! (fugge.)
 MARIO
                                             Ah traditore,
 Con tal soverchiaria eh?
 LELIO
                                               In ogni guisa
 È lecito lavar macchia d’onore. (Entrano battendosi, e segue lo bastimento tra Soldati colli sgherri di Lelio.)
 OLIMPIA
 Non sò che rapimento
 D’una donzella hò inteso: è Lelio forse
65Che la rapì, la gelosia m’uccide
 Scender vo’ giù. (entra.)
 CICCIO
                                 Fremiate.
 Eilà, a chi dic’io? Giorgio, Don Pietro,
 Monsù Paolo, Marcone, Luca, e Micco,
 No la volite scompere ssa joja,
70Volite che ppe ll’arma de Vavone,
 Tutte quante dimane
 Ve mecca ncaravuottolo?
 VALERIO
 E ancor dura la rissa? oh cospettone! (In sentire la voce di Valerio i soldati si ritirano co i sgherri.)
 Tanto poco riguardo
75Avanti la mia casa?
 Olà Francesco.
 CICCIO
 Sio Capita’?
 VALERIO
                          Che fù il rumor?
 CICCIO
                                                           Non saccio;
 Cca so’ benuto accaso, e aggio asciato
 Ssi mpise a fà ssa joja.
 VALERIO
                                            Io voglio all’alba
80Sapere il tutto appieno, e tu procura
 Informartene, intendi?
 CICCIO
 Sedece.
 IRENE
                  È già svanita
 La rissa, or dov’è Mario?
 VALERIO
                                                Ecco Fiammetta. (Uscendo Irene al bujo s’incontra con Valerio, e credendosi l’una Mario, e l’altro Fiammetta si prendono per mano.)
 Francesco. (a Ciccio.)
 CICCIO
                        Gno’?
 VALERIO
                                      In mia casa
85Guida costei. E poi da me ritorna (li consegna Irene.)
 Sopra la Piazza. (Valerio parte.)
 CICCIO
                                 È ffatto (a Valerio.) Jammoncenne. (a Irene.)
 (Negozio lurdo è cchisto.) (Trase entra in casa Valerio.)
 IRENE
                                                  In tanto orrore
 Sii tu mio lume, e la mia scorta, Amore. (Entra seguitando Ciccio.)
 
 SCENA III
 
 MARIO ch’esce da una parte, FIAMMETTA da un’altra.
 
 MARIO
 Pur il Ciel ne divise. Ov’è costei? (si aggira per la scena ritrovando Irene.)
 FIAMMETTA
90Non sento più questione.
 Dove sarà Valerio?
 MARIO
                                     Eccola. Vieni, (sottovoce.)
 Mio ben. (a Fiammetta credendola Irene.)
 FIAMMETTA
                     Eccolo. Io vengo. (Sottovoce a Mario credendolo Valerio lo seguita.)
 
 SCENA IV
 
 LELIO indi OLIMPIA, che osserva alquanto LELIO.
 
 LELIO
 Mi sparì il traditore, e tra gli orrori
 Di questa notte rincontrar nol posso.
95Almeno ritrovassi
 L’empia germana: ah perfida, ove sei?
 Per questa man cadrai,
 Né schermo al mio furor trovar potrai.
 Ma qui viene una donna
100Fia d’essa: ah indegna. (Va sopra Olimpia, credendola Irene.)
 OLIMPIA
                                              Indegno
 Sei tu, malvaggio.
 LELIO
                                    Olimpia
 Sei tu?
 OLIMPIA
                 Son io, che vengo a rinfacciarti
 Il tradito amor mio.
 LELIO
                                       Che? quali accenti?
 OLIMPIA
 Non occorre negar, non raggirarti
105Tutta osservai la rissa,
 Che in questa notte ai fatta, e ’l rapimento!
 Dell’amata fanciulla.
 LELIO
 T’inganni... vedi... oddio!... qual fier tormento!
 OLIMPIA
 Quel parlare interrotto
110Quella confusion più reo ti mostra:
 Sei traditor, già lo ravviso, fuggo
 Da te, perfido, omai,
 E tanto t’odiarò, quanto t’amai.
 
    No, non sperar mai pace,
115Infido, ingannatore;
 Qualor più goderai
 Col tuo novello Amore,
 Più fiera mi vedrai
 Ad agitarti il sen.
120   Sarò spietata furia
 Di serpi armata, e face,
 Pena di tanta ingiuria,
 Spirar mi sentirai
 Nel tuo malvaggio core
125La fiamma, ed il velen.
 
 SCENA V
 
 LELIO.
 
 LELIO
 Qual novella disgrazia? Olimpia mia
 Sdegnata mi minaccia, ed io mi trovo
 Più sospeso, che mai:
 Cor fra tanti tormenti, e che farai?
 
130   Tutte le pene ai insieme
 Mio core sventurato,
 Dall’odio combattuto,
 Da speme abandonato,
 Ti agita giusto sdegno,
135E ingiusta crudeltà.
    Onor con ferro acuto
 Ti fiede, e ti minaccia:
 Amor d’orgoglio freme,
 E in un ti accende, e agghiaccia:
140Ti prende quella à sdegno,
 Che innamorar ti fà.
 
 SCENA VI
 
 VALERIO, CICCIO, e tre Soldati uno Tedesco, uno Francese, ed uno Spagnolo.
 
 VALERIO
 Questi si ritrovaro nella rissa
 Della passata notte?
 CICCIO
                                       Sì Signore:
 Ma li cane ostenate
145Non vonno confessà.
 VALERIO
                                        Vedrò ben’io
 D’esaminarli, chi è quel primo?
 CICCIO
                                                            È Giorgio
 Todisco.
 VALERIO
                   Buon affè. Kommer her du. (al Tedesco.)
 Dove stat queste noct fossegnerie? (Il Tedesco accenna essere sta a quartiere.)
 Come? (a Ciccio.)
 CICCIO
                  A quartiero, hà ditto.
 VALERIO
150Im quartier he a fare trinc vain
 Co Fraul? mi saper che ti mentira:
 Nix, nix? mi feduta
 Vostra persona auffdem
 Fuora Pilazzia a far la Crastione.
155Du Schlenchel, du Schelm, di forfantone du.
 CICCIO
 Vi’ si tene la corda
 Lo mbreaco frabutto!
 VALERIO
 Pur tu fole negare.
 Mi non sò chi tenira,
160Che non rompira in testa mi bastonia.
 Scherr dich vuon hierr du.
 CICCIO
 Tù marcia bricconia. (ne lo manda via.)
 VALERIO
 All’altro. Chi è costui? (a Ciccio.)
 CICCIO
                                            È Monsù Paolo
 Franzese. (si accosta il Franzese.)
 VALERIO
                      Meglio. Adieù, adieù Monsù.
165Sai, Monzù, la origine
 De la querella de la nuit passée?
 E chi furent, Monsù,
 Coloro, che le firono, Monsù? (il Franzese nega.)
 CICCIO
 E ba’ ca mo lo spuoste a sso Monzù.
 VALERIO
170No le feais tu pas? E dove state
 Monzù queste nuit? Dica, Monsù. (Accenna esser stato a quartiere a bever colla sua amorosa.)
 CICCIO
 Vantecore a Monzù.
 VALERIO
 In quartiere a danzer avuta maitresse?
 Gui Monzù? Gui Monzù?
175Tu mentisci briccon, falzo Monzù.
 Che ti, ostè, vossegneria Monsù
 State un di quei della rissa, Monzù.
 Non è vero Monzù? (a Ciccio.)
 CICCIO
 Gui, mi visto Monzù. (Il Soldato accenna giurando non esser vero.)
 VALERIO
180Point espressions, non più, non più.
 Cannadinnia facira
 Dir veritè, maraut,
 Frippon.
 CICCIO
                    Mascauzone, e nega ancora.
 VALERIO
 Retires tot d’jùs.
 CICCIO
185E ba’ à mmalora. (ne lo manda via.)
 VALERIO
                                   Al terzo.
 CICCIO
                                                     È Don Pericco
 Spagnuolo.
 VALERIO
                        Adios adios Cavagliero. (Al Spagnuolo che s’accosta.)
 Gotte morghe mael; sa oste chi furono
 Eglios, queglios, agentes
 Atque consentientes,
190Che en esta nuecha han cometido a chì
 Los rumorios.
 CICCIO
                             Nega, s’hanno data
 La mano li frabbutte.
 VALERIO
 Ostè me diga ostè: non nega ostè;
 Parache yo sò bien, che ostè sà todos,
195Né accade, che ostè ora
 Me diga nò, m’ave entendido ostè?
 CICCIO
 Pur a quartiere è stato, passa ostè.
 VALERIO
 Calla non aular mas,
 Caprone, bergozado, ombre del diablo:
200Te fera discubrire
 La verdad un palico.
 Vaja ostè en ora mala.
 CICCIO
                                           Vaja, vaja.
 VALERIO
 Non hò veduta la più dura gente
 Di costor? Non abbiamo
205Potuto saper niente.
 CICCIO
 E oscia llostrissema
 Non me credea.
 VALERIO
                                Trovarem modo noi
 Saperlo. Vanne in casa,
 Chiamami quella donna,
210Che ci portasti questa notte.
 CICCIO
                                                      È lesto?
 (Che bello roffianiggio priesto priesto.) (entra.)
 VALERIO
 La question della passata notte
 Non m’ave dato luogo
 Di far carezze a quella,
215Ch’è la parte miglior di questo core;
 Or è dover, che ceda
 Ogn’altro affare al mio vezzoso amore.
 
 SCENA VII
 
 VALERIO, CICCIO, ed IRENE, che esce dalla casa di Valerio.
 
 CICCIO
 Eccola cca! (Additando Irene che esce di casa.)
 VALERIO
                        Fiammetta... ma (Verso Irene, e conoscendo non esser Fiammetta s’arresta.)
 IRENE
                                                         Mio Mario... (Verso Valerio credendolo Mario, e conoscendolo non esser Mario si arresta.)
 Ma.
 VALERIO
           Fiammetta dov’è? (a Ciccio.)
 IRENE
                                              Dov’è il mio Mario? (a Ciccio.)
 CICCIO
220Nncoppa à cchichierchia.
 VALERIO
 Chi è quella? (a Ciccio additando Irene.)
 IRENE
                            Chi è costui? (a Ciccio additando Valerio.)
 CICCIO
 Mo’ mm’avite frusciato tutte duje.
 Vuje nò v’allecordate, ca sta notte
 Mme distevo na femmena,
225Che l’avesse portata
 Dinto a la casa vosta, e chesta è essa.
 VALERIO
 E tu chi sei?
 IRENE
                          Signore,
 Io sono una donzella
 Di Rio, che questa notte, fui involata
230A miei dal Signor Mario.
 VALERIO
 Il nostro Alfiero?
 IRENE
                                  Appunto:
 Da Lelio mio fratello,
 E da seguaci suoi fummo assaliti
 In questo luogo questa notte.
 VALERIO
                                                       Intendo
235Or della rissa la cagione, ed anco
 Lo cambiamento delle donne.
 IRENE
                                                        Io dunque
 Vi prego, di difendermi
 Dall’irato Germano, ed al mio Sposo
 Restituirmi.
 VALERIO
                          Non temer, sorella.
240Consolata sarai; nella mia casa
 Ritorna, e in brieve attendi
 L’Amante, ed il Germano.
 IRENE
 Colle promesse tue vita mi rendi. (entra Irene in casa di Valerio.)
 VALERIO
 Orsù Ciccio.
 CICCIO
                          Segno’?
 VALERIO
                                           Vola, precipita.
 CICCIO
245Addo’!
 VALERIO
                A trovarla.
 CICCIO
                                      Chi?
 VALERIO
                                                  Fiammetta.
 CICCIO
                                                                          E cchesta
 Chi è? no la conosco?
 VALERIO
                                         Dici bene.
 Anderò io nell’amorosa inchiesta;
 Tu va frattanto, e per costei prepara
 Un sontuoso pranzo.
 CICCIO
250Mo’ mmo’ sarrà servita luje, e leje:
 Via sù spaparanzatevi,
 Mo’ che ncè da cardà, stentina meje. (parte.)
 VALERIO
 Valerio, dove andrai,
 Per ritrovar Fiammetta!
255Vo’ da quì verso il Monte;
 Ma se da quì non la ritrovo! Vado
 Verso il Mare; e se quinci
 Non è andata, in tal caso
 Perderò il tempo, e la fatiga in darno.
260Farò così, caminarò pian piano
 Ritrovandola in mezzo a queste frasche. (Si aggira per le scene ritrovando Fiammetta.)
 Disgrazia maledetta!
 Fiammetta dove sei? vieni, Fiammetta.
 
    In mezzo a questi boschi
265Così solinghi, e foschi
 Ti chiamo, sospirando,
 Fiammetta mia, Fiamme’...
 Vieni. Non viene... Oimé!
 Fù l’Eco che rispose, e m’ingannai.
270   Senza di te, mio bene,
 Valerio che farà?
 Anderà smaniando
 Trà l’amorose pene,
 Né rinvenir potrà
275Pace giammai.
 
 SCENA VIII
 
 MARIO, e FIAMMETTA.
 
 MARIO
 Tu chi sei?
 FIAMMETTA
                       Sono sposa
 Del Capitan Valerio, ed avvertisci
 A farmi oltraggio, intendi?
 MARIO
 Chi ti diè tanto ardire
280Di venirne con me!
 FIAMMETTA
                                      L’istesso io dico:
 Chi ti diè tanto ardire di pigliarmi,
 E portarmi con te.
 MARIO
                                    Ai che infelice cambio!
 Irene, dove sei?
 FIAMMETTA
                                Valeriuccio
 Mio bellino, belluccio,
285Dove ti trovarò? son disperata!
 MARIO
 All’alma tormentata
 Da tante gravi pene
 La perdita or mancava
 Della mia vaga, e sospirata Irene.
 
290   Non ti bastava, Amore,
 In tante guise, e tante
 Farmi dolente il core,
 Se al fin non mi privavi
 Del caro amato ben.
295   Se degli affanni miei
 Ancor sazio non sei,
 Pasciti nel mio sangue,
 Ch’è pronta l’alma amante
 A spargere dal sen.
 
 SCENA IX
 
 FIAMMETTA, e CICCIO.
 
 FIAMMETTA
300Io mi ritrovo in un garbuglio grande,
 Sola, fuor di mia casa, e fanciulletta
 Oddio come farò! vi fusse alcuno,
 Che mi accogliesse almeno in casa sua.
 CICCIO
 Aggio dato già l’ordene
305Pe no pasto reale, e stammatina
 La volimmo fà nera. Ma chi è cchella?
 Scazza, e che quatro! Isce, e che mutrea bella!
 FIAMMETTA
 
 Peregrina poverina
 Vado in traccia del mio bene.
310Chi mi dice, oddio, dov’è!
 
 CICCIO
 Si lo vuo’, stà nnanze à tte
 FIAMMETTA
 Chi sei tu, che rispondi
 Non dimandato?
 CICCIO
                                  Songo
 No povero Sordato,
315Che senza ì a ccommattere,
 Restaje da ss’uocchie tuoje scoppetteato.
 FIAMMETTA
 (Diammene! Non posso
 Uscir da Militari.)
 CICCIO
                                    Che ddecite?
 FIAMMETTA
 Dico, se voi sapete
320Dove dimora Capitan Valerio?
 CICCIO
 Che nne volite fà?
 FIAMMETTA
                                    Devo con lui
 Negoziar d’alcuni affari.
 CICCIO
                                               Site
 Vuje Longonese?
 FIAMMETTA
                                  Sono
 Forestiera di quì.
 CICCIO
                                   Da quanto tiempo
325Site arrevata?
 FIAMMETTA
                             Adesso.
 CICCIO
                                              Atta de craje!
 Adesso si’ arrevato,
 E a bista nc’aje trovata à ffà negozio?
 FIAMMETTA
 Vuoi dirmi di Valerio.
 CICCIO
 Mo te lo ddico (chesta
330Sarrà chella, che mmo’ lo Capetanio
 Cercanno jeva; ò ppotta!
 Già mm’hà ncappato) oscia
 Se chiammasse Sciammetta?
 FIAMMETTA
                                                        Appunto.
 CICCIO
                                                                            Sacce,
 Ca Capeta’ Balenio
335Stà ccà de casa, e ddinto
 Nc’è na femmena soja (accossì boglio
 Farence frà sti duje
 Cacà lo cane niro.)
 FIAMMETTA
 In casa di Valerio un’altra donna?
340E chi sarà costei?
 CICCIO
 È bonarrobba, tu mme ntienne, e mm’ave
 Ditto de cchiù, che si venisse tune
 Te nne cacciasse.
 FIAMMETTA
                                  Ancora? ò gelosia!
 CICCIO
 (Le spiace. È essa cierto
345La ncappatella de lo Capetanio,
 Ma co sta mmenzione
 Le ffaccio scastagnare,
 E accossì me nce voglio approfittare?)
 FIAMMETTA
 Oh me tapina! ah perfido indegnaccio,
350Quest’à me? quest’à me? Non sia Fiammetta
 Grattapulci, se tu non me la paghi
 Avanti questa sera uh uh? (piange.)
 CICCIO
 Via mo’, non chiagnere
 Chesse so’ corp’antiche, e corpe osate,
355E soprattutto po de ssi ncappare.
 
    No Milordo, figlia mia,
 Vò passà sempe pe gguappo,
 Vole assaje, ma niente proje,
 Amma oje, te lassa craje,
360Si tu parle, t’arrefila,
 E no bello marco sfila
 Nnitto nfatto po te fà!
    Ma non credere, ch’io sia
 De stò muodo, signornò;
365Vasta di’, ca so’ Sordato,
 So nnorato, e ppe tte mmò
 Piezze piezze mme farria,
 Nenna mia, taccarià.
 
 SCENA X
 
 FIAMMETTA, e poi IRENE prima nella finestra di Valerio, e poi in strada, e OLIMPIA.
 
 FIAMMETTA
 Or che farai Fiammetta?
370Che farò? Quel malvaggio
 Mi diè fede di sposo, e come tale
 Non può lasciarmi; or voglio
 Chiamare a questa casa, e a tutta furia
 La cacciarò, e quando
375Verrà il mio valente innamorato,
 Saprò allor che mi far. (batte la porta di Valerio.)
 IRENE
                                            Chi è la giù? (sopra la finestra.)
 FIAMMETTA
 Buona Donna, scendete.
 IRENE
                                               E chi tu sei?
 FIAMMETTA
 Sono di questa casa la Padrona:
 Scendete hò detto.
 IRENE
                                     Or scendo. (entra per scendere.)
 OLIMPIA
380Così dunque è incostante il cor degli Uomini?
 E poi dicon gl’indegni,
 Ch’un amoroso stato
 In cor di donna picciol tempo dura,
 Ve’, se quel traditore
385Non mi promise tante volte amore,
 E poi le sue promesse, e i giuramenti
 Se ne portaro i venti.
 IRENE
                                         Sete voi (alla porta.)
 La Padrona di quì?
 FIAMMETTA
                                      Sì sono. Indegna,
 Parti di quì, né avere più ardimento
390Di guatar questa.
 IRENE
                                   Oh perché tante ingiurie?
 FIAMMETTA
 Perché tu te le meriti, sguajata.
 IRENE
 Informatevi ben...
 FIAMMETTA
                                    Sono informata.
 
    Non più, stà zitta e parti;
 Parole qui non giovano,
395Che sotto quegli occhietti
 Modesti, e pietosetti
 Sò ben quanti si covano
 Inganni, e falsità.
    Forse perché mi vedi,
400Ch’io sono una ragazza,
 Inviluppar mi credi;
 Ma puoi disingannarti,
 Che tutte di mia razza,
 Fin dalle fasce imparano
405Malizie in quantità.
 
 SCENA XI
 
 IRENE, ed OLIMPIA.
 
 IRENE
 Misera, così dunque divenuta
 Sono oggetto di biasmo!
 OLIMPIA
                                               Buona donna,
 Qual motivo ebbe quella
 D’ingiuriarti tanto?
 IRENE
410Dir non saprei. M’immagino,
 Che gelosia la spinse,
 Avendomi trovata in questa casa.
 OLIMPIA
 E chi tu sei? e come
 Quì ti ritrovi?
 IRENE
                             Sono
415Una donna infelice: questa notte
 In compagnia d’un giovane quì venni,
 Che m’involò da miei;
 Ma per strano accidente
 Da lui mi separai, dir non sò come,
420E quivi fui condotta.
 OLIMPIA
                                        (È, senza dubio,
 La donzella costei, che questa notte
 Venne con Lelio, o fier sospetto.)
 IRENE
                                                              Vedo
 Turbarvi?
 OLIMPIA
                      Intendi: Io ti consiglio, Amica,
 A ritornar onde partisti. Quello
425Con cui venisti, è mio,
 Fé di sposo giurommi: a te non lice
 Più amarlo: l’onor tuo
 Alta ragion, mia gelosia lo vieta;
 Or come saggia i tuoi furori accheta. (entra.)
 IRENE
430Oimè, che intesi, e quale
 Fulmine mi hà percosso! è d’altri Mario?
 A tanto dunque giugne
 Empia perfidia, che tradir si puote
 Chi fù di grande amor, di salda fede
435Verace essempio? e pur mio cor lo vede.
 
    Contro un core innamorato,
 Verso un anima fedele,
 Esser tanto dispietato!
 Usar tanta infedeltà!
440   Se non può farmi morire,
 M’è il dolor più assai crudele,
 Che serbarmi a tal martire
 È rigore, e non pietà.
 
 SCENA XII
 
 VALERIO, MARIO, LELIO, indi FIAMMETTA.
 
 VALERIO
 S’altra ingiuria non v’è, fuor che l’avere
445Mario rapita senza il tuo consenso
 La tua Germana, ò Lelio,
 Accomodar si può questa faccenda
 Colle buone.
 LELIO
                          E in che modo?
 VALERIO
                                                         Fia di Mario
 Sposa la tua sorella.
 MARIO
                                       Io non desio
450Altro, che questo.
 LELIO
                                   Altro non bramo anch’io.
 Ma dov’è Irene?
 MARIO
                                 In questa
 Notte al buio frà la rissa la dispersi.
 VALERIO
 State pur lieti, ell’è in mia casa.
 MARIO
                                                            E fia
 Ciò ver?
 VALERIO
                   Or la vedrete: Irene. Irene. (Chiama, e picchia la porta di sua casa d’onde n’esce improvisa Fiammetta.)
 FIAMMETTA
455Chi batte olà?
 VALERIO
                             Oh! Tu quì sei?
 VALERIO
                                                            Quì sono,
 Ed hò vedute tutte
 Le valentigie tue.
 VALERIO
                                   Che mai vedesti?
 FIAMMETTA
 La bella innamorata,
 Che quì tenevi.
 VALERIO
                               Oibò, quell’è sorella
460Di questo Gentiluomo. (addita Lelio.)
 FIAMMETTA
                                             Che sorella?
 Che Gentiluomo? Io la conobbi al viso
 Inverniciato, e la cacciai di casa
 A sua brutta vergogna.
 VALERIO
 Uh Diavolo?
 MARIO
                          Che sento?
 LELIO
465E dov’è andata?
 FIAMMETTA
                                Che so io
 Sul Presidio mi credo.
 LELIO
 Vo a rinvenirla. O Irene. (parte.)
 MARIO
 Corro per rintracciarla. O caro bene. (parte.)
 
 SCENA ULTIMA
 
 VALERIO, FIAMMETTA, e poi CICCIO.
 
 VALERIO
 Oh che confusione!
470Oh che diavolaria! Oh che disordine!
 FIAMMETTA
 Or perché non andate
 A ritrovar la vostra buona donna,
 Uomo senza vergogna?
 VALERIO
 Fiammetta vuoi saper?
 FIAMMETTA
                                             Non vo’ sapere
475Più niente, traditor.
 CICCIO
                                       (Lo Capetanio
 Co Sciammetta, sentimmo
 Da ccà.)
 VALERIO
                  Quell’era una.
 FIAMMETTA
                                              Chi?
 VALERIO
                                                          Una donna...
 CICCIO
 (Già la ntressidea mia pigliato hà ffuoco.)
 VALERIO
 Che venne... io la trovai... ti giuro... (ai lasso,
480Non sò che dirmi.)
 FIAMMETTA
                                     Parla.
 VALERIO
                                                  Io non ancora
 L’hò veduta.
 FIAMMETTA
                          Ah bugiardo,
 E come stava in casa tua!
 VALERIO
                                                Ci venne.
 FIAMMETTA
 Da te condotta?
 VALERIO
                                Nò.
 FIAMMETTA
                                          E da chi?
 VALERIO
                                                              Non lo sò.
 FIAMMETTA
 Ci piovè come grandine dal Cielo!
 VALERIO
485Or ti dirò...
 CICCIO
                        (Sù dammole
 N’auta vottata) è llesto,
 Si Capetanio, tutto l’apparicchio
 Della scialata.
 VALERIO
                            Vanne. (a Ciccio.) cara ascolta. (a Fiammetta.)
 CICCIO
 Pecché? (a Valerio.)
 VALERIO
                   Vanne ti hò detto. (a Ciccio.) anima mia. (a Fiammetta.)
 CICCIO
490E non volite fà li compremiente
 A cchella Forastera? (a Valerio.)
 VALERIO
                                        Va in malora. (a Ciccio.)
 E così, mia Fiammetta,
 Io ti dicea... (a Fiammetta.)
 CICCIO
                          E lo mmagnà.
 VALERIO
                                                      Non voglio
 Più mangiar, già son sazio, zitto, e parti. (adirato a Ciccio.)
 FIAMMETTA
495Anzi quì resta, e parla:
 Qual Forastiera dici, (a Ciccio.)
 E che apparecchio di mangiare è questo?
 CICCIO
 E no cierto sciacquitto,
 C’ave ordinato lo si Capetanio,
500Ca vo’ comprementò la Sbriffia soja.
 FIAMMETTA
 Or che ne dici tù? (a Valerio.)
 VALERIO
                                     Viso di boja, (a Ciccio.)
 Non taci ancor. Fiammetta mia, costui
 È ubriaco al certo.
 CICCIO
                                    Io so’ mbreaco?
 Oscia mm’hà dditto cca, ca chella era
505Lo core vuoto, e pe ll’ammore sujo
 Avivevo scartata
 Na certa maja, chiammata Sciammetta.
 FIAMMETTA
 Che voglio più sentire! (a Valerio.)
 VALERIO
                                             O scelerato,
 Questo hò dett’io? Or ammazzar ti voglio (a Ciccio.)
510Anima mia, nol credere. Oh che imbroglio.
 FIAMMETTA
 Mancator. (a Valerio.)
 VALERIO
                       Non è vero. (a Fiammetta.)
 CICCIO
 Lo cardo, che nne faccio? (a Valerio.)
 VALERIO
 Tu me la pagarai. (a Ciccio.)
 FIAMMETTA
                                    Infame, vizioso. (a Valerio.)
 VALERIO
 Sei in errore. (a Fiammetta.)
 CICCIO
                             È ccuotto lo mmagnà. (a Valerio.)
 VALERIO
515Ti taglierò la lingua, traditore. (a Ciccio.)
 FIAMMETTA
 Non posso più vederti. (a Valerio.)
 VALERIO
 Ah non far per pietà. (a Fiammetta.)
 CICCIO
                                          Me lo mmagn’io. (a Valerio.)
 VALERIO
 Me ne darai le pene sotto un legno. (a Ciccio.)
 Deh placati, Idol mio. (a Fiammetta.)
 FIAMMETTA
                                           Scostati, indegno.
 
520Giusto Ciel, se a questo pianto
 Nol fai scopo, del tuo sdegno,
 O difendi un Traditore,
 O di me non ai pietà.
 
 VALERIO
 
 Per pietà de frena il pianto,
525Vita mia, non tanto sdegno,
 Ch’il mio core...
 
 CICCIO
 
                                Sì Ssegnore
 Già stà lesto lo magnà.
 
 VALERIO
 
 Traditore, m’hai seccato.
 
 FIAMMETTA
 
 Io mancar mi sento già!
 
 VALERIO
 
530Questa è troppa crudeltà.
 
 CICCIO
 
 (Chisto è ggusto mmeretà.)
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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