Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 L'errore amoroso, Napoli, a spese di Nicola di Biase, 1737
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 CICCIO.
 
 CICCIO
 Atta de nnico! Io non aggio chiù abbiento.
1050Aggio perzo lo suonno, e la cojete;
 Sciammetta mm’hà ncappato,
 E si no ll’aggio, moro desperato.
 Mbroglie venite à ttommola,
 Mpeche corrite à ccofana.
1055Lo Capetanio è llocco,
 Ogne cosa se crede,
 Addonca mo se vede,
 Ciccio, si tu l’arrive à cchisso zuoppo.
 Si l’arrivo? ente cosa,
1060Da cca à bello vedere non c’è troppo.
 La trapola è ppenzata, e si mme resce,
 Vo’ esse gusto proprio. Ecco Sciammetta,
 Dammo fuoco ala mena.
 
 SCENA II
 
 FIAMMETTA, e CICCIO.
 
 FIAMMETTA
 Dunque all’aspra mia pena,
1065Non v’è, chi dà soccorso?
 CICCIO
                                                Oh che desdetta!
 Povera peccerella!
 FIAMMETTA
                                    Il Caporale
 Del traditor, si lagna.
 CICCIO
                                         Non l’avesse
 Maje canosciuta, oh povera Sciammetta!
 FIAMMETTA
 Di me parla, e che sia!
 CICCIO
1070Me nne vene lo chianto arrasso sia.
 FIAMMETTA
 Oimè! buonuom, di me favelli?
 CICCIO
                                                            Oscia
 Stà ccà, fuje, curre, vola, spara fonna,
 Fatte na casa ncielo.
 FIAMMETTA
 E che sarà.
 CICCIO
                       Quatto pariente tuoje
1075Co sciabole, e scoppette
 So’ cca benute pe te pezzeare
 Sù penzate à ssarvare.
 FIAMMETTA
 Misera me, che sento!
 Tutta tremo: non posso
1080Muover le gambe oimè per la paura! (addita la casa di Valerio.)
 A tè mi raccomanno.
 CICCIO
                                         Stà secura;
 Io te voglio ajutà. Trase llà ddinto.
 FIAMMETTA
 In casa di Valerio?
 CICCIO
 Non c’è auto remmedio,
1085Llà ddinto aje da trasì, nzerrate bona
 Da ccà, e dall’auta via: pe la fenesta
 Pruoje tutte le cchiave,
 Statte llà ddinto, e maje non t’affacciare,
 Si siente tozzolare,
1090Tu comme non ce stisse,
 Non rispondere maje.
 E de lo riesto lassa fare a mmene.
 FIAMMETTA
 Tanto farò; ma dimmi,
 Quel falzo traditor del Capitano
1095Che dice?
 CICCIO
                      E che bo’ dicere? ave à ggusto,
 Che fuss’accisa.
 FIAMMETTA
                                Ah perfido,
 Se libera uscirò da tanti guai,
 Ti giuro affè, che me la pagarai.
 
    L’accorto ucellatore
1100Aspetta il tordo al laccio:
 Il cauto cacciatore
 Attende il daino al varco:
 Così quel baronaccio
 Nella mia trappoletta
1105Alfin cader farò.
    Da povera Fiammetta
 Io li farò un zimbello,
 Quanto mai far si può,
 Che tristo, e cattivello
1110Si piagnerà pur mo’. (Entra in casa Valerio serrando la porta.)
 
 CICCIO
 Jammo buono nsi’ à mmo’: Nche ccà s’accosta
 Lo Capetaneo, che è ddoce de sale
 Aggio da fà de muodo,
 Che non sulo non trasa into à sta casa,
1115Ma che non aggia ll’armo
 De nc’accostà vecino,
 De mmerarela sulo,
 Ch’ogne ccosa se mmocca lo cetrulo.
 FIAMMETTA
 Ecco le chiavi. (da la finestra.)
 CICCIO
                              Mena. Trasetenne,
1120Né responnere à nullo: aje ntiso.
 FIAMMETTA
                                                             È fatto.
 CICCIO
 E statte allegramente.
 FIAMMETTA
 Cieli, abbiate pietà d’un’innocente. (entra Fiammetta.)
 CICCIO
 Ma lupus esto nfraveca. (vedendo venire Valerio.)
 Mettimmonce ncampana. (si ritira.)
 
 SCENA III
 
 VALERIO, e CICCIO.
 
 VALERIO
1125Che fortuna villana è questa mia!
 Mille disgrazie, mille
 Sciagure mi diluvian sopra il capo
 Tutte in un punto: hò perduta Fiammetta.
 Mario di nuovo vuol meco ammazzarsi,
1130Né vuol capacitarsi.
 Trovar nemmeno posso
 Il Caporale mio da che scampassimo
 Dall’arresto: in mia casa (Va per entrare in sua casa, e si arresta meraviglioso trovandola serrata.)
 Forse lo trovarò; ma questa è chiusa,
1135Chius’anco le finestre
 Sono: e che mai vuol dir tal novità!
 Chi è costà dentro, olà? (bussa, e nessuno risponde.)
 CICCIO
                                              Mo’ è lo tiempo
 De mbroglià la matassa. Addove pozzo (questo lo dirà in modo che Valerio senta.)
 Trovà lo Capetanio,
1140Pe l’avisà...
 VALERIO
                        Francesco.
 CICCIO
                                              Da doje ora,
 Che ve vago trovanno, so’ allentato.
 VALERIO
 Ed io vo’ di tè in traccia
 Ancora.
 CICCIO
                  E che bolite?
 VALERIO
                                            In ogni conto
 Vuole co mmeco duellarsi Mario:
1145Or tu devi trovar qualche ripiego,
 Che con mio onor si possa...
 CICCIO
 Sciogliere lo doviello?
 VALERIO
                                          Appunto.
 CICCIO
                                                              È llesto.
 VALERIO
 Ma dimmi: che vuol dir questa novella?
 La mia casa stà chiusa, e non risponde
1150Alcuno?
 CICCIO
                  Oh ppotta d’oje!
 Ch’avissevo toccata chella porta?
 VALERIO
 Come se l’ho toccata?
 Io l’hò quasi picchiando fracassata.
 CICCIO
 Vuje l’avite toccata?
 VALERIO
1155L’hò toccata, bussata,
 Picchiata.
 CICCIO
                     Uh che sconquasso! uh che streverio!
 VALERIO
 Tu che diavolo ai?
 CICCIO
                                    Uh che sfonnerio!
 Vuje site arrojenato,
 Site precepetato.
 VALERIO
1160Perché? che fù? temo né sò di che.
 CICCIO
 Accostateve a me,
 Fuite da ssa porta,
 Fuite v’aggio ditto.
 VALERIO
                                     Ma perché
 CICCIO
 Fuite co lo cancaro.
 VALERIO
1165Già comincio a tremare.
 Eccomi a te vicino; or di che fù
 Che prima di sentirti.
 CICCIO
 Oscia llostrissemo
 Aggiate da sapè ca lloco ddinto
1170Nce stà no meleone
 De spirete, e demmuonie.
 VALERIO
 Spirti, e demoni?
 CICCIO
                                   Ah ah?
 Venenno into a sta casa, avarrà n’ora,
 Pe trovà a buje: trovaje
1175Quatre, stipe, boffette, e casciabanche,
 Segge, lettere, matarazze, e scanne
 Tutte jettate nterra,
 Mentre che stoppafatto
 Le boleva acconcià; ntutto no tiempo,
1180Sento no gran fracasso.
 VALERIO
                                             Oimé, oimé!
 CICCIO
 Se scuraje tutto nziemmo, e s’allummaje,
 E ntra la lummenaria
 Nce vidde tanta scigne, lupe, e ttanta,
 Uommene brutte brutte co le ccorna,
1185Ch’a botta de mazzate, e strille, e allucche
 Mme cacciajeno decenno:
 Chi ccà nce trase, è mmuorto.
 VALERIO
                                                        Oimé!
 CICCIO
 Tra la paura, e lo dolore,
 Tra la confosione, e lo rommore,
1190Vrociolanno le ggrade, mme trovaje,
 Fora la strata, e nchiuse
 Tutte quante le pporte,
 Mo rengrazio lo Cielo,
 Che mme fece scappà stà mala sciorte.
 VALERIO
1195Questo caso spietato
 Mi toglie i sensi.
 CICCIO
                                 Ojemmé!
 VALERIO
                                                     Che cosa è stato?
 CICCIO
 Mm’è pparzo de sentire... ah ca lo sento,
 Già tornano li spirete, fuimmo.
 Non so’ stat’io gnornò ch’aggio picchiato.
 VALERIO
1200Nemmen’io, nemmen’io...
 Fermati Ciccio.
 CICCIO
                               Capetanio addio.
 VALERIO
 Non tremar che cos’ai?
 CICCIO
 Non sapite le ssarde che provaje.
 VALERIO
 Oh che guai, o che guai! (parte.)
 CICCIO
1205Ah ah ah comm’è stata naturale.
 Comme se l’hà mmoccata; oh c’animale.
 
 SCENA IV
 
 LELIO, e MARIO.
 
 LELIO
 Talché, Mario, mi affermi,
 Che ’l tuo amor con Olimpia
 Fù menzogna d’Irene?
 MARIO
1210Ò fù menzogna, ò errore,
 Per accrescer più pene alle mie pene.
 LELIO
 E risoluto sei
 Di sposarla?
 MARIO
                          Altro oimè io non vorrei,
 Mà il suo novello amore
1215Il mio desire arresta,
 E sdegno, e gelosia nel sen mi desta.
 LELIO
 Irene nuovo amore?
 Mario, ò questa è menzogna, ò pur errore.
 MARIO
 Mentitore io non son, bensì ti dico,
1220Che in questo luogo una fanciulla udii,
 Rimproverare à quella, ed à Valerio,
 Non so che tradimento, e fé di sposo,
 Vedi, s’è giusto omai, ch’io sia geloso?
 LELIO
 Ai ragion, ma non posso
1225Trascorrere allo sdegno
 Si di leggier, pria ch’ad Iren favelli;
 Errasti forse, e forse
 Fù vero, e allor ti giuro,
 Di farne formidabile vendetta.
 MARIO
1230Oimè, ch’io son sicuro,
 Del tenor di mia stella,
 Che infelice mi vuol.
 LELIO
                                         Il tuo tormento
 Io vedo ben, di te pietade io sento.
 
    Sò come affligge Amore
1235Un core innamorato,
 Ch’amante, e disperato
 Io sono al par di te.
    Fia tuo consuolo almeno,
 Ch’anch’io pianga al tuo duolo;
1240Ma quella, per cui peno,
 Non hà pietà di me.
 
 SCENA V
 
 MARIO, e CICCIO.
 
 CICCIO
 Ecco l’Arfiero, si riesce, è bona,
 Oh Si Arfiero bommespere a usseria.
 MARIO
 Che vuoi?
 CICCIO
                      Lo Capetanio
1245Ve manna sto veglietto.
 MARIO
 Dà quà.
 CICCIO
                  Pegliate: vasove le mmano.
 MARIO
 E non vuoi la risposta?
 CICCIO
                                            N’aggio st’ordene,
 Bommespere à ustoria.
 (Smicciammolo da ccà.)
 MARIO
                                               Penzo, che fia. (Mario apre, e legge il biglietto.)
1250E mi sà di duello,
 Questo biglietto, che diss’io? leggiamo:
 ,, Io mi son’un, che più delle parole
 ,, Uso l’opre, trà un’ora in riva al mare
 ,, Sarà una Filuca,
1255,, La qual navigaravvi sulla spiaggia
 ,, Di Piombino, ove senza che vi sia,
 ,, Chi ci divida, avrem la sofferenza
 ,, Finir coll’armi nostra differenza.
 Eccomi finalmente
1260Certo del mio destino: e poi l’indegna
 Nega ch’ama Valerio; e intanto quello
 Per lei si espone al rischio del duello.
 Sì s’incontri il perielio,
 Si vada... e Irene? Irene
1265Quì resta, mentre io vado in traccia a morte?
 Né la detesto ancora!
 E avvista ancor di tanto tradimento,
 Più crescere il mio amor nel petto io sento!
 
    Sento in me, che più si avanza
1270Quella fiamma, che mi accende,
 Quanto più la mia speranza
 Nel mio sen mancando và!
    Ò d’Amor legge crudele,
 Tormentar chi è più fedele,
1275E à colui, che più l’offende,
 Donar più felicità!
 
 SCENA VI
 
 CICCIO, e poi IRENE, ed OLIMPIA.
 
 CICCIO
 Aggio fatto na botta à ddoje focetole
 Co mmannarenne Mario: aggio servito
 Lo Capetanio, e llevato no mpiedeco
1280A la mpeca, che faccio.
 Ma comme và à ciammiello,
 Penzannoce mme schiatto de lo riso,
 Aggio portato Capeta’ Balerio
 A uno che pe ccà và mposturanno,
1285Vantannose ch’è Mago:
 A quale io primmo mmeziato aveva
 D’ogne ccosa, ll’hà dditto mmille stroppole,
 E nce ll’hà ffatto credere: l’hà data
 Na certa filastrocca,è na popata filastrocca
1290Chella, co ccierte singhe, ed autre zaccare,
 Leberarrà la casa da li spirete.
 Isso se ll’hà gliattuto
 Lo bello nzemprecone,
 E mmo’ hà mmannato à mmene,
1295Pe bedè si nc’è nnullo. Oh mà ste ddoje
 Mme danno mpaccio pe la mmenzione. (vedendo uscire Olimpia da la porta, e Irene per strada.)
 Ma mo’ ne le mman’io co na papocchia.
 IRENE
 Così farò, parlar voglio ad Olimpia.
 OLIMPIA
 Vo’ parlare ad Irene. Irene.
 IRENE
                                                    Olimpia.
 OLIMPIA
1300Vi vidi dal verone.
 È per parlarvi d’importante affare,
 Quì son discesa.
 IRENE
                                 Anch’io
 A ragionarle son venuta. Amica,
 Dovresti finalmente
1305Il mio sposo lasciarmi, e ad altro amore,
 Rivolgerti.
 OLIMPIA
                       Il tuo sposo,
 Fia tuo: tu del mio Amante
 Dovresti omai abbandonar la traccia.
 IRENE
 Ed osi ancora in faccia
1310Dirmelo, scelerata?
 OLIMPIA
 Indegna, in questi termini,
 Dopo cotante offese,
 Ad Olimpia favelli?
 IRENE
                                       Ah falza.
 OLIMPIA
 Ah perfida.
 CICCIO
                        Eilà, che so’ ssi strille,
1315Na femmena, e na papera
 Facettero na Fera,
 Dalle ca ve frusciate
 Co cchisse nnammorate: e cchisse lloco
 Mo mmo’ se nne jarranno
1320Fora ll’Isola, e ccà se mmarcaranno.
 IRENE
 Chi Mario?
 OLIMPIA
                        Lelio dici?
 CICCIO
                                              Sì ssegnore.
 IRENE
 Oimè! (restando sospesa.)
 OLIMPIA
                 Oimè! (sospesa.)
 CICCIO
                                Ch’è stato?
 No ve movite? chella
 Stace tutta confosa,
1325Chesta stace sospesa.
 Belli pare de quatre, ah chi fa spesa. (entra.)
 
 SCENA VII
 
 IRENE, ed OLIMPIA.
 
 IRENE
 Questo di più? Perdere debbo ancora
 La debile speranza
 Di più vedere il mio adorato bene.
1330O me infelice, ai quali novelle pene!
 
    Vento fido
 Presso al lido
 Mi portò sicura, e bella;
 Ma poi torbida procella
1335Mi respinse in mezzo al Mar.
    Da lontano, oimè, rimiro
 La felice amica sponda,
 E sospiro, ch’un altr’onda
 Mi ci voglia riportar.
 
 SCENA VIII
 
 OLIMPIA.
 
 OLIMPIA
1340Dunque Lelio si parte, ed io qui resto?
 Qual fier tormento è questo!
 Ah nò, non partirà: vogl’io medesma
 Tal partenza impedir; ma ferma Olimpia,
 Questo per un malvaggio è troppo impegno,
1345Troppo debili tempre ave il tuo sdegno.
 Dunque in oblio si ponga, e volga dove
 Brama il fugace pie’... Ma poi che fia
 Di me? come potrò resister mai
 Al fiero, ed amoroso mio cordoglio?
1350Ah che sdegnar nol posso; amar nol voglio.
 
    Combatte il mio petto
 Lo sdegno, e l’affetto,
 E ’l core agitato
 Risolver non sà,
1355Crudele, e sdegnoso
 Rigor me ’l dipinge,
 Fedele, e amoroso
 Amor me lo finge,
 Si abborra... si chiami.
1360   Che angoscia! che affanno!
 Mi sento morir.
 Perverso mio fato,
 Destino tiranno,
 S’oggetto mi bram
1365Di tua crudeltà,
 Deh termini presto
 Mio viver funesto,
 Mio fiero martir.
 
 SCENA IX
 
 VALERIO, e CICCIO.
 
 VALERIO
 Vedi bene, Francesco,
1370Se alcun ci osservi.
 CICCIO
 Ajebò, non c’è nesciuno,
 Potite fà securo
 Lo fatto vuosto.
 VALERIO
                               Oh che grand’uomo è quello!
 CICCIO
 Volite razziare:
1375Chillo è n’ommo de ciappa.
 VALERIO
                                                    Mi hà scoverta
 Tutta la gherbinella
 Di que’ spirti maligni,
 Ch’infestano mia casa, e che di loro
 N’è capo una fantasma,
1380Che cospira al mio mal; di più m’hà detto
 Cosa, che tutto fe’ raccapricciarmi.
 CICCIO
 E che?
 VALERIO
                Mi disse, che Fiammetta mia
 Più non stava in Longone: timorosa
 Stà notte trà la rissa
1385A sua casa tornò!
 CICCIO
 E chella d’oje?
 VALERIO
                              E quella (già mi sento
 Tremar tutto in penzandoci.)
 Era lo stesso spirito,
 Che sotto quella forma andò infestandomi,
1390M’ingiuriò, causò tanto disordine,
 Siccome tu già sai.
 CICCIO
                                     Che ssento! Atta de craje.
 VALERIO
 M’hà data questa immagine,
 Fatta (come m’hà detto)
 Sotto punti di stelle erranti, e fisse,
1395D’occulta alta virtude; e m’hà insegnato
 Un forte incantamento,
 Onde que’ mali spirti spariranno
 Qual fumo innanzi al vento.
 CICCIO
 E oscia le bedarrà.
 VALERIO
                                     Non tutti, un solo
1400(Così colui mi hà detto)
 Il qual sarà il lor Principe Folletto,
 Questi procurarà con finte larve
 Lusingarmi, allettarmi, ma non devo
 Né udirlo, né parlarlo;
1405Ma à tutto mio potere discacciarlo:
 Altrimenti, se orecchio io li darò,
 Del precipizio mio cagion sarò.
 CICCIO
 Ddonca stateve attiento.
 VALERIO
                                               E di che modo.
 CICCIO
 Io mme retiro.
 VALERIO
                              Vanne, ma non tanto
1410Discostarti da quinci, affinché possi
 Star pronto, se li chiamo.
 CICCIO
                                                Sì ssegnore.
 VALERIO
 (Già mi sento destar qualche timore.)
 CICCIO
 (Orsù dall’autra porta
 Voglio trasire into a stà casa, e attiempo
1415Nne faccio ascì Sciammetta.
 La mbroglia è bona, si mme resce netta.)
 VALERIO
 Francesco s’è partito, io son restato
 A guisa d’intronato... oimé... mi sento
 Crescere lo spavento...
1420Già tremo... e via Valerio, animo: chiama
 Tutto il coraggio nel tuo petto intanto,
 E principia l’incanto.
 
    Fantasima, fantasima,
 Che qui d’intorno vai,
1425Venisti a coda ritta,
 A coda ritta andrai;
 Torna co’ tuoi compagni
 Giù ne’ bollenti stagni,
 Né farmi più schiamazzo
1430Né darmi più imbarazzo,
 Con tanta crudeltà.
    Se da costì non parti,
 Io farò gastigarti
 Dal squallido Caronte,
1435Cui tutte farò conte.
 
 SCENA X
 
 FIAMMETTA, e VALERIO
 
 (Quì s’apre la porta di Valerio, e n’esce improvvisamente Fiammetta, lui in vederla si scosta tremando.)
 FIAMMETTA
 Ò addio quel galantuomo.
 VALERIO
 Ed ecco la fantasima.
 Ti scosta.
 FIAMMETTA
                    Capitano,
 Così accogli Fiammetta?
 VALERIO
1440Ah larva maledetta,
 No, non ti credo, vattene a Plutone.
 FIAMMETTA
 Questo di più.
 VALERIO
                             Và spirito briccone.
 FIAMMETTA
 Sentimi.
 VALERIO
                    Oimè, costui
 Mi farà spiritar!
 FIAMMETTA
                                 Volgiti a mè.
 VALERIO
                                                           Ah!
1445Non toccarmi.
 FIAMMETTA
                             Sentimi.
 VALERIO
                                                Uh!
 Non parlarmi.
 FIAMMETTA
                             Così dunque in oblio
 Mi ai messo traditor? così mi scacci?
 VALERIO
 Vè, se sà finger bene.
 FIAMMETTA
                                          Valerio.
 VALERIO
 Oimè, oimè! fuggir conviene. (fugge tremando.)
 CICCIO
1450(Nuje jammo de ciardino: (uscendo.)
 Mo’ che cchesta è sdegnata,
 Su dammole p emme n’auta tozzata.)
 Sciammetta, che cos’è?
 FIAMMETTA
                                             Quel Malandrino
 Non si degnò nemmen mirarmi in volto;
1455Mi ingiuriò, se ne fuggì.
 CICCIO
                                               E mmo’
 Ancora le vuo’ bene,
 E no lo vuo’ lassà? pigliate a mmene,
 Ca io te trattarraggio d’auto muodo.
 FIAMMETTA
 Eh amico, io t’amerei; ma oimè, non posso,
1460Che ’l male è penetrato infino all’osso.
 CICCIO
 Fujeme quanto vuoje focetolella,
 Ch’io venarraggio appriesso co lo sisco,
 E co lo sisco, e bà:
 Puro a stà rezza mia t’aje calà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Approda una Filuca, MARIO, poi IRENE, OLIMPIA, LELIO, e VALERIO, finalmente FIAMMETTA e CICCIO.
 
 MARIO
1465Pronto è l’imbarco. Irene
 Alla tua infedeltade ecco consagro
 Questa mia vita, ò la vendetta mia. (Và per imbarcarsi, e viene trattenuto da Irene, e Lelio.)
 IRENE
 Fermati traditor.
 LELIO
                                  Dove vai Mario?
 MARIO
 In Piombino. Mi attende
1470Ivi Valerio a terminar coll’armi
 La nostra lite.
 VALERIO
                            Questa è una menzogna.
 Tu fugivi da quì: sei disertore.
 O là si arresti Mario. (a Ciccio.)
 MARIO
 Che arrestare? che dici? tu medesimo
1475Pocanzi mi mandasti
 Questa disfida.
 VALERIO
                               A me? oh.
 CICCIO
                                                    S’ Ssegnore,
 Nce la portaje io proprio,
 Pe spartere ssa joja.
 VALERIO
 Dunque io non ne sò niente.
 MARIO
1480Ma mi tradisti.
 VALERIO
                               Oibò, d’Irene mai
 Amante io fui.
 MARIO
                              Quella ragazza disse...
 VALERIO
 Quella era un certo spirito,
 Che di tutto il disordine
 È stata la cagione.
1485È vero? (a Ciccio.)
 CICCIO
                   Signorsì (comm’è nzertone.)
 MARIO
 S’egli è ciò, son placato.
 IRENE
 Ma non io mancator, perfido, ingrato;
 Riedi ad Olimpia.
 OLIMPIA
                                    E pure
 D’Olimpia si discorre? fora meglio
1490Di far carezze al tuo fedel amante.
 IRENE
 Io del Germano amante! (additando Lelio.)
 LELIO
                                                 Tu t’inganni,
 Cotesta è mia sorella.
 OLIMPIA
 Che dici? non è quella
 Chi tu rapisti questa notte?
 FIAMMETTA
                                                     Anz’io
1495Sono, che fui involata questa notte
 Da questo iniquo.
 VALERIO
                                    Ed ecco la Fantasima,
 Fuggiam, che sem perduti.
 CICCIO
 Che Fantasma? è Sciammetta ncarne, e n’ossa.
 VALERIO
 Ma quella...
 FIAMMETTA
                         Sì, sì, fingi l’intronato;
1500Ma non è come penzi, insino al Cielo,
 Farò sentirmi.
 VALERIO
                              Sei
 Fiammetta dunque?
 FIAMMETTA
                                         Sono.
 VALERIO
                                                      E per qual causa
 Da me ti chiami offesa?
 FIAMMETTA
 Per nulla eh? Tu dentro la tua casa
1505Non tenevi colei
 Per tua donna?
 VALERIO
                               Che dici?
 Ciò fù solo un errore
 Di questa notte.
 MARIO
                                È ver.
 IRENE
                                              Son persuasa.
 LELIO
 Che dici, Olimpia mia?
 OLIMPIA
1510Travedere mi fé la gelosia.
 FIAMMETTA
 Mi vò capacitando piano piano.
 VALERIO
 Io non perciò son persuaso ancora
 De’ spiriti, Francesco.
 CICCIO
 Chisso è no cunto a lluongo,
1515Po lo facimmo appriesso. Ch’aspettate,
 Che non ve nguadiate?
 MARIO
 Irene, già sei mia.
 Irene
              Tua sono.
 LELIO
 E Olimpia?
 OLIMPIA
                         Ecco la destra.
 VALERIO
1520E tu Fiammetta?
 FIAMMETTA
                                  Ed io,
 Che vo’ dir? Già si sà; che sete mio.
 CICCIO
 (E co ttutte le mmachene, e le mbroglie
 Io so’ rrestato comm’à zuccannoglia.)
 TUTTI
 
 Succeda il contento,
1525La pace, e il riposo;
 Né dia più tormento
 L’errore amoroso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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