Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Fingere per godere, Napoli, A spese di Nicola di Biase, 1736
 a cura di Loredana Amico
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 FALCONE portando ANNUCCIA per mano.
 
 FALCONE
1270Vieni quì pollastriera: E vuoi che io creda,
 Che tu non conoscevi
 Quell’impostor d’Ubaldo!
 ANNUCCIA
 Sì no ll’avea maje visto
 Come volea conoscerlo!
1275Lo ccredo, che sia isso,
 Pecché lo dice Ussia,
 Ca si no, manco no lo credarria.
 FALCONE
 Ma perché consultavi
 Mia figlia a corrisponderle?
 ANNUCCIA
                                                     Vedite,
1280La Segnora  decette,
 Ca moreva pe chillo,
 Che le voleva bbene Ma pe fine
 De matremmonejo: Io mo ch’avea da fare?
 Lo poteva ncoscienzia sconcecare?
 FALCONE
1285Buona Figliola! Adunque
 Tu mi consiglieresti a darla in moglie
 ANNUCCIA
 Facitenne de manco.
 FALCONE
 Perché?
 ANNUCCIA
                  Si fosse stato
 Quacc’autro nnammorato
1290Volante; quanta vote la figliola
 Se nn’era ncrapecciata, puro puro
 Se nc’avea da penzà; ma transeatte;
 Chisso mperrò ch’è stato
 Int’a la casa vosta tanta juorne,
1295Si parte desgustato,
 Parlarrà pe despietto a lo sproposeto,
 E chi nce va pe sotta?
 L’annore vuosto.
 FALCONE
                                 Io farò ben che sia
 Punito dell’ardir dalla Giustizia.
 ANNUCCIA
1300Peo: Se sprubbecarria
 Cchiù la cosa accossì:
 Vorrissero sentì
 Piazze de Cielo. E po
 Pe dderitto, o pe stuorto
1305Chillo la venciarria.
 FALCONE
                                       Come?
 ANNUCCIA
                                                       Lo Jodece
 Che l’avarria da dì? Nguardia ch’ai tuorto.
 FALCONE
 (Egl’è così.)
 ANNUCCIA
                         N’è meglio,
 Che sa faccia la cosa
 Co cojetuddene, e stima?
 FALCONE
                                                 (Finalmente
1310Così s’avrà da fare.)
 ANNUCCIA
 Va tiene de ssi tiempe na Figliola
 Ch’aggia ditto, mme voglio mmaretare.
 So tutte belle chiacchiare
 
    Si dice voglio a chillo.
1315Besogna darencillo,
 E farla sgolejà,
 Si no so’ guaje.
 
    Ca tanno ncoccia cchiù
 Quanno le dice nò,
1320Abbasta ca lo vo’
 Se ll’ave da piglià
 Si no lo ssaje.
 
 SCENA II
 
 FALCONE, poi CERRACCHIO.
 
 FALCONE
 Non so trovarci altro espediente. Adunque
 Io soffrirò, che altero
1325Colui sen vada dell’inganno ordito,
 E a dispetto del Padre
 Divenga di mia figlia oggi marito!
 Non sia mai ver. Ma come
 Vietarlo, senza porre
1330Il mio onore in periglio!
 Che farò dunque? Chi mi da consiglio? (Si getta a sedere.)
 Da pensiero sì grave, e tormentoso
 Oppressa, e stanca l’agitata mente,
 Momentaneo riposo
1335Chiede dal sonno. Afflitte, ed egre luci
 Per poco vi chiudete,
 Taci per poco Amore.
 E voi Numi pietosi,
 Ciò, che far deggio, m’ispirate al core. (s’addormenta.)
 CERRACCHIO
1340E quanto voglio ridere!
 Che nc’avarrà da essere
 Quanno s’autra matassa se scravoglia?
 Ha saputa la mbroglia
 Lo si Farcone già de lo Frostiero:
1345Mo ha da sapè la mia,
 E tanno morarrà de gelosia.
 Ah ah ah ah. Oh deaschence mmarditto!
 Veccolo lloco. Ntiso
 M’avarrà cierto, auh ma zitto, zitto
1350Dorme l’Ammico, e comme vace nchino!
 Na mola se ronfea.
 FALCONE
                                     Ladro, assassino. (dormendo.)
 CERRACCHIO
 Oh Bonora! ma sonna; me nce voglio
 Spassà no pocorillo.
 FALCONE
 Così s’inganna un Galant’uomo! E tu,
1355Figliaccia scelerata,
 Così del tuo dover ti sei scordata?
 CERRACCHIO
 L’ha co la figlia, oh bravo.
 FALCONE
                                                 Come, come?
 S’io non te lo darò, ten fuggirai
 Con esso lui?
 CERRACCHIO
                           Gnorsì. (affettando voce di donna.)
 FALCONE
                                           Perfido core,
1360Misero Genitore! E con tal fronte
 Sulla faccia mel dici?
 CERRACCHIO
                                         Certo.
 FALCONE
                                                       Ed io
 Non te lo voglio dar.
 CERRACCHIO
                                       Ed io men fuggio.
 FALCONE
 Provaci un poco.
 CERRACCHIO
                                 Adesso.
 FALCONE
 Ah disamorataccia
1365Ferma, e fuggi, se puoi, da queste braccia. (abbraccia dormendo Cerracchio.)
 CERRACCHIO
 (Diavolo ncatarattalo.) Oh oh oh (lo desta si guardano senza parlare)
 Suonno lurdo era chisto?
 FALCONE
                                                Oibò: sognai
 D’altercar colla Figlia,
 Per cagion Tu già sai
1370L’inganno, che m’an fatto?
 CERRACCHIO
                                                   Saccio tutto.
 Ce vo freoma. Volite
 Na conzurta?
 FALCONE
                           Sentiam qualche sproposito.
 CERRACCHIO
 Chillo la vo?
 FALCONE
                          Sì.
 CERRACCHIO
                                  Datencella a ccancaro
 FALCONE
 Son già disposto a farlo, e par, che il Cielo
1375M’avvertisse nel sonno,
 Che questo è il suo voler.
 CERRACCHIO
                                                E mente?
 FALCONE
                                                                    Olà.
 
 SCENA III
 
 PEPPINO, e detti.
 
 PEPPINO
 Che comanda?
 FALCONE
                              Va chiamami Lindora,
 E dì, che porti seco
 Quel Forastier.
 PEPPINO
                               Quel forastier?
 FALCONE
                                                             Sì.
 PEPPINO
                                                                     Uh. (stringendosi nelle spalle entra.)
 CERRACCHIO
1380Chisto non sa la cosa,
 Mperrò se maraveglia.
 FALCONE
                                            Vuo’ che or ora
 Si faccian doppie nozze.
 CERRACCHIO
                                              Doppie mo,
 Comme se ntenne?
 FALCONE
                                      Quelle di Lindora
 Con Ubaldo, e d’Annuccia
 CERRACCHIO
                                                  Annuccia puro
1385Se nzora?
 FALCONE
                     Certamente.
 CERRACCHIO
 E cò chi?
 FALCONE
                    Basta, lo vedrai.
 CERRACCHIO
                                                   Ah ah. (ride.)
 Lo conoscite à Chisto
 Che la pretenne?
 FALCONE
                                  Se ’l conosco!
 CERRACCHIO
                                                            Nè.
 Le site Ammico?
 FALCONE
                                  E come!
1390Amicizia maggior non si può dare.
 CERRACCHIO
 Decitele dà parte de Cerracchio,
 Cà le diente se pò spizzoleare.
 
    Io lo chiagno lo Pacchiano
 Cà se ll’ave dà vedere
1395Nnitto nfatto dà le mmano
 Peo d’anguilla scioleà.
 
    Bella risa à schiattariello
 Tanno io mme voglio fare,
 Poveriello hà dà ngottare,
1400S’hà dà fragnere, e sciccà.
 
 SCENA IV
 
 FALCONE, poi LINDORA, ed UBALDO.
 
 FALCONE
 Pregno costui favella: Io non vorrei
 LINDORA
 Eccoci à cenni tuoi.
 FALCONE
                                      Figlioli miei,
 Vedo, che uman voler s’oppone in vano
 A i decreti del Cielo, e il Ciel destina
1405Le vostre nozze; ond’io
 Impedirle non voglio.
 LINDORA
 Amato Padre mio.
 UBALDO
 Diletto Genitore,
 Che tal deggio chiamarti, ah, se giamai
1410Fù degna di pietà, colpa d’amore.
 
 SCENA V
 
 ORTENZIA in disparte, e detti.
 
 FALCONE
 Sorgete. Io vi perdono;
 Vi stringo al sen.
 ORTENSIA
                                  (Numi che ascolto!)
 LINDORA
                                                                        E quale,
 Per così illustre dono,
 Ti renderò mercè?
 UBALDO
                                     Di grato core
1415Qual pruova à te darò?
 FALCONE
                                            Grazie rendete
 Alla pietà del Cielo, e’l dolce nodo
 Ch’ei di sua mano ordì, lieti stringete.
 ORTENSIA
 Fermate. In Cielo mai sì ingiusto laccio
 Non s’ordì.
 UBALDO
                        (Sorte rea.)
 LINDORA
                                                Come?
 ORTENSIA
                                                                Costui
1420Fede di sposo à mè giurò, né d’altra
 Esser può, sin ch’io viva.
 LINDORA
                                                (Oh mè delusa!)
 ORTENSIA
 Questa è la causa, in cui
 Patrocinarmi dei: (a Falcone.)
 Rendi, se giusto sei,
1425La pace a questo core:
 La colpa, ond’egli è reo,
 Leggi nel suo tacer nel suo rossore.
 FALCONE
 Lei la discorre ben; Mà non poss’io,
 Per risarcir l’altrui,
1430Trascurar l’onor mio: Le sue ragioni
 An bisogno di pruova.
 ORTENSIA
 Reo, che tace, è convinto.
 FALCONE
 Non sempre tacerà. Nel caso mio
 Chiare pur troppo son. Basta per pruova
1435Il corpo del delitto,
 Che parla à mio favore,
 Senz’andar mendicando
 Ragioni dal silenzio, e dal rossore.
 Ceda dunque, che à torto.
 ORTENSIA
1440Ch’io ceda? Non sia mai: Quanto ò di sangue,
 Pria spargerò.
 UBALDO
                             (Infelice!)
 LINDORA
                                                  A miglior uso
 Serba il tuo Sangue, Ortensia: Un traditore
 Tanto non val, né à sì gran prezzo io voglio
 Mercar un vile avanzo del tuo amore.
 FALCONE
1445Come, come?
 LINDORA
                            Il ricuso.
 UBALDO
                                               (Ah sorte, oh Dio!)
 FALCONE
 Dunque restar, degg’io
 Con un tal sfregio in volto? E con qual fronte
 Nelle publiche Udienze
 Comparirò! Ah rossor? Veder già parmi
1450Tutto lo stuolo unito
 Contro di di mè de’ Satrapi Curiali,
 Fuggirmi, Beffeggiarmi,
 E dà lungi mostrarmi altrui col dito.
 Oh vergogna, oh martir! Perché non s’apre
1455Il suolo, e mi nasconde
 Nelle più cupe sue
 Voragini profonde?
 Perché non tuona il Cielo? Ahi m’involate,
 Numi pietosi, alla mia pena, e tutti
1460I strali vostri contro mè scagliate.
 
    Ma qual freddo orror m’ingombra,
 Qual tremor mi và per l’ossa,
 Pallid’ombra dà la fossa
 Vegg’uscir, ch’à me sen viene,
1465Infelice, chi sarà?
 
    Ahi mè misero! occhi miei
 Che vedete! Or la ravviso,
 Del mio onor l’ombra è costei,
 Tù tiranna. (a Lindora.)
1470Tù spietato. (ad Ubaldo)
 L’uccidesti. (a Lindora.)
 L’ai svenato. (ad Ubaldo.)
 Con severa crudeltà.
 
 SCENA VI
 
 ORTENZIA LINDORA ed UBALDO.
 
 ORTENSIA
 Vedi di quanti mali (ad Ubaldo.)
1475Il tuo fallo è cagion, perfido core,
 Pensa all’emenda. E tù s’esser non vuoi (a Lindora.)
 A parte un dì della sventura mia,
 Quel volto lusinghier, fuggi, ed oblia.
 
    Se come à bello il volto,
1480Fido serbasse il core,
 Languir per lui d’amore
 Saria felicità.
 
    Ma un’alma in petto annida
 Per suo costume infida,
1485Ch’à per virtude il fallo,
 Per vezzo l’empietà.
 
 SCENA VII
 
 LINDORA e UBALDO.
 
 LINDORA
 Non parli, non mi guardi, ti confondi?
 Volgiti à me, rispondi.
 Dì: quanto meritai
1490Tratto si vil da tè? Perché ingannarmi,
 Perché crudele? In che t’offesi mai?
 UBALDO
 De’ miei trascorsi, ò Cara,
 La tua beltade incolpa: Al primo lampo
 Di quel vezzoso amabile sembiante,
1495Cedei del Core amante
 A lui l’arbitrio intero:
 Con assoluto impero,
 Sin da quel punto, ei solo
 Il freno moderò dell’alma mia,
1500Che dà quel dì, perduta
 La libertà natia,
 Trasportar’à seconda
 Del nuovo amore ti lasciò, qual nave
 Senza Rettore, à discrezzion dell’onda.
 LINDORA
1505I tuoi falli, alma rea,
 Imputar tenti invano,
 Con tai fole, al mio amor, al mio sembiante,
 Incolpane quel cor, core incostante.
 
    A gl’occhi miei t’invola,
1510Perfido traditor,
 E rendi à me quel cor,
 Che ti donai.
 
   Che se un momento ancora
 Ei resta in seno à te,
1515A non serbar la fe’
 Gl’imparerai.
 
 SCENA VIII
 
 UBALDO.
 
 UBALDO
 Quante nel brieve giro
 Di questo dì, strane vicende, Amore
 Insieme unì, per tormentarmi il core!
 
1520   Placida nell’aspetto,
 Pallido in volto, e smorto,
 Vidi per mio conforto,
 Mirai per mio tormento,
 La speme, ed il timor.
 
1525   Mà il campo al suo nemico
 Già cede la speranza,
 E perde la costanza
 L’innamorato cor.
 
 SCENA IX
 
 FALCONE, ed ORTENZIA, poi DORINDA.
 
 FALCONE
 Nò nò signora Ortensia
1530Lei se ne vada à fare i fatti suoi:
 E curiosa questa?
 Gl’ò da far l’Avvocato
 Contro la Casa mia,
 Per i begl’occhi di Vusignoria.
 ORTENSIA
1535Ciò non pretendo,
 FALCONE
                                    Marci.
 DORINA
                                                   A casa, à casa
 Signora Padroncina: Preperate
 La mancia, che ò dà darvi
 Una nuova, che non ve l’aspettate.
 ORTENSIA
 Parla.
 FALCONE
              (Che sarà mai?)
 DORINA
                                              Il Signor Leandro,
1540Vostro marito...
 FALCONE
                                Il quondam
 DORINA
 Che quonna? è ritornato
 Sano, e salvo, e stà in casa...
 ORTENSIA
 Come!
 FALCONE
                Come?
 ORTENSIA
                                S’egli morì annegato?
 DORINA
 Così ogn’uno credeva,
1545Mà poi non fù cosi.
 FALCONE
                                      Cieli pietosi
 Grazie vi rendo. Ubaldo,
 Lindora. (entra saltando.)
 ORTENSIA
                    E ’l ver mi narri?
 DORINA
                                                      Nol credete?
 A casa ritornate, e lo vedrete.
 ORTENSIA
 Tù lo vedesti?
 DORINA
                             Sì Signora, ed egli
1550Così stanco, com’era, dal viaggio,
 Volea portarsi quì, ma gliel vietaro
 I vicini, concorsi
 A gara per vederlo, e udir dà lui,
 Come scampò dà morte.
 ORTENSIA
                                               E tu l’udisti?
 DORINA
1555Certo. A un legno abbracciato,
 Gran pezza trasportato
 Fù per l’onde, poi giunse à prender terra
 In Paese nemico,
 Ivi fù fatto schiavo,
1560Ove fin’ora è stato,
 Non udii, per la fretta
 Di venirvelo à dir, com’è scampato.
 
 SCENA X
 
 FALCONE, LINDORA, e tutti.
 
 FALCONE
 Eccola quì, Dorina, non è vero,
 Ch’è tornato il marito
1565Della Padrona tua,
 Che si stimava morto?
 DORINA
                                            Certamente;
 Presto andiamo Signora
 Ch’ei v’attende.
 ORTENSIA
                                Con grazia. Perdonate... (entra con Dorina.)
 FALCONE
 Che serve? Voi già siete (a Lindora ed Ubaldo.)
1570Marito e moglie. Annuccia
 A noi.
 ANNUCCIA
               Che commannate?
 FALCONE
 Dammi la man.
 ANNUCCIA
                                Perché?
 FALCONE
 Voglio teco sposarmi.
 ANNUCCIA
                                          Mara mè!
 So’ mmaretata.
 FALCONE
                               Come?
1575E con chi?
 CERRACCHIO
                      Co sto fusto. Ussignoria
 È L’ammico? Non saccio, che vè fare.
 Io già ve lo ddecette: No palicco
 Eccove ccà, pe vè spizzoleare.
 Oh, sio Peppi’, pè bbuje
1580Nce nne stà n’autro ancora.
 PEPPINO
 Ai raggion.
 FALCONE
                        Per un Sciocco
 Dunque mi cambj? (ad Annuccia.)
 CERRACCHIO
 Locco è, chi lo crede.
 Ll’aggio fatto lo locco.
 FALCONE
1585Ne pagarai la pena.
 UBALDO
                                      Ah nò, Signore.
 LINDORA
 Dolce mio Genitore
 Tutti siam rei, tutti punisci, ò assolvi.
 Finse Ubaldo, e Lindora,
 Annuccia finse ancora:
1590Fia comune il piacere,
 Se fù comune il fallo,
 Se tutti noi fingemmo per godere.
 TUTTI
 
 Ci tolse già d’affanno
 Con dolce inganno Amor.
1595Rieda la calma all’alma,
 Torni la pace al cor.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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