Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Capitano Giancocozza, Napoli, s.e., 1747
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO III
 
 SCENA I
 
 LISETTA, CECELLA, e SCARFUOGLIO in disparte zappando.
 
 LISETTA
 
 Stelle inique è tempo ormai
 Di dar fine al mio tormento
 Deh placatevi un momento
 Stelle ingrate per pietà!
 
 CECCA
 
5Sciorte cana dovarrisse
 Mo’ scompì no pocorillo
 Potarrisse no tantillo
 Chisto core addecreà!
 
 SCARFUOGLIO
 
 Fegliolelle sarria tiempo
10De no sta cchiù a pecceare
 Attennite mo’ a cantare
 A sonare, e a ballà.
 
 Abballa, abballa su mogliere mia
 Ca te faccio li zuoccole mmalora!
15Vi’ che facce sgregnose! pecché state
 Accossì speretate? potta d’oje
 Parite morte cesse tutte doje.
 LISETTA
 Ah!
 CECCA
           Ah!
 LISETTA
                     Oh stelle.
 CECCA
                                         Oh sciorte.
 SCARFUOGLIO
 Manna’ chi v’ha allattate, che bolite,
20Farme venì na simpeca! diaschece
 Avite da sposare, e mme parite
 Che mò ve jate a mpennere,
 Spapurate, ch’avite?
 LISETTA
 (Io sposa esser dovrò di questo sciocco
25Vecchio importun? pria sposerò la morte
 Che mi sarà più fortunata sorte.)
 SCARFUOGLIO
 Siente Lisetta mia
 Quanno sposammo nziemmo
 CECCA
 (E io m’aggio a sposare contra voglia
30Sto smocco de Don Checco?
 Voglio morì cchiù priesto,
 Che bederme vecino
 A chillo babuino.)
 LISETTA
 Or ve lo dico aperto,
35Che non voglio casarmi.
 SCARFUOGLIO
 E ttu accossì refiute,
 No sinneco? bonora!
 Lo sinneco d’Agnano.
 CECCA
 E io puro zio te lo ddico chiatto:
40Ca sto Don Checco io no lo voglio affatto.
 SCARFUOGLIO
 Tu puro de conzierto!
 Figlia de no grannissemo cornuto
 Vorria fa proprio no chiuso, e n’apierto.
 LISETTA
 
 Stelle inique è tempo ormai
45Di dar fine al mio tormento
 Deh placatevi un momento
 Stelle ingrate per pietà!
 
 CECCA
 
 Sciorte cana dovarrisse
 Mo’ scompì no pocorillo
50Potarrisse no tantillo
 Chisto core addecreà! (via.)
 
 SCENA II
 
 SCARFUOGLIO, indi CECCA, poi LISETTA, indi Don CHECCO di Fretta.
 
 SCARFUOGLIO
 E tubba, catubba, e nania nà
 Auh sfortunato mene!
 Che schiuoppo è chisto, e che trona (al cierto)
55Mme scennerà la guallara
 Chiù che non ll’aggio.
 CECCA
                                          Oie Zio allegramente,
 Corrite su, corrite
 LISETTA
 Allegrezza, venite su compadre
 CHECCO
 Esulti il Genitor, brilli di gioja
 SCARFUOGLIO
60Ch’è stato? ch’è succiesso?
 CHECCO
 È smuntato
 LISETTA
                         È venuto
 CECCA
                                            È già arrivato
 SCARFUOGLIO
 Chi?... bonora! decite a uno a uno.
 CHECCO
 Capitan Giancocozza il suo cognato.
 SCARFUOGLIO
 Manna ll’arma de chi cca v’ha portate,
65Che pozzat’esse tutte tre scannate.
 CHECCO
 Come?
 CECCA
                 Perché?
 LISETTA
                                  Che dite?
 SCARFUOGLIO
 Che nova de mme fa morì de subbeto,
 Chisto mo’ m’arroina,
 Chisto m’appenzetesce uh me scasato!
 
 SCENA III
 
 GIANCOCOZZA, e detti.
 
 GIANCOCOZZA
70Che mmalor’ai? o fossi spiritato?
 (Scazza che bella mutria.)
 SCARFUOGLIO
 Oh singhe bemmenuto
 Cajenato mio caro.
 LISETTA
                                     A lei mi dedico.
 CECCA
 Bemmenga lossoria.
 CHECCO
75Con tante cerimonie
 Io per non darvi impaccio
 Bacio la man, mi sprofondeggio, e taccio.
 GIANCOCOZZA
 Oh che bello vestito! voi parete
 Una muletta proprio di procaccio. (a Don Checco.)
80Na non mi meraviglio
 Di queste donne femine;
 Ma m’arreca stupore
 L’asinità del figlio, e genitore.
 LISETTA
 (Qual’improprio parlar!)
 CECCA
                                                (Che bell’umore!)
 CHECCO
85(Genitor quest’è insano,
 Non è modo cotesto.)
 SCARFUOGLIO
                                         (Zitto cano.)
 Scusate
 GIANCOCOZZA
                  Caglia picaro.
 Dimme chi è sta fegliola?
 SCARFUOGLIO
 È figlia a la bonarma
90De Santolillo, lo compare mio.
 LISETTA
 Son vostra serva.
 SCARFUOGLIO
                                  E mme sarrà mogliere
 GIANCOCOZZA
 Sarrà la mmala pasqua, che t’afferra
 Guallaroso fitente.
 LISETTA
 (M’arride il ciel!)
 SCARFUOGLIO
                                   (Oh cancaro!)
 CECCA
                                                               (Va meglio!)
 GIANCOCOZZA
95E quest’altra quagliozza separola
 Chi è?
 SCARFUOGLIO
                Chesta è nepotema
 CHECCO
 Sarrà sposa a Don Checco.
 SCARFUOGLIO
 E non ti sposarrisse un bel palecco?
 Vuoje sta fresco, sfrattate
100Via su da qua, voglio discorrere
 Con queste Signorelle.
 CECCA
                                            (O che tempesta!)
 CHECCO
 Ora mi partirò. Sorte funesta! (via.)
 SCARFUOGLIO
 Collecienzia
 GIANCOCOZZA
                         Oie tocco di cetrolo
 Famme primma portare qua le seggie.
 SCARFUOGLIO
105Mo’ chiammo lo garzone
 GIANCOCOZZA
 Gnernò, portale ttu.
 SCARFUOGLIO
                                       Ma io
 GIANCOCOZZA
                                                    Ti movi,
 O mo’ ti nnaccareo.
 SCARFUOGLIO
 (Chisto è n’ato diavolo cchiù peo!)
 CECCA
 (Chisto è pazzo ncoscienza,)
 LISETTA
110(Forse potrà giovare a miei disegni.)
 SCARFUOGLIO
 Ecco cca.
 GIANCOCOZZA
                    Famme arrostere
 Mo’ cinquanta pollaste,
 Va sfratta il Gallinajo,
 C’ho il cancaro nel corpo.
 SCARFUOGLIO
115(Io mo’ moro de subbeto! cinquanta
 Pollastre! Oh gallenaro juto a mitto!)
 GIANCOCOZZA
 Oi scoglio quanno vai?
 CECCA
                                            (Oh che spassetto!)
 SCARFUOGLIO
 Ma no t’abbastarria no pollastriello?
 GIANCOCOZZA
 Cinquanta hanno da esse, ti spettello.
 SCARFUOGLIO
120Cinquanta signorsì
 
 (Mm’è scesa già la gotta.)
 Ma tanta tanta robba
 Se jetta, è no peccato
 Cinquanta: Oh me scasato!
125Chest’è na brutta botta!
 Siente n’arrosto cinco
 Cinquanta, cinquant’uno
 Porzì cinquanta tre.
 
 SCENA IV
 
 CAPITANO, LISETTA, e CECCA.
 
 GIANCOCOZZA
 Mie marcoffe vezzose
130Favoreggiate accomodarvi un quanco.
 LISETTA
 Eccomi per servirla.
 GIANCOCOZZA
 Lei non vuole azzezzarsi?
 CECCA
 (Io voglio ncappà chisto
 Pe li designe mieje.)
135Gnerno
 GIANCOCOZZA
                  Perché
 CECCA
                                 Pecché.
 GIANCOCOZZA
 Spapuri via.
 CECCA
                          Perché non pozzo
 GIANCOCOZZA
                                                            Caspita
 Spapura figlia non mi fa spiattare.
 CECCA
 Perché cca rente a buie non pozzo stare.
 
    Vecino a buie
140Fatillo bello,
 Lo core mpietto
 N’ave arrecietto;
 Uh che mme sento
 Uh che dolore!...
145Stelle! soccurso
 Ajuto ammore
 Mo’ mme ne sciulio
 Pietà pietà
    Lassatem’ire
150E comme proprio
 Te l’aggio a dire?
 Vuie mme parite
 Io mo’ vorria
 Non me sentite
155Io decciarria
 Via su scostateve
 Pe caretà.
 
 SCENA V
 
 CAPITANO, e LISETTA.
 
 GIANCOCOZZA
 Cieli spietati cieli!
 Che beltade è cotella!
160La secoteggerò
 LISETTA
                              Signor fermate
 Vi devo supplicar.
 GIANCOCOZZA
                                    Ma cattarina?
 Volete trattenere
 I miei focosi, e fervidi desiri
 LISETTA
 Mi scusi: un infelice
165Cerca da voi pietà.
 GIANCOCOZZA
                                     (Bonora! chesta
 Pur di me s’invaghì.) Mio prediletto
 Casciabanco amoroso, in che vi pozzo
 Mai sovvenir?
 LISETTA
                             Sappiate,
 Che questo mio compradre di scarfoglio
170Mi vuol suo sposa a forza,
 In tel bisogno io chiedo
 Tutto il vostro favor.
 GIANCOCOZZA
                                        Oh lei non dubiti,
 Ch’a questo mascalzone
 L’aggiusterò ben bene il suo giuppone.
 LISETTA
175In voi confido, mentre questo petto
 Invaghito ne sta d’un altro oggetto.
 GIANCOCOZZA
 Lascia la cura a me. Ma pur mi dica
 Che cosa è questo amore,
 Che sì vi crucia il core?
 LISETTA
180Oh lei n’è il Maestro
 GIANCOCOZZA
                                        Scolarello
 Sono di voi, son’io sì simplicetto,
 Come de maccabei è lo brodetto.
 LISETTA
 Dirovvi il mio parere,
 Voi lo correggerete.
 GIANCOCOZZA
185Vuol pazzeggiar? voi la maestra sete.
 LISETTA
 
    Amore è un non so che,
 Da donde vien non so,
 Lo manda non so chi,
 Né so come si fa;
190Non so di che contentasi
 Sentesi non so quando,
 T’ammazza, ti strapazza;
 Ma non si sa perché.
    Che ciò sia ver, compreselo
195S’hò detto mal, corriggami;
 Però dissi a proposito,
 Così rassembra a me.
 
 SCENA VI
 
 GIANCOCOZZA.
 
 GIANCOCOZZA
 È lo vero bonora,
 Si spiega a maraviglia la signora!
200Ecco mo’, che in un attimo
 Cetella bifolchetta
 Già di me s’invaghì
 Stelle, inclementi stelle!
 Perché mi avete voi
205Formato così bello?
 Bisogna, che mi faccia
 Un intacco alla faccia;
 O inserrato dentro di quattro mura
 Questo volto del ciel vaga fattura,
210Ma che perciò? Se quella di mo’ nnante
 Con un gran vergalone,
 Mi spercia il coratello, ed il polmone?
 
    Qual vezzoso sportiglione
 Qual vespone nnamorato
215Vota, gira, e si raggira
 La mia mente sempre llà
 Vi’ che piezzo ve’ che scarda
 Vi’ che maja vi’ che quaglia
 Già si sface già si squaglia
220Mamma mia nel petto il cor...
 Hà di bronzo il coratello
 Che non piange al mio dolor.
    Ma a chi parlo? ahi folle! ahi lasso!
 Quell’è un tronco, e questo è un sasso
225E parlando solo solo
 Qual’insipido cetrolo
 Già restar m’ha fatto amor.
 
 SCENA VII
 
 LISETTA, e DAMIRO.
 
 LISETTA
 Ecco il prato, ecco il fonte,
 Vieni amato Damiro a seder meco
230Quivi alli dolci accenti
 Degli augei canori
 Narriam le nostre pene: i nostri ardori.
 DAMIRO
 Eccomi a cenni tuoi
 Fiamma di questo cor, idolo mio,
235Comincia su, giacché ’l dicesti, e narra
 I fieri tuoi dolori,
 Che i miei carezze sono, e non già pene,
 Se li soffro per te, mio caro bene.
 LISETTA
 Viva il mio caro amante
240Ma che prò? Se cor mio
 Al nostro bel disio il ciel nemico:
 Ed il fato crudele
 Ostino ogn’or? così talor veggiamo
 Vagheggiarsi nel ciel due stelle amiche
245Co i luminosi rai,
 Cui niega il Ciel d’avvicinarsi mai.
 DAMIRO
 Non disperar mio bene,
 Che troppo ben vedrai
 Esser quello il gioire,
250Che nasce da virtù dopo il soffrire.
 LISETTA
 Questa speranza sola
 Mantiene l’egro core;
 Ma un altro fier timore
 Agita il core amante,
255Temo bell’idol mio,
 Che non sarai per me sempre costante.
 DAMIRO
 Taci mio ben, che dici?
 Forse prove bastanti
 Non hai della mia fé? Sentimi o bella
260(E poi restati in pace.)
 Ciò che sognando d’hier la notte io vidi,
 E vedi se Damiro
 Ha pensier di tradirti.
 LISETTA
                                            Attenta ascolto.
 DAMIRO
 Era con te, com’or ci sono, in una
265Solitaria valletta,
 Seduti assieme in su la molle erbetta;
 Quando apparve da lungi
 Un fiero alto Gigante, e giunto a noi
 O lascia, disse a me, la tua diletta,
270Ovver la morte or ora
 Prendi da me. Palpito, tremo, e sudo
 A sì fiera proposta
 M’agghiaggio, non rispondo,
 Lo guardo, mi confondo:
275Fattomi alfine ardito, io le soggiungo
 Io lasciare il mio ben? tradirlo, io dico,
 Per timor di tormenti?
 Ah non fia ver, stimo felice sorte,
 Se per lei morirò. Dammi la morte.
 
280   Non pensar di spaventarmi
 Non temo io tormenti, e pene,
 E morir per il mio bene
 Chiamerò felicità.
    Alli colpi della sorte,
285Si conosce, e sperimenta
 D’un sincero, e vero amante
 La costante fedeltà.
 
 SCENA VIII
 
 LISETTA.
 
 LISETTA
 Gran fedeltade! Ah tu seconda, o amore
 Quanto in pietà ti chiede il nostro core
290Io in te confido; e benché un fiero affanno
 M’agiti il sen; pur nel mio petto io sento
 Un principio di gioja, e di contento.
 Spera dunque mio cor: dopo il languire
 Dopo l’affanno sorgerà il gioire.
 
295   Quando più fosco, e irato
 Scagliar la tua saetta
 Vedesi il Ciel turbato;
 Allor si spera, e aspetta
 Più chiaro il bel seren.
300   Allor quand’è più fiera
 Nel mar la ria procella
 Più placida, e più bella
 La calma ne divien.
 
 SCENA IX
 
 SCARFUOGLIO, e Don CHECCO.
 
 SCARFUOGLIO
 Mmalora! s’ha asciuttato
305Sette pollaste.
 CHECCO
                             L’empio s’allopò.
 SCARFUOGLIO
 Uh sfortunato mene!
 Chisto cca m’assassina: e l’auto riesto?
 CHECCO
 L’ha stribuito a tutti
 I Bifolchi d’Agnano.
 SCARFUOGLIO
                                       Oh me scasato!
 CHECCO
310A me quel che mi spiace è ch’o paura
 Di non sposare a Cecca.
 SCARFUOGLIO
 E chesto lloco puro me da ncapo.
 CHECCO
 Oh attempo, eccola qua.
 
 SCENA X
 
 CECCA, e detti.
 
 SCARFUOGLIO
                                              Vieni cca Cecca.
 (Mo’ voglio abbreviare figlio mio.)
 CHECCO
315(Sì con prudentità.)
 CECCA
                                       Che commannate?
 SCARFUOGLIO
 Mo’ proprio zitto, e mutto
 Voglio, che spuse figliemo.
 CHECCO
 Oh Diva mia melata
 Facciamia presto alfin questa frittata.
 CECCA
320(Mme vonno piglià ntiempo.)
 E a che serve sta pressa?
 SCARFUOGLIO
 Azzò che non socceda quarche loteno:
 Co chillo mpiso, ch’è benuto.
 CHECCO
 Questo è il caso.
 CECCA
                                E che nc’entra?
 
 SCENA XI
 
 CAPITANO, e detti.
 
325Qual furibondo pecoro
 Smarrito dal suo pascolo
 Stizzato come un’asino
 Scappato dal suo stabulo
 Belando, ed arragliando
330Va il misero mio cor.
 
 Oh bel terno nzerrato
 Il zoppo, il gettacantero, e ’l cecato.
 SCARFUOGLIO
 (Lo demmonio!)
 CHECCO
                                  (Il tentello attempo attempo!)
 CECCA
 Ne, Signore, deciteme
335De sti tre, io chi songo?
 GIANCOCOZZA
 Sete giusto il cicato.
 CECCA
 Mara mene! io nce veo.
 CHECCO
 (Vedi che guitta vi’.)
 SCARFUOGLIO
                                         (Vi’ che trammera.)
 Peccerè non commene
340Mo’, che t’aje da sposare
 De fa la birbia
 GIANCOCOZZA
                              A chi s’ha da sposare?
 A chi? parla? risponni?
 Vecchio, schifo, vavoso,
 Piducchioso, zelloso,
345Catarroso, picoso,
 Moccoso, fitenzoso, guallaroso?
 SCARFUOGLIO
 S’ha da sposare a figliemo.
 CHECCO
 Cioè a me.
 GIANCOCOZZA
                       E non te spasarrisse
 La coccovaja di Porto.
 SCARFUOGLIO
                                          Ma vuje
 GIANCOCOZZA
                                                            Ammarcia, via
350E verso un altro poco vienitenne,
 Ammascarato vestuto da femmina,
 Mentre verrà qui ancora
 Tutta l’altra brigata
 Ammascarata, pe ffa no festino.
 CHECCO
355(Oh che matto!)
 SCARFUOGLIO
                                 A mme ffemmena?
 GIANCOCOZZA
 Non serve a reblicare,
 Se no, ti metto a foco.
 Sta casa
 SCARFUOGLIO
                  Mo’ mme vao a mascarare.
 
    Uh diaschece mmarditto
360Vide addove so’ arredutto
 Co sto pazzo scatenato?
 Mme vorria pe desperato
 Co ste mano strafocà!
 Mamma mia, tata mio,
365Sore mia, pariente mieje
 Via veniteme ajutà. (piange.)
    Chisto auffa vo’ magnare,
 Mazzià vo’ pe sbaratto,
 Vo’ pe forza scargeare
370E pe tierzo la vonnella
 Mo’ mme vole fa schiaffà.
 Frusciamiento de cauzone
 Vi’ che autra ntenzeone
 Chisto ncapo tenarrà.
 
 GIANCOCOZZA
375Va ti vesti tu puro.
 CHECCO
                                     E di che cosa?
 GIANCOCOZZA
 Con una mascarata capricciosa.
 CHECCO
 La servirò.
 CECCA
                       Me vestarraggio io puro.
 CHECCO
 Ma lasciate, ch’a Cecca la mia sposa
 GIANCOCOZZA
 A questa proprio, figlio,
380Non ci pensà, che giusto come un rapo
 Io ti spacco la testa, o sia la capo.
 CHECCO
 Oh stelle, oh cieli, o sorte!
 Oh fatto iniquo, e fello!
 Don Cola poveraccio
385Mi spaccarei il cor col coltellaccio.
 
 SCENA XII
 
 CECCA, e CAPITANO.
 
 CECCA
 Cca proprio v’ha mannato
 Lo Cielo a conzolarece.
 GIANCOCOZZA
 L’aggio a fa vommicare
 Il negro comm’a seppia.
 CECCA
390Ma venimmo a la cosa, comme vace
 Ca so’ cecata?
 GIANCOCOZZA
                            Tu sei il Dio d’amore
 Coll’arco, e colla benna,
 Onde cicata ti pozzo chiammare.
 CECCA
 Ah, ah mo’ mme volite repassare.
 GIANCOCOZZA
395Dico co tutto il senno.
 CECCA
 Jativenne.
 GIANCOCOZZA
                       Addo’ gite?
 CECCA
 Me voglio ire a mirà dinto a lo specchio.
 GIANCOCOZZA
 E perqué?
 CECCA
                       Avraggio fatta
 La faccia rossa comm’a peparuolo.
 GIANCOCOZZA
400Miratevi ai cristallo
 Di questa faccia limpida.
 CECCA
 Caroleato
 GIANCOCOZZA
                     Mbutta.
 CECCA
 Cacciacore
 GIANCOCOZZA
 Caccia carne
 CECCA
                          Cardillo
 GIANCOCOZZA
405Ntretella
 CECCA
                    Scigno
 GIANCOCOZZA
                                   Scigna
 CECCA
 Te vorria rascagnà tutta ssa faccia.
 GIANCOCOZZA
 Te vorria da no muzzeco a sto dito.
 CECCA
 E biene a mozzeca.
 GIANCOCOZZA
                                      Damme sta mano.
 CECCA
 Ah, ah, ah fuss’acciso.
 GIANCOCOZZA
                                          Scontatella
410Sgraffegna questo viso gentilino.
 CECCA
 Fatte cca.
 GIANCOCOZZA
                     Ah fusse mpesa.
 CECCA
 Mpesa a me, tradetore
 E n’avarrisse core (piange.)
 De vedè mpesa a Cecca toja, crudele.
 GIANCOCOZZA
415Ah nenna, io passeggio,
 Non far quest’occhio miccio,
 Lasciate per pietà cotanto piccio.
 
    Questa bionna lacrimetta,
 Che dal tuo leggiadro ciglio
420Scenne al volto tuo vermiglio
 Il mio cor mi pertuggiò.
 
 CECCA
 
    Questo dolce ripassare
 Ch’a Cicella poverella
 Fate voi qual pulcinella
425Il mio sen mi perforò.
 
 GIANCOCOZZA
 
 Lei toscheggia?
 
 CECCA
 
                               E be’, che nc’è?
 Non potesse toscheggià?
 
 GIANCOCOZZA
 
 Cardolella
 
 CECCA
 
                      Cardolillo
 
 GIANCOCOZZA
 
 Merolella
 
 CECCA
 
                     Merolillo
 
 GIANCOCOZZA
 
430Uh che fuoco!
 
 CECCA
 
                            Auh che sciamma!!
 
 A DUE
 
 Acqua su pe caretà.
 
 CECCA
 
 Bene mio tatillo mio.
 
 GIANCOCOZZA
 
 Bene meu coruzzu meu.
 
 CECCA
 
 Io mme squaglio comm’a sivo.
 
 GIANCOCOZZA
 
435Io mme squaglio comm’a mele.
 
 A DUE
 
 Mme ne scenno nzanetà.
 
 SCENA XIII
 
 DAMIRO mascherato da Cacciatore, e LISETTA mascherata da Pastorella.
 
 DAMIRO
 Ecco il punto felice,
 Ch’abbracciarò il mio bene.
 Conforme ho concertato
440Col Capitan Ma qui nessuna maschera
 Io trovo oh attempo, attempo una ne giunge.
 LISETTA
 Oh addio, bel cacciatore
 Con quell’arco, e quei dardi
 Voi mi sembrate appunto il Dio d’amore.
 DAMIRO
445Pastorella gentil, al vago ammanto
 Sembrate giusto a me Dafne in alloro.
 LISETTA
 Oh viva il concettoso.
 DAMIRO
 Come andiamo a concerto o mia Lisetta.
 LISETTA
 Sì: ma parlasti al Capitano.
 DAMIRO
                                                    Caspita!
450Quello vale un tesoro;
 Mi fe gran complimenti, ed or vedrai
 La mascherata dove andrà ad uscire.
 LISETTA
 Oh dimmi qualche cosa
 Io mi son mascherata
455Ma non so, cosa sia.
 DAMIRO
 Or non posso parlare
 Or or vedrai chi ci ha da consolare.
 
    Qual coll’aura in mezzo al prato
 Scherza il fiore innamorato
460Teco ancor così mio bene
 Fuor d’affanni, e fuor di pene
 Questo core scherzerà.
    Per pietà, sì dolce istante
 Presto affretta o Dio d’amore
465Che già in petto l’alma amante
 Più resistere non sa.
 
 LISETTA
 Oh ecco l’altre maschere.
 
 SCENA XIV
 
 SCARFUOGLIO vestito da Donna appoggiato da Don CHECCO vestito da Medico; CECCA mascherata da Pellegrina, appoggiata al Capitano vestito da Filosofo.
 
 SCARFUOGLIO
 Va chiano, fuss’acciso
 Tu puro.
 CHECCO
                   Signor tata
470Ve nci trovate mo’,
 Bisogna pazzeggiar.
 GIANCOCOZZA
                                       Uh bene mio
 Mo’ mme piscio
 CECCA
                                 Che gusto, ah, ah, ah.
 DAMIRO
 Che risa!
 LISETTA
                    Che spassetto!
 SCARFUOGLIO
                                                 (Auh che ffrate!)
 (Mme s’è abbottato tanto lo pallone.)
 CHECCO
475(Bisogna pazientà.)
 GIANCOCOZZA
                                       Mme pare justo
 Mamozio de Pezzulo.
 SCARFUOGLIO
 Via jammo abbreviammo,
 Cca, ch’avimmo da fa?
 GIANCOCOZZA
                                            Olà le sedie.
 Azzezzatevi adesso;
480Fingiamo una Commedia,
 Già ci so’ l’istrumenti.
 DAMIRO
 Io che son cacciatore
 Farò l’amante della Pastorella.
 LISETTA
 Va bene, (ora comprendo.)
 CHECCO
485Ed io farò il paglietta corteggiano
 Di questa Signorina gentilina.
 SCARFUOGLIO
 Lo cancaro te roseca a tte puro
 (Mme mpennaria cchiù priesto,
 Che fa sta fonzeone.)
 GIANCOCOZZA
490Ed io con una flemma filosofica
 Vagheggerò questa vagante Dea.
 CECCA
 Jammo a tuono ncoscienzia. Accommenzate.
 DAMIRO
 ,, Cortese Pastorella, ecco Fileno
 ,, In segno del suo amore
495,, Ti prostra appiedi, e l’arco, e i dardi e ’l core.
 LISETTA
 ,, Io Pastorella umile
 ,, Altro non posso offrirti, amato oggetto
 ,, Che l’anima piagata, acceso il petto.
 SCARFUOGLIO
 (De gelosia mo’ schiatto.)
 CHECCO
500,, Mio scorfano marino
 ,, T’offre la mia virtù tutti li Farmaci
 ,, Diuretici, ed idrotici
 ,, Flemmatici, catartici
 ,, E qualsisia medicamento sdrucciolo.
 SCARFUOGLIO
505,, Io t’offrirebbe anima mia diletta
 ,, Na botta de vainetta.
 GIANCOCOZZA
 ,, Catapuzio d’amore
 ,, Io t’offerisco la peripatetica
 ,, Dell’alma mia, il biltri del mio seno;
510,, L’ente di questo fecato,
 ,, E per fine una botta di terocciola.
 CECCA
 ,, Molto dirti vorrei amato bene,
 ,, Ma mi sento alti Dei!
 ,, Mancar gli accenti, or che parlar vorrei.
 SCARFUOGLIO
515Sta joja mone a che ha servuto?
 CHECCO
                                                            A che!
 Or intese il mio core
 Tutta la mmenzion, ahi fier dolore!
 
    Vicino al cacciatore
 La vaga Pastorella
520Or or godrà!
 La bella Dea vagante
 Presso al Filosofante
 Contenta ne starà.
 Stelle spietate! Ed io
525Privo dell’Idol mio
 Dovrò tra affanni, e lagrime
 Piangere, e sospirar.
    In seno il cor mio palpita,
 Ahi Genitor sovvienimi
530Mancar mi sento l’anima
 Mi sento oddio gelar.
 
 GIANCOCOZZA
 Jam actum est de te Signor Scarfuoglio.
 Or se ne vada ogn’uno
 Co la sposa a la casa.
 SCARFUOGLIO
535Ched’è sta vernia mo’? Addove jate.
 GIANCOCOZZA
 Bisogna, che bel bello v’accojetate.
 DAMIRO
 La pazzia è riuscita a veritate.
 CHECCO
 E noi qual pallammocca siam restate.
 SCARFUOGLIO
 Che pozzat’essere scoppettate.
 GIANCOCOZZA
540Anzi mo’ pe maggiore suo dispetto
 Mo’ cca volimmo fare no balletto. (ballano.)
 LISETTA
 Caro!
 DAMIRO
              Cara!
 GIANCOCOZZA
                           Mia bella!
 CECCA
 Andiamo a ffa no po’ de nonnarella.
 GIANCOCOZZA - CECCA - LISETTA - DAMIRO
 
 Jammoncenne cantanno abballanno.
545Llara llara llà llara llara llà.
 
 SCARFOGLIO - CHECCO
 
  E Scarfuoglio
                             Corrivo, e battuto.
  E Don Checco
 Lo vrachiero se resta a concià.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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