Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 L'ambizione delusa, Napoli, A spese di Nicolò de Biaso, 1742
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 CINTIA, LUPINO, e DELFINA dal Giardino. Si vede sulla ringhiera passeggiar incatenato un Orso.
 
 DELFINA
 Badate a me.
 LUPINO
                           Ma tu in scozzonarci
 Nella Signorensaggine, camina
 Un po’ adaggio Delfina.
 CINTIA
 Di noi chi hà mai saputo, o hà fatto mai
5Il signoril mestiero!
 DELFINA
 Vi compatisco in vero.
 I tratti gentileschi
 A voi sembran difficili,
 Che nati siete al Campo, ed usi solo
10Alla zappa, all’aratro,
 Fra pastori, e villani.
 LUPINO
 E ancor ne tengo i calli ne le mani. (mostra le mani.)
 CINTIA
 Le mie son monde già. (come sopra.)
 DELFINA
 Ben me l’immagino.
15Ma poiché ricchi or siete divenuti
 Colle somme lasciatevi
 Da vostro Zio; e qui venuti entrambi
 Dalla villa natia
 LUPINO
                                Son già più mesi.
 CINTIA
 Fratel taci.
 DELFINA
                       Io che in Corti Cittadine,
20Ai modi, ed alle mode
 Signoresche, e gentil avvezza fui;
 Erudirvi saprò.
 LUPINO
                               Va bene. Or io
 DELFINA
 Or voi pensar dovete,
 Che il Signorino siete. (a Lupino.)
 LUPINO
                                            Signorino!
 CINTIA
25E io Delfina?
 DELFINA
                           E voi
 La Madama.
 CINTIA
                          Madama!
 LUPINO
 E dimmi: Signorino, che significa?
 CINTIA
 E ch’è meglio; Maidama, o Signorino?
 DELFINA
 (Che scimuniti!) Basta.
30Son Titoli, che ad ambo
 Stanno adattati ben: più non chiedete.
 Fra poco io coi contanti, che tenete,
 Divenir vi farò nobili ancora.
 LUPINO
 Sì sì nobili, nobili.
 CINTIA
35Sì, ancor nobilitanza.
 DELFINA
 Non temete: già siamo in questa danza.
 In tanto avete a far quant’io v’insinuo.
 O passeggiate, rivolgete i lumi:
 Sempre di gravità pregni mostratevi.
40Dite spesso, Olà!
 LUPINO
                                  Olà!
 CINTIA
                                             Olà!
 DELFINA
                                                        Va bene,
 Apprendete per ora
 Quant’io dirò; che poi sarà mio peso
 Far che ogn’un, sia plebeo, sia titolato,
 Resti preso, e ammirato
45Da la virtù, che in voi vedrà raccolta.
 LUPINO
 Senti Maidama.
 CINTIA
                                 Signorino ascolta. (Or all’una, or all’altro facendo tutte le stesse azioni ch’esprime.)
 DELFINA
 
    Questo è l’inchino Questo è il saluto
 Voi per le camere così anderete
 Voi per istrada gite così
50Lo star seduto è in questa fatta
 Son questi i sguardi con gravità
 (Uh sciocco! uh matta!) Così va ben.
    Se così fate, l’indovinate.
 Ed io frattanto dal canto mio,
55Col soprintendere, coll’illustrissimo,
 Farò benissimo quanto convien.
    Questo è l’inchino &c. (entra.)
 
 SCENA II
 
 CINTIA, e LUPINO.
 
 LUPINO
 Maidama udisti?
 CINTIA
                                   Signorino intesi.
 LUPINO
 Quanto è savia, e provetta
60La nostra Cameraria Delfinetta!
 CINTIA
 Io tutto appresi.
 LUPINO
                                 Ed io? tò, Cintia, osserva:
 Così passeggiar debbesi in istrada (va facendo l’azioni dimostrate da Delfina: ma scioccamente.)
 CINTIA
 Oibò, oibò.
 LUPINO
                        Si siede in questi termini
 CINTIA
 Eh no: tu, ch’apprendesti!...
 LUPINO
65E i sguardi in gravitanza, ecco son questi
 
 SCENA III
 
 SILVIO, e detti.
 
 SILVIO
 A te ritorno
 CINTIA
                         Olà, che sguajataccio!
 LUPINO
 Olà tu Villanaccio!
 CINTIA
 Quante volte t’ho a dir, che a me d’innanzi
 Lasci d’appresentarti!
 LUPINO
70Quante volte!
 CINTIA
                            Via parti.
 SILVIO
                                                Amata Cintia
 CINTIA
 Che Cintia, olà! con me scambia favella:
 Or Maidama son io; non sono più quella.
 Quand’ero Contadina, è ver t’amavo;
 Ed esser bramavo anche tua sposa:
75Ma adesso, adesso poscia è un altra cosa.
 Ora ho stabili, e mobili, Orsi vivi,
 Casino, stanze, servi, e cose dolci.
 SILVIO
 Almen senti, e sian vani
 CINTIA
 Ho parrucchino, ho guanti,
80Guardapiè, guardamani, e guardinfanti.
 LUPINO
 E io sono il Signorino, il quale adesso
 Di gravità sto gravemente gravido.
 So far saluti a fascio:
 Ripasseggio a diluvio: so sedermi:
85Risguardo con gravezza
 E benché Signorino; io dico olà,
 Meglio d’un Signoron di prima sferica.
 Quindi più ’l risentir, le tue scempiaggini
 A noi non è di lecito.
90Puoi da quinci sfilartela in buonora.
 CINTIA
 Quando Signor diventerai tu ancora;
 Allor sì
 LUPINO
                 Allor paghe saran tue voglie.
 CINTIA
 Mio marito sarai.
 LUPINO
                                   Sarà tua Moglie.
 SILVIO
 Giacch’è dunque perduta
95Ogni speme per me, Cintia, d’averti;
 Ad onta del cor mio,
 Pur desio compiacerti
 D’una grata al tuo cor fausta novella.
 LUPINO
 E qual’è questa, olà?
 CINTIA
                                        Qual è? favella?
 SILVIO
100Tuttoché gli sia sol noto per Fama
 Il tuo volto, e ’l tuo essere; pur brama
 Sposarti, sel consenti,
 Il Baron del Brigante, il quale or ora
 Qui verrà colla suora.
 LUPINO
105E questo tal Barone è intitolato?
 CINTIA
 È nobile? è Signore?
 LUPINO
                                         Ha roba?
 CINTIA
                                                             Ha Stato?
 SILVIO
 In lui splendono pregi in quantità
 Di virtù, di ricchezza, e nobiltà.
 LUPINO
 E ben, rivenga dunque: però sappia
110Ch’io sono il Signorino.
 CINTIA
 E ch’io son la Maidama.
 SILVIO
 Tutto gli preverrò.
 LUPINO
                                    Ne venghi pure,
 Che qui raccolto ei sia
 Signorilescamente:
115Va tu, e digli no no, non gli dir niente.
 SILVIO
 Io vado.
 CINTIA
                  Va.
 LUPINO
                           Ma senti:
 Con leggieretti accenti:
 Ma gravi vè: digli
 CINTIA
                                   (Oh qual bel diletto
 Per tal ravviso or mi s’innesta in petto!)
 LUPINO
 
120   Digli che io cioè:
 Che lei che noi ma no:
 Dirai ma che dirai?
 Per me, se tu nol sai,
 Certo, che non lo so.
125   Ma venga in conclusione,
 Venga il Signor Barone;
 Ch’io stesso il fatto mio
 Bel bel me gli dirò.
    Digli &c. (entra.)
 
 SCENA IV
 
 CINTIA, e SILVIO.
 
 SILVIO
130Vedi mio bel tesoro,
 Vedi, Cintia crudel, quanto t’adoro;
 Mi sei cara a tal segno
 Ch’a mio dispetto istesso,
 Oggi ’l tuo genio a secondar m’impegno.
 CINTIA
135E tu, per tal sevigio,
 Silvio, godrai la mia protezione.
 Va sollecita intanto il Sior Barone.
 Cintia avventurosissima! uh qui parmi, (addita il petto.)
 Che vi givochino giusto
140All’altalena il giomento, e ’l gusto.
 
    Io son qual Peregrina
 Vicina al Suol natio;
 Che lieta, col desio
 Perviene i passi ancor.
145   A delirar son presso,
 Or che da un bel contento
 L’Alma inondar mi sento
 Mi sento oppresso il cor.
    Io son &c. (entra.)
 
 SCENA V
 
 SILVIO, poi CIACCONE.
 
 SILVIO
150A pro di questo core
 Infelice a tal segno,
 Osi tentar l’Ingegno,
 Ciò che tu mi contendi infido Amore. (via.)
 CIACCONE
 Belle fegliole, che mmatin’, e sera
155Vorrissevo sta semp’a ffa l’ammore;
 Allerta, ch’è ttornata Primmavera, (cantando da dentro.)
 Pe cchiù ve tellecà mpietto lo core.
 Vi’ mo’ ddo’ aggio d’ascià chillo Ciucciotto
 Se Sirvio lo Patrone (incontrandosi in Silvio che torna.)
160Mo’ t’aggio nnomenato.
 SILVIO
 Giungi a tempo Ciaccone.
 CIACCONE
                                                  E ben trovato.
 Ora sacce ca soreta Laurina
 È ttornata ajerzera da la Zia,
 A la capanna nosta.
 SILVIO
165M’è noto.
 CIACCONE
                     E commo?
 SILVIO
                                           Da Foresto il seppi.
 CIACCONE
 Ah sì: ca io pe isso
 Te lo mmannaje a ddi’: e mmone io stisso
 So’ benut’a sapè da me; che buoje.
 SILVIO
 Ah mio Ciaccon, tu dei
170Prestar l’unico ajuto agli amori mie.
 CIACCONE
 Io? azzoè! spalefeca.
 SILVIO
 Senti: tu in questo istante,
 Tornar dei da Laurina, e in casa scorgerla
 Dell’amico Foresto:
175D’onde poi qui giungendo
 Esser tu fingerai
 Un Baron forestier, nobile, e ricco:
 E a Lupin chiederai la Cintia in moglie.
 Laurina teco ancor, sotto altre spoglie,
180Sorella tua si mostrerà. Ciò basti:
 Parti. Io Foresto attendo; Opra con senno.
 CIACCONE
 Tu che ccancaro dice? Io no nte ntenno.
 SILVIO
 ,, Va: più non trattenerti
 ,, Già tutto è concertato. Io coll’Amico
185,, Or or vi preverrò.
 CIACCONE
 ,, Te a ta, frettata.
 SILVIO
                                   ,, Che?
 CIACCONE
 ,, Tu aje fatto lo cunto
 ,, Senza lo Tavernaro; e ll’aje sgarrata.
 SILVIO
 ,, Come?
 CIACCONE
                    ,, Come! ah, ah ah io fegnereme
 SILVIO
190,, Un Barone.
 CIACCONE
                           ,, Barone! ricco! nobbele!
 SILVIO
 ,, Forestier.
 CIACCONE
                        ,, Porzì!
 SILVIO
                                         ,, Giunto qui all’avviso
 CIACCONE
 ,, Ah ah ah mo’ mme piscio pe lo riso.
 SILVIO
 ,, Eh non più ciance sciocco.
 CIACCONE
 ,, So’ sciocco! e mment’è chesso
195,, Comme vuo’, che nci arresco a sso neozio!
 ,, Lloco nce vo’ no famolo, n’arcivo;
 ,, Si no, te resce a brenna lo designo.
 SILVIO
 ,, Io t’istruirò.
 CIACCONE
                             ,, Non te peglià sso mpigno.
 SILVIO
 ,, Va, non più.
 CIACCONE
                             ,, Co cchi ll’aje! Io pe servirete
200,, Da Craparo; so’ buono:
 .. Ma da Barone po nobbele, ricco,
 ,, Frostiero ajebbò, via scusame: so’ sciocco.
 SILVIO
 ,, Così sarà mia Cintia: e con Lupino
 ,, Il genio che amoroso
205,, Simular dee Laurina, assai l’impresa
 ,, Agevol renderà. Vendetta, Amore
 ,, Tanto sperar mi fanno, A questi ignota
 ,, È la germana al par di Te. Va. L’arco
 ,, Io tesi già.
 CIACCONE
                          ,, Ma co ssa mmenzejone
 SILVIO
210,, Eh taci, taci: e parti omai Ciaccone.
 CIACCONE
 ,, Manco mme vuo’ fa dicere
 ,, Lo fatteciello mio!
 ,, St’a ausolejà: dich’io,
 ,, Na vota, che so’ sciocco
 SILVIO
215Foresto!
 
 SCENA VI
 
 FORESTO e i sudetti.
 
 FORESTO
                   Amico: tutte ho già approntate
 Le vesti consegnate alla mia cura
 Dal Padron del villaggio, ov’io dimoro.
 Vieni, scegli, l’adatta a tuo talento
 Con quella libertà, che n’ho già io.
 SILVIO
220Troppo l’affetto tuo, lega ’l cor mio.
 Odi Ciaccone! ancora
 Ti veggo qui!
 CIACCONE
                           Ma tu
 SILVIO
                                         Parti in buonora.
 FORESTO
 Dimmi
 SILVIO
                 Sì amico: or vuo’ svelarti appieno
 L’arcano del mio seno.
 FORESTO
225Parla: t’ascolto.
 CIACCONE
                               (Aoh! quanto va, ca chisso
 M’ha da fa ì a l’incorabbole co isso!)
 
    Sient’a mme: par’a tte mmo’, (Silvio intanto ragiona con Foresto.)
 Ca sta cosa pò ì bona!
 No: pecché, vi’ (e sona sona!)
230Sine sì, mo’ vao; che d’aje! (Silvio l’astringe a partire.)
 (Benaggì oje, benaggia craje!
 Vi’ che mbruoglio è cchisto cca!)
    (Ma che bestia, ch’è st’Ammore!
 Nche se mpizza int’a lo core,
235Nné scervecchia lo jodizejo:
 Te lo ngotta fitto fitto:
 Vuo’ fa ì uno a precepizeio?
 Fallo schitto nnammorà.)
    Sint’a mme &c. (parte.)
 
 SCENA VII
 
 SILVIO, e FORESTO.
 
 FORESTO
240Tanto oprar tenti?
 SILVIO
                                    Sì: col tuo favore.
 Chi sa! forse il mio core
 Sotto sì fidi auspici,
 Più non abbia a soffrir gli Astri nemici.
 FORESTO
 Con sì bel ritrovato
245Puoi restar vendicato,
 E al fin di Cintia anche usurpar l’affetto.
 All’acceso tuo petto, oggi sicuro
 Sì bel contento auguro.
 Si spera: il tuo desio
250Pago sarà con un felice evento.
 SILVIO
 Ah! di sperar contento
 Meco ancor non parlar, Foresto amato.
 In amor, troppo, oh Dio, son sventurato.
 
    Nasce da vaghi lumi
255Del mio leggiadro Bene
 Ardor, che in Cielo i Numi
 Potria innamorar.
    Quant’ella è cara e bella,
 Costante hò l’Alma amante:
260Ma ancor ne le mie pene
 Pace non so sperar.
    Nasce &c. (via.)
 
 SCENA VIII
 
 FORESTO.
 
 FORESTO
 Vedi sventura! in questo giorno appunto,
 Che fra me risolvei chiedere a Silvio
265La Germana in isposa,
 Ei d’eseguir tal opra ha risoluto!
 Che fo! So che Laurina
 Sempre grata mostrossi agli amor miei
 Fin dal primiero istante,
270Ch’io fortunato amante
 La rimirai, son già sei lune, e sei.
 Ma ora, ahi lasso me! da quest’inganno,
 Chi sa, chi sa se fia
 Per seguirne alcun danno
275All’affetto fedel dell’Alma mia!
 
    Nel cupo seno
 Di notte oscura,
 Così ’l Pastore
 Con debol core,
280Spesso il baleno
 Temendo va.
    Deh tu assicura
 Il mio timore:
 Tu rendi all’Alma,
285Pietoso Amore,
 La bella calma,
 Ch’or più non hà.
    Nel cupo &c. (parte.)
 
 SCENA IX
 
 LUPINO vestito di gala: Servo, che gli va spazzando l’abito: poi DELFINA dal Giardino.
 
 LUPINO
 Olà. olà sbrighiamola.
290Ve’ che diavolaggine! V’ho detto,
 Ch’ora il Baron qui aspetto;
 E nessuno apparecchia il necessario.
 Olà, si apprestin per rappresentarglieli
 Rinfreschi caldi, e freddi.
295Olà oh! tu m’hai fracido
 Con tanto stropicciar. (al servo.) la Maidamina
 Olà sta lesta?... oh qui sei tu Delfina!
 DELFINA
 Cos’è? vien già il Barone?
 LUPINO
 Non l’udisti! Testé m’ha detto Silvio,
300Che l’avria fatto qui soggiunger subito.
 DELFINA
 Ma qual gente s’appressa a questa volta! (Mirando dentro.)
 LUPINO
 Son forse quei che fanno
 Qui l’annual festa ogn’anno in questo giorno
 Per l’allegro ritorno
305Di Monna Primavera.
 DELFINA
 Oibò: Per quanto veggio,
 Quello parmi un corteggio
 Signor questi è il Baron senz’altro.
 LUPINO
                                                                 Oh capperi!
 DELFINA
 E qui sen vien. Su via
310In gravità ponetevi:
 La Signora si chiami.
 LUPINO
 Olà presto, Lacchieri,
 Venga qui la Signora a rompicollo.
 DELFINA
 Fate che sia presente in questo loco
315Ogn’un di vostra corte.
 LUPINO
 Certo: olà, olà qui si rappresenti
 Tutto il mio cortinaggio.
 
 SCENA X
 
 SILVIO: indi CINTIA in gala con un, che le va accomodando la testa: ragazzo, che porta in una scatola aperta la polvere di cipro, e fiocco. Servi: poi CIACCONE, e LAURINA da Signori con abiti cariti, e Seguito: LUPINO, e DELFINA.
 
 SILVIO
 Ecco giunge il Barone.
 LUPINO
                                           Adaggio, adaggio.
 Olà rh! la Signora
320Vuol venire in mal’ora
 A far le condoglienze!
 DELFINA
 Eccola.
 CINTIA
                Qua son io.
 DELFINA
 Monsù sta ben: non più, ah piano piano
 CINTIA
 Olà! vedi ah villano (Cintia vien a caso urtata da un suo servo, spinto da Lupino: perché irata gli tira il fiocco della polvere: quello si scosta, ed è colto in viso Ciaccone nell’atto che vien fuori: onde si fa indietro tutto impolverato.)
 CIACCONE
325Eccomi oh Diavolo!
 DELFINA
 Uh! l’ha colpito in faccia!
 LUPINO
 Ah, ah, ah, mia sorella
 Tira ben.
 CIACCONE
                    Tira ben: ma coglie male.
 CINTIA
 Signor deh si contenti (a Ciaccone, in atto di chiedere scusa.)
 SILVIO
                                            Eh non è nulla.
 CIACCONE
330Non è nulla.
 SILVIO
                         Può questo darvi a intendere, (a Ciaccone.)
 Che la Signora fa fioccar le grazie.
 CIACCONE
 E nfatti chesta mia
 È stata con il fiocco.
 SILVIO
 S’avanzi. (al detto.)
 LUPINO
                     (Silvio, Silvio.
335Chi è colei che vien seco?) (fra lor due.)
 SILVIO
                                                   (È sua sorella.)
 LUPINO
 (Non è brutta.)
 SILVIO
                               (Che dite! anzi è assai bella.)
 (Te la farò ben io.)
 CIACCONE
 Signorissimo mio,
 Contro ogni vosto merito del Monno,
340Io vi faccio n’incrino auto, e sprofonno.
 LUPINO
 Mio Signor Baronaccio osservantissimo:
 Io sono il Signorino: io sol qui ordino,
 E disordino il tutto
 CIACCONE
 Il tutto: Già ho carpito:
345Onne me nne rallero indegnamente.
 LUPINO
 Cotesta è la Signora (additandogli Cintia.)
 CINTIA
                                        La Maidama.
 LUPINO
 Maidama sì, mia suora.
 CIACCONE
 Signora Maidamissima (facendosele presso.)
 De la vosta bellezza mostruosissima
350Vasa i piè de le piante
 Questo Baron, ch’è qui, qual servo, e amante.
 LAURINA
 M’assumo anch’io di vostra Serva il titolo.
 LUPINO
 Oh si seggano olà portate sedie,
 Sedili, banchi, banchetti, banconi,
355Scanni, poggi, poggiuoli olà, olà presto.
 CIACCONE
 Presto. (chisto se vede (a Silvio di soppiatto, intanto si portan sedie.)
 Cchiù mbrogliato de me: ah, ah che sfizejo!)
 SILVIO
 (Ciaccone attento sai.)
 CIACCONE
 (Ah Sirvio, Sì! si tu non te nne vaje;
360Io mo’ mbroglio le ccarte.)
 SILVIO
 (Ecco.) (Mi pongo ad osservar da parte.) (si ritira.)
 CIACCONE
 Mio Signor Baronissimo:
 Io son tutta indisposta
 A rifarvi ogni esequie: anzi vorrei
365Basta: risegga e sua sorella, e lei.
 LAURINA
 Io conforme il mio debito richiede
 LUPINO
 (Oimé! parla di debiti costei!) (a Delfina.)
 DELFINA
 (Oibò: lei corrisponde all’accoglienza.) (a Lupino.)
 LAURINA
 Pria di sedermi; fo la riverenza.
 CIACCONE
370Miei Patroni ossequiosi, (seggono.)
 E disobbligantissimi Signori:
 La nobiltà porputa,
 E ll’orribil bellezza di Maddamma;
 Con faudiante grido
375Trommettiato hà la Famma in ogni lido.
 Tanto ch’io fi’ da Napole
 Mi so’ mmosso, e scommosso
 A tentà la sventura in quanto posso,
 Di fa razza co voi.
380No nci sarrà nfi’ llà ne’ lidi Eroi
 Nfra Uommini, e Animali,
 Chi fia di me cchiù lieto, e cchiù nfelice;
 Se tal Consorte in moglie aver mi lice
 Paghe avrò le mie brame
385Qual Porco nel lotame ingarbugliato;
 Se mmi sarrà Cainato
 Lei; o a la peggio, se averrò pi Sposa
 La Segnora vizzosa sua sorella.
 LUPINO
 Oh che fecondia!
 CINTIA
                                  Oh che gentil favella!
 CIACCONE
390Ll’un’o ll’auto mmi jova.
 Ma si volete ntanto una ripruova
 Di mia recchezza sfonnolata al sommo:
 Vecco di gioje, e d’oro (additando alcune Some coverte venute seco.)
 Qual lubrico tesoro ho qui arrecato,
395Pe nne fa un dono a voi spropositato.
 LUPINO
 Ma della nobiltà
 CINTIA
                                 Sì
 CIACCONE
                                        Adaggio, adaggio:
 Si po volite un saggio
 De la mia nobirtà chiatta, e majatica:
 Vecco: qua nuovi Privileggi antichi (additando un fascio di privilegi.)
400Godono gli Antenati
 Miei successori! apriteli, smicciate. (mostra volerne legger uno.)
 Da cca qua dice uh! cose indiavolate.
 E si po richiedete della mia
 Virtuosità qua ssegno insufficiente;
405Dal discorzo presente, e dal futuro
 Arguì lo porrete. Io me vi mpatto
 Pe Lletterato cchiù de le balici
 De la Posta. Laonne, ecco, oh Signori,
 Già schieatovi, ch’io
410So, co vosta licenza,
 Ricco, nobbole, e addotto in escrescenza.
 LUPINO
 E viva ella ha trascorso insanamente,
 E dal quel gran Baron, ch’esser si vede.
 È viva in verità dal capo al piede.
415Tu che ne contro dici, (volgendosi a Cintia.)
 Madama?
 CINTIA
                      Signorino
 Io da’ suoi dotti detti
 Contrafatta arrestai.
 Né per me saorei mai trasfigurarmi
420Più importuna occasione.
 LUPINO
                                                 Ella è di peso.
 DELFINA
 (Che mai sarà!) (entra.)
 LAURINA
                                 Il mio fratel Barone
 CINTIA
 Già l’abbiamo preinteso. Ond’io pregiudico,
 Che per ristabilirsi un tal consorzio
 LUPINO
 Ne vogliamo trascorrere
425Su nelle istanze un po’? (s’alza per salire, e seco tutti.)
 CINTIA
                                               Sì, sì inviamoci.
 CIACCONE
 A nnoi.
 LUPINO
                 Ma quai rumori! (s’arrestano.)
 DELFINA
 Salvatevi, salvatevi Signori. (esce sollecita.)
 CIACCONE
 (Uh Diaschece! Laurina? Nci avaranno (a Laurina da parte.)
 Scopiert’arramma già. Vi’ che mmalanno!)
 LUPINO
430Che fu?
 CINTIA
                  Cos’è?
 DELFINA
                                 Fuggiam.
 LAURINA
                                                     Perché?
 LUPINO
                                                                      Che accadde?
 DELFINA
 Stizzato l’Orso a un tratto,
 Ha rotto la catena, e qui sen cala.
 LUPINO
 E il custode
 CIACCONE
                         Sacciamo
 DELFINA
 Eccolo lì.
 LUPINO
                    Salvianci, rifuggiamo.
 CINTIA
435Lassa! dove concorro!
 CIACCONE
 Dico, saper si pò
 Che Ddiavol’è succiesso, sì, o no?
 CINTIA
 Stelle! Son morta! (sviene su d’un poggiuolo.)
 DELFINA
                                     Uh miser chi c’incappa. (fugge.)
 CIACCONE
 Mamma mia brutta bestia: scappa, scappa. (monta su d’un Albero.)
 
 SCENA XI
 
 Esce l’Orso; e dopo aggiratosi per la scena s’accosta a CINTIA, che sta svenuta: vien fuori SILVIO, che subbito l’assale, e dopo brieve combattimento l’uccide: indi tornano in iscena gli anzidetti.
 
 SILVIO
440In periglio di morte
 Veggo l’Idolo mio:
 O salverollo, o morrò seco anch’io. (siegue la zuffa, sul fin della quale Cintia riviene.)
 CIACCONE
 Sirvio addo’ vaje? Dejaschece!
 Dalle: votta le mmescole.
445Oh bona! fruscia, n’avè filo carreca
 Armo vi’ Ttaffe uh! già l’ha smafarato!
 Benedette le mmano: te le boglio
 Vasà da cca, te Potta! si’ n’Arlanno
 Propio de li Quartiere: atta d’aguanno! (cala.)
 CINTIA
450Che fu! che veggo! oh Dei!
 SILVIO
 Bella più non temer: salva già sei.
 LAURINA
 Che valente Pastore!
 LUPINO
 Silvio, tutti dobbiamo al tuo valore
 E vita, e liberalità.
 CIACCONE
                                     Dicetemi
455La bestia è morta?
 LAURINA
                                     Sì.
 DELFINA
                                             È morta.
 CIACCONE
 Morta estinta!
 LUPINO
                             Distintissima via.
 CIACCONE
 E la Signora Maidamuccia mia
 È sana, o sarva?
 LUPINO
                                Silvio
 Deliberonne tutti dall’artiglio
460Dell’Orsesco periglio.
 CIACCONE
 Sì eh? oh ne godiammo
 Al pinultimo grado.
 Silvio? qual’è il tuo nomme? (a Silvio.)
 SILVIO
 Silvio appunto Signor.
 CIACCONE
465Be’: Silvio appunto
 Stia sempe a nostri piè per sì bell’opra.
 SILVIO
 Grazie.
 CIACCONE
                 Va bacia intanto a la Signora
 La destra, la sinistra e che sacc’io.
 LUPINO
 Andate, andate a disagiarvi sopra,
470Signoruccia gradita.
 CINTIA
 A te debbo la vita. (a Silvio, ed entra.)
 Mi salvasti da sorte.
 SILVIO
 E pur tu sei cagion della mia morte. (parte.)
 LUPINO
 Cos’hai tu Baroncina?
 LAURINA
475Ah! (Fingere or debb’io.)
 Questo cor poveretto
 Così, così mi va battendo il petto.
 
    Speme, e timore
 In questo seno
480Come una Lucciola
 M’han reso il core:
 Or sembra splendere,
 Or venir meno:
 E lieto e languido
485Or batte, or no.
    Deh se nol credi,
 Mio Signorino;
 Qui tocca e vedi,
 Vedi un tantino
490Se questo palpito
 Soffrir si può.
    Speme &c. (entra da Cintia.)
 
 SCENA ULTIMA
 
 LUPINO, CIACCONE, e DELFINA.
 
 DELFINA
 (No! questa Signoretta
 O tanto è furba, o tanto è semplicetta.)
 CIACCONE
495(È ccauda sta guagliona.) (mirando Delfina.)
 LUPINO
 Senti messer Barone.
 CIACCONE
 Veccomi. (Ascorta un po’ cara zitella.) (a Delfina.)
 DELFINA
 (Son qui.)
 LUPINO
                      Vostra sorella
 Tiene ciascun marito?
 CIACCONE
500Non ch’io sappia: ma è ffacele
 Pirò, ch’appriesso ll’abbia.
 LUPINO
 O sicuratamente:
 Non c’è diffacoltà.
 CIACCONE
                                    (Sei tu incasata?) (a Delfina.)
 DELFINA
 (Ancor non già: ma è facile.
505Però che in breve il sia.)
 CIACCONE
 (Oh cierto non c’è dubbejo.)
 LUPINO
 Come vi prenomate?
 CIACCONE
 Mi chiammo il Si Barone
 Doncherehen del Brigante
 LUPINO
510Birbante! bravo, bravo.
 CIACCONE
 (Voi comme vi chiammate?)
 DELFINA
 (Delfinetta Scaltrina)
 CIACCONE
 (Squaltrina! buono, buono.)
 LUPINO
 (Colei mi piace assai.)
 CIACCONE
515(Chesta mme piace troppo.)
 DELFINA
 (Io comprendo soverchio
 Quanto cova costui: (accennando da Lupino, e Ciaccone.)
 Basta: spero di farla a questi, e a lui.)
 
 Eh! Signor, che avete mai?
 
 LUPINO
 
520Ah! hò un certo non so che.
 Sior Baron? pensoso stai!
 
 CIACCONE
 
 Ah! che più no stongo in me?
 Ne? ps ps? Derfi’ cos’hai?
 
 DELFINA
 
 Ah! che già son fuor di me.
 
 LUPINO
 
525(Io fo conto che colei (da sé.)
 Ad amarmi cascherà.
 Domandiamone a Costei:) (va per chiederne a Delfina.)
 Co llicenza (a Ciaccone.)
 
 CIACCONE
 
                        Attenna, attenna:
 Ca ntramente co sta Nenna (si prende per mano Delfina e seco passeggia.)
530Io mi spasso a spasseggiar.
 
 LUPINO
 
 No: volea sta ad ascoltar
 
 CIACCONE
 
 (Tu mm’hai posto gioja cara (amoroso.)
 Na carcara propio cca.)
 
 DELFINA
 
 (Ah! che dite! voi scherzate: (fra lor due passeggiando.)
535E arrossir mi fate già.)
 
 LUPINO
 
 Piano un po’: che per istrada, (vuol passeggiar con garbo, ma lo fa sconciamente.)
 Bada a me: si va così
 
 DELFINA
 
 (Che bel garbo! vedi là.) (fra loro deridendo Lupino.)
 
 CIACCONE
 
 (Oh che spanfio mmeretà!)
 
 LUPINO
 
540Non è vero! (a Delfina.)
 
 DELFINA
 
                          È vero sì.
 
 LUPINO
 
 E il saluto è questo qui (fa ’l saluto anche sconcio.)
 
 CIACCONE
 
 (Nche t’ho bisto, na cagliosa, (a Delfina sotto voce.)
 Tta; mm’ha dato quinci Amor.)
 
 LUPINO
 
 Cosa?
 
 DELFINA
 
               Nulla: è un imbasciata
545Che a Madama ei vuol mandar.
 
 CIACCONE
 
 Ma ddo’ stammo! ad un Barone (fingendo alterarsi con Lupino.)
 Soggezzione lei vuol dar!
 
 LUPINO
 
 No: perseguiti, a suo modo;
 Ch’io sto sodo, e non fo motto. (rimettendosi.)
 
 DELFINA
 
550(Questi è cotto in verità.) (da sé.)
 
 CIACCONE
 
 (Per te il core a ppoco a ppoco
 Nnammollato ntra lo ffuoco. (lo dice sotto voce a Delfina ed entra.)
 Nfummo, Bella, se nne va.)
 
 DELFINA
 
 (Poveretto, che pietà!) (con ischerzo guardando appresso Ciaccone.)
 
 LUPINO
 
555Eh Delfina? Ei che t’ha detto? (a Delfina con curiosità, partito Ciaccone.)
 
 DELFINA
 
 Sì ch’ei brama che Madama (imbrogliandosi.)
 Io me l’ho scordato già. (entra.)
 
 LUPINO
 
 Ah che amore in mezzo al core
 Uh nel petto, che mi fa! (entra.)
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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