Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 L'amore in maschera, Napoli, Per Domenico Langiano, 1748
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO III
 
 SCENA I
 
 FIORLINDO, ed ORTENSIO.
 
 ORTENSIO
 Intendesti Fiorlindo?
 FIORLINDO
                                          Intesi, e molto
 Stupisco inver, che voi
1480Cancellar pretendete dal mio core
 L’immagine di Barbara,
 Che con i strali suoi scolpivvi Amore.
 Barbara sia mia sposa.
 ORTENSIO
                                            Avrei creduto
 Che a primi detti miei
1485Acchetato vi fuste;
 Ma giacché v’ostinate
 Nell’amore di Barbara: vi replico
 Fuor de denti, che Barbara
 Vostra sposa non fia.
 FIORLINDO
1490Chi mel contenderà?
 ORTENSIO
                                         Barbara istessa
 Che vi rifiuta, ed il mio braccio.
 FIORLINDO
                                                            Adunque
 Pretendete di far meco questione?
 ORTENSIO
 O Barbara lasciate
 O meco vi ammazzate.
 FIORLINDO
1495Non ricuso il cimento.
 Eccomi all’armi.
 ORTENSIO
                                 Caderai superbo. (si battono.)
 
 SCENA II
 
 ROSAURA, e detti.
 
 ROSAURA
 Olà, olà, in casa di Rosaura
 Tanto si ardisce! Date in quest’eccessi
 Nell’altiera magion d’una mia pari?
 ORTENSIO
1500Signora, pretendea
 Fiorlindo, che sua spada
 Fusse di miglior pregio, che la mia.
 Per farne paragone
 Si cacciaro le spade.
1505(Simuliamo così.) (piano a Fiorlindo.)
 FIORLINDO
                                     (Mi piace) è vero
 Nacque tutto l’impegno per vedere
 Se star potea a confronto
 Della mia Durindana
 La di lui Balisarda.
 ROSAURA
1510Bel ritrovato invero! altro motivo
 Fu causa de la rissa: io ben l’intendo
 Ortensio tarpa l’ali
 Al tuo folle desio: E tu Fiorlindo
 Spiega l’altero velo
1515Sulla bella pendice
 Di quelle nozze, onde sarai felice.
 ORTENSIO
 (Odi l’altiera! E mi deride ancora.)
 FIORLINDO
 Altro il mio cor non brama.
 ROSAURA
 Intanto questa sera entrambi invito
1520Alla serata di festin, che voglio
 Qui fare, e mascherati io qui vi attendo.
 ORTENSIO
 Non ricuso i favori (in questo modo
 Mi sia permesso favellar con Barbara.)
 FIORLINDO
 Sarò pronto a ricevere
1525Il non pensato onor.
 ROSAURA
                                       Pensi ciascuno
 A una maschera bella,
 Perché intendo di fare
 Fra tutti i mascherati
 Una burletta all’improviso, e poi
1530Ballo.
 ORTENSIO
              V’intendo io vado a mascherarmi.
 Mi dia licenza. (parte.)
 ROSAURA
                               Addio.
 FIORLINDO
 Madama, vado anch’io a trasformarmi,
 Me li profondo. (parte.)
 ROSAURA
                               Serva divotissima.
 
 SCENA III
 
 CARLOTTA, e ROSAURA.
 
 CARLOTTA
 Signora, il Genitore
1535Vi dice, che le nozze
 Della Signora Barbara
 Con Fiorlindo si debbano sospendere
 Almeno per un mese.
 ROSAURA
                                          E la cagione?
 CARLOTTA
 Perch’è venuto un tal Monsù Francese
1540Ad abitar qui in casa nostra, e dice
 Che non può udir parlare
 Di donna e matrimonj: finché questo
 Qui dimora non vuole
 Che di ciò si discorra
1545Anzi vuol, che noi stiam nascoste affatto.
 ROSAURA
 Il Genitore è matto.
 Ditele, che le nozze di Fiorlindo
 Debbono effettuarsi
 Doman la sera impreteribilmente:
1550Che noi vogliamo uscire a conversare
 Per casa nostra senza soggezzione;
 E se colui non vuole
 Vedere, o sentir donne, vada via.
 Or tu Carlotta mia
1555Ordina a miei staffieri
 Che calino i portieri, e preparando
 Vadino i lumi, e tutto, che fa d’uopo.
 Per il festino, che stasera io voglio
 Qui far, come già sai.
 CARLOTTA
1560Sollo, e già son venuti i Sonatori,
 Ed altri. Io come voi mi avete imposto
 M’ho procurato un abito da maschera,
 E avrò l’onor
 ROSAURA
                           L’ho a caro. Ma sia bella
 La tua maschera sai.
 CARLOTTA
1565Vedrò ingegnarmi.
 ROSAURA
                                      Intanto,
 Vanne, e fa quanto dissi. E pria del tutto
 Previeni il Genitore.
 CARLOTTA
                                        Vado volando.
 (Amor nel sen mi dice,
 Che questa notte io diverrò felice.) (parte.)
 ROSAURA
1570Così va bene, meditando io vado
 Un ingegnoso inganno.
 Ho fatto a mio capriccio un soggettino
 D’una commedia all’improviso, in cui
 Per concluder la favola,
1575(Come suole) sarò sposa d’Ortensio.
 Lo che darà principio
 A ordir la tela, onde davvero al fine
 M’impalmerà quell’ostinato core
 Che tiemmi avvinta in servitù d’Amore.
 
1580   Pria del fatal cimento
 L’intrepido Guerriero,
 Della sonora tromba
 Si desta al suono altiero,
 Già di pugnar sospira,
1585E impaziente aspira
 Al trionfale onor.
    Così un bel suono io sento
 Che in petto mi rimbomba,
 Desta la speme in seno,
1590E di novel contento
 Rende felice appieno
 L’innamorato cor. (dopo l’aria si calano le due portiere, e comincia l’illuminazione.)
 
 SCENA IV
 
 Don SCIPIONE, e BARBARA.
 
 SCIPIONE
 Cos’è questa funzion? perché calate
 Sono queste portiere, ed a che fine
1595Veggo qui tanta gente?
 BARBARA
                                             Chella pazza
 De Rosaura sta sera
 Vo’ fa na mascarata co n’abballo
 E commedia porzì.
 SCIPIONE
 Oh corpo d’un Giudio!
1600E il Teatro dov’è?
 BARBARA
                                   Senza Triato
 Se fa?
 SCIPIONE
               Oh questa è buona!
 Voi ancora sarete
 Maschere?
 BARBARA
                       Cierto. Che non potarrebbimo
 Mascararci noi pure?
 SCIPIONE
1605Ben: ci sarò ancor io:
 Per or mi è riuscito dare a credere
 Al vostro Genitore
 Ch’io sono un Forastiero, e che non posso
 Veder donne, e con tal suggezzione
1610L’ho indotto a non parlar di matrimonj,
 Né di femmine: tanto
 Basta per ora, a far che si prolunghino
 Le nozze stabilite di Fiorlindo
 Con voi.
 BARBARA
                   Stateve attiento
1615Che chillo frabuttiello de Peppino
 Non ve scommoglia.
 SCIPIONE
                                        Oibò, gli ho regalato
 Tre zecchini, starà cheto il furfante.
 Or dite in quale maschera
 Penzate trasformarvi.
 BARBARA
1620Noi ci trasformarebbimo
 In Madama Franzese.
 SCIPIONE
 Oh corpo d’un Giudio
 Connette col Monsù, il qual son’io.
 BARBARA
 Pir questro il faciarrebbimo.
 SCIPIONE
                                                       Ma dite
1625Se vi accade parlar: saprete voi
 Dir qualche terminuccio Francese?
 Corpo d’un Giudio! dite.
 BARBARA
 Nne saccio tanto quanto:
 Rosaura quarche borta
1630Nne ha parlato: io l’intesi, e mme ne sono
 Mmezzata arquanto.
 SCIPIONE
                                        Oh caro Idolo mio
 Voi mi struggete, corpo d’un Giudio!
 BARBARA
 
 Io saccio di’ porzì:
 Votre servant cresommola!
1635Vu ser muy sciarman
 Guì, guì, mvè, nepà
 Forbien Sanfason
 Sge per vù mor, mondiù!
 Venite un peù isì,
1640Amable, e cher Monsiù.
 
 SCENA V
 
 Don SCIPIONE, e poi GIANGRAZIO.
 
 SCIPIONE
 Ah ah! ha incastellato più spropositi
 Che parole. Ma corpo d’un Giudio
 Anch’io vo’ mascherarmi
 E nel festin trovarmi,
1645Chi sa mi riuscisse
 Tra la confusione
 Machinar qualche tratto, onde venisse
 A capo il mio disegno, ed ottenessi,
 Come desio costei per mia consorte.
1650Ed ecco il Vecchio.
 GIANGRAZIO
                                     Vide, che sconquasso
 Ha puosto sta bonora
 De Figliema pe ffare sto festino,
 E chello ch’è ppeo
 Ca vole ch’io porzine faccia mascare!
1655Vi’ che ghioja! Io mperrò mme vesto mascara
 Pe bedè de potè di’ quarche cosa
 A Carlotta: lo guajo
 Cchiù gruosso è, ch’aggio ncasa sto frostiero
 Chisto non pò sentire, né bedere
1660Femmene: Mo’ nne veneno
 Na caterbia; e lloco
 Monsù more senz’autro. Io mo’ vorria
 Dicerencello, azzò che se nchiudesse,
 E cca non comparesse.
 SCIPIONE
1665Monsiù Giangrase? Ola?
 GIANGRAZIO
 Schiavo de Voccellenzia.
 SCIPIONE
 Quel ritratte dell’otre
 Sciambre è de fame?
 GIANGRAZIO
 Ah sì chillo ritratto
1670Che stace all’autra Camera?
 È de Gnamatre
 SCIPIONE
                               Coman com
 GIANGRAZIO
                                                       Gnernò
 È de Gnopatre (le venga l’arraggia.)
 Mo lo faccio levà.
 SCIPIONE
                                  Trebbien, trebbien.
 GIANGRAZIO
 Or io aggio da dire a Voccellenza
1675Na cosa.
 SCIPIONE
                   Dite.
 GIANGRAZIO
                               Figliema
 SCIPIONE
                                                  Che che?
 Voi avete une figlie?
 GIANGRAZIO
                                        Signorsì.
 SCIPIONE
                                                           Femine?
 GIANGRAZIO
 Cca le ffiglie songo femmene
 Commesechiamma.
 SCIPIONE
                                        In case vostre? Oimè! (piglia l’odore.)
 GIANGRAZIO
 Canchero mm’è scappata! non segnore
1680Sta trenta miglia lontano da cca
 (Ll’aveva fatta nera.)
 SCIPIONE
                                         Mache malo
 Trenta miglie lontane?
 GIANGRAZIO
 Si non basta, la manno porzì all’Innie.
 SCIPIONE
 È suffisant; è suffisant.
 GIANGRAZIO
1685Or io ve voglio dicere, sta sera
 Cca se fa no festino?
 SCIPIONE
 E vi saranno femine?
 GIANGRAZIO
 Aiebò songo tutt’Uommene
 Vestute fem
 SCIPIONE
                          Oimè!
 GIANGRAZIO
                                         (Mmalora piglialo.)
 SCIPIONE
1690Bien, bien Omme vestite
 Fame?
 GIANGRAZIO
                Fame gnorsì.
 (Gabbammolo accossì.)
 SCIPIONE
 Verré donch al festin ancora sge.
 GIANGRAZIO
 Comme vo’ voscellenzia
1695Commesechiamma: (Lo guaio è si chisto
 S’addona ca so’ femmene
 Revota lo festino!
 Arresecammo. Chelle trenta doppie
 Lo mese mm’hanno rotta
1700La noce de lo cuollo. Ma mperrò
 Noll’aggio viste ancore.)
 SCIPIONE
 Chesche vù dit?
 GIANGRAZIO
                                Deceva
 (Allecordammoncello
 P’ogne buono fine) Accellenzia la cosa
1705De li trenta Luigi antecepate
 Lo mese, ch’ha prommiso voscellenzia
 SCIPIONE
 Sge n’antand la langhe Italiane.
 GIANGRAZIO
 Voscellenzia nzi’ a mo’ nn’ave ntennuto?
 E mmo’
 SCIPIONE
                  Antand, e non antand.
 GIANGRAZIO
                                                            Voccellenzia
1710Ntenne commesechiamma, quanno vole.
 SCIPIONE
 Vù parlé con prestesse.
 GIANGRAZIO
 Io parlo priesto, e Voccellenzia paga
 Tardo. Parlammo chiano.
 SCIPIONE
                                                 Vì vì.
 GIANGRAZIO
 Fratemo mm’ave scritto (parla adagio.)
1715Ntennite.
 SCIPIONE
                     Vì. E depuì.
 GIANGRAZIO
                                             E depuì, che buje
 Mme pagate lo mese antecepate
 Trenta doppie.
 SCIPIONE
                              E biene! trente stoppe?
 GIANGRAZIO
 Che stoppa; e lino? Trenta doppie dico.
 SCIPIONE
 Antand.
 GIANGRAZIO
                  O manco male! mme pagate
1720Sse trenta doppie?
 SCIPIONE
                                     Coman, com
 GIANGRAZIO
                                                              Pagate.
 SCIPIONE
 Pagare?
 GIANGRAZIO
                  Sì Segnore
 Pagare.
 SCIPIONE
                 Che vol dir queste parole
 An Italian?
 GIANGRAZIO
                        An Italian pagare
 Commesechiamma vene addi’ pagare:
1725Come s’ave da di’?
 SCIPIONE
 Ditele an franzé.
 GIANGRAZIO
                                 Nfranzese?
 SCIPIONE
                                                        Uhì.
 GIANGRAZIO
 Chi sa parlà franzese?
 SCIPIONE
 Aprené don, imparé queste langhe.
 GIANGRAZIO
 E ba ca so’ arrevato.
1730Aggio da mparà primmo
 De cercarlo nfranzese
 E po songo pagato. Ma già è notte
 Ed a trasì accommenzano le mascare,
 Jammoce a mmascararence nuje pure
1735Si Monsù vo’ venire è lo patrone.
 SCIPIONE
 Vì, vì.
 GIANGRAZIO
               Guì guì (nfra tanta femmene
 Chi sa le vene fuorze l’antecore
 Commesechiamma, e de sto muodo senza
 Farele niente scuorno
1740Me lo levo da tuorno.) (entra.)
 SCIPIONE
 Ah ah è stata curiosa! non può meglio
 Andar l’invenzione. Altro non resta
 Che terminar la conclusione.
 Vado al festino anch’io: Dove ho speranza
1745O mi lusingo almeno
 Che Barbara sia mia. Amor mi dice
 In mezzo al petto, corpo d’un Giudio,
 Che al fin possederò l’Idolo mio.
 
    Più il Mar non mormora
1750Il Ciel sta placido,
 Spirano i zeffiri
 Dolci, e piacevoli,
 Già lieto naviga
 Senza periglio
1755Il gran Naviglio
 Di questo cor.
    Più non pavento
 Restare absorto.
 Sicuro al Porto
1760Mi guida Amor.
 
 SCENA VI
 
 S’alzano le due Portiere, e danno luogo alla veduta della parte interiore delle loggie tutta vagamente illuminata. Si veggono sul piano superiore tutti i Personaggi mascherati, cioè GIANGRAZIO da Pulcinella, ROSAURA in dominò, ORTENZIO da Dottor Graziano, FIORLINDO da Barcarolo, CARLOTTA da Contadina Fiorentina, BARBARA da Madama Francese, don SCIPIONE da Monsù con maschera, e PEPPINO da Arlecchina. Tutti siedono sopra varie sedie poste in ordine sul medesimo piano, ed intanto preceduta da brieve sinfonia si dà principio alla burletta all’improviso. GIANGRAZIO da Pulcinella discende per la porta a man sinistra che finge esser sua casa fa la seguente scena.
 Pulcinella solo di casa.
 
 GIANGRAZIO
 Dissero buono li Parapatetece,
 Ch’autro non è la femmena
 Commesechiamma, che ghiusto na femmena,
 Femmena vene addicere
1765Effe, e fe zoè fete,
 Emme, a ma mariola Enne, a na
 Fecato fritto, e baccalà. Io mone
 Commesechiamma, voglio di’ ca songo
 Male mmattuto co ste doje fegliole
1770Che mm’ha lassato Fratemo,
 Lo Cielo ll’aggia ngrolia pe popelle;
 Ed io so’ lo trotore, o teraturo
 Comme sta scritto a chisto strunzamiento
 O cornecillo. Vasta, or io mo’ voglio
1775Ì a chiammà sto Dottore ammico mio
 E faremillo lejere: e bedere
 Che cosa nce sta dinto
 E che nn’aggio da fa de ste popelle.
 Oh de casa? (va a bussare alla porta a man destra, che si finge che sia la casa del Dottor Graziano, e risponde Ortensio.)
 
 SCENA VII
 
 Dottor Graziano di sua casa, e Pulcinella.
 
 ORTENSIO
                          Chi batt? Chi buss? Chi picchia
1780La porta del Duttor?
 GIANGRAZIO
                                        È la Pupella
 Gnornò, voleva di’, Pollocenella.
 ORTENSIO
 Vù avi’ picchiato l’uscio
 Del Duttor, Duttorin, Duttorinaz?
 GIANGRAZIO
 Chi ha pisciata la vusciola?
1785Io so’ benuto cca
 ORTENSIO
                                 Vù avi’ bussato
 La porta del Duttore
 Campanil, campanone, Campanaz?
 GIANGRAZIO
 Gnornò n’aggio sciosciato, e non so’ pazzo.
 ORTENSIO
 Mo diavel chi avi’ ciamato vù?
 GIANGRAZIO
1790Gnorsì.
 ORTENSIO
                 E che voliv?
 GIANGRAZIO
 Gnornò non voglio aulive
 Volea sapere si sapite leggere?
 ORTENSIO
 Mo cancher! Un Duttor non savi lezer!
 Un Duttor, sen ì a mi:
1795Ha da saver la lez.
 GIANGRAZIO
 La lesena.
 ORTENSIO
                      Retorica.
 GIANGRAZIO
 Bettoneca.
 ORTENSIO
                       Filosofia.
 GIANGRAZIO
 Frelosecaria.
 ORTENSIO
                           E la lingua latina.
 GIANGRAZIO
 Nquanto a chesso scusateme
1800Io nne canosco tanta,
 Che no ntenneno manco lo borgare.
 ORTENSIO
 Ma mi non son di questi.
 Mi son Duttor, causidic, avucat
 GIANGRAZIO
 Lo saccio, e so’ benuto
1805Perzò da Ussignoria
 ORTENSIO
 Mi son di Blogna, ho studiat’in Padova
 Son Duttorat in Roma.
 GIANGRAZIO
                                            Sì Segnore.
 Or io ve voglio dice
 ORTENSIO
                                      Per la Lez?
 So i paragraf, i codiz, i diziest
1810La gloss, le pandett.
 GIANGRAZIO
                                       Sì Segnore.
 Or io mo’ ve deceva
 ORTENSIO
                                       Per la Retoric
 So le fegure: gli argomenti, e i luoghi
 Topici.
 GIANGRAZIO
                Segnorsì Parlammo a nuje
 ORTENSIO
 Per la filosofia
 GIANGRAZIO
1815(Mmalora! mo’ stroppeo lo Tribunale.)
 ORTENSIO
 So’ li prinzipj de Generatione,
 De loco, & vacuo, de motu, & quiete.
 GIANGRAZIO
 (Uh diavolo affocalo!)
 ORTENSIO
 E di lingua latina...
 GIANGRAZIO
1820(Io nce ll’aggio da di’, si be’ crepasse.)
 ORTENSIO
 So i nomi, i verbi, gli attivi, i passivi,
 Infiniti, gerundj, e partizipj.
 GIANGRAZIO
 Uscia ha da sapere
 ORTENSIO
 Per la Lez ho studiat Bartolo, e Bald.
 GIANGRAZIO
1825Ca fratemo bon’arma,
 Salute n’agge maje
 ORTENSIO
                                      Per la Rettoric
 Zizerone, e Demosten.
 GIANGRAZIO
 Facette Testamiento, e me lasciaje
 ORTENSIO
 Per la Filosofia
1830Platon, ed Aristotil.
 GIANGRAZIO
 Tutore de doje figlie
 ORTENSIO
 E vù dici bei con
 Che il Duttor non sa lezer? Cospetton!
 
    Mi sono (a chi dic mi?)
1835El prinzep della lez:
 El Tip de la Rettoric:
 El capo de Filosof:
 El primo de Grammatic:
 Ti el prinzep de buffoli,
1840El Tip de l’ignoranzia,
 El capo degli arcasini
 El primo de le bestie:
 E mi non savi lezer?
 Al corpo de mi Mader
1845Sbusar ti vo’ el pulmon
 Col mi temperarin.
    In test mi ho la lez,
 In bocc mi son retoric.
 In ment mi son Filosof,
1850In setiver son Grammatic.
 In testa ti è un buffalo,
 In bocca ai l’ignoranzia,
 In mente ti è un arcasino,
 In scrivere una bestia.
1855Mo’ diavol! E poi dizi
 Che non so lezer mi?
 
 SCENA VIII
 
 Pulcinella solo.
 
 GIANGRAZIO
 Oh ca sell’ave rutto, ente Dottore
 Chiacchiarone! noll’aggio
 Potuto dire chello, che boleva
1860Mm’ha avuto a fa schiattà voglio ite a n’auto
 Pecché comme Io po dice lo mutto
 Ca che pecché ah sì
 A cuoppo cupo poco pepe cape. (entra.)
 
 SCENA IX
 
 Ninna Contadina, poi Nanni Barcarolo Veneziano.
 
 CARLOTTA
 
    Chi vuol de gobbi, e sedani,
1865Chi vuol carote, e cavoli,
 Ho l’insalata tenera,
 Radicchi, e ravanelli,
 Lattughe, e finocchielli,
 E il cedrivolo ancor.
1870   Basta, che voglia spendere,
 Chiami, e si facci intendere.
 Erbetta fresca, e nobile
 Da me se li dispenza.
 Baratto, e non credenza
1875Sol speri dal me cor.
 
 FIORLINDO
 Passarotela mì
 Ghe fazzo rierenza.
 CARLOTTA
                                      Oh Nanni caro
 Tu ai buone nuove
 Staman n’cero?
 FIORLINDO
                                Come
1880Mi guardo el to visin, viscere care,
 Me ne vo inbruo di polpette.
 CARLOTTA
                                                      E pure
 Ce n’enno di cattie.
 FIORLINDO
 Cosa ghe xe de nievo?
 CARLOTTA
                                           Vole o caro,
 Me pa’ dammi marito.
 FIORLINDO
1885Oh cospetto! Chi xe questo mario?
 CARLOTTA
 Tonio de melogranato;
 Ma io non vo’ marito
 Se io non hoe a tene, che se’ stato
 I me primiero damo.
 FIORLINDO
                                          E se lu ripica,
1890Che così vol, e te minazza darte
 Le bastonae.
 CARLOTTA
                          E mi potrebbe anche
 Ammazzare.
 FIORLINDO
                          Stara stu
 Salda, e fedel al to barcariol?
 CARLOTTA
 Certo com’una pietra,
1895E tu, se anche i’ to padron volesse
 Darti i mogghie a so mo’?
 FIORLINDO
 Mi ghe risponderei
 Che per el to musino ho el colbrusao.
 CARLOTTA
 Dunque sarai fedele?
 FIORLINDO
1900Più d’un can bracco; e ti?
 CARLOTTA
 I ti vorrò del ben fino alla morte.
 FIORLINDO
 Sarastu la me Dama
 Finché mi sarò morto, e sotterao.
 CARLOTTA
 O boce cara!
 FIORLINDO
                          O viso inzuccarlo!
 
1905   Se miro qualche stella
 Che chiara, e luminosa
 La tremola,
 La sbambola
 Col dolce scintillar.
1910   Me par vedere in quella
 La me vaga amorosa,
 La coccola,
 Rignoccola,
 Cheme fa sospirar.
1915   Se sento in qualche pianta
 Cantare un osellino,
 Che muovase,
 Che girase
 Col vago svolazzar.
1920   Me par udir, che canta
 Col caro so musino
 La coccola
 Rignoccola
 Che ne fa sospirar.
1925   Se guardo nel pratello
 Mi qualche vago fiore,
 Che languido,
 Che tenero
 Call’aure sta a scherzar.
1930   Mighe rimiro in quello
 El viso del me amore,
 La coccola
 Rignoccola,
 Che me fa sospirar.
 
 SCENA X
 
 Nina, e poi Pulcinella.
 
 CARLOTTA
1935Quanto m’è caro: mo’ qui viene questo
 Sciocco di Pulcinella
 Divertì mmi ci voglio.
 GIANGRAZIO
                                           Aggio parlato
 Co no Dottore, e m’ave
 Ditto ca io songo lo Protanquanquanco
1940De le Nepute meje. Or io mo’ voglio
 Nchiuderle, azzò non facciano all’ammore
 Ca pareno, che sieno
 No poco capo abiento.
 Ma te vecco Ninetta Sciorentina
1945Atta, e che piezzo! auh Policenella
 Che fosse, e stammatina
 Tu addeventasse Gallo, essa Gallaria!
 CARLOTTA
 
    Chi vuol de gobbi, e sedani &c.
 
 GIANGRAZIO
 Oh Ninetta bommespere
 CARLOTTA
                                                Oh bondie
1950Signor Pulicinella.
 GIANGRAZIO
                                    Ma che cante?
 CARLOTTA
 I canto de strambottoli
 Così com’i ghione imparati.
 GIANGRAZIO
                                                     Buono
 Ma tu co ssi strambuottole
 Mme faje
 CARLOTTA
                     Che cosa?
 GIANGRAZIO
                                          Oh cana?
 CARLOTTA
                                                              Mi volete
1955Vo’ brullammi. (Costui fa i’ cascamorto
 Di me a vedella, ma provar mi voglio
 Scroccaghi quaicche cosa.) (lo guarda attentamente con languidezza.)
 GIANGRAZIO
                                                    Tu me mmire
 Ninetta, e po sospire: P emme fuorze
 Sospire?
 CARLOTTA
                    Eh Signor noe,
1960I non sospiro per liei, né per nimo,
 Sospiro de me spinta volontae.
 GIANGRAZIO
 Spinta volontae ne?
 (Mantie’ Pollecene’.)
 CARLOTTA
                                         Che brontolate
 Liei Signoria?
 GIANGRAZIO
                             Ninetta, già lo ssaje
1965Ca io te voglio bene.
 CARLOTTA
                                        Tutto il die
 Mi state a dire di sì fatte cose
 E po poi
 GIANGRAZIO
                   Che po poi?
 CARLOTTA
 Nulla mi regalate.
 GIANGRAZIO
 (Sta fegliola sarria proprio na gioja
1970Si no mmestesse.)
 CARLOTTA
                                     Ora che dite voi?
 GIANGRAZIO
 Ninetta te vorria
 Regalà no scagliuozzolo.
 CARLOTTA
 Cos’è queste scagliozzolo?
 GIANGRAZIO
 Scagliozzolo è na cosa
1975Bislunga, chiatta, e gialla
 Se frie a la tiella, e se la magnano
 Pe lo bruoco Milorde, ed Abbatine.
 CARLOTTA
 Volete dir frittelle?
 GIANGRAZIO
                                      Signorsine.
 CARLOTTA
 Oh non vo’ queste io.
 GIANGRAZIO
                                         E che borrisse?
 CARLOTTA
1980Sentite: i’ me Sartore
 Vende un bell’abitino.
 Amato i me Signor Pulcinellino
 Me lo compri di grazia.
 GIANGRAZIO
                                             Oiemmè, Ninetta,
 Mo’ nce guastammo.
 CARLOTTA
                                         Ma io
 GIANGRAZIO
                                                      Te, vide ccane
1985Sta faccia, sto nasillo
 Non te fa pazzià?
 CARLOTTA
                                  Siete appuntino
 Qual’io vi bramo ma quell’abitino.
 GIANGRAZIO
 Non può dire ca songo
 O stuorto, o sgavenato.
 CARLOTTA
                                            Anzi più dritto
1990D’un fuso. To guardate
 Che caro Milordino.
 GIANGRAZIO
                                       Ah. ah, ah, ah.
 CARLOTTA
 Eghi è color di rosa.
 GIANGRAZIO
 Che cosa?
 CARLOTTA
                      L’abitino.
 GIANGRAZIO
 Oh che mannaggia l’abbeto
1995Lo cosetore, e chi
 CARLOTTA
                                  Liei non s’incolleri,
 Ch’or me ne vado.
 GIANGRAZIO
                                    Aspetta. Oh che pacienzia!
 Quanto nce vo’ pe sso mmalora d’abeto?
 CARLOTTA
 Otto scudini soli.
 GIANGRAZIO
                                  Otto scudini?
 (Vi’ co cche mmusso astrinto, che lo ddice!)
2000Vecco l’otto scudini.
 CARLOTTA
                                       O me felice!
 
    Chi vuol spinaci, e broccoli
 Fior di borrana, e bietola,
 Le rape, ed il prezzemolo,
 Nepita, e barbatella.
2005È qui l’Ortolanella
 Cortese, e tutta amor.
 
 SCENA XI
 
 Pulcinella, indi Madama di casa, Arlecchina con una lettera in mano per istrada, e finalmente Monsù Pantoficone.
 
 GIANGRAZIO
 Nfratanto me l’ha fatta! vasta dire
 Ch’è Sciorentina. Ma vecco de casa
 Nepotema: sta capo de cocozza
2010È nata a lo Mantracchio,
 E bo’ fa la Madama Paregina.
 Corpaje lo frate mio, che la crescette
 A mammera, e nocella.
 Ma io, che so’ tutore
2015Voglio tutorià: Le voglio fare mo’ na ngiuriata
 Che non benga accossì mmiezo a la strata.
 BARBARA
 Monsiù, sge svi icì por vù obeir.
 GIANGRAZIO
 (Sientetella) Maddamma poco fila
 Leje sa ca stammo a Napole, e no a Franza
2020Voglio dire, ca oscia
 Mme lassa ssi Monsù, e ba scorrenno;
 E attenna a fatecà.
 BARBARA
 Nanì, nanì, nanì. (passeggiando con caricatura.)
 GIANGRAZIO
 Nanì, nanì, nanì. Chess’aje da fa,
2025O so’ tutore, o cuorno.
 PEPPINO
 Patron lassé el pensier ed Arlecchina,
 Non dubité negotta
 Mi ghe porrò tutt’a me cura, a darghe
 Sta letter a Madam, com time diz. (parlando verso dentro.)
 GIANGRAZIO
2030Che d’è manco respunne?
 BARBARA
 Sge svi a votre service
 Comme a vois sge da dire?
 GIANGRAZIO
 Io non saccie, che dicere, e fasule
 Mme vaje vennenno tu.
 PEPPINO
2035(Mo’ cancher! la discurr col so pà pà.) (avvedendosi di Madama, che parla con Pulcinella.)
 GIANGRAZIO
 Leje mo’ mo’ se nne trasa, ca non moglio
 Vedere attornià li moschegliune
 Attuorno cca.
 BARBARA
                           Nanì, nanì, nanì (come sopra.)
 GIANGRAZIO
 E torna co nanì?
2040Io te dico
 BARBARA
                     Guì, guì. (Arlecchina da dietro a Pulcinella dimostra con atti muti la lettera a Madama, Pulcinella nell’istesso tempo si volge, e se n’avvede.
 GIANGRAZIO
                                        Guì, guì che baje
 Ncapanno mosche? e tu che buoje da ccane? (ad Arlecchina.)
 PEPPINO
 Nient mi.
 GIANGRAZIO
                     E bavattenne
 (Chesta cca è na valente
 Portapollastre: allerta.) Eilà Maddamma
2045Abbia.
 BARBARA
                Nanì, nanì. (come sopra.)
 GIANGRAZIO
 E n’autra vota co nanì, nanì.
 Quanto va ca Madama vo’ ch’io sferra.
 PEPPINO
 Ma mi saprò che far: da lu medesmo
 Mi vo’ farghela dar.) (Nel mentre Pulcinella parla con Madama Arlecchina da dietro pian piano li appicca la lettera sulla schena, poi lo percote sulle spalle col pistolese, Pulcinella si volta. Arlecchina coll’azzi degli inchini se n’entra, e fra tanto Madama legge la lettera.)
 GIANGRAZIO
                                         Va trasetenne
2050Nepote mia mo’, comme se chiamma
 Ntienne a me Gua’ bommesperca ossoria.
 BARBARA
 (O felice mon coeur
 Mon amable Monsiù
 Mi avisa in cette carteùChe fra poco verrà
2055Isì a favellare con muè.)
 GIANGRAZIO
 Vedite ch’Arlecchina mpertenente!
 Diceno po, ca no Napolitano
 Stroppea na Bergamasca;
 E tu ancora staje cca? va saglietenne.
 BARBARA
2060Nanì, nanì, nanì. (passeggiando come sopra.)
 GIANGRAZIO
 Nanì, nanì, e nfratanto
 Pare che lei ha pigliato l’acciaro.
 SCIPIONE
 Avé vù date le carte a mon amur. (a Arlecchina.)
 PEPPINO
 Signor el tutt’ha fatt el pistolis.
 GIANGRAZIO
2065Vattenne. (a Madama.)
 SCIPIONE
                      Anzi resté
 Resté avec Madame
 Sans suxgezion Monsiù.
 GIANGRAZIO
 Monsiù, cca non ce vonno
 Monsù (vi’ che bonora
2070Vo’ da me sto Franzese.)
 SCIPIONE
 Madama sge vu remersi
 Tresublemant.
 BARBARA
                              Sge fuis
 Votre servant Monsiù. (si prendono per mano, e Pulcinella si pone in mezzo, e li divide.)
 GIANGRAZIO
 Sempe mme va pe nnanze sto Franzese.
 PEPPINO
2075Pulzinella si adira
 Ah ah che spass! mi gh’ho tutt’el piazer.
 SCIPIONE
 All’onor de vus offrirme
 Servitor de bon coeur.
 BARBARA
                                           Vì, e sge suis
 Pur vù servir Monsiù. (si prendono per mano come sopra, e Pulcinella si pone in mezzo.)
 GIANGRAZIO
                                            Potta dennico
2080Mo’ sferro.
 PEPPINO
                       Questù non la feni.
 Mi ghe remediarò col pistolis.
 SCIPIONE
 
 Eh Madama, veni icy.
 
 BARBARA
 
 Eh Monsiù, ovì, ovì.
 
 GIANGRAZIO
 
 (Vi’ che fremma!) Ah Patrommio
2085(Che pacienzia!) Ah sì nguì, nguì. (interrompendoli come sopra.)
 
 PEPPINO
 
 (Buffalaccio, Babbiù
 To prové el pistolis. (lo percuote, e fugge.)
 
 GIANGRAZIO
 
 Oh cionchia! ma si t’arrivo
 Me la paghe, cride a me. (lo segue.)
 
 SCIPIONE
 
2090Ah Madama, chere, amable.
 
 BARBARA
 
 Ah Monsiù, cher agreable.
 
 SCIPIONE - BARBARA
 
 Vius ret tout le mon amour.
 Vouset tout le mon plesir. (torna Pulcinella.)
 
 GIANGRAZIO
 
 (N’autra vota!) ah Patrommio
 
 PEPPINO
 
2095To pagliaccio. (lo percote, e fugge.)
 
 GIANGRAZIO
 
                             Auh mmalora!
 S’Arlecchina, stammatina
 Mme vo’ proprio fa scherchià. (la siegue.)
 
 PEPPINO
 
 (Zusso come un arcolajo
 Mi ghel vojo far zirar.)
 
 SCENA ULTIMA
 
 Tutti discendono nell’Atrio.
 
 FIORLINDO
2100Non so che dice lei?
 CARLOTTA
                                       Voi mi giuraste
 Fede in Firenze, e non conviene a voi
 Che siete un Gentiuomo
 Mancarmi di parola, io sono Elisa.
 ROSAURA
 Qual viluppo!
 GIANGRAZIO
                            Che d’è commesechiamma
2105Ssa joja lloco? secotà volimmo
 La Commeddia?
 PEPPINO
                                  I che mbruoglio!
 CARLOTTA
 Prima d’ogn’altra cosa
 Vo’ che Fiorlindo a me la fé di sposa,
 Ch’in Firenze mi diede,
2110Mi attenda.
 ROSAURA
                         È ver Fiorlindo?
 FIORLINDO
                                                         Piucche vero;
 E dell’error pentito a te ritorno
 Tutto amor, tutta fede.
 CARLOTTA
                                            O me felice.
 GIANGRAZIO
 Co la bona salute: e io m’abbusco
 No palicco nov’è commesechiamma?
 SCIPIONE
2115Oh corpo d’un Giudio,
 Giacché Fiorlindo è sposo di Carlotta
 Cioè d’Elisa Barbara sia mia.
 GIANGRAZIO
 Sì corpo d’un Giudio
 Tu non si’ lo Monsù, che non potea
2120Vedè Femmene?
 SCIPIONE
                                  Questa
 Fu mia invenzion, per impedir le nozze
 Di Fiorlindo.
 GIANGRAZIO
                           Ah frabutto, e pigliatella
 Commesechiamma.
 SCIPIONE
                                        Corpo d’un Giudio!
 Tu Barbera, che dici?
 BARBARA
2125Ca ve so’ serva, e sposa.
 SCIPIONE
 O me contento! Corpo d’un Giudio!
 PEPPINO
 Sientelo: nce vo’ vattere
 Puro co lo Jodio.
 ROSAURA
                                 E voi Ortensio
 Che risolvete?
 ORTENSIO
                             Poiché sì ha disposto
2130Il Ciel, se voi signora
 Vi contentate, e il vostro Genitore
 Darà l’assenso, sarò vostro servo.
 ROSAURA
 Altro per me non bramo.
 GIANGRAZIO
                                                Pocca stammo
 Mo’ co la renza matremmoniatoria
2135Facimmo st’autro pure
 Commesechiamma. Dateve la mano.
 ROSAURA
 Or contenta son io.
 ORTENSIO
 In avvenire, o cara
 Sarai l’oggetto d’ogni mio desio.
 ROSAURA
2140Orsù giach’è riuscita la burletta
 In così belle nozze, e più di quello,
 Che da noi si sperava: in questo punto
 Segua ballo festivo.
 GIANGRAZIO
 Cierto.
 SCIPIONE
                Sicuro.
 PEPPINO
                                Allegraman Monsiù.
 ORTENSIO
2145Lieto in dolci carole
 Festeggi ognuno con allegro core
 Or che trionfa in Maschera l’Amore. (Siegue il ballo, e poi dicono.)
 TUTTI
 
 Dopo le noje
 Doppo i tormenti
2150Soavi gioje
 Dolci contenti
 Amore in Maschera
 Gustar ci fa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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