Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 La Faustina, Napoli, Per Langiano e Vivenzio, 1747
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Notte.
 FAUSTINA sulla loggia di sua casa, RINIERI sopra il corridojo della scala scoverta della casa di Ciannella, LAURETTA in un canto spiando, e NICOLINO volante di Rinieri all’altro canto spiando.
 
 FAUSTINA
 
 Presso a te, mio dolce ardore,
 Pien di speme hò in petto il core,
 Ma non lascio di temer.
 
 RINIERI
 
 Dal tuo volto in questo seno
5Scende un lucido baleno
 Di speranza, e di piacer.
 
 LAURETTA
 
 Nicolino, attento fai,
 Altrimente avrem de guai,
 Se il padron ci osserverà.
 
 NICOLINO
 
10N’avè filo, statte zitto,
 De le trapole adderitto
 Lo compennio stace cca.
 
 FAUSTINA
 Lauretta, osserva bene,
 Se giunge il genitor.
 LAURETTA
                                        State sicura.
 RINIERI
15Eh Nicolino, vedi,
 Se sopragiunge alcuno.
 NICOLINO
 Facite ll’ore voste.
 RINIERI
                                    Anima mia,
 Dunque potrò sperare
 Alla finezza del mio puro affetto
20Da te grato compenso?
 FAUSTINA
 Signor, negar non posso
 Che il tuo leggiadro portamento altero
 M’ha incatenato dolcemente il core;
 Ma il grado tuo, ch’è al mio
25Disuguale di molto è assai maggiore,
 Arresta a mezzo il volo il bel desio.
 NICOLINO
 Segno’.
 RINIERI
                 Che vuoi?
 NICOLINO
                                      N’ommo co na lenterna
 Vene da chella via.
 LAURETTA
 È il padron senza dubio.
 FAUSTINA
                                               Oddio! mio padre!
30Taci Rinier.
 RINIERI
                         Discendo.
 NICOLINO
                                              Sta vecino.
 LAURETTA
 Oh rovinate noi!
 FAUSTINA
 Aspettate oh sventura!
 RINIERI
 Che farò?
 NICOLINO
                     Già s’accosta.
 LAURETTA
 Siam perdute.
 FAUSTINA
                              Nascondetevi.
 RINIERI
                                                          Dove?
 LAURETTA
35Son morta!
 NICOLINO
                        Ed io so’ bivo.
 FAUSTINA
 Dietro l’uscio.
 RINIERI
                             E se ci sarò colto
 Da chi abita qui?
 NICOLINO
 Veccolo.
 RINIERI
                  Mi nascondo. (entra dietro l’uscio della scalea.)
 NICOLINO
 Io fujo. (parte.)
 LAURETTA
                  Io tremo!
 FAUSTINA
                                      Io entro. (entra.)
 
 SCENA II
 
 FONZO con lanterna, LAURETTA, indi FAUSTINA.
 
 FONZO
40Figlie assassinie! figlie
 Briccune!
 LAURETTA
                     (Ai lassa, avrà scoverto il tutto!)
 FONZO
 Chi è cca?
 LAURETTA
                      Son’io: v’intesi,
 E calai per aprirvi.
 FONZO
                                     Fraostina,
 Che fa?
 LAURETTA
                  Sta su: non anco è andata a letto,
45Perché aspettava voi.
 FONZO
 Va chiammala.
 LAURETTA
                               Obedisco. (entra.)
 FONZO
 Vi’ che figlio frabutto. Io lo tengo
 A studeare a Napole,
 E isso s’ha ghiocato
50Nzi’ a li vestite, e pone
 Mme manna a ddi’, ca vole cchiù denare
 Lo voglio carcerare.
 FAUSTINA
 Genitor, che chiedete?
 E perché non entrate?
 FONZO
55Ca stongo co li frate.
 LAURETTA
 Ma qui il freddo vi nuoce.
 FONZO
 Mannaggia ll’ora, che non so’ schiattato.
 FAUSTINA
 E che vi affligge?
 FONZO
                                  Liegge, che mme scrive
 Chillo mpiso de frateto. (le dà una lettera, e Faustina la legge.)
 FAUSTINA
60Leggo.
 FONZO
                Ed auza la voce, ca te faccio
 Luce, co cchesta cca. (Faustina legge al lume della lenterna.)
 FAUSTINA
                                        ,,Padre carissimo.
 FONZO
 Figlio mmaloratissimo.
 FAUSTINA
 ,,Le disgrazie diluviano a momenti
 FONZO
 Ma non t’afferra maje maleferuto.
 FAUSTINA
65,,Hò giocato, e perduto
 FONZO
 Ma n’aje perzo le bisole.
 FAUSTINA
 ,,Per sostentarmi m’hò impegnato gli abiti.
 FONZO
 Non vi’, ca vaje cchiù frisco.
 FAUSTINA
 ,,Vi priego dunque mandarmi in risposta
 FONZO
70Si
 FAUSTINA
        ,,Un poco di denar per sovvenirmi
 FONZO
 Io te voglio mannare
 Lo chiappo che te mpenna, frabottone.
 FAUSTINA
 Ma Padre questo è modo
 Di farlo disperar.
 FONZO
                                   Che se despera.
 FAUSTINA
75Va sempre unito al titolo di Padre
 Quel di pietoso.
 FONZO
                                Ma non de corrivo.
 Orsù p’ammore tujo
 Lo voglio perdonà pe st’auta vota;
 Laure’ stiennete dinto a ssa taverna
80E chiamma Ambruoso.
 LAURETTA
                                             Il servidore?
 FONZO
                                                                       Appunto
 Pe cchisso l’ha mannato.
 LAURETTA
                                               Eh Ambrogio?
 
 SCENA III
 
 AMBRUOSO, e detti.
 
 AMBRUOSO
 Quis me chiammat?
 FONZO
                                        Siente, viene cchiù cca.
 AMBRUOSO
 Cur, quia, quare.
 LAURETTA
                                  Che parlare è cotesto?
 AMBRUOSO
 Alletterummecus.
 FAUSTINA
85Da quant’ha che sei giunto?
 AMBRUOSO
                                                     Da tre oribus.
 LAURETTA
 Io per me non t’intendo.
 AMBRUOSO
                                               E tu studeto
 Ca lo ssaje.
 FONZO
                        La fenisce,
 O mme vota lo cancaro.
 AMBRUOSO
 Minima.
 LAURETTA
                    Deh favella
90A proposito.
 AMBRUOSO
                          Massima.
 LAURETTA
 Che risposta da sciocco.
 AMBRUOSO
 Eus fa cunto dell’alletteratibus.
 Mm’avite ammojenato.
 Tantillo nce voleva,
95e n’arrore facea de longa, e breva.
 FONZO
 Zitto, o vuo’, ch’addavero
 Mo’ te stroppeo.
 AMBRUOSO
                                 Domine paternitas,
 Compatescas a ego: ch’io porzine
 Songo juto jocanno:
100Voglio di’ studianno, ed aggio appriso
 La lengua taverna cola.
 FONZO
 Orsù vamme decenno,
 Che fa la bona pezza
 De lo si figlio mio?
 AMBRUOSO
105Ottima, bene, quinam,
 Schiatta de sanetate.
 Non pratteca co nullo: la matina
 Nce sosimmo, e magnammo,
 Po jammo, e studiammo,
110A la casa tornammo
 N’auta vota magnammo;
 Po a lo juoco tornammo
 Voglio dire a lo studio.
 FONZO
 A lo juoco, a lo juoco, aje ditto buono.
115Va secotanno.
 AMBRUOSO
                            Oscia
 Vorria, che ve decesse,
 Ch’isso s’ave mpegnato, pe ghiocare,
 Ll’abeto de stodente,
 E a mmene la livrea,
120E mme fa ì comm’a no vinne gnosta,
 Ma mme potite accidere:
 Ca no lo ddico.
 FONZO
                              Sentite, che birbo.
 AMBRUOSO
 Ca s’ha vennuto li livre, e li tieste
 Ma è boscia: da vocca non me scappa:
125Marriamao.
 FONZO
                         Uh l’avesse dinto a st’ogna.
 AMBRUOSO
 Ca la notte, e lo juorno
 Jammo sempre a lo juoco,
 A la commertazione, e a la taverna:
 Si mbe’ mme date decemilia scute
130No ve lo ddico.
 LAURETTA
                              Odi melenso?
 FONZO
                                                          Oh cancaro!
 Si ll’avesse cca nnanze
 Nne vorria fa venaccia!
 AMBRUOSO
 E perché?
 FONZO
                      Frabottone
 Te pare niente de jocarse pure
135Li vestite, e li libre.
 AMBRUOSO
 E chi cornuto v’ha ditto sse cose?
 FONZO
 Chi lo sapea. Ma orsù jammo scompenno
 Te sti vinte zecchine, portancille,
 Vuo’ di’, c ape l’ammore de la sore
140Io nce le manno.
 AMBRUOSO
                                 E biva lo Patrone:
 Io mo’ ve vorria fa no matricale
 Ma songo troppo de crassa minerva.
 LAURETTA
 Che sei?
 AMBRUOSO
                   Crassa minerva.
 LAURETTA
 E che vuol dire?
 AMBRUOSO
                                 Non lo saje tu?
 LAURETTA
                                                              Aibò.
 AMBRUOSO
145Ma dovrisse saperlo.
 LAURETTA
                                        Io non lo so.
 AMBRUOSO
 (E lo guajo, ca manco lo sacc’io.)
 Crassa me spiego aspetta no tantillo
 Vo’ di’ mo’ te lo ddico
 FONZO
                                          Eh mannannillo.
 AMBRUOSO
 
    Crassa, Lauretta mia
150Vo’ di’ quanno il pignato
 Già, già bollenno sta.
 Ma la patrona ride
 Mme vole delleggià.
 Uh lo patrone vide,
155Che cera che mme fa!
 Famula gnora domine
 Valete tutte tre.
    Minerva po segnifeca
 Ma chella torna a ridere,
160Ma chillo cchiù se roseca.
 Il celabro mme rota
 Bellezza n’autra vota
 Lo saparraje da me.
 
 SCENA IV
 
 FONZO, FAUSTINA, e LAURETTA.
 
 FONZO
 Orsù saglitevenne,
165Ca io voglio vedè si n’è coccata
 Ciannella, ca l’avria mo’ da parlare,
 Vago a tozzolejare. (vuol salire per la scala di Cianna.)
 FAUSTINA
 (Oh sventurata me!)
 Fermate.
 FONZO
                    Ma perché?
 LAURETTA
                                            Starà dormendo.
 FONZO
170Io ll’aggio da parlà cosa che mporta.
 LAURETTA
 E non volete dire
 Che voi ne siete morto a pollo pesto.
 FONZO
 E che nn’avisse mmidea?
 LAURETTA
 Per me non mi diletto d’anticaglie.
 FONZO
175Ma non saje, ca lo puorro
 S’ave la capo janca
 Tene la coda verde.
 Cianne’, Ciannella.
 FAUSTINA
                                      Ahi lassa!
 LAURETTA
                                                          È fatto il caso.
 
 SCENA V
 
 CIANNELLA con lume dalla scalea, RINIERO, che esce alquanto prima, e si ferma in mezzo la scala, FONZO a piedi della scala, FAUSTINA, e LAURETTA.
 
 RINIERI
 Esce gente di casa,
180Discenderò.
 FONZO
                         Ciannella.
 CIANNELLA
 Chi chiamma?
 FONZO
                              Song’io, scinne.
 CIANNELLA
 Fonzo si’ tu? mo’ mmo’. (nel calare si avvede di Riniero, che si è fermato a mezzo la scala.)
 Chi è lloco?
 FAUSTINA
                        Oimé!
 CIANNELLA
                                       Chi è lloco?
 FONZO
 Tu co cchi ll’aje Ciannella?
 CIANNELLA
185Mmiezo a le grade nce sta n’ommo.
 FONZO
                                                                  N’ommo! (qui Rinieri senza parlare smorza il lume a Ciannella.)
 CIANNELLA
 Uh, e m’ave stutata la cannela.
 È mariuolo, mariuolo!
 FONZO
                                           Oh cancaro (volendo Fonzo salire colla lenterna Riniero li dà un colpo sulla medesima.)
 E a mmene mm’ave rotta la lenterna
 Jate allommare la cannela vuje,
190E cca portate lo sfratta campagne.
 FAUSTINA
 Adesso Padre. (entra.)
 LAURETTA
                             Adesso. (entra.)
 FONZO
 Chi è lloco?
 CIANNELLA
                        Dà la voce.
 RINIERI
 Un che qui si nasconde.
 CIANNELLA
 Maramé!
 RINIERI
                     Risoluto di difendersi.
 CIANNELLA
195Io tremmo.
 RINIERI
                        Se impedir mi tenti il passo.
 CIANNELLA
 Lassalo ire Fonzo.
 FONZO
 Ah trammera forfante
 Nsapeca toja è cchesta.
 CIANNELLA
 A mme? La mmalapasca che te vatta
200A te, e isso.
 FONZO
                        Io t’aggio da canoscere. (trattenendo Rinieri.)
 CIANNELLA
 Non aggio cchiù sanco ncuollo.
 RINIERI
                                                         Eh parti (urta Fonzo, lo fa cadere, e parte, e nella briga li cade una lettera.)
 Cadavere spirante.
 CIANNELLA
 Uh che mmallazzo!
 FONZO
                                      Ajemmene
 So’ sdellommato.
 CIANNELLA
                                  Susete.
 FONZO
                                                  Ah briccone
205Tu nce curpe: ma voglio
 Farte a bedè, chi songo.
 CIANNELLA
 Tu staje pazzo.
 FONZO
                              Fuje pazzo
 Quanno dette parola
 De volerme pegliare pe mogliere
210Nche avea sbricata figliema
 A na fauza, a na sgrata, a na doje facce.
 CIANNELLA
 Vi’ ca la gelosia
 Te face sbarià. Io stea llà ddinto
 FONZO
 Co lo squinzeo.
 CIANNELLA
                               Te juro
215Pe lo Sole a Leone
 Ca non saccio chi è.
 FONZO
 Non te voglio sentì: mo’ vavattenne
 Da chesta casa, e paga lo pesone
 Si no, pe tutta craje
220Te manno a fare la secuzione.
 CIANNELLA
 Senza avè fatto male
 Aggio d’avè sta affrunto. Appura primmo
 Lo fatto, e si mme truove
 Ca corpo a niente, accideme, ca songo
225Contento: ah me lo mmereto, ca troppo
 Aggio voluto bene
 A n’arma de zefierno,
 A no core cchiù tuosto de pepierno.
 
 Ne, cano de maganza,
230Cossì mme cacce ne?
 E chesta è la speranza
 Sgrato, che diste a me.
 Oddio! mme scappa a chiagnere
 Penzanno (arrasso sia!)
235A tanta terannia.
 A tanta canetà.
    Ma siente core d’urzo
 Co mmico avraje da fa!
 Va zanno malandrino
240De tuosseco, e benino
 No votto a surzo a surzo
 T’aggio da fa sorchià!
 
 SCENA VI
 
 FONZO, indi FAUSTINA, e LAURETTA.
 
 FAUSTINA
 Padre.
 LAURETTA
                Ecco il lume.
 FONZO
                                          Schiaffamillo Fussevo
 Asciute craje.
 FAUSTINA
                            State alterato?
 FONZO
                                                         Cierto,
245Ca stongo mmalorato.
 FAUSTINA
 (Oimé il Ciel voglia
 E non abbia saputo
 Il tutto!)
 FONZO
                   Sta briccona
 De Cianna, che tu saje
250Quanto le saccio bene,
 Avea n’ommo agguattato
 Mmiezo a le ggrade.
 FAUSTINA
                                        E che mi dite?
 LAURETTA
                                                                     O infame!
 FONZO
 Ma non saccio che carta
 Mme va sotta a li piede:
255Porta cca sta cannela: uh, è na lettera (trova la carta ch’è caduta a Rinieri, e la prende.)
 Sarrà caduta a chillo ch’è fojuto.
 FAUSTINA
 Oddio, parmi la carta,
 Che a Rinieri inviai.
 LAURETTA
 È quella senza dubio.
 FAUSTINA
                                          Or son perduta.
 FONZO
260Leggimmola.
 FAUSTINA
                           No Padre oddio.
 FONZO
                                                           Tu triemme.
 FAUSTINA
 No
 FONZO
          Sta zitto: ca chesta
 Lo ttutto ha da scoprì,
 Ma chesta è mmano toja
 ,,Amato signor mio (legge.)
265(Co la bona salute.) (guardando Faustina.)
 ,,Le vostre qualità, che da per tutto
 ,,Si rendono adorabili
 ,,Vi permetton venirmi a favellare:
 ,,Sempre, che mi è permesso
270,,Con ogni segretezza. Addio Faustina.
 Oh mmalora!
 FAUSTINA
                            E non moro!
 LAURETTA
 Uh che ruina!
 FONZO
                             Ah Nfamma!
 FAUSTINA
 Padre.
 FONZO
                Zitto.
 FAUSTINA
                             Ascolta.
 FONZO
                                              Ch’aje da dire,
 Figlia de becco uh mo’ che terribilio
275Mme scappava!
 FAUSTINA
                                De senti.
 FONZO
                                                   Va decenno
 Chi è cchisto, o mo’ te scanno.
 LAURETTA
 Placatevi Padrone.
 FONZO
 Appila tu ruffalda,
 Chi è?
 FAUSTINA
                È un Cavaliero
 FONZO
280Oh sbregognato mene!
 E comme tu si’ ffemmena
 De te peglià no Cavaliero? Frateto
 Mo’ cca faccio venire
 Da Napole, e te voglio
285A tene, e a lo Zerbino
 Fa scannà mmiezo ccane; a sanco, e a fuoco
 Ha dda ì sso contuorno
 E co lo sanco aje da scontà lo cuorno.
 FAUSTINA
 Padre permetti almen, che sol si dica
 FONZO
290Sfratta dananze a mmene
 Cchiù figlia non me si’, mme si’ nnemmica.
 FAUSTINA
 
    Parto sì; ma non negarmi
 Di tua figlia il dolce nome:
 Tua nemica non chiamarmi,
295E son pronta di morir.
    Sono rea per troppo amore,
 Giusta pena al fallo aspetto,
 Ma sdegnato il Genitore
 Non hò petto di soffrir.
 
 SCENA VII
 
 LAURETTA, e FONZO.
 
 LAURETTA
300Poveretta ragazza! questo è modo,
 Padron, sia con tua pace,
 Di far, che crepi.
 FONZO
                                  De cchiù? Tu mm’ajute,
 Ne rucco rucco, lo carro a la scesa?
 LAURETTA
 Ma dite, che gran male
305Egli è, ch’una donzella,
 Che marito non hà
 FONZO
                                     Se lo procura,
 Vuo’ dicere tu mo’.
 LAURETTA
                                      Certo.
 FONZO
                                                    Non me despiace
 La regola! e se ll’hà dda procurare
 Senza, che saccia niente
310Lo Padre?
 LAURETTA
                      Finalmente
 Che cosa hà fatto? Altro che amorreggiare?
 Padron, sai, che ti dico?
 Chi vuol tenere semplice donzella
 Troppo rinchiusa tra le mura, e il tetto,
315Del desio, che non hà le accende il petto.
 
    Brama l’augello,
 Quando è ristretto
 Quel Praticello
 Verde, e fiorito;
320Da lunge il mira
 Colmo d’affetto,
 E poi sospira
 La libertà.
    Così donzella,
325Ch’è fresca, e bella,
 Quando si vede
 Co i lacci al piede,
 Se amante ardito
 Le offrisce il core
330Tosto d’amore
 Preda si fa.
 
 SCENA VIII
 
 FONZO solo.
 
 FONZO
 Vi’ co cche scola, che mme so’ benute
 Cheste ddoje da Sciorenza!
 Sta figlia mia, comme ca s’è cresciuta
335Co sorema Ntoscana,
 Se crede de sta cca sbertecellata,
 Conforme steva llà; ma l’ha sgarrata.
 Mme spiace ch’aggio fatto chella vernia
 Co Cianna senza causa, ma abbesogna
340Che l’accojeta! io ll’aggio
 Fatto fa chelle scarpe
 Da Mastro Sarvatore,
 Nce lo boglio portare; con a femmena
 Abbesogna sbenare,
345Pe farele ogne collera passare.
 
    Quanno na femmena
 Stace mperrata,
 Leva le chiacchiare,
 No la pregà.
350Caccia li frisole,
 Fa na cascata,
 Ca comm’a fico
 Molla se fa.
    Non so’ parabole
355Chello che ddico:
 Vuje milord ielle
 Già lo ssapite,
 Pe tanta zelle
 Che ve facite,
360Quanno la sbriffia
 Ncollera sta.
 
 SCENA IX
 
 ODOARDO, e poi AMBRUOSO.
 
 ODOARDO
 Chi ha petto per timori,
 Non ha cuor per amante. Ecco che ad onta,
 Hò sollevato troppo arditamente
365Sino al Ciel le mie brame. Amo Rosalba
 E bastante discolpa
 È all’ardimento mio la sua bellezza.
 L’avermi ella obligato
 Ne’ dì passati con favori tanti,
370M’anima a discoprirle
 Con una serenata
 L’incendio, che per lei mi accende il core,
 Ma ancor non veggo il servo
 C’hò mandato a mio Padre
375Per i quadrini.
 AMBRUOSO
                              Ha ditto, ch’aspettava
 Rente alla Sbarra, e non l’aggio trovato,
 Avisa addove se sarrà schiaffato!
 ODOARDO
 Sento gente.
 AMBRUOSO
                          Bonora! è brutta cosa
 Ire de notte co ddenare ncuollo.
 ODOARDO
380Vo’ ritirarmi sotto questi portici.
 AMBRUOSO
 Jammo a bedere dinto a sta taverna.
 ODOARDO
 Chi è là?
 AMBRUOSO
                    Nesciuno. Oh nigro me!
 ODOARDO
                                                                 Chi sei?
 AMBRUOSO
 So’ n’ommo.
 ODOARDO
                          Ai fatto molto bene a dirlo.
 Poiché all’andare, io ti credea una bestia.
 AMBRUOSO
385Obrecato a osseria.
 ODOARDO
                                      (Questi parmi
 Il servo.) Ambrogio,
 Sei tu?
 AMBRUOSO
                 Patro’? bonora!
 Mo’ si’ scappato pe dinto a li fielece
 Ad avè na stoccata.
 ODOARDO
390Hai portato i denari?
 AMBRUOSO
 Veccole cca. Ma Patreto (li dà i quadrini.)
 Non te le bolea dare.
 ODOARDO
                                        O me felice!
 Orsù, va chiama i sonator, che aspettano
 Dentro quell’Osteria.
 AMBRUOSO
                                         Vago volanno.
 
 SCENA X
 
 ROSALBA su ’l balcone, ed ODOARDO.
 
 ROSALBA
395Infelice Rosalba, e che farai?
 Sei ridotta ad amar perdutamente
 Chi è tanto disuguale
 Al nobile tuo stato, al tuo natale?
 ODOARDO
 Sventurato amor mio, quanto più tento
400Estinguerti nel seno
 Più cresce la tua fiamma, e ’l mio tormento.
 ROSALBA
 Quanto più mi fo core
 Più mi manca l’ardir.
 ODOARDO
                                          Ma di che temo!
 ROSALBA
 Ma di che mi sgomento!
 ODOARDO
405È proprio della fiamma il sollevarsi.
 ROSALBA
 Se dell’oggetto amato io son maggiore,
 Mi fa a lui pari, anzi soggetta amore.
 AMBRUOSO
 Cca so’ li sonature; ma chi canta?
 ODOARDO
 Ciannella: va la chiamma,
410Ch’è del tutto avisata.
 AMBRUOSO
 Vao
 
 SCENA XI
 
 CIANNELLA, e detti.
 
 CIANNELLA
           Chesta è ll’ora de la serenata,
 Che commico appontaje lo si Odoardo
 L’autro juorno.
 AMBRUOSO
                               Oh Ciannella.
 CIANNELLA
                                                          Tu si’. Ambruoso?
 AMBRUOSO
 Cca sta lo si Odoardo.
 CIANNELLA
                                          Bonanotte.
 ODOARDO
415Addio, Ciannella: siamp pronti.
 CIANNELLA
                                                            E buono.
 ODOARDO
 Ai la canzone a mente,
 Ch’io t’insegnai, per qui cantarla adesso?
 CIANNELLA
 Securo.
 ODOARDO
                 E bene: eh avverti,
 Che nol sappia mio Padre.
 CIANNELLA
                                                   E che so’ ppazza?
 ROSALBA
420Sento gente alla strada:
 Fusse Odoardo! ah, che ’l desio me ’l finge
 Sempre presente.
 ODOARDO
                                    Amici,
 Qui favorite di sonar. Costei
 Canterà.
 ROSALBA
                   La sua voce è senza dubio;
425Ma sta con altri.
 ODOARDO
                                Io guarderò la strada
 Da questo canto. Tu va da quell’altro. (ad Ambruoso.)
 AMBRUOSO
 Chi vo’ ì da chill’autro?
 ODOARDO
 Tu.
 AMBRUOSO
          E che buoje, che te faccia crajematino
 Nteresso no docato
430De semmentella? io già songo allordato.
 ODOARDO
 O come sei poltron! restati: or via
 Signori, incominciate. (qui i Sonatori cominciano a sonare, e Ciannella canta.)
 CIANNELLA
 
    Bella rosa d’amore, alba gentile
 Non isdegnar, no, no, la mia bassezza.
435La gemma ancora nasce in loco umile,
 E da mano gentil non si disprezza. (qui se n’entra timorosa Rosalba dal balcone.)
    Fa che la tua pietà non muti stile,
 E unisci cortesia colla bellezza;
 Poiché l’essere ingrata è cosa vile,
440E l’amare a chi t’ama è gentilezza. (nel terminar la canzona vengono tirati molti sassi sopra i Sonatori, e quelli fuggono.)
 
 CIANNELLA
 Marame, che brecciata!
 AMBRUOSO
                                              Ajemmè la capo!
 N’è chioppeta, è delluvio.
 ODOARDO
                                                 Oh quale affronto!
 Giuro al Cielo.
 CIANNELLA
                              Sbignammo. (fugge.)
 
 SCENA XII
 
 ROSALBA fugendo dal suo palaggio; Odoardo, ed Ambruoso, poi gente armata dal medesimo palaggio.
 
 ROSALBA
 Odoardo.
 ODOARDO
                     Signora
445In istrada a quest’ora,
 E molto intimorita!
 Che sarà?
 ROSALBA
                      Son perduta.
 ODOARDO
 E la cagion?
 ROSALBA
                         Mio zio
 Insospettito, che la serenata
450Non venisse per me (com’era vero)
 Smania contro di me: Messo a rumore
 Ha tutta la famiglia,
 Minacciando d’uccidermi;
 Talché tremante appena
455Hò potuto scampar dall’ira sua.
 ODOARDO
 Mia vita non temer
 ROSALBA
                                      Sento venirli,
 Mi celo tra que’ portici. (si ritira.)
 ODOARDO
                                              Io ti difendo. (qui esce gente armata e si avviano furiosamente prendendo tutte le strade.)
 AMBRUOSO
 Eilà, vi’ che no stisse
 Speranza a mme. Già esceno.
460Bonora! mme sa mmale, ca la spata
 Non pò ascì da lo fodero.
 ODOARDO
                                               Qua, qua, vili.
 AMBRUOSO
 Oh diaschance! Non saccio
 Pe ddo’ foì? Vao cca, ma nce so’ gente.
 Da llà uh maro mene! so’ pegliate
465Tutte li viche oimmé! vago a sarvareme
 Dinto a chesta cesterna. (timoroso vedendo prese tutte le strade, si cala precipitosamente in una cisterna, e nel tempo stesso Odoardo viene assalito.)
 
 SCENA XIII
 
 RINIERI, ed ODOARDO, che si sta battendo con gli assalitori.
 
 RINIERI
 O Ciel che vedo! tanti contro un solo!
 Giovane valoroso,
 Io sono in tua difesa. (Rinieri si pone in difesa di Odoardo, e gli assalitori fuggono.)
 ODOARDO
                                          Son fugiti
470Mercé del tuo valor, è di te dono
 Cavalier la mia vita.
 RINIERI
 A te stesso la devi.
 ODOARDO
 Il tuo nome, se lice?
 RINIERI
 Non t’importa il saperlo.
 ODOARDO
                                               E la cagione?
 RINIERI
475Perché esigger non voglio
 Obligo alcun da te: qual’io mi sono,
 Dagli effetti conosci, e non dal nome.
 ODOARDO
 Quai magnanimi sensi!
 O quanto appar tuo generoso core
480Assai viepiù, che nelle tue bell’opre,
 In quel che l’ombra, e ’l tuo silenzio copre.
 
    Cela il silenzio invano
 Chiaro valor verace;
 Più che l’asconde, e tace,
485Più noto altrui lo fa.
    E al contrario ancora
 Ne scema il vanto allora
 Labro loquace, e vano,
 Che palesando il va.
 
 SCENA XIV
 
 RINIERI solo.
 
 RINIERI
490Mentre in difesa altrui
 Mi adopro, non mi avveggo
 Che d’affanno in affanno
 Passa il mio cuore, e d’una in altra pena.
 Chi sa, che avvenne all’idol mio? pavento
495Né so di che! tra dubj orrendi, e fieri
 Vagano i miei pensieri,
 E qual’estranio peregrin, ch’errando
 Sen va tra l’ombre per camino ignoto,
 Tal’io mesto m’aggiro,
500E la perduta libertà sospiro.
 
    Qual’infermo, che langue, e delira,
 Tormentato, se veglia, se dorme
 Da fantasme interrotte, e da forme
 Spaventose ministre d’orror.
505   Così l’egro mio cor, che sospira
 Per la fiamma, che l’ange, e molesta
 Si spaventa all’imago funesta,
 Ch’ogni intorno li forma il terror.
 
 SCENA XV
 
 ROSALBA, poi CIANNELLA, ed ODOARDO.
 
 ROSALBA
 Già la briga svanì, chi sa, che avvenne
510Di Odoardo? ma, oddio!
 Che farò? ritornare
 Alla mia casa non hò core: e dove
 Avviarmi non so.
 CIANNELLA
                                  Addonca si Odoardo
 Tutto chesto è socciesso?
 ODOARDO
515Appunto.
 ROSALBA
                     È qui Odoardo.
 ODOARDO
                                                   Mi dispiace
 C’hò smarrito il mio bene.
 ROSALBA
 Odoardo.
 ODOARDO
                     Rosalba? e qual ventura?
 ROSALBA
 Sappi, che in casa mia
 Non son sicura andar; guidami in parte
520Ove con onor mio
 Mi è lecito abitar, finché tua sposa
 M’impalmerai.
 ODOARDO
                               Che sento! idolo mio
 Tanto prometti?
 ROSALBA
                                 E lo prometto, e ’l giuro,
 Pur che mi sj fedele.
 ODOARDO
525Piuttosto privo di sua luce il Sole
 Vedrai, che me infedele.
 CIANNELLA
 Mme fanno ntennerì.
 ODOARDO
 Abbi tu di Rosalba
 Cura, e ponila in parte,
530Che alcun non lo traspiri; e poscia attendi
 Alla tua fedeltà grata mercede.
 CIANNELLA
 La faccio saglì ncoppa addo zia Popa,
 Pocca a la casa mia pò esse vista
 Da Pateto, o da soreta.
 ODOARDO
535Ci dovrà stare per pochi momenti
 Mentre doman pria che tramonti il sole
 Sarà mia sposa.
 ROSALBA
                                Vedi
 Quanto soffro per te caro Odoardo,
 E pure per te mi è gioja ogni periglio.
 ODOARDO
540Dal tuo vezzoso labro
 Il mio contento intesi, e pure io temo.
 ROSALBA
 Temi? e di che?
 ODOARDO
                                Che troppo a te son’io
 Di merto inferiore.
 ROSALBA
 Taci, pur troppo a me ti adegua amore.
 
545   Sono d’Amor seguace,
 E di quel cieco nume
 È solito costume
 Di ciocche alletta, e piace
 Rendere amante un cor.
550   Se bene a i merti miei
 Sembra ch’egual non sei,
 La tua virtù mi accende,
 E amabile ti rende
 Il chiaro tuo valor. (parte con Ciannella.)
 
 ODOARDO
555Or chi creduto avrebbe,
 Che il mio cuore aggitato
 In tempesta d’affanni,
 Ed in sì fosco orrore, in un baleno
 Godesse il mar tranquillo, e il Ciel sereno. (parte.)
 
 SCENA XVI
 
 FONZO, poi NICOLINO con lanterna.
 
 FONZO
560Vecco le scarpe nove
 Pe darele a Ciannella, e de sto muodo
 Facimmo pace: e pone
 Voglio ire no tantillo a rreposareme,
 Ca sta notte so’ ghiuto
565Propio comm’a centimmolo.
 NICOLINO
 N’aggio cchiù asciato lo patrone: stesse
 Ancora da cca attuorno. Oh zitto zitto
 N’è chisto Fonzo? voglio ausolejare
 Che ddice, annasconnimmo la lenterna. (pone la lenterna in un canto.)
 FONZO
570Mo’ la voglio chiammare,
 Ca creo, ca n’è coccata.
 NICOLINO
 Parla vierzo la casa de Ciannella?
 Isso n’è nnammorato; or’io mo’ saglio
 Ncoppa lo gaffio, e fegnenno la voce
575Spassare mme nce voglio. (sale sopra la scala.)
 FONZO
 Ciannella.
 NICOLINO
                      Zì, zì. (finge la voce di Ciannella.)
 FONZO
                                   È essa
 Sì pell’arma de Patremo.
 NICOLINO
                                                Si Fonzo.
 FONZO
 Ciannella mia, songo venuto ccane,
 Azzocché de la cosa de mo’ nnante
580Tu mme perduone, si te ngiuriaje.
 NICOLINO
 Tu ngiuriare a mmene?
 Non saccio chi mme tene,
 Piezzo de catapiezzo, schefenzuso,
 Che mmo’ non te scocozza lo caruso.
 FONZO
585(Uh! comme sta nzorfata!)
 NICOLINO
                                                   (Ah, ah, che smocco!)
 
 SCENA XVII
 
 CIANNELLA con un cato, per pigliar l’acqua, e detti.
 
 CIANNELLA
 Ll’aggio annascosa addo zia Popa, e chella
 Vo’ che le tira chisto cato d’acqua,
 C’ha da fa la colata.
 Ma cca so’ gente.
 FONZO
                                  Core mio, non tanto
590Sdigno co Fonzo tujo.
 CIANNELLA
 È Fonzo; ma non saccio c occhi parla
 Ncoppa a lo gaffio mio.
 FONZO
 Che ddice, nenna?
 CIANNELLA
                                     Nenna!
 NICOLINO
                                                     Crepa, e schiatta.
 CIANNELLA
 Uh lo viecchio pecuso!
 FONZO
595Oddio! pracate mo’.
 NICOLINO
                                       Fusse scannato.
 FONZO
 Bella, si tu mme caccie, io mme straviso.
 NICOLINO
 Mannaggia ll’ora, che non singhe acciso.
 CIANNELLA
 Benedetta la vocca.
 FONZO
 Chesto a mme?
 NICOLINO
                                Chesto a ttene
600Faccia de mescemao.
 CIANNELLA
                                         Uh, ca le voglio
 Sceppare chella varva a pilo mmierzo.
 FONZO
 Via mo’, no nne sia cchiù, nenna accojetete,
 Pigliate cheste scarpe, che te porto
 P’allecuordo de st’arma.
 CIANNELLA
605Lo regalo de cchiù! mo’ sì ca proprio
 Mme do fuoco.
 NICOLINO
                              Le scarpe addove songo.
 FONZO
 Vecco, scinne bellezza, e pigliatelle.
 CIANNELLA
 Cca na lenterna stace attiempo attiempo
 Lo voglio sbregognà.
 NICOLINO
610Le scarpe?
 FONZO
                       Eccole ccane.
 CIANNELLA
 Oh bravo!
 FONZO
                      Chesta è Cianna.
 E tu chi si’?
 NICOLINO
                         Si’ orbo
 Non me smiccie chi songo? ah, ah, lo viecchio,
 E comme stea arraggiato.
 FONZO
615Bonora! a mme sta posta?
 CIANNELLA
 Mme n’allegro si Fonzo.
 Bella cosa! e ppo mme dice,
 Ch’io te tradesco? tu si’ no frabutto,
 No nfammo, no briccone.
 FONZO
                                                 Zitto Cianna.
620Non vi’, ca sto zembrillo mme l’ha fatta.
 Io mme credeva parlà co ttico,
 E t’aveva portato, a rrealare.
 NICOLINO
 E ttu de chest’aità, viecchio caimma,
 Non te vreguogne de te nnammorare?
 FONZO
625Scumma de li Volante,
 Vuo’ te dia quatto cauce a lo pretereto?
 NICOLINO
 Mme trasarraje de chiatto.
 FONZO
                                                   Oh lazzariello.
 NICOLINO
 Schiavo si caaliero.
 FONZO
 Lassa (a Ciannella, che lo tiene.)
 NICOLINO
               Vi’ ca s’allasca lo vrachiero.
 
630   S’io te portasse a Napole
 Te, ncoppa a no carruociolo,
 Sa quanto vorria fa?
 Cossì borria strellà:
 Cca stace no mammuocciolo
635Per arte matemateca.
 No tornesiello a testa
 Aje chi lo vo’ vedè.
    Non vi’ ca si’ na mmummia?
 Non vi’ ca si’ no stuoteco?
640E te vuo’ nnammorà?
 Mantie’, mantie’, mantie’.
 Non vi’ ca t’addenucchie,
 Non vi’ ca mo’ sconucchie,
 E te vuo’ fa a tenè?
 
 SCENA XVIII
 
 FONZO, e CIANNELLA.
 
 FONZO
645Malafine ha dda fa sto peccerillo,
 È troppo arucolillo.
 CIANNELLA
 E tu nfratanto
 FONZO
                             Zitto, io mme credeva
 Ca parlava cottico. Era venuto
 A cercarte perduono
650Pe chello de mo’ nnante; aggio scopierto
 Lo tutto.
 CIANNELLA
                   Aje vista la nnorgenzia mia?
 FONZO
 Ll’aggio vista.
 CIANNELLA
                            E chi era
 Chillo, che stea agguattato?
 FONZO
 Ancora no lo ssaccio.
655Vasta, parlammo appriesso: ora te pigliate
 Ste scarpe, che ll’autr’jere mme cercaste.
 CIANNELLA
 Obrecato.
 FONZO
                     E a chest’ora
 Da do’ viene?
 CIANNELLA
                            Da Ziama.
 Vo’ che le piglia chisto cato d’acqua
660C’ha da fa la colata.
 FONZO
                                      E tu te piglie
 Tutte sti cane a pettenare? quanno
 Mme si’ mogliere non voglio, che faje
 Servizie a nullo.
 CIANNELLA
                                None: schitto a ttene
 Io aggio da servì. Ched’è? la funa
665È ncappata, o qua preta
 È ghiuta into a lo cato,
 Ca non pote saglì.
 FONZO
 Mo’, lassa tirà a mmene.
 Bonora e comme pesa!
 CIANNELLA
670Sarrà cierto qua preta.
 FONZO
 O preta, o piezzo d’astreco!
 Lo piso è troppo gruosso aiza, aiza.
 
 SCENA ULTIMA
 
 AMBRUOSO, che caccia la capo dal pozzo, e detti.
 
 FONZO
 E arrevato, vedimmo
 Ched’è uh
 AMBRUOSO
                      Gua’
 FONZO
                                  Cianne’ Cianne’ (tremando.)
 CIANNELLA
                                                                  Ched’aje?
 FONZO
675Viene
 CIANNELLA
               Tu triemme?
 AMBRUOSO
                                          Oimmé! cc ance so’ gente.
 Torno dinto a lo puzzo. (torna a calarsi nel pozzo.)
 FONZO
 Cianne’
 CIANNELLA
                  Ch’è stato? tu mo’ muore! parla.
 FONZO
 Non saccio chi è sciuto da lo puzzo!
 CIANNELLA
 Mara me vide buono.
 FONZO
680Uh! non ce sta nesciuno.
 CIANNELLA
 E bia ch’è stata apprenzione toja.
 AMBRUOSO
 Voglio vedè, si pozzo
 Ascirne zitto, zitto.
 FONZO
 Ma pigliammo lo cato
685Gua’ è sciuto n’autra vota.
 AMBRUOSO
 (Chisto che bo’ da me?)
 FONZO
                                              Cianne’?
 CIANNELLA
                                                                 Ched’aje?
 FONZO
 Na facce brutta, brutta.
 CIANNELLA
 Che dice? io mo’ m’agghiajo.
 FONZO
 S’è fatto luongo, luongo.
 CIANNELLA
690Uh che sfunnolo.
 AMBRUOSO
                                  Ojemmè!
 FONZO
 Mo’ se nne va trasenno.
 CIANNELLA
 Fuimmoncenne.
 FONZO
                                 E che boglio fuire,
 Si tremmo suoccio.
 CIANNELLA
                                      Io puro so’ agghiordata.
 AMBRUOSO
 Potesse ascire mo’.
695Ojemmene!
 FONZO
                          Cianna mia, mme tocca nfaccie.
 CIANNELLA
 Spirito è cchisto lloco.
 AMBRUOSO
 Spirito. Arrasso sia!
 FONZO
 Spireto! mamma mia!
 AMBRUOSO
                                            Io so’ speduto!
 CIANNELLA
 Io so’ ghielata!
 FONZO
                              Io songo ntesecuto!
 
700Bene mio, ca la paura
 Mm’ha ghielato, m’ha cioncato,
 N’aggio forza, e sso’ restato
 Friddo friddo mmiezo cca.
 
 AMBRUOSO
 
 Mamma mia che cosa scura!
705Stonco tutto nnammollato,
 E cchest’ombra mme sta allato
 Brutta brutta nzanetà.
 
 CIANNELLA
 
 Mara me, penzanno schitto
 Ca no spireto cca stace
710Già lo triemmolo mme face
 Soccia, soccia storzellà.
 
 FONZO
 
 Brutta faccia, brutto naso!
 
 AMBRUOSO
 
 N’autra vota me ne traso.
 
 CIANNELLA
 
 Nce sta ancora?
 
 FONZO
 
                                Non ce sta.
 
 AMBRUOSO
 
715Brutto naso, brutta faccia.
 
 FONZO
 
 Mo’ mme tocca, e m’ammenaccia.
 
 CIANNELLA
 
 Ch’è tornato?
 
 FONZO
 
                            Stace cca.
 
 CIANNELLA - FONZO - AMBRUOSO
 
 Sta malombra, arrasso sia
 Mme vo’ propio speretà.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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