Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 La Faustina, Napoli, Per Langiano e Vivenzio, 1747
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO II
 
 SCENA I
 
 FONZO, e CIANNELLA.
 
 FONZO
720Ciannella mia pe cchello, che a mme proprio
 È socciesso sta notte,
 E pe cchell’autro, ch’aggio ntiso dicere,
 Io sto confuso.
 CIANNELLA
                             Ma perché?
 FONZO
                                                     Te pare
 Niente? gente agguattate
725Mmiezo a le grade toje, suone, sconquasse,
 Preteate, averzerie.
 CIANNELLA
 Spireto into a lo puzzo.
 FONZO
                                            Auto che spirete
 Cianna mia.
 CIANNELLA
                          E pecchene?
 FONZO
                                                   Aggio appaura
 Ch’era ommo comm’a mmene; uh che mme vace
730Pe la capo!
 CIANNELLA
                       Tieme’? statte a bedere,
 Ca penzarraje de me quacc’autra cosa.
 FONZO
 De tene? ajebò; io dubeto
 De figliema: non saje, ca la verruta
 Festeggia.
 CIANNELLA
                      Ne? e co cchi?
 FONZO
                                                  Si lo sapesse
735Te vorria fa vedè perne a lo spito.
 Or’io non pozzo sta co cchesta carola
 Dinto a la capo, la voglio levare
 Da cca: vorria, che tune la tenisse
 Quatto juorne addo zieta.
 CIANNELLA
740Zia Popa?
 FONZO
                      Sine.
 CIANNELLA
                                  (Llà nce sta Rosarba!)
 Che faccio?
 FONZO
                        Mo’ che pienze?
 CIANNELLA
                                                        Non è meglio
 Metterla cca, ncoppa a la casa mia.
 FONZO
 Stammo troppo vecine: e ppo l’ammico
 Nce ha fatto l’uso a scaleà ste grade,
745Sarria lo stisso, che ghire lo sorece
 Ncanna a la gatta. Miettela addo Popa,
 Nzi’ a tanto, che da Napole
 Faccio venire figliemo, e sapimmo
 Chi è sto Calimeo.
 CIANNELLA
                                    Comme vuoje.
 FONZO
750Voglio irela a chiammare. (entra.)
 CIANNELLA
                                                   Aggio penzato
 De portare Rosarba
 Ncoppa a la casa mia, azzò che cchisto
 Non ammasca l’agguajeto de lo figlio.
 Zia, zia uh vi’ la sia Rosarba dinto
755La massaria? venite cca, smerzate
 Pe cchesta sepa, ecco la mano.
 
 SCENA II
 
 ROSALBA, e CIANNELLA.
 
 ROSALBA
                                                         O Cieli,
 Che fia?
 CIANNELLA
                   Non state bona into a ssa casa.
 Starrite meglio into a la casa mia.
 ROSALBA
 E Odoardo il sa?
 CIANNELLA
                                 Mo’ mo’ lo trovo,
760E nce l’aviso. Jate.
 ROSALBA
                                    Oddio, che accadde?
 CIANNELLA
 Niente; ched’è, ca cca stong’io? saglite.
 ROSALBA
 In tue mani mi pongo.
 CIANNELLA
 E state a bone mano.
 ROSALBA
 Quando ti stancherai, destin tiranno,
765Di funestarmi con novello affanno? (sale alla casa di Ciannella.)
 
 SCENA III
 
 FONZO, FAUSTINA, e LAURETTA, e CIANNELLA.
 
 FONZO
 Ora non ce vol’autro
 Cca addo Popa aje da stare
 Nchiusa tra quatto mura
 Nzi’ che cca bene frateto, e farrimmo
770Tanto li cunte meglio.
 FAUSTINA
 Non l’essere ristretta
 Mi è cagione di noja,
 Ma perché sei con me tanto sdegnato
 Fa tutto il mio martir, Padre adorato.
 LAURETTA
775(Misera! io la compiango.)
 FONZO
 Ste lagreme non servono. Ciannella
 Portala llà, ch’io voglio a sta pedata
 Cca fa venire figliemo. (parte.)
 CIANNELLA
 Sia Frausti’, no stare sconsolata,
780Viene commico, e penza
 Ca remmedio non c’è schitto a la morte.
 Fidate a chisto fusto,
 Ch’acconciarrimmo nuje ste gamme storte.
 FAUSTINA
 Ti sieguo. Eh tu Lauretta
785Procura di trovare il mio Riniero,
 Digli a qual duro termine è ridotta
 La mia dolente vita,
 Per amor suo: digli, ch’altro non bramo
 Che vederlo, e morir digli che l’amo. (parte con Ciannella.)
 LAURETTA
790Quanto è stizzoso questo brutto vecchio,
 E pur dovrebbe ricordarsi, ch’egli
 Fu giovane, ed ancora
 Forse ha fatto le sue,
 E tuttavia le fa. Ma che favello:
795A noi povere femine
 Non tutto si conviene: e par che gli uomini
 Non altro abbino in mente,
 Che criticar le povere donzelle,
 O sian buone, o cattive, o brutte, o belle.
 
800   Tutto è soggetto a critica
 Quel che la donna fa.
 Se alcun la vede ridere
 La taccia di sfacciata.
 Se parla, è una ciarlona.
805Se tace: è bacchettona.
 E questo, perché gli uomini
 Son tutte lingue pessime,
 E voglion mormorar.
    Se va con gale, ed abiti:
810Il conto è fatto già.
 Se veste con modestia
 S’incolpa d’avarizia.
 Così l’altrui malizia
 Sempre in noi Donne misere
815Trova da criticar.
 
 SCENA IV
 
 AMBRUOSO, e NICOLINO.
 
 AMBRUOSO
 Benemio, Nicolino,
 Cammaratiello mio, a sta pedata
 Mme voglio ì a fa nfasciare.
 NICOLINO
 Nfasciare? ah ah, sentite che sproposeto!
 AMBRUOSO
820Lo boglio fare sì, pocca sta notte
 So’ nato.
 NICOLINO
                   Oh che bammino
 De zuccaro.
 AMBRUOSO
                        Chest’è parlà co ttico,
 Che si’ retaglia dell’omanetate.
 NICOLINO
 E tu vuoje darme a credere
825Ca sta notte ssi’ nnato: e ba a diavolo.
 M’aje pegliato pe llocco!
 AMBRUOSO
                                              Io torno a dicere,
 Ca sta notte so’ nato, e pe bregogna
 Non me faccio allattare.
 NICOLINO
 Tu aje mannato nconcia lo cerviello.
 AMBRUOSO
830Siente anemale mpiccolo. Sta notte
 Io so’ scappato a primmo
 Da cchiù dde ciente spate,
 E sarria juto a mmitto
 Si n’auzava lo ngiegno, e mme calava
835Dinto a sto puzzo.
 NICOLINO
                                   Dinto cca?
 AMBRUOSO
                                                         Securo,
 Ergus, addonca sta notte so’ nato.
 NICOLINO
 Tu parle da Dottore
 Ma comme chesto fuje?
 AMBRUOSO
                                              Vuo’ sapè troppo?
 Vasta e lo guajo è stato,
840Ca da dinto a lo puzzo
 Mm’ha terato no spireto.
 NICOLINO
 Oh chest’è n’autra? te sarraje sonnato,
 A lo bedè.
 AMBRUOSO
                      Che suonno.
 NICOLINO
 Ma comme?
 AMBRUOSO
                          E siente a me.
845Mente io steva llà ddinto
 Arrepato a lo mmeglio, che poteva.
 Aspettanno a che ghieva
 A pparare l’arrisso
 Sento calà na funa co lo cato:
850Mme creo che lo Patrone
 Me l’avesse calato pe pegliareme.
 M’afferro, e chillo tira. Arrivo ncoppa,
 E trovo, arrasso sia,
 N’ombra, che mm’appe a speretare. Vasta
855Lo ssanno sti cauzune,
 Si nne fice mostarda.
 NICOLINO
 E che mme dice?
 AMBRUOSO
                                   Orsù schiavo.
 NICOLINO
                                                              Addo’ vaje?
 AMBRUOSO
 Nzi’ a Porta Capuana
 A ddà sti duje zecchine
860Che manna lo Patrone
 A cierte sonature.
 NICOLINO
 E non sarria meglio,
 Che cca nce le sguazzammo,
 E dice a lo Patrone, ca ll’aje perze.
 AMBRUOSO
865Buono p’Addezio? e si se scopre, Ambruoso
 Addo’ jarrà? va, peccerillo mio.
 NICOLINO
 Allommanco vevimmoce
 Na meza.
 AMBRUOSO
                     Io non aggio
 Manco no callo?
 NICOLINO
                                Pago io.
 AMBRUOSO
                                                 Si è chesto
870Vevimmoncenne doje.
 NICOLINO
 (Nce le boglio levare:) eilà Ceccotto. (chiama verso l’Osteria.)
 Chiamma chello, che buoje.
 AMBRUOSO
 Cecco’, porta na lampa d’amarena.
 
 SCENA V
 
 LAURETTA, e detti.
 
 LAURETTA
 M’è riuscito parlar con Rinieri,
875E dirli, in quale stato
 Si ritrova Faustina.
 Ma Nicolino con Ambrogio: Amici,
 Che si fa qui.
 NICOLINO
                            Lauretta,
 Se veve na carrafa,
880Vuo’ vevere tu pure?
 LAURETTA
 Grazie, hò d’andar.
 NICOLINO
                                      Aspetta.
 AMBRUOSO
                                                        E statte mone.
 NICOLINO
 (Lauretta dalle chiacchiare
 Ca io le voglio fa na bella posta.) (piano a Lauretta.)
 LAURETTA
 (Sia come vuoi.) (esce il Cacciavino con una carrafa di vino la quale dà ad Ambruoso.)
 AMBRUOSO
                                  Te voglio fa no brinnese. (a Lauretta.)
 LAURETTA
885Sentiam, se ci riesci.
 NICOLINO
 Nuje volimmo nfratanto
 Jocarece quaccosa
 A primera. (al Cacciavino il quale dice di sì, ed entra, e subito esce con le carte da giocare.)
 AMBRUOSO
                         Oh che bino, o che colore!
 Sto brinnese te siente de segnore. (mentre Ambruoso fa il brindesi a Lauretta come siegue; Nicolino si pone a giocare a primiera su una panca dell’Osteria col Cacciavino, e di furto vede di prendersi i zecchini dalla scarsella di Ambruoso.)
 
890   Questo vino, e buono, e bello,
 L’ha portato il carratello,
 Poi passando dal cannello,
 Se nn’è chino un carrafello,
 Or il fato futo, e fello (qui nel pensare un po’ si volge dalla parte di Nicolino, mentre costui li vuol porre la mano in scarsella, il quale subito siegue a giocare.)
 
 NICOLINO
 
895Faccio passo mm’aje no fa. (al Cacciavino.)
 
 AMBRUOSO
 
 Mmano a mme mme l’ha schiaffato
 Perché io sto tanto abbrammato
 Co buje care ammate stelle,
 De nce fa le guattarelle (si ferma, e Nicolino fa l’istesso di sopra.)
 
 NICOLINO
 
900Io la voglio, menà cca. (al Cacciavino.)
 
 AMBRUOSO
 
 Ma tu cruda per dispetto
 Mi ripassi, e fai l’occhietto.
 Pur sei tanto grandicella,
 Che t’è corta la gonnella
 
 NICOLINO
 
905Io le boglio terzià. (al Cacciavino come sopra.)
 
 AMBRUOSO
 
 Io mo’ per te mia bella
 Vo’ cantar la tarantella (Nicolino gli toglie i zecchini.)
 E nanianella, e nanianà.
 Alla vostra sanità. (beve.)
 
 NICOLINO
 
910Aggio fatto fruscio cca. (parte.)
 
 LAURETTA
 
 Com’è sciocco in verità. (parte.)
 
 AMBRUOSO
 Comm’è rrazzente, è propio de segnore.
 Oh addo’ so’ ghiute? bene. (il Cacciavino dice che sono andati via.)
 Me nne vago io porzine. Ah? li denare?
915Comme non ha pagato lo Volante?
 Vi’ che zembrillo, me l’ha fatta. N’aggio
 Cavalle, figlio mio.
 Non me cride? teng’oro (pone le mani in scarsella, e non trovando i zecchini si dispera.)
 Vi’ cca!... uh bonora! e addo’ so’ li zecchine?
920Tu te ll’avraje pegliate.
 Vommeca li zecchine, (vuol sguainare la spada ed il Cacciavino caccia il cortello, ed egli intimorito s’arresta.)
 Chia’, chia’, vecco pe ppigno sto cappiello. (li dà il cappello, ed il Cacciavino se n’entra.)
 
 Maromè, che mm’è socciesso!
 Arrobbato! Ammenacciato!
925Ed appriesso mazziato
 Co no spogliate, e battenne
 Mme jarraggio a rrecettà.
 
 SCENA VI
 
 ODOARDO, e RINIERI.
 
 RINIERI
 Oh signore Odoardo,
 Voi qui?
 ODOARDO
                   Chi mai creduto
930Avrebbe di trovare oddio Rinieri
 (Dopo due anni, che in Roma contrassimo
 Stretta amistade) in queste parti?
 RINIERI
                                                                In Napoli,
 Ha due mesi, chiamato
 Fui da un mio zio cadente,
935Perché di collocare egli ha in pensiero
 Una germana mia, che presso lui
 S’è allevata.
 ODOARDO
                         E adesso
 Come qui?
 RINIERI
                        Perché il zio ha in queste parti
 Certi poderi, ci venni
940Anch’io più volte: ove divenni amante
 Di un vago, e gentilissimo sembiante.
 ODOARDO
 Di chi, se lice?
 RINIERI
                              Basta: or se volete
 Farmi una grazia, vi sarei tenuto
 Della vita.
 ODOARDO
                      Imponete,
945E sarò pronto ad ogni cenno vostro.
 RINIERI
 Perché costei da’ suoi
 È con molto rigor perseguitata
 M’ha mandato a chiamar, che brama meco
 Conferir non so che: io vengo, or bramo,
950Che mi assistete.
 ODOARDO
                                  E poco.
 Dove costei dimora?
 RINIERI
                                        In questa casa, (addita la casa di Popa.)
 Secondo fui avisato.
 ODOARDO
 (Che sento! in questa casa andò Rosalba!)
 RINIERI
 Che dite?
 ODOARDO
                     Abita qui
955Forse?
 RINIERI
                Oibò: qui ci è stata
 Condotta, ha pochi istanti, per cagione
 Di maggiormente custodirsi. Basta,
 Trattenetevi qua, mentre io là vado,
 Né fate entrarvi alcuno
960Prima ch’io tornerò. (Rinieri parte.)
 ODOARDO
                                         Gitene pure,
 Tanto da me farassi. Oimé, che intesi? (si arresta sospeso.)
 
 SCENA VII
 
 ROSALBA dalla casa di Ciannella, ed ODOARDO.
 
 ROSALBA
 Impaziente io dimorar non posso
 Senza l’amato mio caro Odoardo;
 Quanto tarda!
 ODOARDO
                             Ci è stata, ha pochi istanti
965Condotta per cagion di custodirsi.
 Ah, che Rosalba è questa,
 E Rinieri è l’amante a lei gradito.
 O gelosia! mio cor tu sei tradito.
 Vado per accertarmi. (vuol’entrare appresso Rinieri, ed è chiamato da Rosalba.)
 ROSALBA
970Ma eccolo: Odoardo.
 ODOARDO
 Che veggio? come qui? (vedendola calare dalla casa di Ciannella.)
 ROSALBA
                                              Mi ci condusse
 Ciannella.
 ODOARDO
                      (Ah, che il sospetto
 Più cresce in me! costei
 Qui venne per parlar più cautamente
975Al tuo Rinier.)
 ROSALBA
                              Tu taci?
 E mi guardi? che fia?
 ODOARDO
                                          Rosalba ingrata,
 Se chiudevi nel seno
 Fiamma più degna, a che tanto inalzarmi,
 Per poi precipitarmi
980Nelle miserie estreme?
 ROSALBA
 Che dici?
 ODOARDO
                     Ah che pur troppo
 Son noti a me gli antichi amori tuoi!
 Il tuo gradito amante
 A me lo disse: e il volto tuo cangiato
985Mostra nel suo pallore
 La falsità del perfido tuo core.
 ROSALBA
 Quai rimproveri acerbi! E a quale affanno
 Voi mi serbate ancora ingiusti numi?
 Dopo cotante pruove
990Di fedeltà, d’amor, di tenerezze,
 Sentirsi da chi s’ama
 Chiamar perfido cor (sorte nemica!)
 Se vi è pena maggior, chi è fida, il dica!
 
    No, dolce mio tiranno,
995(Ah!) non mi dir così.
 Per te la mia costanza
 Ogni martir soffrì;
 Ma questo è il solo affanno
 Che disperar mi fa.
1000   Stelle, che più mi avanza?
 Cieli, che far mi giova?
 Esser chiamata ingrata
 Dopo sì bella prova
 D’amor, di fedeltà!
 
 SCENA VIII
 
 ODOARDO, e FONZO.
 
 ODOARDO
1005Che intesi! ah quegli accenti
 M’hanno trafitto il core
 Ma s’ella non tradimmi,
 Di qual’altra donzella
 Parlò Rinieri, e qual cagione indusse
1010Ciannella a qui portarla! io ne stupisco!
 FONZO
 M’è stato ditto, c’hanno visto figliema
 Parlà co no segnore, essa da coppa
 La loggia, e chillo a bascio a lo cortiglio
 De la casa de Popa; io cca so’ ccurzo
1015Pe trovarla ncastagna.
 ODOARDO
 Genitor.
 FONZO
                   Figlio mio.
 Attiempo si’ benuto.
 Sanco, e fuoco aje da fare.
 ODOARDO
 E la cagione?
 FONZO
                           No cacapozonetto
1020Fa li gatte felippe
 Co soreta, e mme pare
 Ca mo’ nce stace festeggianno.
 ODOARDO
                                                          O Cieli
 Andiamo. (va per entrare in sua casa.)
 FONZO
                       Jammo. (va per entrare in casa di Popa.)
 ODOARDO
                                         Dove
 Andate?
 FONZO
                   Addo’ t’abbie?
 ODOARDO
1025In casa.
 FONZO
                  Aje fatto arrore.
 Sta addo Popa.
 ODOARDO
                              (Che sento!)
 FONZO
 Llà la fice passare
 Pe guardarla cchiù bona.
 ODOARDO
 (Sta a veder, che Rinieri,
1030È l’amante, e l’amata è mia germana.)
 FONZO
 Cammina.
 ODOARDO
                       (Che farò!
 Io promisi a Rinieri
 D’assisterlo.)
 FONZO
                           Tu si’ restato astateco?
 Cammina.
 ODOARDO
                       Aspetta Padre.
 FONZO
                                                    Tu te cagne
1035De colore: mme pare ch’aje paura.
 ODOARDO
 No
 FONZO
          E perché non cammine?
 ODOARDO
 (M’obliga la parola!)
 FONZO
 Che si’ agghiardato? vego
 Ca si’ cacato sotta.
1040Jarraggio io sulo a fa mennetta. (vuol’entrare da Popa, e Odoardo l’impedisce.)
 ODOARDO
                                                            Piano.
 (Si adempj alla promessa,
 Prima, e poscia si pensi alla vendetta.)
 FONZO
 Viene, o vao sulo. (vuol’entrare di nuovo, e Odoardo si pone avanti.)
 ODOARDO
                                    Non potete entrare.
 FONZO
 Chesto de cchiù, ah briccone
1045Scostate da sta porta. (caccia una coltella e minaccia il figlio.)
 ODOARDO
                                         Io la difendo.
 FONZO
 Levate, o cca t’accido.
 ODOARDO
 Sta in poter vostro.
 FONZO
                                      Ah figlio
 Sbregognato! te piglia. (li tira un colpo, ed egli lo trattiene.)
 ODOARDO
 Sentite, o genitor.
 FONZO
                                    Sentì non voglio.
 ODOARDO
1050Io
 FONZO
        E manco? te.
 
 SCENA IX
 
 RINIERI, FAUSTINA, e detti.
 
 RINIERI
 Seguita i passi miei, già sei mia Sposa.
 FAUSTINA
 Con tal promessa io vengo
 ODOARDO
 Ti accheta o genitor.
 FONZO
                                        Manco t’arrasse?
 RINIERI
 Io son teco, Odoardo.
 FAUSTINA
1055Che vedo? Il Padre, ed il German! rimango
 Una statua di gelo!
 ODOARDO
 La mia Germana con Rinieri! o pena!
 FONZO
 Duje figlie sbreognate! uh che sfonnerio!
 RINIERI
 Odoardo suo figlio! o qual sventura!
 FONZO
1060Ossoria, mi patrone
 Cossì vace sbianno le fegliole
 Dell’uommene da bene, (a Rinieri.)
 Ma mo’ nce vedarrimmo: e tu schefienzia,
 Chesta è l’obbedienzia (a Faustina.)
1065Che se deve a lo Patre? De sto muodo
 Tu defienne l’annore, birbantone!
 ODOARDO
 (Misero! io son confuso!)
 FAUSTINA
 (Io non so che mi dire!)
 RINIERI
                                              (Io son di sasso!)
 FONZO
 Che schiuoppo voglio fare! uh che sconquasso!
 
1070   Uh faccia mia, addo’ vuoje
 Mo’ irete a schiaffà!
 L’annore m’assassina
 Sto si Milordo cca!
 No figlio mme precipeta.
1075Na figlia me vetupera.
 Sciorte, nc’è cchiù rroina,
 Cchiù sfunnolo pe mme.
    Ssa perucchella sfatta
 Te voglio sdellanzà! (a Rinieri.)
1080Da nanze a mme mo’ sfratta,
 Birbante, bricconciello. (ad Odoardo.)
 Chiss’uocchio a pisciariello
 Niente te pò jovà!
 Pecché!... ma tu ma si è
1085Uh, uh, che terrebilio
 Mo’ avise da vedè.
 
 SCENA X
 
 ODOARDO, RINIERI, e FAUSTINA.
 
 ODOARDO
 Malvaggia (contro Faustina.)
 RINIERI
                       Amico, ferma. (si frapone.)
 ODOARDO
                                                   No, tuo amico
 Più non chiamarmi: alla promessa mia
 Abbastanza hò complito.
 FAUSTINA
                                               (A qual tormento
1090Maggior, mi serbi ancor, sorte tiranna?)
 RINIERI
 Che brami?
 ODOARDO
                         Or or mi attendi
 Nel solitario calle, che conduce
 Tra il folto di quegli arberi, per ivi
 Restare estinto, o vendicato.
 FAUSTINA
                                                      (O Cieli!)
 RINIERI
1095Ma pur
 ODOARDO
                 Taci, che tempo
 Non è omai di discolpe; io vo’ vendetta:
 Colà t’invia; dal genitore irato
 Temo, che non sarai
 Qui di nuovo sorpreso,
1100Un poco più, che tardi.
 RINIERI
 Parto, e colà ti attendo,
 Dove pronto mi avrai, qual più mi vuoi
 Nemico, o amico: sol vo’ rammentarti,
 Che mia la colpa fu, non di Faustina:
1105Se colpa può chiamarsi
 Amar la sua Consorte,
 Per cui vo’ ad incontrar lieto ogni sorte.
 
    Sì ti aspetto: ma il tuo sdegno
 Spero ancor veder placato. (ad Odoardo)
1110Idol mio, quel ciglio amato,
 Non celarmi, per pietà. (a Faustina.)
    Sento in sen, ch’oltre ogni segno
 Geme l’alma tormentata,
 Tra l’amico, e tra l’amata,
1115Tra dovere, e fedeltà.
 
 SCENA XI
 
 ODOARDO, e FAUSTINA.
 
 ODOARDO
 E bene, or che dirai,
 Malvaggia, e perfidissima sorella?
 FAUSTINA
 Germano, errai, nol niego,
 Ma ch’io messo in non cale
1120Abbia l’onore, ah non pensarlo, amai
 Riniero, come sposo.
 ODOARDO
 Le solite discolpe!
 Ma sia come si voglia:
 Errasti, e al tuo delitto
1125Aspetta in brieve quanto far mai posso
 D’atroce, il mio rigore.
 FAUSTINA
 Deh perdona
 ODOARDO
                           Gli accenti
 Frena quel labro audace, o pena! o affanno
 Mille smanie hò nel seno!
1130Ah, troppo vi mostrate,
 Rigide contro me, stelle spietate.
 
    Voi mi volete vinto,
 Perfide inique stelle,
 Ma non vi cedo no!
1135Quest’alma invitta, e forte,
 L’orgoglio della sorte
 Costante soffrirà.
    E se mai cado estinto
 Io solo non cadrò,
1140E nell’estremo fato
 Il margine di Lete,
 Mio spirto invendicato
 Oltre non varcherà.
 
 SCENA XII
 
 FAUSTINA sola.
 
 FAUSTINA
 Ecco in odio alla sorte,
1145Al Padre, ed al German, vagante, afflitta,
 Di me stessa tremante, e dell’amato
 Irresoluta, e mesta
 Consiglio alcun non ho. Quanto mi costi
 Bella cagion del mio tenace affetto
1150Solo de’ pensier miei meta, ed oggetto.
 
    È ver ch’è troppo barbara
 L’atroce sorte mia;
 Ma per l’amato bene
 Dolci si fan le pene,
1155D’Amor la tirannia
 Piace ad un alma ancor.
    Mio core tormentato
 Per l’idolo adorato
 Prende ogni affanno a gioco:
1160E stimarebbe poco
 Ogni martir più rigido
 Del Regno dell’orror.
 
 SCENA XIII
 
 ROSALBA, e CIANNELLA.
 
 CIANNELLA
 Addo’ t’jere abbeata, sore mia
 Cossì de pressa?
 ROSALBA
                                 Amica, ti par poco
1165Dopo d’esser caduta in odio al Zio.
 La casa abbandonata, ed il Germano
 Stesso posto in non cale, per seguire
 L’orme d’un infedele, esser da questi
 Sì vilmente tradita?
1170Ah, che meglio è per me, perder la vita.
 CIANNELLA
 A il cane cchiù ppriesto. Siente a mmene;
 Saje ch’aje da fare?
 ROSALBA
                                       E che?
 CIANNELLA
 Mo’ mmo’ faccio chiammare
 Lo Patre, a isso dille
1175Quanto è passato, ch’io
 Nce mettarraggio na bona parola,
 E bedarrimmo d’arrevà sto zuoppo.
 ROSALBA
 Al tuo parer mi appiglio.
 Ma con qual core, fallo
1180L’agitata alma mia.
 CIANNELLA
                                      Sio Fonzo.
 
 SCENA XIV
 
 LAURETTA, e dette.
 
 LAURETTA
                                                           Cianna.
 CIANNELLA
 Aje visto lo Sio Fonzo?
 LAURETTA
 No: né curo vederlo, anzi lo fuggo.
 CIANNELLA
 Perché?
 LAURETTA
                  Vi son de’ guai.
 CIANNELLA
 E so’?
 LAURETTA
               Ma
 CIANNELLA
                        E che so’ ppazza.
 LAURETTA
1185E colei?
 CIANNELLA
                  No la vide,
 Ca è la Sia Rosarba.
 LAURETTA
 Signora, perdonatemi,
 Se mi vedete in agitazione.
 Vi riverisco.
 ROSALBA
                          Addio,
1190Lauretta.
 CIANNELLA
                    Parla mone.
 ROSALBA
 Se discorrer dovrete
 Segreto, io m’allontano.
 LAURETTA
 No, ascoltarlo potete;
 Che forse ancora a voi
1195Può importare, trattandosi
 Di Rinier vostro.
 ROSALBA
                                  E come?
 LAURETTA
                                                    Egli è invaghito
 Di Faustina, e costei more per lui.
 ROSALBA
 (O qual altro viluppo!)
 LAURETTA
 Il Padron se n’è accorto,
1200E ha fatto gran rumore
 Contro me, contro quella.
 CIANNELLA
 Donca lo si Riniero
 Era chillo, che steva
 Sta notte cca agguattato?
 LAURETTA
1205Appunto.
 ROSALBA
                     Perciò, credo,
 Non si vede il germano.
 CIANNELLA
 Nce la voglio sta cosa.
 Laure’, sa ch’aje da fare?
 Vuo’ di’ a Fraostina, che stia allegramente
1210Ca non passa n’autr’ora, e chesta cosa
 L’agghiustarraggio io.
 LAURETTA
 Ma come?
 CIANNELLA
                      Va di’ chesto,
 E non pensare ad autro.
 LAURETTA
 Dirolle ciò che vuoi,
1215E non senza speranza,
 Poiché so quanto sei
 Accorta più d’ogn’altra,
 E ne’ fatti d’amor sagace, e scaltra. (parte.)
 CIANNELLA
 Antuono, Antuono, porta cca na seggia.
1220Parlanno vuje co Fonzo
 S’agghiustano porzì chest’autre nnaccare
 Stateve allegramente; ed assettateve.
 ROSALBA
 A qual dolente stato
 Misera giunta son! (viene la sedia, e siede.)
 
 SCENA XV
 
 FONZO, ROSALBA seduta, e CIANNELLA.
 
 FONZO
                                      Votta fortuna,
1225Famme quanto cchiù ppuoje: Schiavo Ciannella.
 CIANNELLA
 Addio Fonzo.
 FONZO
                           Chi è chella? atta e che piezzo! (guardando Rosalba.)
 CIANNELLA
 È la nepote de sto gentelommo
 Che sta ccane: è benuta, ha dece juorne,
 A spasso.
 FONZO
                    (E comm’è bona!)
1230Famme ascì n’aota seggia.
 CIANNELLA
                                                  Curre, Antuono.
 FONZO
 Segno’, ve songo schiavo. (saluta Rosalba la quale s’alza, e l’inchina.)
 ROSALBA
 Me l’inchino.
 FONZO
                           Assettateve,
 Ca mo’ mm’assetto io puro. (siede.)
 (Bene mio, chisto è muorzo de segnore.)
 CIANNELLA
1235(Chisto è lo Patre, vance bello bello.) (piano a Rosalba.)
 FONZO
 E accossì, gnora, comme ve garbizzano,
 Cheste campagne noste?
 ROSALBA
 Belle, ma troppo infauste all’alma mia.
 FONZO
 Comme nfauste? (che bocca!)
 ROSALBA
1240Sallo il mio cor!
 FONZO
                                (Che vuocchie!)
 CIANNELLA
                                                               (Poverella!)
 FONZO
 Lo nomme vuosto?
 ROSALBA
                                      Rosalba.
 FONZO
                                                        Accommenza
 Da Rosa, e beramente
 Site na Rosa de bellezzetuddene.
 ROSALBA
 Son Rosa, è ver, perché son circondata
1245Da infinite punture di tormenti.
 FONZO
 E comme?
 ROSALBA
                       Ah!
 FONZO
                                 (Sto sopiro mm’è trasuto
 Dinto all’uosso pezzillo.)
 CIANNELLA
 Dincello mo’. (a Rosalba.)
 ROSALBA
                            Sappiate, che tradita
 Io fui da un infedel.
 FONZO
                                       Chi è sso briccone?
 ROSALBA
1250Il vostro figlio.
 FONZO
                              Figliemo?
 CIANNELLA
 Figlieto sì segnore, e ha ngannata
 Sta poverella co ghiurarle ammore.
 FONZO
 (Chist’è n’auto sceruppo!)
 ROSALBA
                                                  Se voi sete
 Generoso, se avete
1255Pietà nel seno, non mi abbandonate.
 FONZO
 (Uh, che parole duce!
 Chesta mme fa scordare de Ciannella!)
 CIANNELLA
 (Maramè chisto cca troppo se carreca!) (guardando Fonzo, che pende anziosamente dalla bocca di Rosalba.)
 ROSALBA
 Vi muova questo pianto
1260Figlio del mio dolore.
 FONZO
                                          (Che chianto!)
 CIANNELLA
 (Chisto cca ha pegliato papera!
 Statte a bedere, ca nn’è nnammorato!)
 Fonzo.
 FONZO
                Gno’, gno’.
 CIANNELLA
                                      Ched’aje? tu staje ncantato?
 FONZO
 Ajebò.
 CIANNELLA
                E mme parla,
1265Aje ntiso, che t’ha ditto sta fegliola?
 FONZO
 Aggio ntiso.
 ROSALBA
                         E che dite?
 FONZO
 Donca bene volite
 A figliemo?
 ROSALBA
                         Sicuro.
 FONZO
                                         E non sarria
 Cchiù meglio, che bolisseve
1270Bene a lo Patre
 CIANNELLA
                               E la mmalapasca
 Che te vatta; ne? lloco t’è caduto
 Ll’aseno? E tu sia sbriffia
 Scagno de le parlare de lo figlio
 Vaje procuranno de ncappà lo Patre?
 ROSALBA
1275Io (s’alza Rosalba, e s’alza ancor Fonzo.)
 CIANNELLA
        Zitto llà: vasta che si’ Frostera.
 FONZO
 Ciannella
 CIANNELLA
                     Appila,
 O te scippo ssa varva.
 ROSALBA
 Io pregai
 CIANNELLA
                    Già lo ssaccio,
 Pe ffare doje focetole a na botta.
 FONZO
1280La pietà
 CIANNELLA
                   Che pietà, viecchio mpostiero?
 Vuo’ di’, ca si’ no bello femmeniero.
 
    Pecché mme staje tutta allisciata (a Rosalba.)
 Co pporva, e nieve, co gguardanfante
 Cride de metterme pede nnante,
1285Ma ll’aje sgarrata mme guarde a mme.
 Viecchio sozzimma, puorco fetente, (a Fonzo.)
 Ca d’ogne gatta, ch’ave la scuffia
 Tu te precipete, vaje allocchì;
 Ll’uocchie te voglio propio caccià.
1290   Lo nnammorato cossì mme lieve,
 E si’ segnora? vi’ che bonora! (a Rosalba.)
 Mo’ che è sto fusto aje da vedè.
 E tu briccone, ommo de niente, (a Fonzo.)
 Ch’appriesso a chella staje a sperì,
1295Ncielo na casa può irte a fa.
 
 SCENA XVI
 
 ROSALBA, FONZO, indi NICOLINO, e finalmente AMBRUOSO.
 
 ROSALBA
 Ah, che non anco è sazia
 La tiranna mia sorte,
 Né altra speme hò a’ mali miei, che morte. (parte.)
 FONZO
 Che mm’è socciesso, ajemmene!
1300Ma Fonzo aje fatto male, a tradì Cianna,
 Ah, ca pe sta nennella lassarria
 Ciento Cianne. Ma chella llà vo’ figlieto,
 E non a ttene auh cca sta lo mbruoglio!
 Perdere non me voglio
1305Tentammo.
 NICOLINO
                         Aggio saputo
 Ch’Ambruoso mme va ascianno,
 Pe li zecchine, or’io
 Non saccio addo’ annasconnerme,
 Ed è lo ppeo, ch’aggio da ì trovanno
1310Lo Patrone da parte de lo zio,
 E dirle ca la sore,
 Ha da sta notte, che manca da casa.
 FONZO
 (Ma si non faccio arrore sto Volante
 È de cca: mme vorria
1315Fedà de chisto.)
 AMBRUOSO
                                O bene mio, non saccio
 Addo’ lo pozzo asciare.
 NICOLINO
 E becco Ambruoso; me la voglio cogliere. (vuol partire, e Fonzo lo chiama.)
 FONZO
 Fegliu’, zì, zì.
 NICOLINO
                           A me?
 FONZO
                                          Sì a ttene: accostate.
 AMBRUOSO
 E beccotillo. Fremma. (tiene Nicolino.)
 NICOLINO
1320Chia’, chia’.
 FONZO
                         Ched’è sta joja? Si’ fatto sbirro? (ad Ambruoso.)
 AMBRUOSO
 Chisto cca
 NICOLINO
                      (Statte zitto
 Ca mo’ parlammo.) (piano ad Ambruoso.)
 AMBRUOSO
                                        Caccia li zecchine
 NICOLINO
 Mo’ ll’aje, te vaa lo cancaro.
 FONZO
 Che zecchine?
 NICOLINO
                             (Mo’ dico: lo patrone (piano a Fonzo.)
1325Sujo le bencette a lo patrone mio
 Ajere a la bassetta
 Mo’ le bene a cercà.) Sì, sì, ll’avraje.
 Nce penzo io.
 AMBRUOSO
                            E quanno?
 FONZO
 Mo’ si’ troppo nzestuso!
1330Statte a lo luoco tujo.
 AMBRUOSO
                                         Vi’, che pacienzea!
 NICOLINO
 (Io ll’aggio da mbrogliare!) oscia che bole? (a Fonzo.)
 FONZO
 Tu sierve cca la sia Rosarba.
 NICOLINO
                                                     Appunto. (parlano da parte non ascoltando Ambruoso.)
 Saje addo’ stace?
 FONZO
                                  Cca nce aggio parlato
 Mo’ nnante.
 NICOLINO
                         (E mme se nne sarrà tornata.)
 AMBRUOSO
1335Fegliu’ vatte sbrecanno ch’aggio pressa.
 FONZO
 Non ce zucà l’acchiette?
 AMBRUOSO
                                              (Chest’è freoma.)
 NICOLINO
 E mme, da me che buoje? (a Fonzo.)
 FONZO
 Pe ddirete lo vero
 Io nne so’ nnammorato.
 NICOLINO
1340(Bona!)
 FONZO
                  E borria, che tune
 NICOLINO
                                                     Io te servesse
 Vuo’ di’ tu mone pe pportapollastre?
 FONZO
 Non dico chesto; ma si tu le puorte
 Na mmasciata, ca io
 La voglio pe mogliere,
1345Nce sta pe tte no buono paraguanto.
 NICOLINO
 (Vi’ lo cafone addove ha apierto ll’uocchio!
 Ma lo voglio abborlà.)
 FONZO
 Che rrespunne?
 NICOLINO
                                 Pe ddirete
 La veretà non ce aggio tanto mano.
1350Ma vide chillo llà.
 FONZO
                                   Lo lacchejo mio?
 NICOLINO
 Che t’è lacchejo?
 FONZO
                                  Securo.
 NICOLINO
 (È ricco lo pacchiano.)
 FONZO
 Chillo che?
 NICOLINO
                        La canosce, e se la vota
 A barda, e a sella. Chisso
1355Ve pò servì.
 FONZO
                         (Pò essere,
 Che la canosce p’ammore de figliemo.)
 AMBRUOSO
 Aje fenuto?
 NICOLINO
                         Mo’ mmo’.
 FONZO
                                               Ma io non voglio
 Dircelo.
 NICOLINO
                  Si mme daje
 Lecienzea, lo dic’io.
 FONZO
                                      Mme faje favore.
 NICOLINO
1360Ambruoso, eccome cca. (tirandolo a parte.)
 AMBRUOSO
                                              Caccia l’aruta
 Marranchino, forfante.
 NICOLINO
 Non parlare accossine.
 Chillo t’ave arrobato.
 AMBRUOSO
                                         Lo Patrone?
 Tu mme vuo’ nfenocchiare?
 NICOLINO
1365Io te dico, ca sine.
 AMBRUOSO
 E comme, e quanno!
 NICOLINO
                                         Cca se le pigliaje
 Zitto zitto pe farete na burla;
 Ma mone te le ddà, ca ll’aggio ditto
 Ca nn’aje da fa na cosa necessaria
1370Pe lo patrone giovane.
 AMBRUOSO
 Aje ditto buono: va fammelle ddare.
 NICOLINO
 (Nce aggio parlato; è llesto. E ll’aggio ditto,
 Ca le daje duje carrine pe regalo.)
 FONZO
 Nce nne do porzì seje. (piano a Fonzo.)
 NICOLINO
1375Eh, Ambruoso, tu aje da fare
 Chillo servizio?
 AMBRUOSO
                               Sine.
 NICOLINO
 E oscia ll’ave da dda li duje.
 FONZO
                                                     Gnorsine.
 
 SCENA XVII, ED ULTIMA
 
 CIANNELLA, ch’osserva, e i già detti.
 
 CIANNELLA
 Cca stace ancora Fonzo.
 NICOLINO
                                             E becco Cianna
 Voglio co cchesta mo’ allommà cchiù fuoco.
 FONZO
1380Aje ntiso? (ad Ambruoso.)
 AMBRUOSO
                       Cierto.
 CIANNELLA
                                      Parla
 Co lo creato.
 NICOLINO
                          O Cianna, si sapisse
 Quanto male de tene ha ditto Fonzo
 Nzi’ a mo’, co chillo? (fra loro.)
 CIANNELLA
                                         (Te credo, ah briccone!)
 FONZO
 Quanno t’abbie?
 AMBRUOSO
                                  Quanno vuje mme date?
 FONZO
1385Portame la resposta, e ll’avarraje.
 AMBRUOSO
 Che resposta? ossoria
 Mme vo’ dà li zecchine?
 FONZO
                                              Che zecchine?
 CIANNELLA
 Mo’ non saccio che diceno.
 NICOLINO
 Hanno mutato lengua,
1390Perché t’hanno veduta.
 AMBRUOSO
 Oscia mme vo’ tornà li duje zecchine
 C’ha dditto Nicolino?
 FONZO
 Nicolino m’ha dditto duje carrine
 Pe rregalarte quanno
1395Mm’aje fatta la mmasciata
 A chella segnorella.
 AMBRUOSO
 Mmasciata a mmene? e che so’ roffeano?
 Io voglio li zecchine,
 Che t’aje pegliato da dinto a la sacca.
 FONZO
1400A mme pegliate! e che so’ mariuolo?
 NICOLINO
 Comme abbatteno mo’.
 CIANNELLA
                                              Sì, sì, votate
 Ssi pisce, che non s’ardeno,
 Aggio ntiso gnorsì tutto lo mmale
 Che dde me avite ditto.
 FONZO
1405Che mmale?
 AMBRUOSO
                           Siente st’autra!
 NICOLINO
 (Mo’ so’ le botte.)
 CIANNELLA
                                   Faccia de mpesone.
 FONZO
 Cianna n’aje ntiso buono.
 CIANNELLA
                                                 Statte zitto.
 FONZO
 N’è bero: te nne juro: chisto lazzaro
 M’ha ddito ca so’ latro, e contrastavamo.
 AMBRUOSO
1410M’ha ditto lo Volante,
 Ca li zecchine oscia s’ave pegliato.
 FONZO
 E lo Volante stisso
 M’ha ditto, che de te mme sia fedato.
 CIANNELLA
 E ca de mene avite ditto male
1415Ll’ha ditto lo Volante, che l’ha ntiso.
 È bero? (a Nicolino.)
 FONZO
                   Dillo. (a Nicolino.)
 AMBRUOSO
                                Parla. (a Nicolino.)
 NICOLINO
                                             Ah, ah, che riso!
 FONZO
 
 Io non parlaje (a Nicolino.)
 Co cchillo llà,
 Pe n’autra cosa,
1420Ch’avea da fa?
 Mo’ comme vaje
 Decenno a chesta
 Ca tanto male
 Nne disse cca.
 
 NICOLINO
 
1425Si vuo’ sentire na zenfonia
 Lo violino te pozzo fa.
 E zuche zuche, e zuche za.
 
 AMBRUOSO
 
 Tu non deciste (a Nicolino.)
 Ca chillo llà
1430Mm’avea arrobbato
 Li ruspe cca?
 Mo’ che mmasciata
 Mme dice chillo,
 Ch’a sta pedata
1435La jesse a fa?
 
 NICOLINO
 
 Si vuo’ sentire na tarantella
 Lo tammorriello te pozzo fa.
 E turre ta, e turre ta.
 
 CIANNELLA
 
 Tu non sentiste
1440Ca chillo llà (a Nicolino.)
 Male de mene
 Deceva cca?
 Mo’ comme jura,
 Ca n’è lo vero
1445Parla spapura
 Fallo restà.
 
 NICOLINO
 
 Si vuo’ sentire na sonatella
 La chitarrella te pozzo fa.
 E nfa, nu, nfra, e nfa, nu, nfra.
 
 FONZO - AMBRUOSO - CIANNELLA
 
1450Ne birbantello non vuo’ parlà. (a Nicolino.)
 
 NICOLINO
 
 Ve piacette l’ammennola doce (finge cantare senza curarsi.)
 Bonprode ve faccia, e sanetà.
 
 FONZO - AMBRUOSO - CIANNELLA
 
 Schefenzusiello respunne cca.
 
 NICOLINO
 
 Sfacciata presentosa (canta come sopra.)
1455No lo ddicere a mmammata.
 
 FONZO - AMBRUOSO - CIANNELLA
 
 Cchiù bricconcello non se pò ddà.
 
 NICOLINO
 
 (Le boglio propio fa schiattà.)
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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