Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il gioco de' matti, Napoli, Domenico Langiano, 1750
 a cura di Maria Adele Ambrosio
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA I
 
 FLORINDO, ed OTTAVIA, indi LEANDRO.
 
 FLORINDO
1470Simular non ti giova. I sdegni tuoi
 Sono pretesti ingiusti
 Del tuo volubil core.
 Così lasciarmi pensi,
 E abbandonarti in preda al nuovo amore.
 OTTAVIA
1475Dopo avermi tradita (Leandro osserva.)
 Per Alfonsina, ardisci
 Dirmi questo di più?
 FLORINDO
                                          Chi mai può dire
 Tante bugie?
 LEANDRO
                           Ti accusa questo foglio (a Florindo dandoli il foglio.)
 Dell’istessa Alfonsina a te diretto.
 FLORINDO
1480A me?
 LEANDRO
                Dove di amore
 Ti ragiona, e ti esorta
 Ad essere fedel: lo niegherai
 Adesso?
 OTTAVIA
                   (È quello il foglio ch’io mandai:
 Equivoco c’è qui.) (guardando il foglio che Florindo legge.)
 FLORINDO
                                     Che lessi! e scrive
1485Così Alfonsina a me?
 OTTAVIA
                                         Signor Leandro,
 Onde tal foglio avesti?
 LEANDRO
 Dal servo d’Alfonsina.
 OTTAVIA
                                           Ecco l’errore.
 Io lo diedi a Peppone,
 Per portarlo a Florindo: da mia parte
1490Scrisse quello Alfonsina, perch’io avea
 Offesa un po’ la destra.
 LEANDRO
 Dunque Alfonsina m’è fedele?
 OTTAVIA
                                                          Certo;
 Com’è fido Florindo, a cui dimando
 Scusa del mio trasporto.
 LEANDRO
                                               Troppo incauto
1495Trascorsi, oimè! a ragione
 L’odio sarò di lei.
 FLORINDO
                                   Mai non offese
 Amor la gelosia.
 LEANDRO
 Ma un’ingiusto sospetto
 Fa estinguere ogni affetto.
1500Lasso! in qual dubio labirinto io sono!
 Addio. Veloce vado
 Ad impetrar dall’idol mio perdono. (parte.)
 FLORINDO
 Dunque, Ottavia diletta,
 Vedi, che fido io son.
 OTTAVIA
                                         Florindo amato,
1505Se dubitai di te, ne fu cagione
 Violenza d’amor.
 FLORINDO
                                  Tutto m’è caro
 Quanto viene da te: così potessi
 Sperar di farti mia.
 OTTAVIA
                                       Sarò costante
 Finché avrò vita.
 FLORINDO
                                  O cari, o dolci accenti,
1510Che rendono soavi i miei tormenti.
 
    Non ha più bel piacere
 Un core innamorato,
 Che udir dal labro amato,
 Giurarsi fedeltà.
1515   Così si muta in gioja
 Ogni passata noja,
 Ogni martir crudele
 Divien felicità.
 
 SCENA II
 
 OTTAVIA.
 
 OTTAVIA
 Era ragion, che l’idolo mio caro
1520Grato a me fusse. A torto
 L’ho creduto infedele. In questo punto
 Lieta respira l’alma,
 Qual dopo la tempesta
 Timido passaggier, se torna in calma
1525Il mar turbato, e il vento,
 Fa nel volto palese il suo contento.
 
    A tanti affanni in seno,
 Pur mi comparve alfine
 Un placido baleno
1530Di tenero piacer.
    E benché molto lieve
 In me sia la speranza;
 Pur si figura in brieve
 Più certo il suo goder.
 
 SCENA III
 
 PARMETELLA, e PEPPONE rivestito da Villano.
 
 PARMETELLA
1535E nzomma, animalone
 Te ll’aje fatta calare da Lisetta?
 PEPPONE
 Comme vace la mbroglia?
 Vamme decenno.
 PARMETELLA
                                   Lisetta era chillo
 Milordo stravestuto, che mmo nnante
1540Co cchill’autre forfante ammascarato,
 T’ave fatta l’abburla, che tu saje.
 PEPPONE
 Oh bonora, che sento!
 E comme ll’aje saputo?
 PARMETELLA
                                             Mme ll’ha ditto
 Uno de chille stisse,
1545Che ghievano co essa, ch’è Marcone
 Lo parzonaro de lo si Leandro.
 PEPPONE
 È bero, apro mo ll’uocchie. Tutt’avea
 La nfanzia de Lisetta: essa era cierto.
 Cancaro, a mme sta burla!
1550Ma co mmico ha da fa.
 PARMETELLA
 Vi’ mo chi è cchiù bona?
 Io, o Lisetta?
 PEPPONE
                           Trista
 È caria, e ppeo e zella.
 Si chella llà mm’ha ffatto
1555Volà pe ll’aria senza avere ascelle;
 Tu, senz’essere purpo, mm’aje vattuto;
 Che ve pozza afferrà maleferuto.
 PARMETELLA
 Ma chello io lo ffacette,
 Ca te voleva bene.
 PEPPONE
                                    Chesso bene
1560Puozze avè sempe tu.
 PARMETELLA
                                          Se sole dicere:
 Chi bene te volesse,
 Chiagnere te facesse.
 PEPPONE
 (Quanto sape la fauza!
 Ma no la credo)
 PARMETELLA
                                Ne, che ddice?
 PEPPONE
                                                             Dico:
1565Si parlasse addavero:
 Sarrisse bona assaje.
 PARMETELLA
                                         Comme? io non dico
 La veretà?
 PEPPONE
                       Ne dubeto.
 PARMETELLA
 Donca io sò ffauza?
 PEPPONE
                                      Ll’uocchie
 T’accusano.
 PARMETELLA
                        Sta faccia
1570Non te dice, ca Parma pe tte more?
 PEPPONE
 Aje bona faccia sì, ma tristo core.
 PARMETELLA
 
    Tristo core? sgrato, sgrato;
 Può dì chesto a na fegliola,
 Che pe tte già se nne scola,
1575Che già spanteca pe tté.
    Vavattenne, leva, le’!
 Non te voglio cchiù sentire,
 Non te pozzo cchiù bedè.
 
 SCENA IV
 
 PEPPONE.
 
 PEPPONE
 E comme è fina! Sa cchiù cchesta ccane,
1580Che quaranta diavole. Ma vene
 Lisetta; e st’autra addo’ la miette? E ppeo
 Tre bote: chesta porta
 Lo mmele mmocca, e lo rasulo sotta.
 Maro chi nce ha che spartere. Mo parla
1585Co la Patrona: reterà mme voglio,
 E quanno sarrà tiempo
 Mm’avarrà da dà cunto de lo mbruoglio. (si ritira.)
 
 SCENA V
 
 ALFONSINA, e LISETTA rivestita da donna.
 
 ALFONSINA
 Dunque, cara Lisetta, tanto ai fatto
 Per amor mio?
 LISETTA
                               Certissimo, e si bene
1590Riuscì l’invenzion, che vostro padre
 Non vuole più sentire il matrimonio
 Di Paganino, e tutto sa Leandro.
 ALFONSINA
 E che perciò? Leandro
 Dopo avermi vilmente abbandonata
1595Che pretende da me?
 LISETTA
 Credere io ciò non posso, Egli si lagna
 Bensì di voi, che avete
 Scritto a Florindo un’amoroso foglio.
 ALFONSINA
 Scrissi a Florindo, è vero,
1600Una lettera in nome
 Di Ottavia, che ferita avea la destra.
 LISETTA
 Ora intendo: fu questa
 La cagion dell’equivoco.
 ALFONSINA
                                              Ha ragione
 Dunque Leandro. Ed ecco il genitore.
 LISETTA
1605Voglio vedere adesso,
 Se posso indurlo a darvi
 Per consorte a Leandro.
 
 SCENA VI
 
 NARDANIELLO, e detti.
 
 NARDANIELLO
 Alfonsina, Lisetta, attiempo attiempo
 V’aggio trovate. Sacciate, ca chillo
1610Che bolea dà per sposo ad Alfonzina
 È no frabutto; lo quale mo nnante
 È stato secutato
 Da Napole nzi’ a ccane
 Pe malandrino, e ll’hanno
1615A Napole portato,
 Pe ffà nguardia ch’aje tuorto co na sore
 De no spaccamontagne.
 LISETTA
 E mentre è questo, io vi consigliarei
 A sposare Alfonsina con Leandro.
 NARDANIELLO
1620Vuo’ sposare Arfonzina
 Co lo malanno?
 LISETTA.
                               Con Leandro dico.
 NARDANIELLO
 Chillo perucca, e pposema mo nnante
 Ha dditto a cchessa cientomilia nfammie,
 E buo’ che nce lo dia?
1625Gnernò, gnernò.
 ALFONSINA
                                 Leandro
 Avea pigliato un sbaglio.
 NARDANIELLO
 Avea magnato n’aglio?
 Magna sse belle cose,
 E tù vuo’ che le dongo
1630Sta rosa moscarella pe mmogliere:
 Non ce la voglio dare.
 Trasetenne Arfonsina.
 ALFONSINA
 Ubbidisco.
 LISETTA
                       (Partite
 Allegramente, ch’io troverò modo
1635Di deluder il vecchio, e far che vostro
 Leandro sia.) (piano fra loro.)
 ALFONSINA
                             (Mi fido
 Di te; poiché mia stella
 Ancor si mostra contro me rubella.) (entra.)
 NARDANIELLO
 E accossì Lisetta, già stasera
1640Se fa lo matremmonio de Peppone
 Co Parmetella.
 LISETTA
                              (Non sarà giammai.)
 NARDANIELLO
 E perzò avria mpenziero: si mme vuoje,
 De te piglià: e sta sera
 Ngaudià priesto priesto.
 LISETTA
1645(Ecco l’occasion di porre in opra
 Il mio disegno.)
 NARDANIELLO
                                Ma tu pienze? Parla.
 LISETTA
 Confusa io son...
 NARDANIELLO
                                 Che ddice?
 LISETTA
 Dico, che volentieri
 Vi sarò sposa, e serva.
 NARDANIELLO
                                           Uh contentezza!
1650Mo voglio ire a ddì tutto ad Arfonzina.
 LISETTA
 Sì, andate, ed avvertite,
 Che vogliam stare in festa, e allegramente,
 Ballar, giocare.
 NARDANIELLO
                              Se ncentenne; uh cara!
 Già mme ne vao nnestrece, e lo sfizio
1655Mme fa ì lo cerviello mprecipizio. (parte.)
 LISETTA
 Starai fresco Or andiamo
 A parlar con Peppone,
 E vediam d’esortarlo colle buone.
 Poi fingendo voler sposare il vecchio
1660Fra gli altri spassi farò fare IL GIOCO
 DE’ MATTI dove tutti
 Fingendo d’esser pazzi, mi daranno
 Modo tra’ scherzi d’ingannare il vecchio.
 Tutto è pensato bene, altro non resta:
1665Ch’informare Peppone,
 Leandro, ed Alfonsina
 Di ciocché far dovranno. Benché molto
 Non ci vuole per fingere
 Il matto, anzi per esserlo davvero;
1670Poiché non v’é nel Mondo
 Alcun, che con diversa fantasia
 Oggi non abbia un ramo di pazzia. (parte.)
 
 SCENA VII
 
 LEANDRO, ed ALFONSINA.
 
 LEANDRO
 Adorata Alfonsina, eccoti nota
 La mia innocenza.
 ALFONSINA
                                    Bastante discolpa
1675De’ miei sospetti ingiusti
 Sarà presso di te la violenza
 Dell’amor che ti porto.
 LEANDRO
                                            Anima mia,
 Or che sei sincerata, avrò speranza
 D’ottener la tua destra?
 ALFONSINA
1680O dio! quella è la brama del mio core;
 Ma si oppone il tiranno genitore.
 LEANDRO
 Come? E non ha già quello
 Per opra di Lisetta sciolte affatto
 Le nozze stabilite
1685Con Paganino?
 ALFONSINA
                               È vero.
 Ma dirti non saprei per qual cagione
 Ha teco avversione.
 LEANDRO
 Misero! e questo ancor?
 ALFONSINA
                                              Benché Lisetta
 Mi ha promesso d’indurlo
1690Con un’invenzione a dar l’assenzo
 A questo sposalizio:
 Non so, che ne sarà; ma avvenga pure
 Quel che si voglia, io sono,
 E sarò sempre mai fida, e costante.
 LEANDRO
1695Basta, che tu mi serbi
 Amore, e fé, caro bell’idol mio,
 Altro non vò: m’è gioja,
 Per te, spirar languendo,
 Tra lacci, e tra catene,
1700M’è piacere il soffrir tormenti, e pene.
 
    Se a morir mi danna il Fato,
 Pronto io son. Ma nel mio duolo
 Da te voglio un guardo solo,
 E poi lieto io morirò.
1705   Varcarò più fortunato,
 dell’oblio la torbid’onda,
 E arrivato all’altra sponda
 Il tuo nome chiamerò.
 
 SCENA VIII
 
 ALFONSINA.
 
 ALFONSINA
 Quanto è misera, ahi lassa!
1710L’empia fatalità dell’amor mio!
 Mi costringe ad amar colui, che il padre
 M’impone d’odiar! che fo? che penso?
 La modestia, il rossore
 Vuol, che non contradica al genitore.
1715Frangere i bei legami,
 Onde mi avvinse Amor, né sò, né voglio,
 E intanto più s’avanza il mio cordoglio.
 
    Penar per un’ingrato,
 È un gran tormento, è vero.
1720Ma il caro bene amato,
 Dover lasciare, oddio!
 Egli è un dolor sì fiero,
 Che non si può soffrir.
    In così rio tormento,
1725Oppressa dal desio,
 Senza morire io sento
 La pena del morir.
 
 SCENA IX
 
 LISETTA, ALFONSINA, LEANDRO, OTTAVIA, FLORINDO e PEPPONE.
 
 LISETTA
 Signori, allegramente, con un gioco
 Da burla, intendo alfine
1730Oggi conchiuder cose
 Serie, e davvero. Il vecchio
 S’avrà da contentar voglia, o non voglia
 Di dar Leandro ad Alfonsina: e mio
 Sarà Peppon. Tu sai
1735Già quel che far dovrai. (a Peppone.)
 PEPPONE
 Io tengo a mmente quanto
 Mm’aje consertato.
 LEANDRO
                                      Anziosi aspettiamo
 L’effetto di tue astuzie.
 ALFONSINA
                                             Ed ecco il padre.
 
 SCENA X
 
 NARDANIELLO, e PARMETELLA, ed i già detti. Servi, che portano otto sedie.
 
 NARDANIELLO
 Parmetè jammo mone a ngaudiarence
1740Tu co Peppone, ed io co Lisa mia,
 E beccotille cca.
 LISETTA
                                Con allegria
 Noi ti stiamo attendendo.
 NARDANIELLO
 E chi so sti Segnure?
 Che bonno?
 LISETTA
                         Delle nozze,
1745Che dobbiam fare, sono i Testimonj.
 NARDANIELLO
 Comme, comme? a le nnozzole
 Nce vonno fa cacare lo demmonio?
 LISETTA
 Dissi, son testimonj
 Del nostro sponsalizio.
 NARDANIELLO
1750Signorsine: io mme piglio
 A ttene, e Parmetella
 Se ngaudia co Peppone.
 LISETTA
 Sicuro.
 PEPPONE
                 (Co lo figlio
 De Nufrio, che song’io.)
 LISETTA
1755E d’allegrezza in segno
 Vogliam pria fare un gioco,
 E poi faremo un ballo.
 NARDANIELLO
 Juoco? ajebbò: sso mmalora
 De juoco mm’ave arroinato.
 LISETTA
                                                     Gioco
1760De’ pegni io dico.
 NARDANIELLO
                                   Pigne? E cchesso è ppeo,
 Mm’aggio mpegnato tutto, n’aggio cchiune
 Che mme mpegnà.
 PARMETELLA
                                      Siente, ch’allesenato!
 LISETTA
 Giuoco di spasso via.
 NARDANIELLO
                                         Ah sì de spasso.
 LISETTA
 Già qui ho fatto venire
1765Le sedie. Oh via sedete. (siedono tutti fuorché Lisetta, Peppone e Parmetella.)
 ALFONSINA
 Siedi ancor tu Lisetta.
 NARDANIELLO
 Assettate Peppone, e Parmetella.
 Mo è ttiempo d’allegrezza,
 Simmo tutt’uno.E che ghiuoco facimmo?
 LEANDRO
1770Il gioco dell’anello.
 PEPPONE
 È gghiuoco de frabutte: leva mano
 Si Lea’.
 FLORINDO
                 Farem dunque
 Il gioco del Proposito.
 ALFONSINA
 Oibò: cotesto è un gioco,
1775Che si parla all’orecchio, e spesse volte
 Riesce poco onesto.
 LISETTA
 Io proporrovvi un gioco
 Onesto, nuovo, grazioso, e tutti
 Ci avrem piacere.
 NARDANIELLO
                                    E parla.
 LISETTA
                                                     Vogliam fare,
1780Se pare a voi, il Gioco
 De’ Matti.
 NARDANIELLO
                      Che? lo juoco de li gatte.
 ALFONSINA
 Disse il gioco de’ Matti.
 NARDANIELLO
 Ah! Matti.
 LEANDRO
                      Egli è bellissimo.
 NARDANIELLO
 Una de le ttre emme
1785Ch’hanno tutte a lo Munno,
 Matto, Miedeco, e Museco.
 LISETTA
 È la legge del gioco:
 Si fa il capo de’ Matti,
 O sia il Mastro giorgio. Questi addita
1790Alcun, che più li piace, o uomo, o donna;
 E l’additato deve
 Subito alzarsi in piedi, ed inchinarsi.
 Poi domandato deve dire il nome,
 La padria, e la cagion di sua pazzia,
1795E se tarda a rispondere,
 O non risponde bene,
 Paga il pegno.
 NARDANIELLO
                             Uh che mbruoglio!
 LISETTA
                                                                 E finalmente
 Deono tutti obedire a Mastrogiorgio.
 NARDANIELLO
 Ma chi farrà sto Mastogiorgio?
 LISETTA
                                                          Voi.
 NARDANIELLO
1800Io n’aggio capo de lo fa pe mmene,
 Comme lo voglio fare pe buje autre?
 Gnernò.
 LISETTA
                   Lo facci Florindo, o Leandro.
 LEANDRO
 Sarà meglio Peppone.
 LISETTA
 Sì, Peppone.
 PEPPONE
                          Lo ffaccio.
 LISETTA
1805Siedi in quel luogo, ed incomincia il gioco.
 PEPPONE
 Silenzio, ch’accommenzo vruoco, vruoco. (Peppone siede nel mezzo fingendo Mastrogiorgio. Tutti si pongono in attenzione, ed incomincia il gioco.)
 Olà; da dove vieni, e chi tu sei. (a Leandro, il quale s’alza in piedi, e fa la riverenza.)
 LEANDRO
 Son di Cipro, e da tutti son chiamato
 Per nome Don Languente Sventurato.
 PEPPONE
1810Perché beniste cca?
 LEANDRO
                                       Perché son matto
 PEPPONE
 Chisto è lo primmo pazzo,
 Che canosce se stisso.
 Ma dimme, gioja mia,
 Pe quale causa si’ ghiuto mpazzia?
 LEANDRO
1815Son pazzo per amore.
 PEPPONE
                                          Non sì sulo.
 LEANDRO
 Ma la maggior pazzia,
 Che mi affligge è sospetto, e gelosia.
 PEPPONE
 Si è cchesto tu si’ ppazzo, e arce pazzo;
 Non saje, geluso mio,
1820Ca la femmena quanto cchiù la vuoje
 Restregnere, e guardare,
 Cchiù le vene golio de te gabbare.
 Bella Nenna chi si’, che baje facenno? (ad Alfonsina.)
 ALFONSINA
 Mi conoscete voi?
 PEPPONE
                                   Signora nò.
 ALFONSINA
1825Adesso ve’l dirò.
 Mi chiamo Donn’Allegra Disinvolta,
 E sono di Borgogna.
 PEPPONE
 Perché te truove cca?
 ALFONSINA
                                         Perché son matta.
 PEPPONE
 No lo ddicere troppo.
1830Pe ffarte compagnia
 Creo ca cchiù d’uno vorrà ì mpazzia.
 E mme? perché mpazziste?
 ALFONSINA
 Perché vò stare sempre in allegria,
 Son nemica d’amore,
1835Non disprezzo gli amanti, e non m’importa
 Il non averli: o è tristo il tempo, o è buono
 Sempre la stessa io sono.
 Non voglio sentir guai,
 Non ci ho pensato, e non ci penso mai.
 PEPPONE
1840Bravo! chesta la ntenne.
 Bel Zitello chi si’? de che paese? (a Florindo.)
 FLORINDO
 Son di Provenza, e sono
 Don Prodigo chiamato,
 Perché tutto il mio avere ho consumato.
 PEPPONE
1845Perché te trove cca?
 FLORINDO
                                       Perché son pazzo.
 PEPPONE
 Lo pazzo liberale,
 Tra li pazze, è lo pazzo cchiù anemale.
 Ma co spennere, figlio,
 Mme creo, ca tu t’aje fatto amice assaje?
 FLORINDO
1850Gli amici tutti mi lasciaro, appunto
 Quando finiro i miei denari: ancora
 Le donne, che facevano
 Di me le spasimate,
 Or che non ho denar, si son cangiate.
 PEPPONE
1855A tte sì ca nce vole Mastogiorgio.
 FLORINDO
 A qual motivo?
 PEPPONE
                               Perché si a li squase
 De chesse pperchiepetole aje creduto,
 Cchiù de tutte li pazze si mpazzuto.
 Signora lei chi è, comme se chiamma? (ad Ottavia.)
 OTTAVIA
1860Mi chiamo Donna Vana,
 E vengo di Norveggia,
 Se la gente di là poco mi preggia.
 PEPPONE
 Perché beniste cca?
 OTTAVIA
                                       Perché son matta.
 PEPPONE
 Se canosce a la cera,
1865E all’uocchie zennarielle.
 OTTAVIA
 Io sono la Regina de le belle.
 PEPPONE
 Ma passate, ch’avrai trentacinc’anne
 Te farraje la Regina de le brutte.
 OTTAVIA
 Le trentatrè bellezze
1870In una vaga Donna ricercate
 Io le possedo tutte ad una ad una,
 Di trentatrè non me ne manca alcuna.
 PEPPONE
 O figlia, si è pecchesso
 So cchiù bello de tene, e te lo mpatto,
1875Ca le bellizze meje so trentaquattro.
 Figliola, tu chi sì? de che paese? (a Parmetella.)
 PARMETELLA
 Io mme chiammo Cortese,
 E ssò de Panecuocolo.
 PEPPONE
 Perché staje cca?
 PARMETELLA
                                  Perché songo mpazzuta.
 PEPPONE
1880Non te credo, fegliola,
 Tu cchiù de pazza, pare mariola.
 PARMETELLA
 È la pazzia che tengo,
 Lo ffare a tutte quante cortesia:
 Si qualcuno co mmico
1885L’ammore vole fare,
 Io nce faccìo l’ammore.
 Nzo che mm’é regalato, o buono, o assaje
 Acchiappo, e a nullo do desgusto maje.
 PEPPONE
 N’è mmale ssa pazzia! Tu co sso muodo
1890Arrappe miezo Munno,
 E co la cortesia retaglie a ttunno.
 Chi si’ zi viecchio? e dda do si’ sbarcato? (a Nardaniello.)
 PARMETELLA
 Si Nardo, dice a ttene.
 NARDANIELLO
 A mmene, ajebbò.
 PEPPONE
                                     Sì a tte: paga lo pigno.
 NARDANIELLO
1895Gnernò, che pigno? e tu strilla cchiù forte.
 LISETTA
 La prima volta si perdona.
 PEPPONE
                                                   Via.
 Comme te chiamme, e dda do’ si’ sbarcato?
 NARDANIELLO
 Mme chiammo Scortecone e sso de Lesena,
 E mme trovo nfra vuje, ca la scajenza
1900Vo’ accossine.
 PEPPONE
                            Pecché te truove ccane?
 NARDANIELLO
 Ca so ppazzo.
 PEPPONE
                            Lo ccreo, si non si’matto,
 Vuo’ n’autro vullo, e ssì mpazzuto affatto.
 Perché sì ppazzo, dì?
 NARDANIELLO
                                         Pe ffa li cunte.
 PEPPONE
 Vuo’ dì, ca si’ usuraro?
1905Si è cchesto, tu t’aje fatto gran denaro.
 NARDANIELLO
 Co stenta, e fateca e
 Mm’aggio fatto quaccosa. A sto mattuoglio.
 Nce tengo mille doppie arravogliate,
 Quale mme ll’aggio fatte co l’usura.
1910Mprestaje denare co lo pigno mmano,
 E da quarche pacchiano.
 Che non avea contante,
 E bolea regalare a la Segnora,
 So’ ccurzo ad ajutarlo
1915Co li denare mieje,
 E nchisto caso l’affritto scontento
 Mm’ave fruttato lo mille pe cciento.
 PEPPONE
 Non parlà cchiù, ca già piglio li butte,
 Pazzo, tu si’ lo Rre de li frabutte.
1920Pazzarella chi si’, e da do’ viene?
 LISETTA
 Io mi chiamo Madama Modestina,
 E son Veneziana.
 PEPPONE
 Perché te truove cca?
 LISETTA
                                         Perché son matta.
 PEPPONE
 Ajebbò. Tu mm’aje na cera, figlia mia,
1925Cchiù priesto de mannà ll’autre mpazzia.
 Perché ghiste mpazzia?
 LISETTA
                                              Perché ho veduto,
 Che il Mondo è pien d’inganni.
 Io che sempre ho creduto
 Di conversar con tutti
1930Semplicemente, e senza tristo fine,
 Mi sono trovata tra ruine, e danni.
 Se alcun mi ha salutata
 L’ho corrisposto; ma senza malizia.
 A questo, e a quello amante
1935Ho dato orecchio; ma senza malizia.
 Quindi da mille male lingue poi
 Sentendomi tagliar, divenni matta.
 Così per causa dell’altrui tristizia
 Una pazza son’io senza malizia.
 PEPPONE
1940E senza la malizia a chiste, e a chille
 Aje fatto devacare li vorzille.
 Si’ zita, o ammaretata?
 LISETTA
                                             Oimè! che dite?
 A me? Io maritata!
 Il Cielo me ne squicqueri, se mai
1945Un uomo con malizia io rimirai.
 PEPPONE
 Perché così schifosa?
 LISETTA
 Perché sono un tantino vergognosa.
 PEPPONE
 Si bregognosa, e mme? tu faje pe mmene,
 Ca songo vregognuso comm’attene.
1950Orsù auzateve tutte (s’alzano tutti.)
 E pocca site pazze tutte quante
 Ve voglio castecare; e lo castico
 Lo contario sarrà de la pazzia.
 A lo pazzo geluso
1955Voglio dà pe mmogliere
 La pazza allegra, azzò co l’allegria
 Lo faccia cchiù crepà de gelosia.
 Dateve, eilà, la mano, e ghiatavenne. (ad Alfonsina e Leandro, li quali si danno la mano, e partono.)
 LEANDRO
 Obbedisco.
 ALFONSINA
                        Son pronta.
 LEANDRO
1960Prendi mio ben.
 ALFONSINA
                                 Ti accetto anima mia.
 NARDANIELLO
 Io nce aggio proprio gusto a sta pazzia.
 PEPPONE
 A lo pazzo, che spenne
 Se dia la pazza vana, azzò cchiù priesto
 Fenesca d’asciuttarse ll’autro riesto.
 FLORINDO
1965Non replico.
 OTTAVIA
                          Ti do la destra, e il core. (partono.)
 NARDANIELLO
 Chesto sì, ch’è no spasso de Segnore.
 PEPPONE
 Pazzarella, pe ddirete lo vero,
 A tte mme pigliarria, ma chillo vizio
 Che tiene de spassarete co ttutte (a Parmetella.)
1970Pe mme è no brutto mbruoglio,
 Agge pacienzia, figlia, io non te voglio.
 PARMETELLA
 E mmanco io voglio a ttene,
 Ca ntramente mme dura sta pazzia,
 No mme vo’ mmaretare mamma mia. (parte.)
 PEPPONE
1975Viene cca, Sia Maddamma Modestina,
 Te voglio mmaretà.
 LISETTA
 Maritar? che mi dite?
 PEPPONE
 Comme?
 LISETTA
                    Nol farò mai,
 Se non allora quando
1980M’obbligasse di farlo un suo comando.
 PEPPONE
 E buono, io te commanno,
 Che sciglie nfra nuje duje
 Ntra me, che so’ lo pazzo cchiù pezzente,
 E lo si scortecone,
1985Ch’è no pazzo riccone,
 Chi vuoje tu pe mmarito.
 LISETTA
 Tu vuoi sapere Mastrogiorgio mio
 Il genio mio qual’è?
 Se quadrini non hai, non fai per me.
 PEPPONE
1990La Modestina s’è spiegata bene.
 LISETTA
 Voglio più presto il Signor Scorticone,
 Ch’è ricco, ed ha denari.
 Ma con condizione,
 Che mi facci un regalo
1995Di tutte le sue doppie.
 NARDANIELLO
 Che, che?
 LISETTA
                     Mi donarete
 Tutte le vostre doppie,
 E allor vi sposerò.
 NARDANIELLO
                                   Rest’obbligato,
 Non faccio tanta spesa
2000A na rrobba, che bace scapetanno
 Sempe da juorno nghiuorno;
 Né accatto a tanto prezzo no taluorno.
 LISETTA
 
 Io son la pastorella,
 Tu sei il mio pastore,
2005Quest’alma tutta amore
 Seguendo ognor ti và.
 
 NARDANIELLO
 
 Tu si’ la pastorella,
 Io songo lo pastore;
 Ma li denare mieje
2010Oscia non provarrà.
 
 PEPPONE
 
 Mia cara pastorella,
 Si vuo’ n’autro pastore,
 Te dace chisto core,
 Ca cchiù non te po dà.
 
 LISETTA
 
2015E ntì, e ntintirintì
 
 NARDANIELLO
 
 E ntà, e ntantarantà.
 
 PEPPONE
 
 Tiritappa tappa tà.
 
 LISETTA
 
 Io l’uno, e l’altro accetto.
 (Ma so quel che mi far.)
 
 PEPPONE
 
2020(Che gusto, che spassetto,
 Mme sento consolà)
 
 NARDANIELLO
 
 (Ajebbò non so’ fasano,
 E non mmè può spennà)
 
 LISETTA
 
 Oddio!
 
 PEPPONE
 
                 Ched’aje?
 
 NARDANIELLO
 
                                      Che nc’è?
 
 LISETTA
 
2025Io vo’ saper da voi
 Chi è pazzo di noi trè?
 
 PEPPONE
 
 Song’io,
 
 NARDANIELLO
 
                  Song’io.
 
 LISETTA
 
                                   Tacete.
 Siam pazzi tutti trè.
 
 PEPPONE - NARDANIELLO - LISETTA
 
 E llara, llara, llà,
2030E viva la pazzia,
 Che allegri ci fa star.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Tutti.
 
 NARDANIELLO
 Orsù mo jammo a ffa li matremmonie.
 PEPPONE
 So ffatte.
 NARDANIELLO
                    Comme fatte?
 PEPPONE
                                                Ossoria
 Ha beduto mo nnante a chisto luoco
2035Ca sfizio, e cco contiento, ch’Arfonzina
 S’ha pigliato Leandro,
 Florinno Ottavia, e Io...
 NARDANIELLO
                                             Che chillo è stato
 No juoco...
 LISETTA
                       E il matrimonio
 È successo davvero.
 NARDANIELLO
2040Uh mmalora quernuta!
 ALFONSINA
                                             Signor Padre
 Il dado è tratto, ed io già sono sposa
 Di Leandro.
 LEANDRO
                         Il gridare a nulla giova.
 ALFONSINA
 Basta solo, che diate al mio trascorso
 Generoso perdono.
 NARDANIELLO
                                      Ah bricconcella!
2045Mo sa, che te farria? Ma chesta machena
 No mme dovive fare Sia Lisetta.
 LISETTA
 Io lo feci per bene,
 Alfine il Sior Leandro
 Non è partito poi da rifiutarsi.
 FLORINDO
2050Dice bene Lisetta.
 OTTAVIA
                                    Via placatevi
 Signor Nardo, e vi prego a far capace
 Mio genitore ancora.
 NARDANIELLO
 Pracammonce, gnorsine.
 Orsù Lisetta, sposammonce nuje.
 LISETTA
2055Ed io già sono sposa di Peppone.
 NARDANIELLO
 Comme, cò?
 LISETTA
                          Sono sposa di Peppone.
 PARMETELLA
 Ma Peppone è lo mio.
 PEPPONE
 E tu non mme voliste.
 NARDANIELLO
 Tu no mme prommettiste?
 LISETTA
                                                    Io vi promisi;
2060Ma voi poi ricusaste d’impalmarmi.
 Per un’effetto di sola avarizia.
 NARDANIELLO
 Chillo fu ghiuoco.
 PARMETELLA
                                   Lloco nc’è malizia.
 LISETTA
 Fu gioco, ma nel gioco
 Si stabiliro davvero i contratti.
 NARDANIELLO - PARMETELLA
2065Sta posta a mme?
 TUTTI
                                    Viva il GIOCO DE’ MATTI.
 NARDANIELLO
 
 Faciste buono,
 Ca na sberressa,
 Na si qualessa,
 Non fa pe mme.
 
 PARMETELLA
 
2070Miettete ntuono,
 Ca ss’alieviente
 Chisso pezzente
 Face pe tte.
 
 LISETTA
 
 Datevi pace,
2075Questo mi piace.
 
 PEPPONE
 
 Trovate n’autro
 Meglio de me.
 
 TUTTI GLI ALTRI
 
 Per premiare
 il nostro affetto,
2080Sì bel diletto
 Amor ci diè.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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