Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il baron della Trocciola, Napoli, A spese di Nicola di Biase, 1736
 a cura di Giovanna Peduto
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 OLIMPIA, e PAOLINA.
 
 OLIMPIA
 Gl’hai fatto dir, che venga?
 PAOLINA
                                                    Sì Signora.
 OLIMPIA
 Se non altro vedremo
1220Questo travestimento.
 PAOLINA
 E qualche spasso ne ricavaremo.
 OLIMPIA
 Eccolo, se non erro.
 PAOLINA
                                      Appunto è desso.
 Faccia grazia Signore.
 
 SCENA II
 
 DULCINDO, e MEUCCIO da Francesi, e detti.
 
 MEUCCIO
                                           Alons monsièur (fingendo complimenti.)
 Nani, nani, je sè, che tu ch’a uù.
 DULCINDO
1225Je suìs vostre treseumbles servitèur
 Mandame, mon esprì, ma vie mon chior. (ad Olimpia.)
 MEUCCIO
 Je suì votre valet,
 Madmoeselle (oh che la va da Rè.) (a Paolina.)
 PAOLINA
 Che modo è questo di parlar?
 MEUCCIO
                                                        Non sai,
1230Che noi, per stare al Sior Baron celati,
 Ci siamo in due Francesi trasmutati?
 È vero sior Padron?
 DULCINDO
 Parlè fransuè frippons.
 MEUCCIO
 Ovì, ovì monsieur, mi era scordato.
 OLIMPIA
1235Signor Conte?
 DULCINDO
                             Madama?
 OLIMPIA
                                                  Or che il Barone
 Non è in casa, potete
 Parlar liberamente, ed il linguaggio,
 Se mai qui giungerà, poi cangiarete.
 DULCINDO
 Come l’aggrada.
 OLIMPIA
                                 Io deggio
1240Di voi lagnarmi.
 DULCINDO
                                 E la cagion Signora?
 OLIMPIA
 Eccola: Voi mostrate
 Aver, per quella mia qual sia beltade,
 Qualche bontà
 DULCINDO
                              Tutta, Madama.
 OLIMPIA
                                                             E poi
 Offrir non dubitate,
1245Sulle mie luci istesse
 Incensi ad altro Nume.
 PAOLINA
                                             Caspitina!
 Senti, Meuccio, senti,
 Come la tocca la mia Padroncina. (fra loro.)
 DULCINDO
 Ah! che dice Signora!
1250Lei mi fa torto.
 OLIMPIA
                               Io ben m’appongo al vero.
 DULCINDO
 Né pur con un pensiero
 Le feci oltraggio. Solo,
 Se mal non mi rimembra, in apparenza
 Finsi a fin d’occultare il nostro amore;
1255Per altra bella aver piagato il core.
 Ma in sostanza, dal primo
 Istante fortunato,
 Ch’io lo mirai, quel volto è sempre stato
 De’ miei desiri il porto,
1260Di mie fiamme la sfera,
 Il centro de’ miei voti.
 Quel volto, sì, quel volto
 È il punto, ed io son la circonferenza,
 Ei sempre sia di questo
1265Picciol globo celeste
 La sovrana motrice intelligenza.
 MEUCCIO
 Non la finisce più. (a Paolina.)
 DULCINDO
                                     Io l’assicuro.
 PAOLINA
 Olà, olà? voltiam foglio.
 DULCINDO
 Che c’è?
 MEUCCIO
                   Signor Padrone,
1270Parlate Parigino: ecco il Barone.
 
 SCENA III
 
 BARONE in disparte, e detti.
 
 DULCINDO
 E Bien, ma cher Madame.
 Comans vous portez uùs?
 OLIMPIA
                                                 Sempre a servirla.
 DULCINDO
 Mondieù vous entendèz
 Tra biens la lang fransè.
 OLIMPIA
1275L’intendo quanto basta; ma a parlarla
 Non m’arrischio.
 DULCINDO
                                  Parschè? (sieguono a parlar fra loro.)
 PAOLINA
                                                     Di’ qualche cosa
 Ancor tu. (piano a Meuccio.)
 MEUCCIO
                     Adesso. E uùs petit anfant,
 Purquez non fetmoa catre complimant.
 BARONE
 (Chi so’ ssi pappagalle! oh maro mene.)
 DULCINDO
1280Non sé pas dir le pene,
 Che je sent dan mon chior,
 Sulement an pensé,
 Che vu non orojèzpas
 A ma fidelitè.
 MEUCCIO
1285Regardèz: non uù samble
 Une sgiuli Garson?
 Oh qui sa v’andarebbe bon, bon, bon. (piano a Paolina.)
 BARONE
 (Viva. La casa mia
 È addeventata già n’alloggiamiento.)
1290MUCCIO
 Vedi, vedi Paolina, il tuo Padrone
 Abbotta come un rospo.
 PAOLINA
                                              Se la sente. (piano fra loro.)
 DULCINDO
 Je suis tutt, a uù,
 Allegramant Madam.
 BARONE
                                          (Allegramente.)
 DULCINDO
1295Ah! qu’il fait beau dans ces Boccages
 Ah! que le Ciel donne un beau jour.
 Le Rossignol fous ces tendres feullages
 Chante aux Echos son doux retour
 
 Ce beou sejour
1300Ces doux ramages
 Ce beou sejour
 Nous invite a l’amour.
 
 MEUCCIO
 
 Ce beou sejour, &c.
 
 SCENA IV
 
 BARONE, OLIMPIA, e PAOLINA.
 
 BARONE
 
 Ce beou sojour, &c.
 
1305Bravo! accossì te voglio.
 Mogliere mia.
 OLIMPIA
                             E ben, che pretendete?
 BARONE
 Porzì co li franzise! mannagg’io!
 Mo’ sì, che me nne vao.
 PAOLINA
                                             Quest’è la strada.
 OLIMPIA
 E quest’è il piacer mio.
 
1310   Vuo’ darmi bel tempo;
 Mi voglio spassare,
 Con tutti mostrare
 Cortese, galante.
 Né sola, fra tante.
1315Di noja morir.
    Perciò così presto
 Mi son maritata,
 Perché, in quattro mura,
 Racchiusa, celata
1320Non volli marcir.
 
 SCENA V
 
 BARONE, PAOLINA, poi REMIGIO.
 
 BARONE
 Non te lo manna addicere.
 PAOLINA
                                                   A raggione.
 BARONE
 Ne ne! mo’ non mme scappe. (la prende per un braccio.)
 PAOLINA
                                                         A voi le mani,
 O ch’io strillo.
 BARONE
                             E ca strille?
 PAOLINA
                                                     Ah! (grida.)
 BARONE
                                                               Mo’ te lasso
 Si no me dice primmo chi so’ chille.
 PAOLINA
1325Ah, ah, ah, ah. (grida.)
 REMIGIO
                              Che grida son codeste!
 PAOLINA
 (In tempo.) Signor mio voi lo vedete,
 Manco male, e sapete
 Perché di questa forma mi strapazza?
 BARONE
 Sientetella. (a Remigio.)
 REMIGIO
                         Di’ su buona ragazza.
 PAOLINA
1330Vuole, ch’io faccia il testimonio falso.
 BARONE
 Comme, comme!
 REMIGIO
                                   Lasciatela parlare.
 PAOLINA
 Mi vuol far dire a forza,
 Che venner due Francesi a visitare
 Poc’anzi la Signora,
1335Quando né men per sogno
 BARONE
                                                   Atta de mene!
 Comme! mo’ nnante non so’ state cca
 Duje Franzise?
 BARONE
                               Lo sente? Veda, veda,
 Ora mi fa l’occhietto,
 Perché dica di sì.
 BARONE
                                  Benaggia craje!
 REMIGIO
1340Ei non ci crede, s’io
 Non lo fo star un par di mesi in letto
 Storpio.
 PAOLINA
                  Il meriterebbe. E sa, che pelle
 Da far tamburi! Io più restar non voglio,
 Sola in casa con esso.
 REMIGIO
                                         Paolina,
1345E perché?
 BARONE
                      (Vi’ che mutreja!)
 PAOLINA
                                                         L’altro giorno
 Mi diede un pizzicotto.
 BARONE
 Io!
 PAOLINA
         Voi, sì Signore.
 REMIGIO
 Possa roderti i canchero n’i cuore
 Finché ne resti un bricciolin. Se n’anno
1350Da sentir anche più de’ fatti tuoi?
 BARONE
 N’eje lo vero, Gnopà ’ncoscienzia mia
 Chessa po, co no spruoccolo,
 Si me pagasse, no la toccaria.
 
    Veditela lloco,
1355Tenitela mente,
 Vo’ fa la nnozente
 La smorfeja sciù, sciù.
 
 PAOLINA
 
 Guardatel’un poco
 Del capo alle piante,
1360Vuol fare l’amante
 Che bel turlulù
 
 REMIGIO
 
 Oh bene! sentite!
 Quest’altra suonata:
 Tu se’ una sguajata (a Paolina.)
1365Un pazzo se’ tu. (a Barone.)
 
 PAOLINA
 
 In pianta la mano
 Perché mi grattaste,
 Perché m’acciaccaste
 Il piè di soppiatto?
1370Sei tocco di matto
 Via ditelo su.
 
 BARONE
 
 Se pozza cioncare
 Chi t’ave toccata,
 Non me fa jurare
1375Gnopà crid’a mene,
 Pe ll’arma de Tata
 Che serve: no cchiù.
 
 REMIGIO
 
 Tu se una sguajata
 Un pazzo se tu.
 
 SCENA VI
 
 LAVINIA, FABRIZIO.
 
 LAVINIA
1380No, no Fabrizio: in vano
 Tenti la mia costanza.
 FABRIZIO
 Dunque d’ogni speranza
 Mi privi, e vuoi, ch’in braccio al suo furore,
 Correr’io lasci a briglia sciolta il Core?
 LAVINIA
1385D’un cor che fummi infido
 Poco a me cal’.
 FABRIZIO
                              Fu infido è ver, ma torna
 Pentito dell’errore
 Qual già fedele, al primo antico amore.
 LAVINIA
 Vile rifiuto ei torna
1390D’altra beltade, e tale a me non piace:
 Intendilo, una volta, e ’l soffri in pace.
 FABRIZIO
 Lo soffrirò; ma altero
 Delle perdite mie, del mio dolore
 L’indegno usurpatore
1395D’ogni mio ben, no non andrà, che forse
 Dell’odiata vita
 Il fil reciderà questa mia spada
 Fra pochi istanti: e se avverrà ch’io cada
 Trofeo del suo valor, tu non godrai
1400Della mia morte: ombra sdegnata intorno
 Per tua pena m’avrai,
 Da quando nasce in sin che more il giorno
 E allor che il velo ombroso
 Tacita spande in Ciel la notte amica
1405Degl’amanti, a turbar il tuo riposo
 Squallida in volto, e nera
 Verrò per mia vendetta,
 Agiterò i tuoi sonni
 E del mio sangue ancor tinta, e fumante
1410Ti scuoterò per tuo tormento in faccia
 La destra rea dell’omicida amante;
 Né mai fra l’onde ancor del cieco oblio
 Perderò la memoria
 Del tuo rigor, anima ingrata, addio. (in atto di partire.)
 LAVINIA
1415Ah! sospendi per poco
 Li sdegni tuoi Fabrizio, e dimmi: all’armi
 Qual motivo ti chiama
 La cagion del cimento
 Il tuo competitore
1420Qual è?
 FABRIZIO
                  T’infingi! il tuo novello amore.
 LAVINIA
 Il Conte forse?
 FABRIZIO
                              Il Conte.
 LAVINIA
                                                E così poco
 Avveduta mi credi? io finsi è vero,
 D’accendermi d’amore,
 Ma per gioco lo finsi, e per tua pena,
1425Ma in tanto, a mio rossore
 Il dico, allor, che industre il mio pensiero
 Meditava vendette
 Fingendo crudeltà penai da vero.
 FABRIZIO
 Del tuo bene il periglio
1430Ti move a lusingarmi il so, lo vedo,
 Ma elle lusinghe tue
 Ingratissima Donna io più non credo.
 Addio per sempre. (come sopra.)
 LAVINIA
                                      Ah ferma infido e godi
 Della mia debolezze; il tuo periglio
1435Non già l’altrui, fa il mio spavento, vivi,
 E ’l viver tuo dell’amor mio fia dono
 Che ingrato ancor mi piaci,
 E se torni ad amarmi
 D’ogn’offesa mi scordo, e ti perdono.
 FABRIZIO
1440O perdono, o virtude
 O mio eterno rossor! dunque poss’io
 Sperar da te che spenta
 De falli miei la rimembranza amara
 LAVINIA
 Già li sparsi d’oblio,
1445Tu dal mio core a serbar fede impara.
 FABRIZIO
 
    Sì ben mio fida, e costante
 Al suo bello ardor primiero
 Tornerà quest’alma amante
 Sol per te s’accenderà.
1450   Ed impressa nel pensiero
 Del suo error, del tuo perdono
 Grata sempre a un tanto dono
 La memoria serberà.
 
 SCENA VII
 
 LAVINIA.
 
 LAVINIA
 Lunge dal mesto sono,
1455Tormento di quest’alma,
 Crudeli affanni miei, ah no restate!
 Che sembiante per me voi già cangiate.
 Se del bell’Idol mio
 Torno a goder l’affetto,
1460Fia il rammentarvi di piacere oggetto.
 
    Se col favore
 D’amica stella
 Doppo l’orrore
 Della procella
1465Il buon Nocchiero
 Ritorna in porto,
 Prende conforto,
 Lascia smarrito
 Di sospirar.
1470   E sulla sponda
 Del patrio lido
 Gl’urti dell’onda
 Del vento infido
 A i cari amici
1475Ne i dì felici
 Mai non si stanca
 Di rammentar.
 
 SCENA VIII
 
 Notte.
 MEUCCIO con lanterna, poi PAOLINA al balcone.
 
 MEUCCIO
 
 Chi volesse a’ tempi nostri
 Un Diogene piccino
1480Col suo bravo lanternino
 Guardi me, si volti in qua
 Sol divaria a quel ch’io scerno
 Fra l’antico, ed il moderno,
 Ch’ei di giorno un Uom cercava
1485Con il lume, e no ’l trovava
 Io di notte cerco donne,
 E ne trovo in quantità. (Paolina Abbraschia.)
 
 MEUCCIO
 Paolina?
 PAOLINA
                   Meuccio.
 Sei tu?
 MEUCCIO
                 Son io.
 PAOLINA
                                E ’l Signor Conte?
 MEUCCIO
                                                                   È lesto.
 PAOLINA
1490Ora ce ne scendiamo.
 MEUCCIO
                                          Fate presto.
 
 SCENA IX
 
 DULCINDO, e detti.
 
 DULCINDO
 Meuccio, olà? Meuccio?
 MEUCCIO
 Illustrissimo.
 DULCINDO
                            E quando?
 MEUCCIO
 Or se ne viene, andatevi accostando.
 DULCINDO
 Chiudi quella lanterna,
1495Per ogni buon riguardo.
 
 SCENA X
 
 OLIMPIA, e PAOLINA dalla Casa, e detti, e BARONE spogliato al balcone.
 
 OLIMPIA
                                              Piano piano,
 Non la chiudere affatto, Paolina;
 Ma lasciala abboccata.
 PAOLINA
 Appunto così faccio.
 OLIMPIA
 Signor Conte?
 DULCINDO
                             Alma mia.
 BARONE
1500(Ne! lo sio Conte! prodea lossoria:
 Mo’ mo’ me vesto, e scenno.)
 OLIMPIA
 Scusi, l’ò incomodata, perché voglio
 Mi dispensi l’onore
 Di farmi compagnia,
1505Sino alla Casa d’un’Amica mia,
 Che va a marito.
 DULCINDO
                                 Sono
 A servirla.
 OLIMPIA
                      Ove sei? (a Paolina.)
 Va’ chiudi quella porta,
 Non entrasse qualc’uno,
1510Che lasciaremo aperta
 Quest’altra del Giardino.
 PAOLINA
 Ma poi, come faremo,
 Per entrar al ritorno?
 OLIMPIA
                                          Ò io la chiave.
 PAOLINA
 Vado.
 DULCINDO
              No: sarà meglio,
1515Che ci vada Meuccio.
 OLIMPIA
                                         Come vuole.
 DULCINDO
 Andiam, ch’ei ci raggiunge. (entrano, Dulcindo, Olimpia, Paolina.)
 MEUCCIO
                                                      Com’è scuro!
 Non si vedono manco le parole.
 
 SCENA XI
 
 MEUCCIO, poi BARONE.
 
 MEUCCIO
 Oh poveri mariti! Addio, addio,
 Mio Signor Atteone ma chi scende!
1520Voglio prima vedere il fatto mio. (si nasconde.)
 BARONE
 Se nne so jute! a bbo’ mmiaggio: meglio
 Sarrà pe mme
 MEUCCIO
                              (Cappucci!)
 BARONE
 Mo’ sì, ca no mme sferra: A sta pedata
 Manno a chiammà lo Patre.
 MEUCCIO
1525Ed io vò di galoppo a far la spia. (entra.)
 BARONE
 Mo’ lo chillo, che scria
 Manco la pò ajotà. So’ tutto ’nchiuse
 Le pporte, e le ffeneste.
 Mo’ fraveco chest’autra, e bbona notte.
1530Che guitta! se credeva,
 Ch’ addavero io dormeva.
 Nce ll’aggio fatta bella,
 Sa comme ronfejava:
 Non ce perdimmo tiempo. Tracchiolella? (entra, e chiude la porta.)
1535Tracchiole’? (da dentro.)
 
 SCENA XII
 
 DULCINDO, OLIMPIA, MEUCCIO, PAOLINA, poi BARONE al balcone.
 
 MEUCCIO
                          Lo sentite
 Che chiama il Servidore?
 OLIMPIA
                                                 Signor Conte?
 Buona notte: La priego
 Far le mie scuse colla sposa.
 DULCINDO
                                                     Oh Dio!
 OLIMPIA
 Si solleciti in grazia.
 DULCINDO
                                        Addio.
 OLIMPIA
                                                       Addio.
1540Tieni Paolina, apri la porta. (gli dà la chiave.)
 PAOLINA
                                                     Adesso.
 OLIMPIA
 Presto.
 PAOLINA
                Tapine noi!
 OLIMPIA
                                        Che c’è Paolina.
 PAOLINA
 C’è la stanga da dietro.
 OLIMPIA
 Oh Ciel! come facciamo?
 Chiama il Servo. A che badi?
 PAOLINA
                                                       Ora lo chiamo.
1545Tracchiolella?
 OLIMPIA
                            Più forte.
 PAOLINA
                                                Tracchiolella?
 Dormirà il malandrino.
 BARONE
 Tracchiole’? no nce sta,
 Mo’ nnante è asciuto co lo violino.
 PAOLINA
 L’abbiamo fatta giusta.
 BARONE
1550Ah, ah, te nc’aggio couta. Addo’ si’ stata?
 OLIMPIA
 A prender aria.
 BARONE
                               Ne? l’havimmo a ggusto.
 OLIMPIA
 Su via, apri cor mio.
 (Cerchiam di raddolcirlo.)
 BARONE
                                                   Non songh’io,
 Ussia sbaglia. Lo Conte se nn’è ghiuto?
 OLIMPIA
1555Errai, lo so, ma ancor per questa volta
 Perdonami, mio caro, e ti prometto,
 Che da ora in avanti,
 Tu solo goderai tutt’il mio affetto.
 BARONE
 So’ chiacchiere.
 OLIMPIA
                                Vuoi farla
1560Da generoso?
 BARONE
                            No,
 Non jammo retoccanno cchiù ssi taste.
 PAOLINA
 Quello ch’è stato, è stato.
 BARONE
 Statte cojeta tu porta pollaste.
 OLIMPIA
 Né vuoi placarti?
 BARONE
                                  No.
 OLIMPIA
                                            Pensaci bene,
1565Te ne farò pentire.
 Vedi questo stilletto?
 Mi do un colpo nel Petto,
 E m’uccido.
 BARONE
                         Co ’bbona sanetate
 OLIMPIA
 Si sa per la Città, che fra di noi
1570Vi son de’ dissapori: Se trovata
 Io sarò qui svenata,
 Tutti allor crederanno
 Te reo della mia morte, e i miei congiunti
 La dovuta vendetta ne faranno.
 BARONE
1575Quanno la scumpe, quanno?
 OLIMPIA
 Ecco già vibro il colpo.
 BARONE
                                           Fatte sotta.
 OLIMPIA
 Ah! è ita la botta. (finge ferirsi.)
 POALINA
 Ah, ah, (grida.) Padrona mia
1580Già more, ajuto, ajuto.
 BARONE
                                            Arasso sia
 Chesta è stata capace de s’accidere,
 Pe po fareme mpennere.
 Jammo a bbedè. (scende col candeliere.)
 PAOLINA
                                   Padrona,
 OLIMPIA
                                                      Paolina
 Chetati, e nascondiamoci in quest’angolo.
 BARONE
1585Ah, ah, voleva di’, (Olimpia e Paolina se n’entrano, e chiudono di fuori il Barone.)
 Che fusse accossì pazza. Se nn’è juta?
 Meglio è pe mme, accossì da li Pariente
 Sarrà na mala femmena creduta.
 Tornammoncenne ’ncoppa.
1590Mbe’? chi ha chiusa sta porta?
 Priesto rapite cca.
 
 SCENA XIII
 
 OLIMPIA, e PAOLINA al Balcone, ed il BARONE.
 
 PAOLINA
                                    Chi batte?
 OLIMPIA
                                                          Oh, oh
 Sei tu l’amata luce! e fin ad ora
 Sei stato in chiasso? non è ver.
 BARONE
                                                          Mmalora!
 
 SCENA XIV
 
 REMIGIO, e ddetti
 
 REMIGIO
 E ben? che v’è di nuovo?
 OLIMPIA
                                                Signor Padre
1595Voi lo vedete, adesso si ritira
 Il Galant’uomo.
 PAOLINA
                                E come sta ubriaco!
 Con riverenza.
 OLIMPIA
                              Ei vi dirà, che noi
 Di casa siam sortite,
 Mentr’ei dormiva:
 BARONE
                                     Cierto.
 PAOLINA
                                                    Lo sentite?
 BARONE
1600Essa gnorsì
 REMIGIO
                        Chetatevi
 Crapulone.
 BARONE
                        (Mannaggia.)
 REMIGIO
                                                   Figlia mia
 Scendi sin qui.
 BARONE
                               Gnopà cridem’a mmene
 REMIGIO
 Io non so chi mi tiene
 BARONE
 Non mparlo cchiù! (si no nc’abbusco appriesso,)
 REMIGIO
1605Via chiedete perdono
 BARONE
 A la Signora!
 Mo’. (s’inginocchia.)
 
 SCENA XV
 
 LAVINIA, FABRIZIO, e TUTTI.
 
 LAVINIA
             Ma Olimpia mia
 OLIMPIA
                                              Perdonami,
 Per me non è mancato.
 Ecco qui il Signor Padre, mio marito
1610Appunto adesso in casa è ritornato.
 BARONE
 (Auh che rraggia!)
 FABRIZIO
                                     Ma Signor Barone,
 Questa è poca attenzione
 Per la sua compagnia,
 Signora gli perdoni, a mio riguardo.
1615S’alzi, s’alzi.
 BARONE
                         Obbrecato a Lossoria. (si alza.)
 OLIMPIA
 Posso dirti buon prò?
 LAVINIA
                                          Sì Pimpia mia.
 OLIMPIA
 E ’l signor Conte?
 LAVINIA
                                   S’è pacificato
 Col mio Fabrizio, e almeno in apparenza,
 Mostra, che poco assai se n’è curato.
 DULCINDO
1620Anzi ne godo anch’io, che appunto niente
 Non mi curo di lei.
 MEUCCIO
                                     Così diceva
 La volpe.
 PAOLINA
                    Ch’era agresta
 L’uva, perché alla pergola
 Arrivar non poteva.
 DULCINDO
                                       Al Tribunale
1625Della tua grazia, o cara, io me n’appello.
 OLIMPIA
 Signore a me denari, e a voi cervello.
 DULCINDO
 Come! ancor lei di me si beffa!
 OLIMPIA
                                                           È tempo
 Omai, ch’io spieghi a voi tutt’il mio core
 Non intesi giamai,
1630Per la vostra beltà sensi d’amore,
 E se talor fingendo il dimostrai,
 Fu per prendermi spasso.
 DULCINDO
 Io son fuori di me resto di sasso.
 MEUCCIO
 Oh bella!
 DULCINDO
                    Dunque io sono
 OLIMPIA
1635Siete un pazzo sfacciato.
 BARONE
 Mogliere mia m’haje propio addecreato. (bagia la mano ad Olimpia.)
 FABRIZIO
 Signor Conte! figurisi, che questo
 Sia il campo, ove seguir dovea il duello,
 Perdeste l’armi.
 REMIGIO
                                E se non vi rendete,
1640Vi perderete il resto del cervello.
 DULCINDO
 (Perdio la sofferenza) orsù già vedo
 Che tutti insieme a giuoco mi prendete.
 Vi compatisco: Della grazia mia,
 Non che del mio furore indegni ssete.
1645Pistoja addio, ti lascio,
 Le ingiurie ti perdono.
 Bastante pena sia
 Di questa tua follia, se t’abbandono:
 
    Cieca Cittade io parto,
1650De’ scherni tuoi mi rido,
 E volgo in altro lido,
 Per tuo castigo il piè.
    Quando sarò lontano,
 So, che ti pentirai,
1655Ma tardi t’avvedrai
 Qual sei senza di me.
 
 FABRIZIO
 Che pazzo.
 PAOLINA
                       Buon viaggio.
 BARONE
 A rottura de cuollo.
 LAVINIA
                                      Or che vi siete
 Dell’onestà chiarito
1660Di vostra moglie, favorir potrete
 Alle mie nozze.
 BARONE
                               Iammo addo’ volite
 Iammo, mogliere mia,
 E che pozza squaglià la gelosia.
 TUTTI
 
 Fuggi dal nostro petto
1665Geloso, e <>
 Nemico del difetto,
 Veleno d’ogni cor.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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