Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il marchese Sgrana, Napoli, a spese di Nicola Di Biase, 1738
 a cura di Loredana Amico
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO I
 
 SCENA PRIMA
 
 CELIA nel Balcone cuscendo: FLAMINIO seduto avanti la Porta del Bigliare: MARCHESE SGRANA dentro al Bigliare, giocando al Trucco; CHECCHINA Scuffiara dentro la sua Bottega, rassettando una Scuffia.
 
 CELIA
 
 Crudo Amore, il tuo rigore
 Quando (oddio!) finir dovrà? (trà sé.)
 
 FLAMINIO
 
 Dispietato l’empio Fato
 Sempre (oimè!) per me sarà! (trà sé.)
 
 CHECCHINA
 
5Quest’usanza maledetta
 L’è una morte in verità! (trà sé.)
 
 SGRANA
 
 Questo gioco mmalorato
 Mm’hà nfettato inzanità! (quì Flaminio si avvede di Celia, e si alza.)
 
 FLAMINIO
 Ma non è quella Celia? Anima mia,
10Quì fin’ora ti attesi...
 CELIA
 Mio Flaminio, parlar teco non posso:
 Il sospettoso Padre
 È in casa ancor: à lui
 Fammi chiedere presto;
15D’esser felici il solo modo è questo. (Celia entra, Flaminio resta sorpreso.)
 SGRANA
 Oh cancaro! (giocando, come sopra, entra nel Bigliare.)
 CHECCHINA
                          S’inventano (trà sé come sopra.)
 Dalle Madame d’oggi certe scuffie
 Così indiavolate,
 Che per farle ci vuol delle giornate. (entra in bottega.)
 FLAMINIO
20Celia vuol, che io la chieda! E come (aj lasso!)
 Ciò farò, se mia destra
 Promise ad altra, il mio
 Rigido Genitore?
 Ma che? son folle, esser non può già mai
25D’altra, fuor che di lei,
 La mia destra, e assai men gli affetti miei.
 
    Essempio à fidi amanti
 Sarà la mia costanza;
 Trà pianti, e trà sospiri,
30Trà pene, e trà martiri,
 Serba la sua speranza,
 Serba la fedeltà.
 
    E benché à darmi affanno
 Or s’armi Amor tiranno,
35Pietoso alfin sarà.
 
 SCENA II
 
 CHECCHINA, e MARCHESE SGRANA.
 
 CHECCHINA
 Sta scuffia alla francese
 Saria finita già. Venisse almeno
 A portarmi quel merlo il Sior Marchese.
 Jer li diedi un zecchino
40Per comprarlo; vorrei far anche l’altra,
 Ma non hò più quatrini.
 SGRANA
                                               Aggio perduto
 Ogne cosa: e non aggio
 Da sgranà stammatina.
 E Frammineo addov’è? già se nn’è ghiuto?
 CHECCHINA
45Signor Sgrana.
 SGRANA
                              (Cchiù pposte non me valeno,
 E già le truffe meje
 Se vanno jancheanno a sto paese,
 E se scopresce à rramma lo Marchese.
 CHECCHINA
 Strissimo.
 SGRANA
                      Oh vi son schiavo,
50(Mò è cchiù colata sà) lei mi perdoni;
 Stava infrenetichito
 Per un certo imbarazzo,
 E non vi avea veduta;
 Mi dia licenza. (vuol partire, e Checchina lo ferma.)
 CHECCHINA
                               Eh Signore, il merletto?
 SGRANA
55(Lloco te voglio, curcio, a sta sagliuta.)
 Il merletto... ah sì sì;
 Fù tanto questa mane il mio disturbo,
 Nel numerar le doble
 Venute dal mio feudo di Cambrai;
60Che del vostro merletto io mi scordai.
 CHECCHINA
 Il torrò dunque io?
 SGRANA
                                      Si sarà meglio,
 Prodigo nel comprar esser io soglio.
 CHECCHINA
 Favorisca il zecchin.
 SGRANA
                                       (Lloco è lo mbruglio.)
 CHECCHINA
 Che dite?
 SGRANA
                     Volentieri.
65Diavolo, non trovo
 Più la mia borsa: questa è bella, dentro
 V’eran cento zecchini, ed una poliza.
 CHECCHINA
 Oimè, che gran disgrazia!
 SGRANA
 Oh mi sovviene adesso. Questa mane
70M’hò cambiati i calzoni, onde negli altri
 Lasciai la borsa, l’orologio, e tutti
 Gli anelli di diamanti, e di rubini,
 Che mi costorno jer mille zecchini.
 Mille zecchini, caspita,
75E non squarciono
 CHECCHINA
                                   Dunque,
 Come farò?
 SGRANA
                         Prendete,
 Eccovi il mio sigillo, dal Mercante
 Con questo segno avrete
 Tutto quel che volete. (li dà un suo sigillo.)
 CHECCHINA
80Quando la và così, grazie a sustrissima.
 SGRANA
 (Starraje fresca.)
 CHECCHINA
                                  Signor, con sua licenza,
 Bisogna, che a portar vada ste scuffie.
 SGRANA
 A chi?
 CHECCHINA
               A le lor Padrone.
 SGRANA
 Come? portar le scuffie! Andar in giro
85Voi con cotesto imbroglio?
 E di tanta viltà sete capace?
 CHECCHINA
 Ma se non hò nessun.
 SGRANA
                                          Dunque aspettate,
 Chiamarò i servi miei: Toffolo, Niso,
 Filiberto, Pasqual, Prospero, Checco:
90Dove siete canaglia? (quà viene un servidore.)
 E gli altri? I servidori (servo dice che stanno all’osteria.)
 Fanno tutti così, quando il Padrone,
 Della sua favorita è in compagnia,
 Vanno a far complimenti all’Osteria.
95Poltron, porta le scuffie,
 Che ti dà la Signora,
 Ove t’impone (allerta Truffa) e poi
 Faremo i conti assiem. (servo accenna di sì.)
 CHECCHINA
                                             Signore, e voi
 Senza lacchè restate? eh non importa,
100Che le portarò io.
 SGRANA
                                   Non voglio certo,
 Questo un gran disonore
 Sarebbe del Marchese Protettore.
 Và servi tù (al servo.) (fà lesto Truffa) e dove
 Sai tù, colà ti attendo.
105Son io qual son, le convenienze intendo. (a Checchina.)
 CHECCHINA
 Giaché lei vuol così, servo ti accosta,
 E intendi bene ove portar le dei. (consegna tre scuffie al servo a cui segretamente parla, come se l’insegnasse le case delle Padroni.)
 SGRANA
 Dove devono andare
 Diteli, e non temete.
110(Cchiù non le bedarraje,
 So bone pe magnà craje, e pescraje.)
 CHECCHINA
 Già m’intendesti, or dunque và. (al servo, che parte.)
 SGRANA
                                                              (Cammina,
 Truffa) son suo Signora, Io, i miei servi,
 Siam tutti al suo servigio.
 CHECCHINA
                                                 Mi rincresce,
115Che s’incommoda tanto.
 SGRANA
 Questo è niente, vedrete
 Quelche un giorno farò. Voi mi piacete,
 E quando ad un par mio, piace una donna;
 Può far la sua fortuna.
 CHECCHINA
                                           Eh, lei mi burla.
 SGRANA
120Che burlar, che burlar? sarai mia basta,
 L’averete fra poco da sapere.
 (Ch’a Lucca mme te parze de vedere.)
 
    Per me tutto il paese
 Stupire un dì farai,
125E in grazia del Marchese,
 Lustrissima sarai,
 La bella Marchesina
 Checchina si dirà.
 (La Scuffiara è pazza,
130Maje cchiù mme vedarrà.)
 
    Starai sempre confusa
 Tra l’oro, e tra l’argento,
 Avrai siccome s’usa
 Staffieri, e Camerieri,
135Aver maggior contento,
 Tuo cor più non saprà.
 (Chest’arma ride, e sguazza,
 Penzanno a lo sgranà.)
 
 SCENA III
 
 CHECCHINA.
 
 CHECCHINA
 Se questo Sior Marchese
140M’ama davver, siccome mostra, io posso
 Chiamarmi veramente
 Felice, e tra li giovani
 Unico quello, giacché tutti questi
 Milordini affettati
145Fingono amar, mà poi,
 Se dicono da ver, pensate voi.
 
    Finger sempre il spasimato,
 Dir: mio ben languisco, e moro.
 Dimostrar l’appassionato,
150Sei tu sola il mio tesoro;
 Sono tutte affettazioni
 Di moderna vanità.
 
    L’amor d’oggi è una menzogna,
 S’ama sol per ingannare;
155Esser fido è una vergogna,
 Poichè il pianto, e l sospirare
 
    Sono i Milordi
 Come le rose,
 Che compariscono
160Vaghe, e odorose,
 Mà a nulla servono,
 Presto si frondano,
 E mille pungoli
 Han per ferir.
 
165   Così coloro nell’apparenza
 Fan gli Amorosi,
 Gli smorfiosi,
 Mà niente spendeno,
 Più tosto vogliono,
170Han mille vizi,
 E poi... mà basta,
 Non posso dir.
 
 Sono inganni, e finzioni,
 Son bugie, non verità.
 
 SCENA IV
 
 GIANPERSIO con un figliuolo, che porta la chiave della bottega.
 
 GIANPERSIO
175Presto, presto, sguajato, è ora chesta,
 De n’avè aperta la poteca ancora?
 Cammina, bricconciello: nò cchiù chiacchiare. (via il figliolo.)
 Uh vedessi Checchina pe le dicere...
 Che le vuo’ dì? Cà io... Cà tu? stà zitto,
180Ch’è proprio na vregogna. E ajetate chessa
 De fà lo spanticato? Vi che ddice!
 Sì n’anemale, e scusame,
 Meglio dovive dicere, è Checchina
 Morzillo da lassarese? atta d’oje..
185Figurandomi solo
 D’averla a me vicino,
 Io mme nne vao pe ll’aria;
 E chi la vò stutà sta lommenaria.
 
    Fata mia, penzanno tantillo
190Di stare cottico
 Sciatillo a sciatillo,
 Zompo, abballo, e fa mpietto lo core,
 Ceccone, canario,
 E cucururù.
 
195   Nenna bella, si vuoje co mmico
 Gaudere, e scialare,
 Te voglio ammare,
 Quanto vuoi tù;
 Canario bello,
200E cucurucù.
 
 SCENA V
 
 Marchese SGRANA, ed una comparsa nobilmente vestita, che finga il Cavaliero, ma in effetto sarà un furbo suo compagno, e poi GIANPERSIO.
 
 SGRANA
 Truffa, stà attiento, chesta
 È ll’utema jornata,
 Che ccà avimmo da stare; co st’Arefece
 Aggio penzato de fenire ll’utema
205Truffa, che faccio a Capua.
 La trapola è tessuta de no muodo,
 Ch’hà dda rescire; Aute borpe de chesse
 Io nc’aggio carreato: ajosa, a nuje,
 Veccolo cà mo vene.
 GIANPERSIO
210Quann’uno ave na carola
 Dinto a lo cellevriello,
 Comme vò arreposà. Già m’è trasuto
 No Deascange in chiocca.
 Ca Celia fa l’ammore; e chi vò stare
215Se non se n’assacrede. Oh, chi non questi?
 Eje lo Marchese Sgrana
 Co n’auto sì Pileo;
 Va pò, e non sospettà; chisto è lo primmo
 Mpecajuolo de Napole;
220Nzi’ a ccane nc’è benuta la notizia.
 Mettiamoci in campana.
 SGRANA
                                               Oh Signor mio,
 La riverisco. (Sgrana mostra accorgersi di Gianpersio, e lo riverisce profondamente.)
 GIANPERSIO
                           Addio. (la comparsa li fà molte riverenze.)
 (Oh quanta ceremonie
 Gianpersio attento.)
 SGRANA
                                        Andavo
225In busca d’ella appunto.
 GIANPERSIO
 De mè?
 SGRANA
                  Signor mio sì.
 GIANPERSIO
                                              (Vi pe le ssacche
 Gianpersio.)
 SGRANA
                           Quel mio Padron colà
 È forastiero. (addita la comparsa, che replica l’inchino a Gianpersio.)
 GIANPERSIO
                           Oh Padron mio (che bonno
 Chiste da mè!)
 SGRANA
                               Egli è il Conte Copano
230Da Foligno, mio amico.
 GIANPERSIO
 Me nne conzolo. Lei
 Mme dia licenza. (a Sgrana.)
 SGRANA
                                   Aspetti
 Un’altro breve istante. Di premura
 Raggionarli dobbiamo.
 GIANPERSIO
                                             Di premura?
 SGRANA
235Il Signor Conte...
 GIANPERSIO
                                  Ccà? oh mio Padrone. (alla comparsa.)
 SGRANA
 Parte per Roma a nozze
 Con la Contessa Sbriffia.
 GIANPERSIO
 Co la bona salute.
 SGRANA
 Vorrebbe alcune gioje
240Per donarle alla Sposa.
 GIANPERSIO
 (Sposa, regalo, gioje,
 Mme volessero questi fà qua pposta!)
 SGRANA
 Che pensa il mio Padrone?
 GIANPERSIO
 Signor mio, veda uscia...
245La spesa, mo nci vò...
 SGRANA
 Che spesa? Debbonsi
 Spendere cento doble
 Tutte per gioje; basta
 Che siano di suo genio:
250Il Signor Conte sceglie, e io le pago:
 Né vo’, che mi credete un sol quatrino.
 GIANPERSIO
 Oh, non decea pe cchesso. Favorite
 A la Bottega
 SGRANA
                         Nò. Il Signor Conte
 Hà un Orefice amico
255Presso a bottega vostra; egli non vuole
 Farsi veder con voi, potrebbe quello
 Lagnarsi
 GIANPERSIO
                    V’aggio inteso.
 (Oh via non ce perdimmo sta facenna.)
 Eilà Pasquale, porta
260Cca lo screttoriello de le gioje. (chiama in quinta.)
 Voi mò le bedarrete,
 E chella che ve piace scegliarrete.
 SGRANA
 Spero che sian di gusto dell’Amico;
 Ch’io altro non ambisco,
265Che il suo vantaggio.
 GIANPERSIO
                                         Porta ccà, Figliolo:
 Che ve nne pare? (osservando le gioje quali tutte restano in potere di Sgrana.)
 SGRANA
                                    Sono
 Bellissime; Sior Conte si compiaccia
 Di questi anelli, ed anco
 Di questo, e quell’indrizzo, o com’è vago
270Son buoni?
 GIANPERSIO
                        Ve garbizzano? (alla comparsa, che accenna piacerle.)
 SGRANA
 Ben dica, Ser Gianpersio
 Il prezzo.
 GIANPERSIO
                    Vavattenne a la Bottega (al garzone, che parte.)
 Tu, cà stà sola: sono, Signor mio,
 Trenta doppie ogne cosa. (a Sgrana.)
 SGRANA
                                                 Favorisca
275In casa mia con meco,
 Che sarà soddisfatto. (quì la comparsa accennerà a Sgrana, che paghi Gianpersio, che lui deve andare per un negozio importante altrove.)
 GIANPERSIO
                                          Sì Segnore.
 SGRANA
 Attenda, Signor Conte,
 Ch’io sodisfazione
 Darò del tutto al Ser Gianpersio. (la comparsa saluta con molte riverenze affettate a Gianpersio licenziandosi per partire.)
 GIANPERSIO
                                                              Vada,
280Signor mio felicissimo,
 Oh via non c’è de cchene;
 Oh mio Padrone, schiavo,
 Addio, uh pesta, quanta cerimonie.
 SGRANA
 O sio Marchese scappa,
285Mò che fatta ll’aje tu, sta bella zappa. (Sgrana via destramente, mentre che Gianpersio corrisponde alle cerimonie della comparsa.)
 GIANPERSIO
 Jammo mò Si Marche’... E lo sio Marchese?
 Bonora! mme l’hà fatta. Ajemmè sapesse
 Da do’ è ghiuto, da chesta, o chella via.
 Pò diceno ca io songo sospettuso;
290Nò mm’è resciuto mone lo sospetto?
 Io lo ddicea, ca quillo
 Marchese Sgrana mm’averria sgranato
 Le gioje, maro mè, so’ arrojenato!
 
 SCENA VI
 
 CAMILLO, e ROSALBA.
 
 CAMILLO
 Frena il pianto, Rosalba, e i vaghi rai
295De le tue belle luci
 Girami men sdegnosi.
 ROSALBA
                                            E come (Oddio!)
 Come potrò mirarti,
 Crudel senza odiarti? Questa, ò barbaro,
 Questa è l’aita, che mi promettesti?
 CAMILLO
300Bella, per me non vedo,
 Perchè barbaro, e crudo,
 Or si appella da te, mio fido amore.
 ROSALBA
 Quest’amor che tu m’offri,
 È l’offesa maggiore,
305Che far mi puoi. Ben sai,
 Che m’incontrasti presso Roma, allora
 Che allo studio colà quinci venisti:
 È intendendo da me, che di Flaminio
 In busca andava, per cui amor la Padria
310Posi in non cale, e ’l Padre, e peregrina
 Quì m’avviai, per ottener da quello
 La fé promessa: t’offeristi meco
 In Capua far ritorno,
 E condurmi a Flaminio?
 CAMILLO
                                               È vero.
 ROSALBA
                                                               Or come,
315In vece d’ajutarmi
 Nell’amorosa inchiesta,
 Dici d’amarmi, e amore
 Da me pretendi? E questo
 È l’esser Gentiluom? menti, più tosto
320Vil predator tu sei,
 O nato tra le selve,
 Già per lungo uso, avvezzo sei tra belve.
 CAMILLO
 Bella, se t’amo, del mio amor la colpa
 È de’ begli occhi tuoi,
325Che violenza mi fero, e tuo soggetto
 Voglion, ch’io sia.
 ROSALBA
                                   Se m’ami,
 Lasciami in pace, ed a colui, ch’io bramo
 Rendimi.
 CAMILLO
                     Il mio servir fido, e sincero,
 Quell’ostinato core
330Pietoso al fin sarà, e... Ma opportuna
 Giugne costei: Checchina. (vedendo venir Checchina.)
 
 SCENA VII
 
 CHECCHINA, e detti.
 
 CHECCHINA
 Chi sei tù?
 CAMILLO
                       Non ravvisi
 Camillo?
 CHECCHINA
                    Il figlio del Signor Gianpersio?
 CAMILLO
 Appunto.
 CHECCHINA
                     Ma non eri
335Tu studente? Dà Capua
 Giorni sono partisti
 Per Roma?
 CAMILLO
                        Sì, allo studio.
 CHECCHINA
 Or come quì ritorni?
 CAMILLO
                                         A  miglior tempo
 Tutti saprai i miei
340Casi amorosi; in tanto
 Celato in casa tua starò con questa
 Donzella, finché posso
 Scoprirmi impune al Padre.
 CHECCHINA
                                                      E chi è costei?
 CAMILLO
 Basta, sarà mia sposa.
 CHECCHINA
345Che sento!
 CAMILLO
                       Non è luogo
 Questo, di tai discorsi.
 Vuoi favorirmi?
 CHECCHINA
                                 Sete
 Padrone.
 CAMILLO
                    Il guiderdone
 Ti serbo.
 CHECCHINA
                    Entrate. (a Rosalba.)
 ROSALBA
                                      Oddio!
 CHECCHINA
350Sospira? (a Camillo.)
 CAMILLO
                     Idolo mio.
 A tante, e così fine
 Prove del mio sincer tenero affetto,
 Temprar dovreste omai sì rio dispetto.
 
    Pupille amorose
355Dell’Idolo mio,
 Se vostro son’ io,
 Perché si sdegnose,
 Perché sì spietate,
 All’aspre mie pene
360Negate pietà?
 
    S’è vita del core
 La tua dolce spene,
 Tuo fiero rigore
 La morte sarà. (entra in bottega di Checchina.)
 
 SCENA VIII
 
 CHECCHINA, ROSALBA, e poi CELIA, che sente.
 
 CHECCHINA
365Signora, par che stiate
 Melanconica, forse
 Voi non vi compiacete di Camillo?
 ROSALBA
 L’odio assai più, che l’aspide l’incanto.
 CHECCHINA
 Ma come insiem con lui
370Quì vi trovate?
 ROSALBA
                               La mia fiera sorte,
 E la perfidia di costui chi mai
 Ridir potria senza dispetto, ed ira?
 Basta, soccorso il Cielo
 A un fido cor darà. Dimmi, conosci
375Tu, Flaminio del Neri?
 CHECCHINA
                                            Sì, il conosco,
 Che frequente seduto
 In quel luogo, l’hò visto
 Vagheggiar la figliola di Gianpersio;
 Ma perchè il domandate?
 CELIA
380Lodato il Ciel, che se n’è uscito il vecchio. (al balcone.)
 Vedessi il mio Flaminio, ma chi è quella
 Che parla con Checchina?
 CHECCHINA
                                                  Sospirate?
 ROSALBA
 Flaminio d’altra Amante! oh gelosia.
 CELIA
 (Si parla di Flaminio
385Osservarò.)
 CHECCHINA
                         Che? conoscete forse
 Voi cotesto Flaminio?
 ROSALBA
                                          Se ’l conosco?
 Non compie un’anno ancor, che il traditore
 Albergò in casa mia,
 Allorché in Roma venne
390Da suo Padre mandato insiem con Lelio
 Mio Germano, che in Napoli
 Per negozj soggiorna a darmi fede
 Di matrimonio, e poi
 Della fede promessa
395Non vidi effetto alcuno,
 Ond’io datami in preda
 Di ria disperazione nascostamente,
 In traccia al Mancator quì son venuta.
 CELIA
 (Misera me, che sento; ora và credi
400A uomini!)
 CHECCHINA
                        Sorella
 Ti compatisco.
 ROSALBA
                              Or che più spero, e come
 Inavvedutamente fò traggitto
 Da pena in pena, ed uno in altro affanno!
 CELIA
 (Ah traditore indegno.) (entra.)
 ROSALBA
405Così tradita sono? è questo il frutto
 Del mio amor, di mia fé fida, e sincera!
 CHECCHINA
 (Oimè gran fumo fà la ciminiera.) (entra.)
 ROSALBA
 Nò, che non ave Amore
 Più martiri per me. Tutti in un solo
410Momento io li provai. Fuggo dal Padre.
 Mi rendo rea di violato onore
 Appresso il Genitore;
 In periglio mi vedo
 Presso un giovane amante
415In straniera Città. Del sposo ingrato
 Intendo i tradimenti.
 Anime innamorate,
 Voi dite, se vi sia
 Alma più tormentata della mia.
 
420   Vedo turbato il Cielo,
 Raccormi al lido tento;
 E mentre il porto anelo,
 Sorge contrario il vento,
 Cresce superbo il Mar.
 
425   In così rea procella,
 Priva d’amica stella,
 Mia speme è il dispirar.
 
 SCENA IX
 
 FLAMINIO, e poi CELIA.
 
 FLAMINIO
 Intendo, che Gianpersio
 Sia ver bottega andato: or io vorrei
430Parlar con Celia, e seco
 Trattar del nostro amore.
 Eccola. Oh mia...
 CELIA
                                  Ti scosta, Traditore.
 FLAMINIO
 Celia.
 CELIA
              Ed ardisci iniquo
 Sì baldanzoso comparirmi avanti,
435E parlarmi di più?
 FLAMINIO
                                     Oimè, che dici?
 In che mancai?
 CELIA
                               Chiudi quel labro infame:
 Pensi di nuovo forse
 L’orecchio empirmi di quei tanti, e tanti
 Tuoi falsi inganni? E credi
440Ch’a tue sognate fole
 Di costanza, d’amor, di fedeltade
 Prestar di nuovo io debba
 Credenza? Ben sei folle, e vò che sappi,
 Ch’io d’un’indegno cor, d’uno spergiuro
445Gli accenti più non curo.
 FLAMINIO
                                               Anima mia...
 CELIA
 Quegli amorosi detti,
 Quei lusinghieri accenti,
 Ne’ quai ben troppo chiara, e infame pompa
 Fa il tuo malvagio core,
450Serbagli alla tua sposa,
 Cui fede, e amor donasti,
 E poi perfidamente abbandonasti.
 FLAMINIO
 Che fede? senti, il Padre...
 CELIA
 Quì per sentir non venni
455Tue folli scuse, intendi?
 Fuggi la mia presenza, e se ti astieni
 Mai sempre di passar per questa strada,
 Contenta mi farai,
 Nè pensar d’ingannarmi più giammai.
 
460   Mancator, non fù sincera
 Quella fé, che mi giurasti;
 Mi tradisti, e tanto basti:
 Già sei reo del mio rigor.
 
    Più non amo, non più ascolto
465Alma infame, e lusinghiera
 Odio il core, ed odio il volto
 D’un bugiardo traditor.
 
 SCENA X
 
 FLAMINIO, e SGRANA.
 
 FLAMINIO
 Avran forse quì fin la mie sventure!
 SGRANA
 Tanta truffe, aggio fatte, e tanta trapole
470Che ccà cchiù non stò buono; a sta pedata
 Me nne vogl’ire a Napole.
 FLAMINIO
 O Sgrana.
 SGRANA
                      O sio Frammineo
 Schiavo. (vuol partire.)
 FLAMINIO
                    Ferma.
 SGRANA
                                    Che buoje?
 FLAMINIO
                                                           Dove di fretta
 Così?
 SGRANA
              Cchiù non stò buono a sto paese.
 FLAMINIO
475Di te hò bisogno,
 Poiché Celia mi scaccia.
 SGRANA
 E a mme vanno trovanno
 Li sbirre.
 FLAMINIO
                     Deh ti arresta
 Un’altro sol momento.
 SGRANA
480Na mano fredda ccà già mme la sento.
 Che buoje? Sbrigate sù.
 FLAMINIO
                                              Giacché tu ancora
 Cospiri al danno mio, giacché soccorso
 Mi nieghi tu nelle miserie estreme
 Altro omai non mi resta,
485Che tutti contentare, e più d’ogni altro
 Te, che più di Fratello ho sempre amato,
 Di chi nell’ardui impegni
 Mi fidai sempre; Vado
 (Giacché ora m’abbandoni.)
490Incontro a morte. Addio.
 SGRANA
 Co ssò parlare accossì muollo muollo
 No juorno mme carrìe
 A ffà la capriola
 Ncoppa a tre llegna. Viene ccane.
 FLAMINIO
                                                              E vuoi
495Ajutarmi?
 SGRANA
                       T’aiuto,
 Tal’è ll’obbrego mio. Tu mme portaste
 A Ccapua, e tu mme faje
 Milordià accossì: pe ttè mme faccio
 Chiammare lo Marchese, ma io songo
500Solachianiello, e mme chiammo Giacchimmo
 Nato a la Conciarìa...
 FLAMINIO
                                         Ad altro ancora
 Stato miglior ti portarò, se ’l Cielo
 Più benigno è per me.
 SGRANA
                                           Ch’aggio da fare?
 FLAMINIO
 Saper da Celia dei
505Perchè sdegnata è contro di me, e insieme
 Procurar di placarla.
 SGRANA
 Non c’è auto de chesso, fa na lettera,
 Vestuto lazze, e spingole,
 A Celia la darraggio; chesta gente
510Hà lo sarvoconnuto
 E ppote a gusto suojo saglì pe ttutto.
 FLAMINIO
 Non mi spiace il pensier, andiam, per via
 Meglio discorrerem.
 SGRANA
                                        Sì, jammoncenne,
 Nnanze ch’esca da llà la scuffiara,
515E facesse qua baja co ssa janara.
 
 SCENA XI
 
 CHECCHINA, e poi GIANPERSIO.
 
 CHECCHINA
 Ve’ se il Marchese più si vede, ed io
 Sono col suo sigillo
 Andata in Merceria,
 E alcun non m’ha creduto.
520Per me non sò dov’abbia
 A uscir questa facenda, e quel ch’è peggio
 Hò inteso, che le scuffie
 Non son per anche andate alle Padrone.
 GIANPERSIO
 Lo latro è zeffonnato, ma per cierto
525Ca no la scappa; stanno
 Avisate le guardie,
 Nch’esce da Capua, è fatto auciello, auciello.
 CHECCHINA
 Signor Gianpersio.
 GIANPERSIO
                                      Oh Sia Checchina, schiavo.
 CHECCHINA
 Avete voi veduto
530Da quì il Marchese Sgrana?
 GIANPERSIO
 Sgrana? addov’è? addo’ è ghiuto?
 Li’ avesse visto oscia?
 CHECCHINA
 Nò, perchè?
 GIANPERSIO
                         Lo briccone malenato
 Chiù de ciento ducate mm’ha rubbato.
 CHECCHINA
535Rubato? uh robbe mie andate a monte!
 GIANPERSIO
 Che d’è?
 CHECCHINA
                    Quel traditore
 M’hà imbolato tre scuffie, e un zecchino,
 Uh rovinata me!
 GIANPERSIO
                                 A ttè pure? oh cancaro!
 Oh gioje meje!
 CHECCHINA
                               Ma come
540Rubar voi vi faceste?
 GIANPERSIO
 Po lo ssaje, vasta, avrimmo
 Io, e tu le robbe noste. Uscirà ll’ordene,
 Che sarrà carcerato. Tu nfratanto,
 Mbreana mia, qual speme
545Darai...
 CHECCHINA
                 A chi?
 GIANPERSIO
                               Al mio
 Sbiscioleato amor?
 CHECCHINA
                                      Che sento!
 GIANPERSIO
                                                            Che!
 CHECCHINA
 Voi di me amante?
 GIANPERSIO
                                      E come
 Nol sai? ben mille, e mille, e cìento volte
 Colla vocca, e coll’uocchie
550Te ll’aggio ditto, ca pe ttè speresco;
 Ca pe tte me nne moro, e gnettechesco.
 CHECCHINA
 (S’io con miei guai no stassi, questo vecchio
 Saria mio spasso.) Uh trista me! è possibile,
 Che voi... Che io... Via via, nò, non vi credo,
555Voi volete burlarmi.
 GIANPERSIO
 Io dico da dover, benaggia craje.
 CHECCHINA
 Dunque m’amate?
 GIANPERSIO
                                     V’amo, e voi?
 CHECCHINA
                                                                Ed Io...
 V’amo... aimè, che vergogna.
 GIANPERSIO
 Oh parole, oh favella
560Doce cchiù de lo zucchero, e cannella!
 
 Uh quanta cose,
 Nenna mia bella,
 Care, e amorose
 Ti vorrei dir.
 
 CHECCHINA
 
565Ditele pure,
 Che stò a sentir.
 
 GIANPERSIO
 
 Sappi, ca io...
 
 CHECCHINA
 
 Voi, dite che?
 
 GIANPERSIO
 
 Voglio da ella...
 
 CHECCHINA
 
570Che vuol da me?
 
 GIANPERSIO
 
 Un po’ d’affetto.
 
 CHECCHINA
 
 Cos’è st’affetto?
 
 GIANPERSIO
 
 Un po’ d’amore.
 
 CHECCHINA
 
 Cos’è st’amore?
 
 GIANPERSIO
 
575Chillo, che mpietto
 Arde lo core.
 
 CHECCHINA
 
 Io non intendo
 Che mai sarà.
 
 GIANPERSIO
 
 Uh gioja, uh cara,
580Ntrà na carcara
 Io mo mme sento
 Tutto squaglià!
 
 CHECCHINA
 
 (Il poveretto
 È matto già.)
 
 SCENA XII
 
 SGRANA con baffi vestito Agoramagliette portando la sua scatola con galanterie, e poi CELIA.
 
 SGRANA
585Chi vuol galanterie di Venesia,
 Ecco le belle stringhe,
 E fettuccie, e ditali, e scuffie, e sciarpe.
 Non se vede nesciuno,
 E io aggio appaura de l’Arefece,
590E de sta Scuffiara,
 Che stà ccà. Sti baffette,
 E sto lenguaggio miezo Bolognese
 Mm’ajutarrà, auzammo n’auta vota:
 Oh l’Agoramagliette,
595Scatole, specchi, e bombas
 Per impizzar il lume.
 CELIA
 Già che passa il Mercante (uscendo da casa.)
 Delle galanterie:
 Con questa occasion col traditore
600Incontrarmi vorrei, per caricarlo
 Di nuove ingiurie, ed onte.
 SGRANA
                                                    Veccola a nuje.
 CELIA
 Quel Giovine?
 SGRANA
                              Sciora, comprè pur
 Allegrament, che ve fò bon mercad.
 CELIA
 Come vendi quei nastri?
 SGRANA
605Ecco chì ò la scatola
 Con tutti gli aghi, e spille
 Per appuntar le fettucce, e le sciarpe.
 Volì due belle scuffie? (le dà le scuffie, ch’ha truffato a Checchina.)
 CELIA
 Scuffie? e dove elle son?
 SGRANA
                                               Eccole (voglio
610Sballà le scuffie de Checchina a cchessa.)
 CELIA
 Oh che bel battilò
 Fatto all’ultima moda.
 Or dì quanto ne vuoi?
 SGRANA
                                           Non voi negotta,
 Che son pagad.
 CELIA
                               Ma donde all’improviso
615Tal liberalità?
 SGRANA
                             Dirò segnora...
 (Mo le dico ogne cosa.) Io so’... (scajenza
 L’Arefece: uh che guaje!) (Mentre Sgrana prende la lettera di Scarsella per darla a Celia vede venire Gianpersio, e per la fretta se la pone in petto.)
 
 SCENA ULTIMA
 
 GIANPERSIO, e detti, e poi CHECCHINA.
 
 GIANPERSIO
                                                  Vi si se trova
 Chillo briccone... Ma chi è lo mpiso
 Che facite ccà mmiezo
620Celia? signore? qualc’agguajeto è questo?
 CELIA
 Vo’ comprar queste scuffie.
 CHECCHINA
 Oh l’Agoramagliette a tempo a tempo
 Avessi un gucchiarolo,
 Con un ditale?
 SGRANA
                              (Uh pesta!
625Mo songo sbregognato.)
 GIANPERSIO
 E ben, quanto ne vuoi de cheste scuffie? (a Sgrana.)
 CHECCHINA
 (Queste son mie appunto, ch’al Marchese
 Non ha mezz’ora ho dato) onde l’avesti? (a Sgrana riconoscendo le sue scuffie.)
 SGRANA
 Mi patrù la son servo. (vuol partire, e Checchina lo trattiene.)
 CHECCHINA
                                           Aspetta, aspetta...
 SGRANA
630 Lasseme, Befana.
 CHECCHINA
                                    A me disgraziato?
 Non la scappi. (volendo scappare da Checchina nello strepito li cade la lettera, e Gianpersio la prende, e legge la soprascritta.)
 GIANPERSIO
                              Oh sta lettera.
 SGRANA
 (Mo vuò sentì li strille.)
 CHECCHINA
 Parla, ladro assassino,
 Onde l’avesti?
 GIANPERSIO
                             A Celia
635Và questa quà. Oh roffeano cane,
 Chi te l’ha data?
 CELIA
                                 Oimè! partir conviene. (entra.)
 CHECCHINA
 Mariuolo,
 Rendimi il mio.
 GIANPERSIO
                                Lassa cca sta lettera, (lo pongono in mezzo.)
 Portapollaste sbregognato.
 SGRANA
                                                  Via,
640Lassateme (Mme squarta
 Mò na vacca, e no voje arrassosia.)
 GIANPERSIO
 
 Roffeano, sbregognato,
 Mo te manno carcerato.
 
 CHECCHINA
 
 Ladro, infame, adesso adesso
645Io frustare ti farò.
 
 SGRANA
 
 A un par mio se face chesso?
 De st’aggravio non me stò.
 
 GIANPERSIO
 
 Chi te manna?
 
 SGRANA
 
                              Schiatta, schiatta. (a Gianpersio.)
 
 CHECCHINA
 
 Dammi il mio.
 
 SGRANA
 
                              Crepa, crepa. (a Checchina.)
 
 CHECCHINA
 
650Non vuo’ dire, lazarone?
 
 SGRANA
 
 Tu mme lasse, o vuo’ che sbota?
 
 CHECCHINA
 
 Le mie robbe io vo’, briccone.
 
 SGRANA
 
 Che buo’ avè qua ppo’ de lota?
 
 GIANPERSIO
 
 Non me scappe.
 
 CHECCHINA
 
                                Non mi fuggi.
 
 SGRANA
 
655Piglia chesto, viecchio pazzo. (l’urta, e cade Gianpersio.)
 
 GIANPERSIO
 
 Che mmallazzo inzanità?
 
 CHECCHINA
 
 Me la paghi in verità.
 
 SGRANA
 
 De nasata mme puoje dà.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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