Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 L'Odoardo, Napoli, a spese di Nicola di Biase, 1738
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA I
 
 LAVINIA, dopo NINETTA.
 
 LAVINIA
 
 La pace del mio core
 Io ricercando vo,
 E del mio cor la pace
 O Dio! trovar non so.
 
5Infelice Lavinia,
 Tu sposa d’un’oggetto
 Ignoto a gli occhi tuoi?
 E Lelio, il caro Lelio,
 Per cui tacendo peni,
10Esser tuo non dovrà? Rio Genitore,
 Che violenti il mio genio, e opprimi il core!
 NINETTA
 Signora, cosa avete?
 Malinconica siete? È luogo questo
 Da viver malinconica?
15Siete quì in una Villa, ove di Roma
 Viene apposta la gente
 A star allegramente. Su guardate,
 Che vaghi ameni fonti,
 Che famosi Giardini,
20Che pomposi Casini! E soprattutto
 L’aer, che quì respira,
 Potrebbe far resuscitar un morto
 LAVINIA
 E pure, oimè! quanto di vago, e bello
 È quì, non può, né sa darmi conforto.
 NINETTA
25Disgrazia inver! Ma, quando altro non sia;
 Il tempo almen non vuol malinconia:
 Siete vicina ad esser Sposa.
 LAVINIA
                                                     Ah questo
 Forma appunto il mio affanno, e ’l mio tormento.
 NINETTA
 Come come? oh che sento!
30E attristarsi può mai una Donzella,
 Che andar deve a marito? Oh l’è pur bella!
 LAVINIA
 Diresti bene tu quando lo Sposo
 Fosse di mio piacere.
 NINETTA
 E perché non vi piace?
 LAVINIA
                                            E un forestiere
35Piacer mi puote?
 NINETTA
                                  Egli è Napoletano:
 Soglion costoro esser graziosi; forse...
 LAVINIA
 Sì forse? Un uomo, che mai non vidi.
 NINETTA
 Temete non sia brutto?
 Forse bello sarà.
 LAVINIA
                                 E pur col forse?
40Ed io sul forse debbo
 Appoggiar mie speranze? Ah no, Ninetta,
 Cara Ninetta mia,
 Tu, per i miei sponsali
 Intorbidar, dei ritrovar la via.
 NINETTA
45Poiché così volete,
 La troverò: son io
 Astuta la mia parte,
 E sto per imbrogliar cotesto Sposo,
 Vostro Padre, e cent’altri.
 LAVINIA
                                                 Ed io riposo
50Sopra le tue promesse.
 NINETTA
                                            Ma vorrei
 Saper da voi: disciolte
 Che saran queste nozze, che farete?
 LAVINIA
 Come a dir?
 NINETTA
                          Resterete
 Poi senza maritarvi?
 LAVINIA
                                         Eh questo importa
55Poco, ò nulla.
 NINETTA
                           No, ditela più schietta:
 Vi è forse in grazia entrato
 Il Signor Alidoro,
 Che sta a far per voi lo spasimato?
 LAVINIA
 Oh che dici? Alidoro è l’odio mio.
 NINETTA
60Dunque qualche altro amante...
 LAVINIA
                                                            Eh no: da’ lacci
 D’amor son sciolta affatto.
 NINETTA
                                                  Ah furfantella!
 Non mi gabbate a me. Chi sa, che intrigo
 Nascosto avete in core?
 No, non può darsi donna senza amore.
 
65   Alle donne schizzinose
 Non bisogna creder no;
 Sanno fare le ritrose:
 Guarda! Amore? oibò, oibò.
 Ma son poi maliziosette,
70E d’amore le furbette
 San la scola come va.
    Ve ne son poi tante, e tante,
 Che, se hanno un solo amante,
 Credon d’esser svergognate;
75A dir loro son pregiate,
 Vaghe, e belle
 Solo quelle,
 C’hanno amanti in quantità.
 
 SCENA II
 
 LELIO, e LAVINIA.
 
 LELIO
 (Per le nozze imminenti
80Scorgo mesta Lavinia.
 Fingiamo.)
 LAVINIA
                        O Lelio!
 LELIO
                                         Appunto,
 Godo della tua sorte
 LAVINIA
 E quale?
 LELIO
                    Che già presso è il tuo Consorte.
 LAVINIA
 Tanto del mio piacer nemico sei,
85Che son delizie tue gli affanni miei?
 LELIO
 Gli affanni tuoi? E ’l farti sposa è forse
 A te cagion di pena?
 LAVINIA
                                        O Dio! sarebbe
 A me cagion di gioja
 Quando il mio cor potesse
90Sol da te...
 LELIO
                      Da me solo?
 LAVINIA
                                               (Ah m’intendesse.)
 Dimmi, Lelio: se mai
 Donna, di merto, e di natali a’ tuoi
 Di gran lunga maggiori,
 La sua destra ti offrisse
95E ti scoprisse del suo cor gli ardori,
 Che mai risolveresti?
 LELIO
                                          Io le direi,
 Che ad altra già sacrai gli affetti miei.
 LAVINIA
 Ad altra? (Indegno! egli m’intese, e finse;
 Vendicar mi saprò: ma non è tempo
100Ancora di scoprir la fiamma mia.)
 Godo, Lelio, che sia
 D’altri il tuo core; intanto
 Bramo, per opra tua, che i miei sponsali
 Siano interrotti.
 LELIO
105E come? (ahi folle impegno!)
 Vuoi, ch’io tradisca il Genitore, a cui
 Tanto degg’io?
 LAVINIA
                              Deh lascia
 Questi riflessi, e rendi
 Pago il mio core.
 LELIO
                                 Ah! che mai far pretendi?
 LAVINIA
110Giusto motivo a ciò tentar mi ha mosso.
 LELIO
 Perdonami, Lavinia, io far nol posso.
 LAVINIA
 Nol puoi? l’odio, e lo sdegno
 Di me dunque paventa.
 LELIO
 Sempre, che reo non sono,
115L’odio, e lo sdegno tuo non mi spaventa.
 LAVINIA
 Temerario, vedrai
 Qual vendetta...
 
 SCENA III
 
 ALFONSO, e i suddetti.
 
 ALFONSO
                                Lavinia, con chi l’hai?
 LAVINIA
 (O al Genitor t’accuso.
 O il mio desir contenta.)
 LELIO
120(Se innocente son io,
 L’odio, e lo sdegno tuo non mi spaventa.)
 ALFONSO
 Ma che avete fra voi? si sa?
 LELIO
                                                    (Che mai
 Dir potrà?)
 LAVINIA
                        Padre, udite
 D’un ingrato il pensier. Brama costui,
125Che alle nozze vicine
 Da voi già stabilite io non consenta.
 LELIO
 Io! come?
 LAVINIA
                      Eh taci.
 ALFONSO
                                       Ah indegno!
 LAVINIA
 (Or di’, che l’odio mio non ti spaventa.) (a Lelio.)
 ALFONSO
 Dunque sì sconoscente
130A l’amor corrispondi,
 Ch’ebb’io per te?
 LELIO
                                   Ma io...
 LAVINIA
                                                   Che dir vorrai?
 ALFONSO
 Non ti ricordi, ingrato,
 Che in mia casa venisti
 Qual Servidore, e ch’io
135Qual mio figlio t’amai: onde cangiasti
 Stato, e condizione?
 LELIO
                                       Io ciò non niego.
 ALFONSO
 E bene, or di mia figlia
 Svolger cerchi il pensiero?
 LELIO
                                                   Ed ella puote...
 ALFONSO
 Non più: dalla mia casa,
140Senza fraporre indugio, or t’allontana.
 LELIO
 Signore, almeno...
 ALFONSO
                                    Io più non vo’ vederti.
 LELIO
 Ma se poi...
 ALFONSO
                        Parli ancora?
 LELIO
 Ma s’io...
 ALFONSO
                    Non più, ti dico,
 Empio, malvagio! in questo punto parti. (via.)
 
 SCENA IV
 
 LAVINIA, e LELIO.
 
 LELIO
145(Sono avvilito!)
 LAVINIA
                                Or vedi,
 Vedi se l’odio mio può spaventarti.
 LELIO
 Perché così avvilirmi?
 LAVINIA
 Perché non ubbidirmi?
 LELIO
 E vuoi...
 LAVINIA
                   Voglio per ora,
150Se brami, ch’io sospenda il tuo partire,
 Aver tutto il dominio
 Su la tua libertà; vo’, che ’l tuo core
 Da me solo dipenda,
 Che amando a mio piacer geli, e s’accenda.
 LELIO
155Ahi che barbara legge! E come, o Dio!...
 LAVINIA
 No taci, e a tuo talento
 Scegli (e ’l dirò?) lo sdegno, ò l’amor mio.
 
    O tu mi vuoi sdegnosa,
 O mi vuoi tu amorosa:
160Mio core, e sdegno, e amore
 Serbar per te saprà.
 Su pensaci,
 Risolviti;
 E sappi, che tua sorte
165Dipende sol da te.
    (Ah che da lui dipende
 Ancor la sorte mia:
 Cagion di vita, e morte
 Esser potria
170Per me.)
 
 SCENA V
 
 LELIO.
 
 LELIO
 Lasso! che colpo è questo? E come io posso
 Eseguir così ingiusto empio comando?
 Ah! l’ire di costei
 Faran, che altrove io volga i passi miei.
175E Cassandra il mio bene
 Abandonar potrò? Cieli, che pene!
 Da qual abisso uscì, per danno mio,
 Furia così crudele a intorbidare
 La pace del mio core?
180Come scampar potrò dal suo furore?
 
    Solcava il mar placato
 Lieta la navicella;
 Turbine irato,
 E fiero
185Muove già rea procella.
 Misera navicella!
 A naufragar ne va.
    Che per suo male, o Dio!
 In così rio
190Periglio,
 Confuso è già il Nocchiero,
 Già perde arte, e consiglio,
 Coraggio più non ha.
 
 SCENA VI
 
 ALIDORO, e NINETTA.
 
 ALIDORO
 Dunque Lavinia brama, ch’io procuri
195Intorbidar le nozze
 Del nuovo Sposo?
 NINETTA
                                   Appunto
 ALIDORO
 Tutto farò per compiacerla.
 NINETTA
                                                    E viva
 Il Signor Alidoro.
 ALIDORO
 Ma porger poi ristoro
200Al mio penoso affanno
 Ella saprà?
 NINETTA
                        Certo che sì. (Che inganno!)
 ALIDORO
 Crudel più tosto, e ria
 Per me sinor...
 NINETTA
                              Chi viene a questa via?
 ALIDORO
 Tal uom quì mai non vidi.
 NINETTA
205Fosse lo Sposo forse?
 ALIDORO
                                         Esser potrebbe
 Ascoltiam quì in disparte.
 NINETTA
 Io creder vo’, che no: ch’egli sarebbe
 Un brutto Sposo inver; sembra un Pasquino.
 
 SCENA VII
 
 GIANFERRANTE, MOSCHINO, e detti in disparte.
 
 GIANFERRANTE
 Viva, viva, Moschino,
210Mme vaje proprio a lo genio,
 Ca mme molle a sbezzeffea li llostrisseme.
 MOSCHINO
 Ah ah ah ah sbizeffia ah ah ah ah.
 Cos’è questa sbizeffia,
 Città, Terra, ò Capanna?
 GIANFERRANTE
215È lo mmale feruto, che te scanna.
 Dimme a mme la Valice
 Addo’ ll’aje posta?
 MOSCHINO
                                    Dove? Alla Locanda.
 GIANFERRANTE
 Chi albergo?
 MOSCHINO
                           In quella Camera,
 Dove siemo alloggiati.
 GIANFERRANTE
220E ddi’ a l’alloggiamiento
 Che te vaa n’albergo de malanne,
 Ma chi è sta Guagnastra?
 MOSCHINO
                                                 Oh questa è grossa!
 Guagnastra! ah ah ah ah.
 GIANFERRANTE
                                                Ora tu oje
 Vuo’ propeo, che te sbentra. (va per cavar la spada contra Moschino, ed è trattenuto da Ninetta.)
 MOSCHINO
225Lustrissimo, lustrissimo, lustrissimo.
 NINETTA
 Eh di grazia, Signore.
 GIANFERRANTE
 Mia bellissima aurora,
 Più non mi movo. Susete,
 E ba vasa la mano a la Signora.
 NINETTA
230Tanto obligata.
 MOSCHINO
                              Grazie. (va a baciar la mano a Ninetta.)
 GIANFERRANTE
                                              Vo’ starmi
 A coffeggiare; mi fa il Toscanello,
 Ed è un bello asinello.
 NINETTA
 Bisogna compatirlo.
 GIANFERRANTE
 Ma chi sete vostriggine?
 NINETTA
235Ho l’onor di servire
 La Signora Lavinia,
 Figlia...
 GIANFERRANTE
                 De lo si Arfonzo?
 NINETTA
                                                  Appunto.
 GIANFERRANTE
                                                                      O bona!
 Sapete chi songh’io?
 NINETTA
 Oibò!
 GIANFERRANTE
              No lo sappiate?
 NINETTA
240No.
 GIANFERRANTE
           E seppiatelo.
 Io so lo sposo de la tua Patrona.
 NINETTA
 Voi lo sposo?
 GIANFERRANTE
                           Gnorsì.
 NINETTA
                                           Don Gianferrante?
 GIANFERRANTE
 Don Gianferrante.
 NINETTA
                                     Oimè! oimè! oimè!
 GIANFERRANTE
 Che d’è? che d’è?
 NINETTA
                                   Fuggi’... fuggi’... fuggite.
 GIANFERRANTE
245Chesta che gliannol’ha? N’avé paura (a Moschino.)
 Tu.
 MOSCHINO
          (Ed intanto ei trema.)
 NINETTA
                                                    O sventurata!
 GIANFERRANTE
 Chesta cca è speretata?
 Dico...
 NINETTA
               Come? Non v’hanno
 Ancora ucciso...
 GIANFERRANTE
                               Chi?
 NINETTA
                                           Gl’innamorati
250Della Padrona mia?
 MOSCHINO
 Lustri’...
 GIANFERRANTE
                   Che te fa male?
 MOSCHINO
                                                  Andiamo via.
 GIANFERRANTE
 A cchi? N’aggio paura de nesciuno.
 E ssaje tu che nce metto...
 NINETTA
                                                  Eccone uno. (mostrando Alidoro, che fa vedersi.)
 Mi dia licenza. (via fuggendo.)
 GIANFERRANTE
                               Aspe’... Moschi’... (volendo fuggire è trattenuto da Alidoro.)
 ALIDORO
                                                                 Si fermi,
255Galantuom.
 GIANFERRANTE
                         Signor mio,
 V’aggio da servì a niente?
 ALIDORO
 Mi dica: lei pretende
 Con Lavinia sposarsi?
 MOSCHINO
                                           Sì Signore.
 GIANFERRANTE
 Che nc’intre tu a responnere?
 ALIDORO
260Risponda lei.
 GIANFERRANTE
                           Mio riverito, veda
 Lo si Arfonzo...
 MOSCHINO
                              (Mostrate
 Spirto, Padrone.)
 GIANFERRANTE
                                   Mo te do no caucio. (a Moschino.)
 ALIDORO
 Parli con me.
 GIANFERRANTE
                           Gnorsì: chessa fegliola
 Comme ca...
 ALIDORO
                          Orsù ascolta.
265Se non desisti dal tuo folle impegno,
 Se chiedi più Lavinia per consorte,
 Ti farò dar...
 MOSCHINO
                          La morte?
 GIANFERRANTE
 Che mmorte?
 ALIDORO
                             Cinquecento bastonate,
 M’hai tu inteso?
 GIANFERRANTE
                                 Gnorsì.
 MOSCHINO
                                                 Qui non si burla.
 GIANFERRANTE
270E bon prode nce faccia, e ssanetate.
 ALIDORO
 
    Sarà chi la pretende
 Scopo del mio furore.
 Che? Tu sei quello? Il core
 Ti svellerò dal sen.
275   Ti miro, e mi si accende
 L’alma di giusto sdegno:
 Esser tu brami, indegno,
 Tu sposo del mio ben?
 
 SCENA VIII
 
 GIANFERRANTE, e MOSCHINO.
 
 GIANFERRANTE
 Che te pare, Moschino?
 MOSCHINO
280Io direi...
 GIANFERRANTE
                     Che dderrisse?
 MOSCHINO
 Che come siam venuti ce n’andassimo.
 GIANFERRANTE
 Senza sposà?
 MOSCHINO
                           Sposare?
 E non vi ricordate
 Voi delle cinquecento bastonate?
 GIANFERRANTE
285A cchi? E ttu mo pienze,
 Ch’io de chillo smeuzillo aggia paura.
 MOSCHINO
 Cred’io di sì.
 GIANFERRANTE
                           De sì? E ttu non saje
 Comm’io meno le mmano.
 MOSCHINO
 (E i piedi ancora.)
 GIANFERRANTE
290Cred’io di sì? Malora?
 E, ssi be’ fosse Arlanno,
 Io vorria nzanetate...
 MOSCHINO
 Ma quelle cinquecento bastonate...
 GIANFERRANTE
 E n’autra vota co le bastonate?
295A tte, che ssi non povero guaglione,
 Farranno apprenzeone:
 Ma a mme non fanno filo
 Né ccincociento, né mille.
 MOSCHINO
                                                 Sarete
 Avvezzo colle spalle...
 GIANFERRANTE
300Che spalle? a ppietto a ppietto vedarraje
 Mo mmo, che le farraggio
 A cchillo guappetiello.
 MOSCHINO
 (Fa del Gradasso or, che non v’è più quello.)
 GIANFERRANTE
 
    O marisso annegrecato!
305Si mme movo, si mme fricceco;
 Quanta schiaffe, e scoppolune,
 Quanta punie, e ssecozzune...
 Via lo voglio nnabbessà.
 Si po scippo, terra tienete!
310Atterrà se po da mo.
    Al Signor Don Gianferrante
 Cinquecento bastonate?
 Potta d’oje! dov’è il birbante?
 Va lo chiamma... No non ghì,
315Lassa ì; parlammo po.
 
 MOSCHINO
 
 (Vantator più sgraziato
 Ritrovar già non si può.)
 
 SCENA IX
 
 CASSANDRA, LELIO, e CECCA
 
 CASSANDRA
 E vuoi tu, Lelio mio, ch’io mi lusinghi
 Di questa vanità: Che sul tuo core
320Abbian gli affetti miei tutto l’impero?
 LELIO
 Ah credimi, o Cassandra, io dico il vero.
 CECCA
 Lo vero sì! Sa comme
 Vuje uommene decite
 La veretà a le ffemmene; è na clocca
325Chella, che ve dà creddeto.
 LELIO
 Adunque un infedele, un mancatore
 Cecca mi può stimar?
 CECCA
                                           Sarraje lo primmo,
 O lo secunno fuorze?
 CASSANDRA
                                         Ahi! di Lavinia
 Io troppo temo.
 CECCA
                                E cco rraggione.
 CASSANDRA
                                                               Al fine,
330Per placarla, al suo amore
 Tu appigliar ti dovrai.
 CECCA
                                           E a la Signora
 Farraje no bello chiantarulo.
 LELIO
                                                      O Dio!
 E di me ciò si pensa? Ah che tem’io
 Anzi del Genitore,
335Che a te porger la destra omai dispose.
 CASSANDRA
 S’ei lo dispose, io nol confermo.
 CECCA
                                                            È bella!
 Faciarrà lo si Fonzo justo justo
 Lo matremmonio de Pollecenella.
 LELIO
 Ma se...
 CECCA
                  Eh parla d’autro; te pare,
340Che cchella mo no viecchio vo pegliare?
 E cch’è mpazzuta, ò che? penza, si Lello,
 A esse tu fedele:
 Ca la Gnora n’ha perzo lo cerviello.
 
    Che scquaglia ss’antecaglia,
345Che ppozza sprofonnà.
 Non trovarraje
 Fegliola,
 Che nn’aggia cannavola;
 No bello gioveniello
350Nce po fa spantecà.
    Chist’è l’omore mio,
 E cchi non dice justo
 Conforma mo dich’io,
 Sign’è, ca n’ha buon gusto.
355Si a essa spiarraje,
 Pur accossì derrà.
 Chest’è na cosa antica:
 Lo ssape già l’amica,
 Né se lo ffa mparà.
 
 SCENA X
 
 ALFONSO, ed ALIDORO, CASSANDRA, e LELIO, che stan discorrendo tra loro in disparte.
 
 ALFONSO
360E tanto Lelio poté fare?
 ALIDORO
                                             E tanto
 Lelio anzi fece; il seppi io di buon luogo.
 ALFONSO
 Indegno!
 ALIDORO
                    Ei troppo amore
 Porta a Lavinia, e quindi
 Don Gianferrante intimorì, che giunse
365Quì poco fa.
 ALFONSO
                         Chi mai ciò crederia?
 ALIDORO
 Anzi chi ’l soffriria?
 ALFONSO
 Oh me la pagherà... Ma egli è quivi (accorgendosi di Lelio.)
 Con Cassandra.
 ALIDORO
                                Io mi parto; che non voglio,
 Ch’egli si accorga, che con voi son io.
370(Il colpo è fatto.)
 ALFONSO
                                 A rivederne.
 ALIDORO
                                                          Addio. (via.)
 ALFONSO
 E ben, ser galantuomo,
 Così si fa? Son modi questi? Ah! senza
 Pena non anderai.
 CASSANDRA
                                    (Si fosse accorto
 Egli del nostro amor?) Signor Alfonso,
375Io Lelio qual suo figlio
 Stimo, ed amo: onde puote
 Suoi sdegni trattener.
 ALFONSO
                                           Eh che mi tocca
 Or al vivo il furfante; di Lavinia
 È egli innamorato.
 CASSANDRA
380Di Lavinia?
 ALFONSO
                         Sì certo.
 CASSANDRO
                             (Ah infido, ah ingrato!)
 LELIO
 (O me infelice!) Io dir vi so...
 ALFONSO
                                                        Che puoi
 Dir tu mai? Non cercasti
 Tu poco fa al suo sposo, ch’è giunto
385Metter paura?
 LELIO
                              Io?
 ALFONSO
                                       Tu sì: che speri
 Far con quella all’amore.
 LELIO
 Io? io...
 ALFONSO
                 Chiudi la bocca.
 CASSANDRA
                                                (Ah traditore!)
 ALFONSO
 E doman, sì domani, e ben mattino,
 Tu partirai di quà.
 LELIO
                                     (Crudel destino!)
 CASSANDRA
390(Oimè che affanno!)
 ALFONSO
                                        Or non ti par, Cassandra,
 Che a ragione io con lui sdegnato sia?
 CASSANDRA
 Se anch’io sdegno ne sento.
 ALFONSO
                                                    Or vita mia,
 Parliam sul nostro affar. Quando vogliamo
 Ultimar nostre nozze?
 CASSANDRA
                                           Io vi direi,
395Ch’ultimar pria potreste
 Le nozze di Lavinia.
 ALFONSO
                                       Oh se c’intende,
 Ciò per tutt’oggi è fatto;
 Subito poi... Va bene. Intanto pensa
 Ad amarmi, o mia gioja, o mio diletto;
400E pensa, ch’io per te non ho ricetto.
 
    Mie pupillette vaghe,
 Per voi ho al cor le piaghe,
 Per voi in seno ho il foco;
 E sento un tal tormento,
405Che dirvelo non so.
    Se ’l foco non smorzate,
 Le piaghe non sanate;
 Mancando a poco a poco,
 Io mi consumerò.
 
 SCENA XI
 
 CASSANDRA, e LELIO.
 
 LELIO
410Udisti?
 CASSANDRA
                 Udisti? Ah non l’avessi udito.
 LELIO
 E credi dunque?
 CASSANDRA
                                  Sì che m’hai tradito.
 Vanne, che non ho core
 Di più vederti.
 LELIO
                              Ah vita mia...
 CASSANDRA
                                                         Deh parti:
 Che tutto il mio tormento
415È sol, perché dovrei, né posso odiarti.
 
    Dov’è, tiranno mio,
 La fé, che mi giurasti?
 O Dio! dov’è l’amor?
 Ma già che m’ingannasti,
420Perfido traditor,
 Dammi la morte.
    Eccoti il seno, svenami,
 Aprimi il petto, o barbaro:
 Che prima, che infedel,
425Ti soffrirò crudel,
 Con alma forte.
 
 SCENA XII
 
 LAVINIA in disparte, che ave intesa l’aria di Cassandra, e LELIO
 
 LAVINIA
 (Ben avvisata io fui,
 Che l’empio per Cassandra
 D’amor ardea.)
 LELIO
                               Puoi farmi
430Di più, barbaro fato?
 Io tradirti, o Cassandra?
 Io per Lavinia affetti? Ah che Lavinia
 È l’odio del mio cor, degli occhi miei:
 Lavinia... (Ah crudo Ciel!) (s’accorge di Lavinia.)
 LAVINIA
                                                   Segui.
 LELIO
                                                                 Io dicea...
 LAVINIA
435Indegno!
 LELIO
                    Senti...
 LAVINIA
                                    Eh che abastanza intesi.
 Credi forse, alma vile,
 Che capace tu sei
 Dell’amor mio, de’ dolci affetti miei?
 LELIO
 Io mai...
 LAVINIA
                   Barbaro, parti.
 LELIO
440T’inganni...
 LAVINIA
                        T’allontana
 Dagli occhi miei.
 LELIO
                                  Sì sì dagli occhi tuoi
 Involar mi saprò; farò, che sia
 Pago il tuo cor; tiranna,
 Ti placherò, ma colla morte mia.
 LAVINIA
445Ferma.
 LELIO
                 Lasciami.
 LAVINIA
                                     Ascolta, ah non partire.
 LELIO
 Già che morto mi vuoi, vado a morire. (via.)
 
 SCENA XIII
 
 LAVINIA
 Dunque per un, che m’odia, e sprezza, e fugge
 Così penar debb’io?
 Troppo, ahi troppo infelice è l’amor mio!
 
450   Languisce fra pene
 Un misero core,
 Ma attende al languire
 Poi qualche mercè;
 Pur io sventurata
455Mercè non attendo,
 Né spero pietà.
    Ahi barbaro amore,
 Tal legge spietata
 Per me non intendo.
460Tue dure catene
 Or sì che soffrire
 Quest’alma non sa.
 
 SCENA XIV
 
 NINETTA, e CECCA.
 
 CECCA
 Donca è benuto sso Sposo?
 NINETTA
                                                   È venuto.
 CECCA
 Staje nfestino tu mo, sciala, Ninetta.
 NINETTA
465Oh sì giusta l’hai detta.
 CECCA
 Comme no?
 NINETTA
                          Tu non sai; la mia Padrona
 Dà nelle smanie.
 CECCA
                                  Che d’è? no le sona?
 NINETTA
 Nol vuole in niun conto.
 CECCA
                                              Ave autro ncapo.
 NINETTA
 Ella dice di no.
 CECCA
                              Ma tu che ddice?
 NINETTA
470Oh io dico di sì.
 CECCA
                                E puro io dico
 Conforma dice tu; se sa, se sape,
 Ca Lelio...
 NINETTA
                      Come Lelio?
 CECCA
 Lelio è lo core sujo.
 NINETTA
                                      Bella! Tu sai
 Ciò, ch’io non so.
 CECCA
                                  Sì figne.
 NINETTA
                                                    No: ti giuro,
475Che non so nulla affatto; Lelio poi...
 Lelio non è suo pari.
 CECCA
                                        Oh chesso ntanto
 Te lo ddono: nuje autre...
 NINETTA
                                                Vuoi tu dire,
 Ci appigliam sempre al peggio.
 CECCA
 E llassammo lo mmeglio.
480Tu no ll’aje fatto maje?
 NINETTA
 Eh... qualche volta.
 CECCA
                                     E quacche bota io puro.
 
 SCENA XV
 
 MOSCHINO, e le suddette.
 
 MOSCHINO
 O le belle Ragazze,
 Vi riverisco.
 NINETTA
                          Addio.
 CECCA
                                         Schiava.
 MOSCHINO
                                                           Tu sei, (a Ninetta.)
 Già ’l so, la serva della sposa. E lei? (a Cecca.)
 CECCA
485E a tte che te mporta
 De sapè chi so’ io?
 MOSCHINO
                                     Oh! l’è scortese!
 NINETTA
 Del tuo Padrone ell’è paesana.
 MOSCHINO
                                                         Appunto
 La conobbi al linguaggio.
 NINETTA
                                                E serve in casa
 D’una certa Signora,
490Ch’abita qui rimpetto a noi.
 MOSCHINO
                                                      Mi allegro.
 CECCA
 Obbrecata. Nine’, chi è st’accunto?
 NINETTA
 È il Lacché dello Sposo.
 MOSCHINO
                                             E servidore
 Dell’una, e l’altra..
 NINETTA
                                    Grazie.
 CECCA
                                                    O patron mio.
 NINETTA
 Or ch’è del tuo Padrone?
 MOSCHINO
                                                Io lo lasciai
495Quì presso; ma di lui poco mi cale.
 Or godo star fra voi: belline siete;
 E credo, che cortesi ancor sarete.
 Non è così?
 NINETTA
                        Sei tu molto cattivo,
 Ragazzo mio.
 CECCA
                           E ssi’ sbarvato ancora;
500Che sarrà quanno crisce!
 NINETTA
                                                Da mattina
 Si conosce il buon dì.
 CECCA
                                         Arrassa, arrassa.
 NINETTA
 Discostati da noi.
 MOSCHINO
                                   Adagio un poco:
 Ch’io non sono appestato; e, se cattivo
 Voi dite me, di me voi certo siete
505Più cattive tre volte.
 NINETTA
                                       Olà? Avvertisci
 Come di noi tu parli.
 CECCA
                                         Chi te cride,
 Ca simmo nuje?
 NINETTA
                                 Io per me son l’istessa
 Simplicità.
 CECCA
                        E io
 So’ la stessa schettezza.
 MOSCHINO
                                             O care, o care!
510Ma io in mezzo a voi non vorrei stare.
 NINETTA
 E ben, parti di quà.
 CECCA
                                       Via priesto sfratta.
 MOSCHINO
 Orsù alziam la patta,
 E diciamo così. Io son cattivo,
 Tu sei furba, (a Ninetta.) E tu fina; (a Cecca.)
515E tutti e tre siam della Cappellina.
 NINETTA
 In quanto a te va bene;
 Anzi dicesti poco.
 CECCA
                                   Nquanto a nnuje
 Po aje fatto sgarrone:
 Ca n’è accossì.
 MOSCHINO
                             Sì eh? Voi m’impegnate;
520Ch’io ve la canti proprio la canzone.
 
    Signorine mie dabbene,
 Come il foco siete voi:
 Questo è bello in apparenza,
 È poi brutto nell’essenza;
525Se lo miri, ti diletta,
 Se lo tocchi poi, ti scotta;
 E perciò mi fa tremare
 Questa vostra gran bontà.
    Che son io cattivo poi,
530No nol voglio già negare;
 Ma a voi dirlo non conviene:
 Al pajuolo la Padella
 Disse anch’ella
 Tu mi tigni, fatti in là.
 
 SCENA XVI
 
 NINETTA, e CECCA.
 
 NINETTA
535Udisti, Cecca?
 CECCA
                             Ninetta, aje sentuto?
 NINETTA
 È trincato l’amico.
 CECCA
                                    È santappede.
 Ma chi vene da cca?
 NINETTA
                                       Oh egli appunto
 È lo sposo.
 CECCA
                       Lo Sposo? Chesta smorfea?
 NINETTA
 Che ti pare ah? Vogliamo
540Divertirci con esso?
 CECCA
 Commenza tu, ca io secoto appriesso.
 
 SCENA XVII
 
 Don GIANFERRANTE, e le suddette.
 
 GIANFERRANTE
 E ba trova Moschino! m’ha chiantato
 Lo cano justo mo, ch’io sto sospetto.
 NINETTA
 (Ei fra l’altro è pauroso al maggior segno.)
 CECCA
545(Ne ne? Buono.)
 GIANFERRANTE
                                 Oh si ll’ascio...
 NINETTA
                                                             Oh Signor mio. (il dirà gridando, e con enfasi, e Don Gianferrante si spaventa.)
 GIANFERRANTE
 Chi è lloco...
 NINETTA
                         Cosa avete?
 Son io; di che temete?
 GIANFERRANTE
                                            A mme temete?
 Temete a Gianferrante? O figlia mia!
 Tu mo si nnata; e grazia la fortuna,
550Ca si’ la serva de la Sposa.
 NINETTA
                                                  E come?
 GIANFERRANTE
 Ca, si no, a ssa parola,
 Che mm’aje ditto: temete, via via,
 T’avarria nzanetà... Chi è llossoria? (accorgendosi di Cecca.)
 CECCA
 Io songo...
 NINETTA
                      Che m’avreste
555Fatto?
 GIANFERRANTE
               Na coselluccia.
 NINETTA
                                            E dite pure.
 GIANFERRANTE
 Già t’avarria mannata
 A chill’autre cauzune
 Uscia chi eje? (a Cecca.)
 CECCA
                              Io songo...
 NINETTA
                                                   Io non intendo
 Questo parlar; spiegatevi.
 CECCA
                                                  Vo dicere
560Sto Segnore...
 NINETTA
                            Che mai?
 CECCA
 Ca t’avarria mannato all’autro munno.
 GIANFERRANTE
 Appunto. Uscia è paesana?
 CECCA
                                                    Pe sservireve.
 NINETTA
 Cioè, m’avrebbe uccisa?
 GIANFERRANTE
                                               E cco no sciuscio.
 NINETTA
 Che vuol dir questo sciuscio?
 GIANFERRANTE
                                                       Co no scioscio,
565Comme decite vuje. Cossì, vì: puh. (soffia.)
 CECCA
 (È corejuso sa!)
 GIANFERRANTE
                                Dimme na cosa... (a Cecca.)
 NINETTA
 E lei ha tanto spirito?
 GIANFERRANTE
                                          Oh a spireto
 Simmo arrevate? E ssa che speretille
 So’ li Napolitane? Dì no poco, (a Cecca.)
570Dì, defienne la Patria.
 CECCA
                                           Nce vo dicere?
 Nce songo gente llà... che ssaccio io mone?
 Che n’hanno filo manco de li truone.
 GIANFERRANTE
 Manco de li demmuonie;
 E io nne so dell’une.
 NINETTA
575Ma dica: il suo valore
 Perché pocanzi non mostrò con quello,
 Che lei già sa?
 GIANFERRANTE
                              Ah? chillo de mo nanze?
 Tu te ne iste, e non vediste niente:
 Sa che le fice? Chillo ancora fuje.
 NINETTA
580Fugge? o menzogna! Io vidi il tutto; e lei
 Avanti a quello diventò un coniglio.
 GIANFERRANTE
 Comme coniglio?...
 CECCA
                                      Ne? che ffuje mo nnanze?
 GIANFERRANTE
 Niente niente. (a Cecca.) Io vorria
 Che mmo venesse cca.
 NINETTA
                                            E appunto ei viene.
585O fortuna!
 GIANFERRANTE
                       (O mmalora!)
 NINETTA
                                                   (Fingi Cecca.)
 CECCA
 Che ccos’è? Si ccagnato de colore?
 GIANFERRANTE
 È pe l’arraggia. Da do’ vene chillo?
 NINETTA
 Oh trema lei?
 GIANFERRANTE
                             Io tremmo pe la bile.
 Da do’ vene, diavolo!
 NINETTA
590Egli viene di là.
 GIANFERRANTE
 Io mme ne vao da cca.
 NINETTA
                                           No, no, non parta: (lo trattiene.)
 Or bisogna mostrare il suo gran spirito.
 GIANFERRANTE
 Mo no stongo de genio.
 CECCA
                                             N’accorre: (fa lo stesso.)
 Mo abbesognante fa nore a la Patria.
 GIANFERRANTE
595Che buo’ fa nore, ste brache salate?
 Lassà... (So’ cincociento bastonate.)
 
 Lassà no mme volite?
 Site ncocciose mo.
 
 NINETTA
 
 Ma egli è già arrivato
600Far altro non si può.
 
 GIANFERRANTE
 
 O nigro me scasato!
 
 NINETTA
 
 Signor, non l’ammazzate.
 
 CECCA
 
 Segno’, no l’accedite.
 
 NINETTA
 
 Fatelo per pietà.
 
 CECCA
 
605Ch’è proprio na pietà.
 
 GIANFERRANTE
 
 Pregatelo, pregate;
 Segno’, pe ccaretà.
 
 NINETTA
 
 O sciocco, o sciocco, o sciocco!
 
 CECCA
 
 O locco, o locco, o locco!
 
 NINETTA
 
610Come ci sei venuto!
 
 CECCA
 
 Comme nce si’ caduto!
 
 NINETTA
 
 Di chi hai tu paura?
 Nessuno ci sta quì.
 
 CECCA
 
 Tu triemme de paura,
615E non se sa pec chi. (qui Don Gianferrante guarda intorno, e vedendo, che non vi è niuno, prende spirito.)
 
 GIANFERRANTE
 
 E buje ve lo ccredivevo,
 Ca n’ommo comm’a mme
 Davero avea paura?
 E ccomme non vedivevo,
620Ca io fegneva ne?
 
 NINETTA
 
 Or questa sì ch’è bella!
 
 CECCA
 
 Oh chesta sì ch’è bella!
 
 GIANFERRANTE
 
 È stata cierto bella!
 Ve nce aggio fatto sta.
 
 NINETTA
 
625Va va, poltrone, va.
 
 CECCA
 
 Va va, vegliacco, va.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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