Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 L'Odoardo, Napoli, a spese di Nicola di Biase, 1738
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA I
 
 LAVINIA, ed ALIDORO.
 
 ALIDORO
 Io credo, che più a nozze
 Gianferrante non pensi:
 Ben tal fu l’opra mia.
 LAVINIA
630Ed io temo, che vana ogni opra sia.
 Il Genitore appunto
 Sdegnato ragionommi, e risoluto.
 ALIDORO
 Eh no, non dubitare:
 Non sarà mai, ch’io ceda,
635Vedrai l’opra compita;
 E i proposti sponsali
 Non seguirai finché Alidoro ha vita.
 Non dubitar, Lavinia.
 LAVINIA
                                          O quanto, o quanto
 Tenuta io ti sarò!
 ALIDORO
                                  Come? e sia questa
640Tutta del mio servir la gran mercede?
 LAVINIA
 Io dir volli...
 ALIDORO
                          Ah si vede,
 Che non sol dispietata,
 Ma esser meco vuoi ancora ingrata.
 LAVINIA
 Come? Perché?
 ALIDORO
                                Tu nieghi a me quel bene,
645Che per giustizia mi si dee. D’amarti
 Io non cesso, a servirti io studio, e penso,
 E in te cresce, l’orgoglio in disprezzarmi;
 E sia dell’opre mie questo il compenso?
 LAVINIA
 (Lusingarlo convien: dall’opre sue
650A’ miei disegni il buon successo attendo.)
 Ben t’inganni, Alidoro;
 Vegg’io tuo merto, e ’l mio dover conosco;
 E ingrata non sarò qual tu mi chiami,
 Saprò amarti, se m’ami.
655Siegui dunque l’impegno;
 Fa che vano il disegno
 Resti di Gianferrante, escluso affatto
 Ei sia dal Genitore:
 Così (folle, se ’l credi!) è tuo mio core. (via.)
 
 SCENA II
 
 ALIDORO, e poi NINETTA.
 
 ALIDORO
660Sì ch’ogni opra farò, perché sia pago
 Del mio bene il desire;
 Se da ciò nasce ancora il mio gioire.
 NINETTA
 Fu curiosa invero
 Con Gianferrante...
 ALIDORO
                                      Ninetta, tu parli
665Di Gianferrante: che v’è mai?
 NINETTA
                                                         Sappiate,
 Che le vostre bravate hanno con lui
 Fatto un bel colpo.
 ALIDORO
                                    Come a dir?
 NINETTA
                                                             Sì grande
 È ’l timor, c’ha di voi, che da voi fugge
 Come dal can la lepre.
 ALIDORO
                                           Or siam sicuri,
670Ch’ei di sposar Lavinia
 Più non faccia pensier.
 NINETTA
                                            Forse a partito
 Avrà posto il cervello; ma ho paura,
 Ch’egli il tutto al Padrone
 Non abbia a palesare, ed ei potrebbe
675Con voi crucciarsi; e così tutto il fatto
 A perder si verrebbe.
 ALIDORO
                                          Io vo pensando
 Come a ciò riparar.
 NINETTA
                                      Sentite... oh appunto
 L’amico quà ne viene.
 Non ci facciam veder. (si ritirano.)
 
 SCENA III
 
 Don GIANFERRANTE, MOSCHINO, e i suddetti.
 
 GIANFERRANTE
                                           Io te l’aviso,
680Moschino: si tu sulo
 Mme lasse n’autra vota, te straviso.
 MOSCHINO
 Chi vi lascia, Illustrissimo? Io di vista
 Vi perdei...
 GIANFERRANTE
                        Ora buono
 MOSCHINO
                                              Che? v’accadde
 Qualche inconveniente
685Per esser stato solo?
 GIANFERRANTE
                                       Comme, comme?
 Ncommeniente p’esse stato sulo?
 Nce vo’ co mmico sulo, ò accompagnato?
 E ppo tu mm’iere na gran compagnia.
 MOSCHINO
 Burla!
 GIANFERRANTE
               E battenne, si te nne vuo’ì.
 ALIDORO
690(Che te ne pare?)
 NINETTA
                                   (La va ben così.
 Si faccia avanti.)
 MOSCHINO
                                  Io son ragazzo, è vero;
 Però mi basta il cor...
 GIANFERRANTE
                                         Te te! li pulce
 Ca puro hanno la tossa... (o benaggia oje!
 Chisto sta cca.) (accorgendosi di Alidoro.)
 MOSCHINO
                                (Illustrissimo?)
 GIANFERRANTE
                                                               (Che buoje?)
 MOSCHINO
695(Ci stiamo, ò ce n’andiamo?)
 GIANFERRANTE
 (Tu m’appriette, Moschino.)
 NINETTA
 Signor Don Gianferrante, io me l’inchino.
 GIANFERRANTE
 Schiavo, schiavo, Ninetta. Signor mio, (ad Alidoro.)
 Nce stace cca no schiavo vuoto.
 ALIDORO
                                                          Addio. (e lo guarda con ciera torva.)
 MOSCHINO
700(L’aria è molto turbata!)
 GIANFERRANTE
 (Io la faccio co cchisto na frettata.)
 NINETTA
 E così? Lei non venne a ritrovare
 La sposa poi?
 GIANFERRANTE
                            La causa, pe la quale
 Io non venie...
 NINETTA
                             Ma questo non va bene.
 GIANFERRANTE
705Ma gioja mia...
 NINETTA
                               Ma questo non conviene.
 GIANFERRANTE
 Ma si...
 NINETTA
                 Ma vuol commettere
 Una mala creanza?
 GIANFERRANTE
                                      Non Signore.
 ALIDORO
 Dunque tu ci anderai?
 MOSCHINO
 Certo che ci anderà.
 ALIDORO
                                       Come?
 MOSCHINO
                                                       Ed adesso.
 ALIDORO
710Adesso?
 MOSCHINO
                   In questo punto.
 ALIDORO
                                                   Che? (Alidoro minaccerà sempre Gianferrante.)
 GIANFERRANTE
                                                               Osseria
 Co mmico ll’ha? Io non parlo.
 ALIDORO
 E parla. Ci anderai?
 MOSCHINO
 Signorsì.
 GIANFERRANTE
                    Signornò.
 MOSCHINO
                                        Come?
 GIANFERRANTE
                                                        Tu fusse
 Procoratore mio a rresponnenno?
 MOSCHINO
715Io...
 GIANFERRANTE
           Torna? Signornò no nce jarraggio.
 MOSCHINO
 Perché?
 GIANFERRANTE
                  Perché nne criepe.
 NINETTA
 Ma la Signora aspetta.
 GIANFERRANTE
                                           Che mme scuse.
 È ccontento osseria? (ad Alidoro.)
 ALIDORO
                                         Ma parlerai
 Di più sposar Lavinia?
 GIANFERRANTE
                                            Non segnore.
 MOSCHINO
720Questo ancor! ma perché?
 GIANFERRANTE
                                                  Perché nne schiatte.
 NINETTA
 Ma la parola...
 GIANFERRANTE
                             Ma ch’aggia pacienzea.
 Uscia è sodesfatto? Aggio da fare
 Autro pe ve servire? (ad Alidoro.)
 MOSCHINO
                                         O che vergogna
 E ’l vostro punto?
 GIANFERRANTE
                                   Che punto? se tratta
725Servì a no galantommo; mm’ha cercato
 No piacere co ttanta belli muode,
 Nce lo faccio, ch’è stato?
 Ddo sta la gentelezza?
 NINETTA
                                           Oh quando è questo,
 Non v’è che dir. Per gentilezza?
 GIANFERRANTE
                                                           Cierto.
 MOSCHINO
730Come per gentilezza?...
 GIANFERRANTE
                                             Ora mo sona.
 Uscia vo autro? (ad Alidoro.)
 ALIDORO
                                Io voglio, e cio t’impongo
 Espressamente.
 GIANFERRANTE
                                Dica.
 ALIDORO
                                            Non far motto
 Con persona del Mondo
 Del passato tra noi; non nominarmi
735Né con Alfonso, né con altri: intendi?
 O ci va la tua vita.
 GIANFERRANTE
 No cchiù dde chesso? uscia sarrà servita.
 NINETTA
 E viva!
 MOSCHINO
                 E questo ancor per gentilezza?
 GIANFERRANTE
 Tu che buoje? Tu mme si’ settepanelle,
740O curatore? Ora vedite cosa!
 NINETTA
 È una scena!
 GIANFERRANTE
                           E cche scena coreosa!
 MOSCHINO
 
    Io voglio dirvela,
 Non posso più.
 La gentilezza,
745La cortesia
 Di vossostrissima
 È una massima
 Poltroneria;
 È una bellissima
750Asinità.
    Se a me toccasse;
 Con chi si sia
 M’ammazzerei;
 E vossostrissima,
755Come un di quei,
 Non si risente,
 Non cura niente,
 Caso non fa.
 
 SCENA IV
 
 Don GIANFERRANTE, ALIDORO, e NINETTA.
 
 GIANFERRANTE
 No ve maravegliate,
760Ca chillo accossì parla,
 E cca io lo sopporto; è no fraschetto
 Non sape cchiù cche ttanto.
 NINETTA
                                                    (Che bellissimo
 Ripiego!)
 GIANFERRANTE
                     Ora io farraggio tutto chello,
 Che uscia m’ha commannato:
765Ca lo mmierete d’essere servito.
 Schiavo suo. (No nce fosse maje venuto!) (via.)
 NINETTA
 Ah ah, o bella, o bella!
 E chi non riderebbe?
 ALIDORO
                                          Or che ti pare
 D’uom sì fatto?
 NINETTA
                               Trovare
770Chi ne fa un altro, per far coppia?
 ALIDORO
 Ed a costui Lavinia
 Doveva unirsi?
 NINETTA
                               Questa è la disgrazia
 Di quelle poverette,
 Che a’ Padri son soggette; lor bisogna
775O bere, ò affogare; ed è vergogna
 Se voglion contraddire.
 ALIDORO
                                             Questa volta
 Forse non fia così.
 NINETTA
                                    Qui vi conviene
 Usar tutto lo sforzo.
 ALIDORO
                                      Gianferrante
 Lavinia non avrà.
 NINETTA
                                   Anzi dovete
780Averla voi.
 ALIDORO
                       Lo spero: ella pocanzi
 Di sua fede mi diè ben chiaro segno.
 NINETTA
 Davvero? Tanto più ci va l’impegno.
 ALIDORO
 
    Mercede alle mie pene
 Promise il caro bene:
785Spera mercede il core;
 E forse la speranza
 Non mi lusingherà.
    Che dirsi ben potria
 La bella mia spietata,
790Qualor la mia costanza,
 Il mio fedele amore,
 Volesse, troppo ingrata!
 Pagar d’infedeltà.
 
 SCENA V
 
 NINETTA.
 
 NINETTA
 Molto fida Alidoro alle promesse
795Della Padrona, e quella
 Cotta è per Lelio, come Cecca dice;
 Ella lo niega è ver, ma io ne dubito;
 Costui intanto crede
 Di galleggiar, ma resterà nel fondo;
800E quel, ch’è peggio, per maggior dispetto,
 S’affatica per altri il poveretto.
 
    Quante noi ne sappiam fare,
 Non può dirsi, non si crede;
 E pur gli uomini lo sanno,
805E ci stanno
 Sempre intorno a cascar morti;
 E s’affollano, e s’impegnano,
 E sospirano, e delirano.
 Son cervelli troppo corti,
810Sono matti in verità!
    Non dovrei così parlare:
 Egli è vero, già si vede;
 Ma la dico come va.
 
 SCENA VI
 
 ALFONSO, e LELIO.
 
 ALFONSO
 Da me che vuoi? Tel dissi già: non voglio
815Vederti affatto più.
 LELIO
                                      Padre...
 ALFONSO
                                                       Che Padre?
 Vattene via.
 LELIO
                         Me n’anderò, se vuole
 La mia stella così; però, se mai
 Di ciò, che mi s’incolpa,
 Io fossi reo, sul capo mio discenda
820Tutta l’ira del Ciel.
 ALFONSO
                                     Troppo evidente
 (Né ti vagliono scuse) è quell’errore,
 Che commettesti.
 LELIO
                                   O Dio! sono innocente.
 ALFONSO
 Come innocente?... Ma non è Moschino
 Colui, il servidor di Gianferrante?
825Sì sì ch’è desso: in Napoli
 Io lo conobbi. Il tutto
 Or chiarirem. Moschino?
 
 SCENA VII
 
 MOSCHINO, e i suddetti.
 
 MOSCHINO
 Signor Alfonso?
 ALFONSO
                                Il tuo Padrone?
 MOSCHINO
                                                              Io credo,
 Che sia quì intorno.
 ALFONSO
                                       Ma che modo è questo?
830Quì giunge, e a prima giunta
 Non viene in casa mia? Lagnarmi molto
 Debbo di lui.
 MOSCHINO
                           Lagnarvi anzi dovete
 D’un tal Ganimedino,
 Che con lui fe del bravo.
 ALFONSO
835So il tutto; ed è costui quel Signorino. (addita Lelio.)
 MOSCHINO
 Costui? Signor mio, no.
 ALFONSO
                                              No?
 LELIO
                                                         Già comincia
 A farsi chiara l’innocenza mia.
 ALFONSO
 Come no? mi fu detto, che costui
 Don Gianferrante intimorì.
 MOSCHINO
                                                     Fu un’altro,
840Io vi dico.
 ALFONSO
                      E chi fu?
 MOSCHINO
                                         Non so il suo nome;
 Ma, se ’l vedessi, lo conoscerei.
 LELIO
 E nemmeno innocente or mi credete?
 Già l’innocenza mia chiara scorgete.
 ALFONSO
 Io stordisco! Moschino, in tutti i conti
845Trova il Padrone, e dilli,
 Che venga in casa mia.
 MOSCHINO
                                             In casa vostra,
 Dov’è la Sposa?
 ALFONSO
                                Sì.
 MOSCHINO
                                        Guarda la gamba!
 Voi non ce lo cogliete.
 ALFONSO
 Perché?
 MOSCHINO
                  Perché ciò appunto
850Proibito li fu da quell’amico;
 Anzi non l’udirete
 Parlar più di sponsali.
 ALFONSO
                                           Oh questo è intrico!
 Moschino, corri, va, trovalo; e dilli
 Che fuor di casa almeno io vo’ parlarli.
855Fa presto, ch’io la mangia
 Poi ti darò.
 MOSCHINO
                        Io vado; ma a trovarlo
 Stimo, ch’ogni opra è vana;
 Ch’ei, per la gran paura,
 Nascosto si sarà già in qualche tana. (via.)
 
 SCENA VIII
 
 ALFONSO, e LELIO.
 
 ALFONSO
860Lelio mio, son distrutto! E più mi spiace
 Del torto, che a te feci;
 E ingiustamente.
 LELIO
                                   O Dio! pensar potea,
 Che Lelio esser dovea
 Al suo benefattor cotanto ingrato?
 ALFONSO
865Hai tu raggione sì. (Dunque Alidoro
 Menzogna disse a me; forse menzogna
 Anche fu detta a lui.) Ma questa tela
 Chi mai l’ordì? S’egli m’è noto... basta:
 Saprò punirlo. Non son modi questi.
 LELIO
870Uopo è, che l’impostor punito resti.
 ALFONSO
 
    O quante furie
 Il cor mi accendono!
 Se qualche indegno
 Pensò ingannarmi,
875A vendicarmi
 Io penserò.
    Tutto mi scosse
 L’ira, e lo sdegno;
 Saldo alle mosse
880Più star non so.
 
 SCENA IX
 
 LELIO, dopo CECCA.
 
 LELIO
 Già, lode al Ciel, più sdegno
 Meco Alfonso non ha, l’Idolo mio
 Or conviemmi placar.
 CECCA
                                           Bell’ommo, addio.
 LELIO
 Cecca, che fa Cassandra?
 CECCA
                                                E a tte che mporta
885Sapè li guaje de chella? Va, va trova
 La sia Lavinia toja.
 LELIO
                                      Cecca, t’inganni:
 E, se irata è Cassandra...
 CECCA
                                               Sta gnerata?
 Staje frisco! ha ditto, ca te vo mpezzare
 No stelletto a lo core.
 LELIO
                                        O Dio! raggione
890Ella avrebbe, se io...
 CECCA
                                       Si tu che ccosa?
 So’ ttratte che le faje?
 Ne? tu si’ lo fedele? Ma si ommo,
 Si’ mmala razza. No nce nn’è nesciuno,
 Che cco nnuje poverelle è pontoale.
895Sciù! che peglià ve pozza lo grantale.
 LELIO
 E pur non è così; fede io giurai
 A Cassandra, e vedrai,
 Che se le manterrò. Ch’io poi nudrisca
 Affetti per Lavinia, ella è impostura;
900E fu da Alfonso istesso or conosciuta;
 E vo’, ch’ancor Cassandra or la conosca.
 CECCA
 Ne? buono, buono. Va falla capace.
 LELIO
 Traditor non son io, può darsi pace.
 
    Sol per lei conobbi amore,
905E lei sola amar io voglio;
 Saldo monte, e fermo scoglio
 Io sarò di fedeltà.
    Cangi tempre il Cielo, e ’l fato
 Sia placato, ò pur sia fiero,
910Non si cangia il mio pensiero;
 Né saprà mai questo core
 Invaghire altra beltà.
 
 SCENA X
 
 CECCA, dopo NINETTA, e Don GIANFERRANTE.
 
 CECCA
 Ora vedite, ss’uommene
 Comme bello s’agghiustano
915Quatt’ova a no peatto, e nce nfenocchiano!
 Si nuje po a lloro nfenocchià volimmo,
 Arrasso sia! E cquanta nne sentimmo!
 GIANFERRANTE
 Siente cca, figlia mia,
 Era na scortesia
920Negare a cchillo na cosa de niente.
 NINETTA
 Così è veramente:
 Ella non è gran cosa
 Cedere altrui la sposa. (È bella questa!)
 GIANFERRANTE
 Co ffare st’azzeone,
925Io mm’aggio puosto na corona ntesta.
 NINETTA
 Lei ha buon genio.
 GIANFERRANTE
                                     Canchero!
 Pe ggenio ntanto mme lo joco. Schiavo, (s’accorge di Cecca.)
 Paesana.
 CECCA
                    Schiava vosta. Eh state attiento
 Che non venesse chillo amico, e avissevo
930N’autra vota da fa na vermenara.
 GIANFERRANTE
 Eh eh te piglie gusto ne, janara?
 Io li vierme le ffaccio fare all’autre;
 E ccomme mo? Co na votata d’uocchie,
 Co na mossa de pede,
935Co na rascata, co na sternutata.
 NINETTA
 Oh la cosa mirabile!
 CECCA
                                        Oh ch’incanto!
 GIANFERRANTE
 Lo fatto de l’amico non è bero;
 Se pegliaje gusto chessa: no nc’è amico,
 Né nnemmico; io non aggio avuto niente
940Co nnesciuno. (Tu saje, ch’aggio prommiso
 De non parlare?)
 NINETTA
                                  (Oh sì: la vostra vita
 Altrimenti ci va.)
 GIANFERRANTE
                                   (Che bita, e sbita?
 Accossì porta l’esse ommo d’anore.)
 NINETTA
 (Vuoi dir: questo ti fa l’aver timore.)
 CECCA
945No, no mme quatra a mme: se pegliaje gusto
 Ninetta, e buje tremmastevo;
 Comme va?
 GIANFERRANTE
                         Chella fuje na schierchiaria
 De le solete meje, io so’ no schirchio;
 E bi quanto so’ schirchio: so’ benuto
950Cca apposta, pe nzorareme,
 Mo no mme nzoro cchiù.
 CECCA
                                                No?
 GIANFERRANTE
                                                           Non so’ gghiuto
 A ttrovare la sposa,
 E mmanco nce vogl’ì.
 CECCA
                                          Perché sta cosa?
 GIANFERRANTE
 Perché so’ schirchio.
 NINETTA
                                        E la Padrona intanto
955Piange dirottamente.
 GIANFERRANTE
                                          E cche mme mporta?
 Non è essa la primma,
 Ch’ave chianto pe mme.
 CECCA
                                               Ma Ussignoria
 Ha no core de cano.
 GIANFERRANTE
                                       De serpente
 Quanno accorre.
 NINETTA
                                 Or lei dunque
960Se n’anderà.
 GIANFERRANTE
                          Dimano, e retto trammete.
 CECCA
 Ah! vi’ che congentura
 Che ssarria chesta mo, s’io mme trovasse
 A n’autro stato!
 GIANFERRANTE
                               Comm’a ddi’?
 CECCA
                                                           S’io fosse
 Mo para vosta, faciarriamo nziemo
965Sto matremmonio.
 GIANFERRANTE
                                      O bella asciuta chesta!
 NINETTA
 Oh quando fosse ciò, più tosto, io credo,
 Si prenderebbe me.
 GIANFERRANTE
                                        E sto penziero
 Manco mme despeace.
 CECCA
 E perché a tte, e no a mme?
 NINETTA
                                                     Perché vi è molta,
970Fra me, e te differenza.
 CECCA
 Arrasso sia! Chi è lei?
 NINETTA
                                           Oh con Ninetta
 Cecca vuol competenza?
 CECCA
                                               Oh te la sduogna!
 NINETTA
 Io son bellina.
 CECCA
                             E io songo bellona.
 NINETTA
 Son graziosa.
 CECCA
                           Io non so’ sgrazeata.
 NINETTA
975Son spiritosa.
 CECCA
                            E io so’ speretata.
 NINETTA
 Poi son Romana.
 CECCA
                                  E io Napolitana.
 NINETTA
 Eh va via, donnicciuola.
 CECCA
                                              E battenne, ciantella.
 GIANFERRANTE
 Sto contrasto va un Monno! O bella, o bella!
 E ssempe a mme succedono ste ccose;
980Sempe pe mme le ffemmene
 So’ benute a ccapille.
 NINETTA
 Or lei decida questa quistione.
 CECCA
 Sì sì, spartite vuje ssa defferenzea.
 NINETTA
 Lei chi ameria di noi?
 CECCA
                                           A cchi de nuje
985Vuje vorrissevo bene?
 GIANFERRANTE
                                           Oh ve dirrò;
 State a ssentì, ch’io mo decidarrò.
 
    Tu si’ na crejatella, (a Ninetta.)
 Tu si’ na vajassella (a Cecca.)
 Songh’io n’ommo da zzò:
990Mperzò no mme commene
 Amà né a tte, né a ttene;
 Da me che pretennite?
 Che ccancaro volite?
 Andate via.
995   Non vi l’arrobba cotene
 Se songo poste ntruoccolo!
 Non ve ne vregognate?
 Va jate
 A ccocenà. Malan, che dié ve dia.
 
 SCENA XI
 
 NINETTA, e CECCA.
 
 NINETTA
1000Udisti il baronaccio
 Come ne trattò male?
 CECCA
                                          Nce ha chiarute
 A tutte doje lo mpiso.
 NINETTA
                                          Uh lui tapino!
 Ave a far con Ninetta. Egli già disse,
 Che per domani vuol di quà partire,
1005Io per tutt’oggi nel farò fuggire.
 CECCA
 Nine’, nce aje mpigno contr’a cchillo.
 NINETTA
                                                                     Basta:
 La mia Padrona...
 CECCA
                                   Sì, t’aggio pescata:
 Essa mo a cchillo llà nne vo vottare,
 Perché co Llello stace ncrapecciata.
 NINETTA
1010Tu torni a Lelio, e Lelio
 Non entra a nulla. Or sappi...
 Ma segretezza ve.
 CECCA
                                   Parla.
 NINETTA
                                                Alidoro,
 Quì opra il tutto, ed io coll’opra sua
 Incominciai la trama;
1015Né lascerolla, infin ch’escluso affatto
 Non sia cotesto sposo.
 CECCA
                                          Oh quann’è cchesso...
 NINETTA
 Quest’è appunto. Or certa altra invenzione
 Ho per la testa, che sarà curiosa.
 CECCA
 Si te pozzo ajutare a nniente io puro,
1020Eccome cca.
 NINETTA
                         Obligata: tu da tanto
 Poi non saresti.
 CECCA
                               E perché no?
 NINETTA
                                                         Bisogna
 Essere scaltra assai, e tu...
 CECCA
                                                  E io
 Lo saccio comm’a tte lo fatto mio.
 
 Tu mm’aje pegliata
1025Pe quacche smocca,
 Ma ll’aje sgarrata;
 Quanno la locca
 Mme vide fare,
 Quaccuno tanno
1030Voglio gabbare.
 Tu mo chest’arte
 Saje comme va.
 
 NINETTA
 
 Sì, ma quest’arte
 Per te non fa.
 
 CECCA
 
1035Non songo masta
 Comm’è osseria,
 Ma puro, vasta,
 Voto, e rrevoto,
 Trovo la via;
1040No, no mme sperdo
 Mme guarde a mme.
 
 NINETTA
 
 Eh parla d’altro,
 Non è per te.
 
 SCENA XII
 
 CASSANDRA, e LELIO.
 
 CASSANDRA
 E Lelio m’assicura,
1045Che per Lavinia amor non sente affatto?
 LELIO
 Lelio fedel tel giura.
 CASSANDRA
 E poss’io prestar fede a’ detti tuoi?
 LELIO
 E tu incostante, o Dio! creder mi puoi?
 CASSANDRA
 Ahi quanto facilmente
1050Da un oggetto, che s’ama
 Si lascia persuadere un’alma amante.
 Ma viene Alfonso quì. Nojoso incontro!
 LELIO
 Partirò.
 CASSANDRA
                  No, ti ferma.
 LELIO
                                            Ah che pavento,
 Ch’egli di me s’ingelosisca.
 CASSANDRA
                                                    S’egli
1055Qual suo figlio ti stima, io, qual tua madre,
 D’accoglier fingerò gli affetti tuoi.
 
 SCENA XIII
 
 ALFONSO in disparte, e i detti.
 
 ALFONSO
 (Cassandra è quì.)
 LELIO
                                     Farò ciò, che tu vuoi.
 ALFONSO
 (Ma che dirà con Lelio?)
 LELIO
                                               Io son felice,
 O Cassandra, poiché sposa tu sei
1060Di chi m’ama qual figlio:
 Onde gradir dovrai gli affetti miei.
 CASSANDRA
 Sì li gradisco, e caro a me tu sei.
 ALFONSO
 (O quanto, o quanto godo di sì tenere
 Scambievoli espressioni!)
 LELIO
                                                  Ah quando, ah quando
1065Verrà quel dì felice,
 Che stringa amore il fortunato laccio?
 CASSANDRA
 Sarà tra poco.
 LELIO
                            Intanto
 Madre, ti stringo al sen.
 CASSANDRA
                                              Figlio t’abbraccio.
 ALFONSO
 (O qual gusto io ne sento!)
 LELIO
                                                   Deh lasciate,
1070Che in segno sol d’ossequio, e riverenza
 Io vi baci la man.
 ALFONSO
                                   (Guarda ubbidienza!)
 CASSANDRA
 Baciala pure.
 LELIO
                           O quanto mi compiaccio
 D’aver madre sì cara!
 CASSANDRA
 Figlio, ti stringo al sen.
 LELIO
                                            Madre, t’abbraccio.
 ALFONSO
1075(Intenerir mi sento, e veder parmi
 Il mio figlio Odoardo,
 Che bambino perdei.) Lelio.
 LELIO
                                                      Signore?
 ALFONSO
 Troppo obligar mi vuoi
 Con queste tue finezze,
1080Veramente da figlio.
 LELIO
                                        I miei doveri
 Io non posso obliare.
 ALFONSO
                                         Or che ne dici? (a Cassandra.)
 Non è egli caro?
 CASSANDRA
                                Ah troppo! Ed io costretta
 Sarò a troppo amarlo.
 ALFONSO
                                          E appunto questo
 Sarà di mio piacere. Or noi fra breve
1085Usciremo d’affanni; intanto dimmi,
 Tu come m’ami?
 CASSANDRA
                                  Si vedrà fra poco
 L’amor mio, la mia fede, ed il mio foco.
 
    Già nel mio seno
 Pieno d’amore
1090Sospira il core.
 (Bell’idol mio,
 Solo per te.) (a Lelio.)
    Se al sen ti stringo
 Qual mio consorte,
1095Che miglior sorte
 Goder poss’io?
 (Sai ben, ch’io fingo,
 Sai la mia fé.) (a Lelio.)
 
 SCENA XIV
 
 ALFONSO, e LELIO, LAVINIA in disparte.
 
 LAVINIA
 (Lelio col Padre: ascolterò.)
 ALFONSO
                                                    Fia duopo
1100Affrettar, Lelio mio, in tutti i conti
 Le nozze di mia figlia; acciocché io possa
 Quindi impalmar costei.
 LELIO
                                                Non vi perdete
 Un momento di tempo.
 ALFONSO
                                              Ma Lavinia
 Troppo svogliata io scorgo, e Gianferrante,
1105Parmi, che a lei dispiaccia.
 LELIO
                                                   E che? dipende
 Dal piacer d’una figlia
 La volontà del Padre? È vostro impegno,
 Ch’ella lo sposi a suo dispetto.
 LAVINIA
                                                         (Ah indegno!
 Ma saprò far vendetta.)
 ALFONSO
                                              Se n’accora,
1110Già ’l conosco; ma io
 Non so che far.
 LELIO
                              Che v’ubidisca, e mora.
 LAVINIA
 (Ah scelerato!)
 ALFONSO
                              Dici bene.
 LELIO
                                                   Or debbo
 Attender quì Cassandra, che ritorni.
 ALFONSO
 Io gir vo’ in casa. (mentre Alfonso vuol entrare, Lavinia se li fa avanti, e non veduta da Lelio, li dice.)
 LAVINIA
                                   Ah padre, ah padre mio,
1115Quanto vivi ingannato!
 ALFONSO
 E come?
 LAVINIA
                   Ad onta tua
 È Lelio di Cassandra amante amato.
 ALFONSO
 Com’è possibil questo?
 LAVINIA
                                             Brami udirlo
 Dalla sua bocca?
 ALFONSO
                                 Sì.
 LAVINIA
                                         Spero una volta
1120Disingannarti. Ora quì attendi, e ascolta. (Lavinia va a parlar con Lelio, ed Alfonso si ritira.)
 ALFONSO
 (Sarebbe questo un tratto
 Da farmi smaniare.)
 LELIO
                                         E pur non viene.
 LAVINIA
 Lelio, dov’è il tuo bene?
 LELIO
                                              Chi?
 LAVINIA
                                                          Cassandra.
 LELIO
 (Perché più non mi annoi
1125Voglio affermarlo.) Io quì l’attendo or ora.
 LAVINIA
 So, ch’ella t’ama.
 LELIO
                                  E l’alma mia l’adora.
 ALFONSO
 (Ah perfido! E l’ascolto?)
 LELIO
                                                Or io ti prego
 A non scoprirmi al Genitor.
 LAVINIA
                                                     Non parlo.
 Udiste? (ad Alfonso che fa vedersi.)
 ALFONSO
                   Mi vien voglia di sbranarlo.
 LELIO
1130Oimè quì Alfonso; ah mi tradì Lavinia.
 ALFONSO
 E a tanto arriva il tuo maligno core,
 Traditor, ribaldaccio?
 Madre, ti stringo al sen, figlio, t’abbraccio!
 Così son io burlato? E questo abuso
1135Fai tu di mia bontà?
 LELIO
                                        (Son io confuso!)
 ALFONSO
 Sgombra di mia presenza, e parti or ora
 Di quà: presto.
 LELIO
                               Lavinia...
 LAVINIA
 Da me che vuoi? Che v’ubidisca, e mora.
 ALFONSO
 Malandrino, tristaccio!
1140Figlio, ti stringo al sen, madre, t’abbraccio!
 LELIO
 O Dio! ciò, ch’io già dissi...
 ALFONSO
                                                   Io l’ascoltai.
 LELIO
 Se credete...
 ALFONSO
                          Se credi più agirarmi,
 Tu perdi il tempo.
 LELIO
                                    Io dico...
 ALFONSO
                                                      E pur non sgombri
 Di mia presenza ancora?
 LELIO
1145(Ahi crude stelle!)
 LAVINIA
                                    Ei v’ubidisca, e mora.
 LELIO
 
    Sì che saprò morire,
 Sì ch’ubidir saprò.
 Poiché a’ miei danni armato
 Già beggo il crudo fato,
1150Nojosa m’è la vita,
 Gradita m’è la morte;
 Più vivere non so.
    Ma fia la morte mia
 Cagion di reo martire:
1155Che forse in qualche core
 Si desterà dolore;
 E in così dura sorte
 Quest’un consuolo avrò.
 
 SCENA XV
 
 ALFONSO, e LAVINIA.
 
 ALFONSO
 Udisti quante ne sa dir l’indegno,
1160Per muoverti a pietà?
 LAVINIA
                                           Eh sua favella
 Ingannevole è troppo.
 ALFONSO
                                           Oh l’è finita
 Per me, più non lo credo. Orsù pensiamo
 A ritrovar riparo;
 E pria d’ogni altra cosa
1165Ultimar vo’ tue nozze...
 LAVINIA
 Con Gianferrante?
 ALFONSO
                                     Sì.
 LAVINIA
                                             Padre (bisogna,
 Ch’io mi risolva al fine.) Io non ho cuore
 D’unirmi a un forestier; cotesto sposo
 A me punto non piace; onde potete
1170Sospendere i sponsali.
 ALFONSO
                                            Oh questa è buona!
 E la parola data?
 LAVINIA
                                  Si ritragga.
 ALFONSO
 Ritragga? Oh l’hai sbagliata.
 Questo non è parlare.
 LAVINIA
 Ma, Signor Padre...
 ALFONSO
                                      Ma. Signora figlia.
 LAVINIA
1175Non so che dire.
 ALFONSO
                                 Ed io non so che fare.
 LAVINIA
 E volete...
 ALFONSO
                     E pretendi...
 LAVINIA
 Ch’io v’ubidisca...
 ALFONSO
                                    Ch’io non ti comandi......
 LAVINIA
 In cosa tanto ingiusta?
 ALFONSO
 In cosa tanto buona?
 LAVINIA
1180Vi perderete il tempo.
 ALFONSO
 Tu lo farai per forza.
 LAVINIA
 Con questa violenza
 Si marita una figlia?
 ALFONSO
 Con questa impertinenza
1185Si risponde ad un Padre? Ah? che ti pare?
 LAVINIA
 Ma, Signor Padre...
 ALFONSO
                                      Ma. Signora figlia.
 LAVINIA
 Non so che dire.
 ALFONSO
                                 Ed io non so che fare.
 LAVINIA
 Dunque...
 ALFONSO
                      Non più.
 LAVINIA
                                         Ma voi...
 ALFONSO
 Chi ho destinato
1190Quello sposar tu dei. (via.)
 LAVINIA
                                         Padre spietato!
 
 SCENA XVI
 
 LAVINIA.
 
 LAVINIA
 Oimè dolente, e afflitta, in quale abisso
 D’angustie io sono, e d’angosciosi affanni!
 Quanti, ah quanti tiranni ha l’alma mia!
 Il comando del Padre:
1195Il dovere di figlia:
 L’amore, onde mi struggo:
 L’odio crudel dell’Idol mio spietato:
 Dispetto, gelosia...
 
    Ah che ’l mio core
1200   Mancar già sento:
    Troppo è il rigore
    Del suo tormento!
    Cieli pietà.
 
 Ma a chi pietà chied’io, s’ancora i Cieli
1205Fatti per me crudeli,
 Son già sordi per me? Troppo spietata
 È la mia stella rea! Son disperata!
 
    Non v’è chi mi soccorre,
 Non v’è chi mi dà aita;
1210Quest’alma già smarrita,
 Dolente, e sconsigliata,
 Dietro al suo mal ne corre.
 O Dio! Chi vide mai
 Più misera di me?
1215   Per farmi uscir d’affanno,
 Quando m’ucciderai,
 Destino mio tiranno?
 La morte mia dov’è?
 
 SCENA XVII
 
 ALIDORO, e MOSCHINO.
 
 ALIDORO
 Com’io ti dissi già, terrai celato
1220Ciò, ch’io feci al Padrone.
 MOSCHINO
                                                 Celatissimo.
 ALIDORO
 Farai creder al vecchio, che ’l Padrone...
 MOSCHINO
 Sta male: me l’avete ancora detto,
 Ed ancora il farò.
 ALIDORO
                                  Se Gianferrante
 Lo negherà...
 MOSCHINO
                           Costante in faccia a lui
1225L’affermerò: che ho spirito di farlo.
 V’è altro?
 ALIDORO
                     Oibò!
 MOSCHINO
                                  Mi par, ch’altro vi sia.
 ALIDORO
 E che mai?
 MOSCHINO
                        Oh che mai! La mangia mia.
 ALIDORO
 Eccola.
 MOSCHINO
                Compatisca: è mio costume
 Servir altrui colla moneta avanti.
 ALIDORO
1230Prendi; e da me più avrai,
 Se ben ti porterai. Ma viene appunto
 Il vecchio.
 MOSCHINO
                      A noi.
 
 SCENA XVIII
 
 ALFONSO, e i suddetti.
 
 ALFONSO
                                    Moschino, il tuo Padrone
 Più non si vide poi.
 MOSCHINO
                                      Io lo trovai,
 Li feci l’imbasciata;
1235Ma non so se verrà.
 ALFONSO
                                      Ma questa omai
 È un’ostinazione!
 MOSCHINO
                                   Eh non sapete
 La sua disgrazia.
 ALIDORO
                                  Invero è compatibile.
 MOSCHINO
 Sentitela.
 ALFONSO
                     Che fu?
 MOSCHINO
                                      L’è sopragiunta
 Una doglia di fianco,
1240Che lo fa spasimare.
 ALFONSO
 Così all’improvviso?
 MOSCHINO
                                        Il poveretto
 Pate di mal di pietra.
 ALIDORO
                                          Un brutto male
 È questo.
 ALFONSO
                     Certo. (Or, se ciò sa mia figlia,
 Ch’altro dirà?)
 ALIDORO
                              Costui
1245Cercando giva un Medico,
 Per poterlo curare: io ho parlato,
 E quì verrà fra poco.
 ALFONSO
                                        Faccia il Cielo,
 Che lo sappia guarir.
 ALIDORO
                                         No, non ne dubiti:
 Ch’è in quest’arte eccellente.
 MOSCHINO
                                                       Ma sta il fatto,
1250S’ei vuol farsi curar.
 ALFONSO
                                        Come?
 MOSCHINO
                                                        Egli è dato
 In una frenesia,
 Che nega d’aver male.
 ALFONSO
                                           O che sproposito!
 ALIDORO
 È questa veramente una pazzia.
 MOSCHINO
 Oh piano piano: ei verso qua ne viene.
 ALFONSO
1255Manco male. Venisse ancora il Medico.
 ALIDORO
 Secondo il concertato,
 Non molto può tardar.
 
 SCENA XIX
 
 Don GIANFERRANTE, e li suddetti.
 
 ALFONSO
                                           Don Gianferrante.
 GIANFERRANTE
 O sio Arfonzo mio caro, ben trovato.
 ALFONSO
 Come la passa?
 GIANFERRANTE
                               E ccomme
1260Mme la voglio passà... schiavo d’uscia. (accorgendosi di Alidoro.)
 (Mmalora! No mme pozzo
 Levà chisto da tuorno!)
 ALFONSO
                                             Io far dovrei
 Mie lagnanze con lei
 Intorno a molte cose, or basta: tempo
1265Non è adesso di ciò; la sua disgrazia
 Mi è nota, e me ne spiace.
 GIANFERRANTE
                                                  Che desgrazia?
 Io non passo desgrazia.
 ALFONSO
                                             Non lo nieghi,
 Che fa peggio, e pensiamo ora al rimedio.
 GIANFERRANTE
 Che rremmedio? che fuorze sto mmalato?
 ALFONSO
1270(Ecco la sua pazzia.)
 ALIDORO
                                        (Ed è ostinato.)
 GIANFERRANTE
 (Lo viecchio sape niente
 De lo fatto de chillo?)
 MOSCHINO
                                          (Che ne so io?)
 GIANFERRANTE
 (No: statte a ttenì mente.)
 
 SCENA XX
 
 NINETTA travestita da Medico, e CECCA; poi alcuni Pratici, e gli anzidetti.
 
 CECCA
 Tu staje n’incanto, Ninetta.
 NINETTA
                                                    Non credo
1275D’esser conosciuta.
 CECCA
                                      E ttu mo saje
 Parlà franzese?
 NINETTA
                               Tanto, quanto; ascolta,
 Ch’avrai piacer.
 CECCA
                                Datte da fa.
 NINETTA
                                                        Messieùr
 Sce fuì votre tres umble servitùr.
 ALIDORO
 Benvenga. (Questi è il Medico.) (ad Alfonso.)
 GIANFERRANTE
1280Chi è cchisso?
 NINETTA
                             Tutt a votre servise
 Fuì le medesen.
 GIANFERRANTE
                                Che mantesino?
 Chisto che bo’?
 ALFONSO
                               Questo Signore è il Medico.
 NINETTA
 E vus ete le enfirme.
 GIANFERRANTE
                                         Io so lo nfermo?
 Lo si Arfonzo po essere.
 ALFONSO
                                              Sì giusto.
1285Ei venne a medicare
 Appunto lei.
 GIANFERRANTE
                          A mme?
 ALFONSO
                                            Non dubitare,
 Ch’egli è uomo di garbo.
 NINETTA
 Fete fonde sur moé.
 GIANFERRANTE
                                       Chisto è mpazzuto!
 Dice, ca fete lo si Manuele.
 NINETTA
1290Sce seré votre sor.
 GIANFERRANTE
                                    Che? vuoje sorema!
 NINETTA
 Non di ensi pa, non savé vu la langhe.
 GIANFERRANTE
 Chesta è mmeglio! vo pane, c’ha l’allanga.
 NINETTA
 O morbleù.
 CECCA
                        Via faciteve
 Mmedecà mo.
 GIANFERRANTE
                             Che d’è?
 ALFONSO
                                                Non v’è paura:
1295Con diligenza egli farà la cura.
 GIANFERRANTE
 Che mmedecà? che cura? ve sonnassevo?
 Io sto comm’a no turco.
 ALFONSO
                                             A che negare
 Quel, che si sa?
 ALIDORO
                               Qui dapertutto è noto.
 CECCA
 Da ccattuorno già è prubbeca la cosa.
 GIANFERRANTE
1300Ora chesta è ccoreosa!
 Addonca io sto mmalato?
 Moschi’, non siente?
 MOSCHINO
                                        Ma s’è già saputo.
 GIANFERRANTE
 Che ccosa s’è saputa?
 ALFONSO
                                          Il mal che ha lei.
 GIANFERRANTE
 E cche mmale aggio io?
 ALFONSO
                                              Male di pietra.
 GIANFERRANTE
1305Preta?
 CECCA
                E cche preta!
 GIANFERRANTE
                                          Moschino, deaschence,
 Non parle?
 MOSCHINO
                        Che ho da dir, se ’l sanno tutti.
 GIANFERRANTE
 Che ssapè?
 ALFONSO
                        (Ma che uomo a lo sproposito!)
 ALIDORO
 (Bisogna intimorirlo.) Or ben si vede,
 Ch’è soverchio; finiamola.
1310Stia a segno colle buone,
 O ci starà per forza.
 GIANFERRANTE
                                       Mì patrone,
 Senza collera; Uscia vole accossine,
 Accosì sia; non sulo aggio la preta,
 Ma tengo ncuollo no spetale sano.
1315(Chisto mme fa tremmare.)
 CECCA
 (È ccoreosa!)
 MOSCHINO
                           (Si può raccontare.)
 ALIDORO
 Fate venir quì sedie. (ad Alfonso.)
 ALFONSO
 Portate sedie quì. (parla verso la sua Casa.)
 GIANFERRANTE
                                    Comme? cca mmiezo?...
 ALIDORO
 Vorrebbe andare in casa?
 GIANFERRANTE
                                                 Non segnore,
1320Sto buono cca. (Chisto pe mme è ddemonio!) (Un servidore porta due sedie, e siedono Gianferrante, e Ninetta.)
 ALFONSO
 Via, Signor, faccia grazia di osservarlo.
 NINETTA
 E bien, mon scer monsieù, me voisì.
 GIANFERRANTE
 Guì, guì.
 NINETTA
                    Sce fuì pret a vù gherir.
 GIANFERRANTE
                                                                 Guarì, guì, guì. (quì vengono alcuni piccoli Pratici.)
 Chi so’ sti scarrafune?
 NINETTA
1325Se son me pratisien.
 GIANFERRANTE
                                        Songo li Prettece?
 O negrecato me! ddo so’ mmattuto!
 NINETTA
 Avè votre permision. (li tocca il polzo.)
 GIANFERRANTE
                                          Attenna uscia.
 NINETTA
 Sce di la veritè: le votre pulz...
 Tuscè le ancora vu. (I pratici toccano il polzo.)
 GIANFERRANTE
                                      Facite grazia.
1330Chisto è Collegio, ò scola cavajola? (I pratici fan segno, che Gianferrante sta male.)
 Che d’è? so’ gghiuto? no nc’è cchiù speranza!
 Salute a cchi nce resta.
 NINETTA
 Monsiù no, non dubìte:
 Vu fere un petì taglio, e l’è ghermite.
 GIANFERRANTE
1335Che? taglio? Ora me faccio
 Accidere cchiù priesto. (s’alza.)
 ALIDORO
 Che fa? che fa?
 ALFONSO
                               Eh si stia.
 GIANFERRANTE
                                                    Che boglio stare?
 No taglio a mme? no taglio a Gianferrante,
 Ca volite co mmico pazzeare.
 NINETTA
 
1340Sce teglierè pulite:
 Il et un sproposite
 Sette timiditè.
 
 GIANFERRANTE
 
 O sto Monzù mmarditto?
 Chi mme l’avesse ditto?
1345Che cosa vo da me?
 
 ALFONSO - ALIDORO - MOSCHINO
 
 Si lasci via tagliare.
 
 CECCA
 
 Via via lassate fa.
 
 GIANFERRANTE
 
 A cchi? Che buo’ tagliare?
 
 NINETTA
 
 Sce no vu lesse pa.
 
 GIANFERRANTE
 
1350Uh jastemmà vorria
 Chi mm’ha portato cca. (e va via circondato da’ Medici.)
 
 ALFONSO - ALIDORO
 
 È matto il poveretto
 Ed io lo piango già.
 
 MOSCHINO
 
 Chi gliel’avesse detto!
1355Ei certo impazzirà.
 
 CECCA
 
 Certo jarrà pazzia,
 E no nne po scappà.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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