Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Angelica ed Orlando, Napoli, a spese di Niccolò di Biase, 1735
 a cura di Giovanna Peduto
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 SILVIA, ed ARMINDO
 
 SILVIA
690Dunque mutò l pensiero
 Il tuo padron d’andarne via?
 ARMINDO
                                                       E non sai,
 Ch’egli è così leggiero,
 Che vuol far molto, e non fa niente mai?
 SILVIA
 Compatirlo bisogna:
695È innamorato.
 ARMINDO
                              Eh, via;
 Ch’è una marcia vergogna,
 Anzi una gran pazzia
 Seguir, corrivo amante,
 Per mar, per terra una beltà incostante.
 SILVIA
700Sei tu ragazzo ancora,
 Né sai amor, che può:
 La bellezza che fà.
 ARMINDO
                                    Via, ch’è sciocchezza.
 Vuoi tu saper, che so?
 Che manderei in malora
705Amor, la Madre, il Padre, e la bellezza.
 SILVIA
 Ah, ah, ah, ah.
 ARMINDO
                             Che amore,
 Mi vai tu disegnando?
 Ti par, ch’è cosa buona,
 Che infinocchi un Orlando,
710Per chi? per un Pastor? la tua Padrona?
 SILVIA
 Che sia par suo si sente.
 ARMINDO
 L’hò per massiccia imbroglia;
 Io non ne credo niente.
 SILVIA
 Or sia come si voglia:
715Al gusto attendiam noi
 Coll’appuntata burla a quei sciocconi.
 ARMINDO
 Io farò quanto vuoi:
 Ah, ah, son belle assai l’invenzioni.
 Staremo in allegria.
 SILVIA
720Certo. Ma dimmi pria:
 Com’ebbe la notizia
 Il tuo padron di noi?
 ARMINDO
                                         Lo seppe in Francia,
 Non so da chi; e subito
 Armi ordinò, Cavalli, e Scudo, e Lancia.
725E quì, ah, poveretto!
 Venne a porsi in berlina.
 SILVIA
 O quanto sei furbetto!
 ARMINDO
 E la padrona tua quanto è chiappina!
 SILVIA
 O amato mio Arminduccio,
730Quanto sei grazioso,
 Gentilino, vaguccio,
 Bello, pulito, amabile, amoroso!
 ARMINDO
 (Ah, ah, costei farnetica.
 Spassiamci ancor con lei.)
735Ah! Silvia, in me tu vanti,
 Quanto vantar dovrei
 In te, che, in brievi istanti,
 Mi svegliasti nel petto
 Un certo non sò che
 SILVIA
                                       (È già preso di me.)
 ARMINDO
740Che dolcezza mi dà, gioia, e diletto.
 
 Ah, Silvia mia, se questo è amore,
 Che bocconcino, saporitino
 Saria per me!
 
 SILVIA
 
 Sì, mio diletto, graziosetto,
745Ch’amor egli è, che ti colpì,
 Cor mio, per me.
 
 ARMINDO
 
 Il credo sì, perché mi sento
 Allegro il core, bella, per te.
 
 SILVIA
 
 È l mio contento, caro mio bene.
750Viene da te.
 
 SCENA II
 
 MEDORO solo.
 
 MEDORO
 L’Auretta, sussurrando,
 E mormorando il rio, par, che l mio core:
 Chiamin finto, infedele, e traditore.
 E in vece di fugar da miei pensieri.
755I fantasmi nojosi,
 Gli fan più tormentosi, orrendi, e fieri!
 Sì, perché tu in te stesso
 Non sai trovar, Medoro, i falli tuoi:
 Né l’esecrando eccesso,
760Che oscura il tuo natal, conoscer vuoi.
 Sprezzi Emilia, ch’eguali
 A i tuoi trasse i natali; e al nuovo amore,
 Con malnati consigli,
 D’Angelica t’appigli. O strano errore!
765O d’amor empia forza,
 Che spietato, inclemente,
 A gli occhi, ed alla mente i lumi ammorza!
 Ah! che l fato empio, e rio
 Tutti i rigori suoi per me raguna!
 
 SCENA III
 
 ANGELICA, ed EMILIA, da due strade.
 
 ANGELICA
770Medoro
 EMILIA
                  Idolo mio
 ANGELICA
 (È quì la mia rival.)
 EMILIA
                                       (Quì è l’importuna.)
 MEDORO
 (Che mai risolvo, o Dei?)
 EMILIA
 Non rispondi?
 ANGELICA
                              Ammutisci?
 MEDORO
 (Sconvolti sensi miei!)
 EMILIA
775Immobil ti vegg’io!
 ANGELICA
 Tu impalidisci!
 MEDORO
                               Emilia, Principessa;
 Ad ambe i miei doveri,
 Pronta l’alma confessa:
 A te, perché sinceri
780Hai gli affetti nel cor figli d’Amore;
 E a te perché al furore
 D’orrenda bella, con pietosa aita,
 Salvo mi festi; e poi
 Furo i balsami tuoi
785Ristoro alle mie piaghe, e alla mia vita.
 ANGELICA
 Che favellare è questo?
 EMILIA
 (Ammirata io ne resto!)
 MEDORO
 Sì, Principessa, è un puro
 Sento nel cor, che muove i sensi miei;
790Allorché in me figuro
 Qual io sia, chi tu sei, e qual t’adora
 Gran Prence, in grado, ed in valor famoso;
 In me ravviso ancora,
 Ch’egli per me geloso
795Esser non dee, né degno è del tuo core
 Il posporsi un Eroe a un vil Pastore.
 ANGELICA
 Sì t’intendo, crudele
 EMILIA
 Sì t’intendo, infedele
 ANGELICA
 Presente alla tua bella
 EMILIA
800Avanti alla tua cara
 ANGELICA
 Così l labro favella.
 EMILIA
 Così a mentir tua falsa lingua impara.
 ANGELICA
 Sì parli per tradirmi.
 EMILIA
 Parli per ischernirmi.
805Ma rammentar dovresti
 Chi son chi sei.
 ANGELICA
                               Che dice?
 Che discorsi son questi?
 MEDORO
 Vuol dir che siam Pastori;
 E che in alto non lice
810Fissar il segno a i pastorali amori.
 ANGELICA
 (Son sospetti gli accenti.)
 EMILIA
 Vuol dir, che un alma grande
 Non usa i mancamenti:
 Vuol dir, che dove spande
815Raggi la nobiltà, non dassi impegno,
 Che di gloria, e d’onor non sia ben degno.
 MEDORO
 Deh, Emilia, i detti affrena.
 ANGELICA
 Tanto ardisce una folle,
 E rozza Pastorella?
 MEDORO
                                     (O mia gran pena!)
 EMILIA
820Sì, che l’ira, che bolle
 In un petto, che hà senso assai più altero
 Della spoglia che vedi,
 Assai più, che non credi,
 Può destar sensi orrendi al mio pensiero.
 ANGELICA
825Meco contender vuoi?
 EMILIA
 La ragion mi assicura.
 MEDORO
 Non badar Principessa a i detti suoi.
 EMILIA
 No? sì, che ad ambi giura,
 Velenosa, infierita
830Vendetta alma schernita:
 Vendetta un cor deluso,
 Contra un’empia, un’infame,
 MEDORO
                                                        (O me confuso!).
 EMILIA
 Se pria donna vagante   (ad Angelica.) alma di gelo (a Medoro.)
 Non punirà le vostre colpe il Cielo
 
835   Tu, crudel, mi sveni il core: (ad Angelica.)
 Traditore, tu m’inganni; (a Medoro.)
 Ma gli affanni acerbi miei
 Saprà l Ciel, sapranno i Dei,
 D’ira armati vendicar.
 
840   Tu impunita non andrai; (ad Angelica.)
 E tu ingrato, dispietato,
 Non godrai del mio penar. (a Medoro.)
 
 SCENA IV
 
 ANGELICA, e MEDORO.
 
 ANGELICA
 E Medoro comporta
 Tal audacia in Emilia, ad onta mia?
 MEDORO
845Giusta ragion mi esorta
 Le furie a compatir di gelosia,
 ANGELICA
 E ad Angelica amante,
 Del Catai all’Infanta, osa in amore
 Ostar vil pastorella?
 MEDORO
850Rispetto aver non può geloso un core.
 ANGELICA
 E tu tanto permetti?
 MEDORO
 Vuol capricciosa stella
 Più gelosie, più affetti;
 E con aspra baldanza,
855Da un’alma ch’è gelosa,
 Tutto per gelosia s’ardisce, ed osa,
 ANGELICA
 (Molto è raggion ch’io pensi:
 Più l sospetto s’avvanza.)
 Sian liberi i tuoi sensi,
860Medoro; e dimmi quali
 I suoi, i tuoi natali
 Furon giammai. Appaga pur mia voglia;
 Perché parmi assai chiaro,
 Sol di Pastori in voi veder la spoglia.
 MEDORO
865T’inganni. Il fato avaro
 Segnò d’egual tenore
 Nostri natali, ond’ella
 Nascesse Pastorella, ed io Pastore.
 ANGELICA
 E un Pastor ch’hà la sorte
870Goder di regal donna, accesa amante
 L’amor tenace, e forte,
 Può vario, ed incostante,
 Usar odj, e disprezzi?
 E gli onori abborrir, sdegnare i vezzi?
 MEDORO
875Il conoscer me stesso,
 Tant’opra; e l’opra pure
 Il pensier, che l’eccesso
 D’Orlando ingelosito,
 S’armi alle tue, s’armi alle mie sventure.
 ANGELICA
880E ti chiami avvilito,
 Quando Angelica è teco? e quando sai,
 Che d’allor, che mirai
 Il tuo sì dolce, ed amoroso aspetto,
 Tutt’i dardi, e le faci
885Amor, per te, mi tramandò nel petto?
 MEDORO
 Ah!
 ANGELICA
           Tu sospiri, e taci!
 Sì, da miei detti impara,
 Mio gradito ristoro,
 Quanto a me la tua vita è bella, e cara,
890Sì, adorato Medoro,
 Che sei tu l’idol mio.
 MEDORO
 (Va resisti, se puoi.)
 Son tuo, mio ben (ravvedimento addio.)
 
 SCENA V
 
 ORLANDO, e i suddetti.
 
 ORLANDO
895(Date a l’armi, o miei sdegni.)
 MEDORO
 Ma già vien contro noi (ad Angelica.)
 Feroce Orlando.
 ANGELICA
                                Non temer.
 ORLANDO
                                                       Ah, indegni!
 Intesi, e vidi; e di mia spada al lampo
 ANGELICA
 Or vedi in quest’anello il nostro scampo. (Si pone Angelica l’anello in bocca, e cala una nube che nasconde amendue.)
 ORLANDO
900Dove son? già spariro! ah Donna infame!
 Per sottrarti a i perigli,
 Dopo le indegne trame,
 A gl’incanti t’appigli, e a danni miei,
 Veggo, crudel, che sei d’inganni vaga,
905Amante infida, e scelerata maga.
 ANGELICA
 
 Idol mio
 
 MEDORO
 
                   Bocca amorosa
 
 ANGELICA
 
                                                Te mio sposo (Cantano di mezzo alla nubbe.)
 
 MEDORO
 
 Te mia sposa
 
 MEDORO - ANGELICA
 
                           Lieto amore oggi vedrà.
 
 SCENA VI
 
 ORLANDO solo.
 
 ORLANDO
 Sposo! sposa! che intesi! oh mio rossore!
 Oh vergogna d’Orlando!
910Sposa ad un vil Pastore!
 O rabbia! o duolo! o smanie! o mia disdetta!
 O mio destin! che quando
 Spero, che far vendetta al braccio tocchi,
 Ciò ch’è chiaro all’orecchio è ascoso agli occhi.
 
915   Voi del cupo, e cieco Baratro,
 Ombre nere, orrende furie,
 Tutte aspetto in petto a me:
 Voi destate ira, e furore
 Nel mio core e contro chi?
920Contro quella empia rubella,
 Che d’inganni mi colmò
 Ma dov’è, s’ella sparì?
 Sì, ti sveno, il petto, il seno:
 Sì, ti giungo; e dove andò?
925Chi me’l dice? Chi lo sà?
 
    Ah! che basta all’alma mia
 Quella furia dispietata
 Della cruda gelosia.
 Che l’ingrata vi destò.
930Sì, la fiera cada, pera:
 Questa man la svenerà.
 
 SCENA VII
 
 Si dilegua la nube, e restano ANGELICA, e MEDORO.
 
 ANGELICA
 Puoi più temer, mio bene?
 MEDORO
                                                    E qual timore
 Dar mi può più tristezza,
 Or, che aggiugne valore
935Tant’arte, o bella, a tua regal bellezza?
 ANGELICA
 Scacciasti dalla mente
 L’amor d’Emilia?
 MEDORO
                                   E qual amor può mai
 Farsi al mio cor più ardente
 Di quel, che de tuoi lumi
940Spirano i dolci, ed amorosi rai!
 ANGELICA
 E tu sì belle allumi
 D’amor le faci in questo sen, ch’io sento
 Bella la fiamma mia, caro il tormento.
 MEDORO
 O dolcissime voci!
 ANGELICA
                                    E vedrai quanto,
945Mio sposo, onore, e vanto,
 Per te la sorte aduna.
 MEDORO
 Basta la tua beltà per mia fortuna.
 
    Sì, mia cara, tua rara bellezza
 È la stella più bella per me.
 
950   L’alma prova una nova dolcezza,
 Ch’è quel bene, che viene da te.
 
 SCENA VIII
 
 ANGELICA sola.
 
 ANGELICA
 Coronatemi il crine
 Di mirti, e rose, aspersi
 Tutti d’aurate brine,
955O del bel Ciel d’Amor vezzosi Amori;
 E, in amorosi versi,
 Cantate i degni onori, i pregi, i vanti
 D’una regal beltà, che fà soggetti
 A i suoi vezzi, al suo brio schiere d’amanti
960E se a volgari oggetti
 Tal or s’appiglia, ed ama,
 Son belle simpatie,
 Son bizzarrie di capricciosa brama.
 Sì, che ceder mi dei,
965Bella madre d’Amor: forza, e valore
 Hà da begli occhi miei,
 E a me soggiace il tuo bel figlio Amore.
 
    In van ti vanti altera:
 Impera, maestoso,
970Nel mio vezzoso ciglio;
 E da miei dolci sguardi
 Vibra le faci, e i dardi
 Il tuo bel figlio Amor.
 
    Hà in me quella dolcezza,
975Ch’egli spargendo và;
 E fà la mia bellezza
 Il suo superbo onor.
 
 SCENA IX
 
 SILVIA, e poi da due parti QUAQUACCHIO, e MACCHIONE
 
 SILVIA
 Uh! come sbuffa Orlando!
 Chi sà, ch’altra sciagura il cor gli tocca?
980Stridendo, minacciando,
 Butta foco per gli occhi, e per la bocca.
 MACCHIONE
 Oh, Segnorella mia
 QUAQUACCHIO
 Schiavo de lossoria
 MACCHIONE
 Ah, potta d’oje!
 QUAQUACCHIO
                               Ah, potta de pescraje!
 MACCHIONE
985Tu da chessa che buoje?
 QUAQUACCHIO
 Tu che speranza nc’haje?
 SILVIA
 (Ah, ah, che spasso!)
 QUAQUACCHIO
                                         E che bbuò, che te sfrecolo?
 MACCHIONE
 E che buò che t’affoco?
 SILVIA
 Cos’è questo fracasso? Adagio un poco.
 MACCHIONE
990A la lotta io venciette,
 Ca fuje lo butto arriesto.
 QUAQUACCHIO
 Io no zucuso mmommaro
 Pegliare te faciette.
 SILVIA
                                      E che per questo?
 MEDORO
 Voglio dì, ch’a mme attocca
995Lo cinco, e cinco a dece.
 QUAQUACCHIO
 Va inchiete ssa vocca
 De catramma, e de pece; è pe la mia
 Sso bbello vocconciello,
 Nce va propio a lleviello.
 MACCHIONE
1000Nce vace lo mmalan, che ddiè te dia.
 SILVIA
 Ah, ah, ah, ah; è un’ora, che gracchiate,
 E intendervi non sò?
 MACCHIONE
 Ah sia Sì? mò nce vò: vuoje pazzejare?
 Se parla de lo nguadio
1005Ch’aggio vinto allottanno
 QUAQUACCHIO
 È pe lo matremmonio,
 Che benciette sodanno...
 MACCHIONE
 Quanno jettaje sso chiochiaro.
 QUAQUACCHIO
 Quanno, comm’a no gliuommaro,
1010Lo sbauzaje pe ccà nterra.
 MACCHIONE
 Sbauzaste la scajenza, che t’afferra?
 SILVIA
 Non più, che intesi bene:
 Capace mi son fatta.
 MACCHIONE
 Ssa fortura a mme bene.
 QUAQUACCHIO
1015Te vene lo descenzo, che te sbatta.
 SILVIA
 Sentite, che vuol dire
 La mia bocca amorosa
 Per ambidue.
 MACCHIONE
                            Dì, gioja mia.
 QUAQUACCHIO
                                                       Che cosa?
 SILVIA
 Io vo prima arricchirvi,
1020Ma a fondo, a fondo.
 MACCHIONE
                                        E comme?
 QUAQUACCHIO
                                                              Va parlanno
 SILVIA
 Chiuse in quell’antro stanno
 Le vostre sorti. Un gran tesoro in esso
 Stà de Spirti dell’Erebo
 Al libero possesso.
 QUAQUACCHIO - MACCHIONE
1025Spirete! leva, leva.
 SILVIA
                                     E qual temenza
 vi fa tremar?
 MACCHIONE
                           Chessa è na brutta renza.
 QUAQUACCHIO
 Chisso è no brutto guajo.
 MACCHIONE
 Da mò moro de subbeto.
 QUAQUACCHIO
 Da mò sto mpizzo de morì de jajo.
 MACCHIONE
1030Trattà co farfariello!
 QUAQUACCHIO
 Sta cosa no mme sona.
 SILVIA
 Che spavento v’assale
 Poss’io con un anello,
 Che torrò alla Padrona,
1035Far la forza infernale,
 Far la cerulea mole
 Soggetti al mio potere:
 Posso oscurare il Sole,
 Scuoter posso le sfere, e gli Elementi;
1040e tu temi, poltrone? e tu paventi?
 MACCHIONE
 Ddonca oscia nc’assecura,
 Ca paura non c’è!
 SILVIA
                                   Dove son io,
 Non può star la paura.
 MACCHIONE
 A le mmano mmardette. O bene mio!
 QUAQUACCHIO
1045Via frosciammo le mmano. O bene mio!
 MACCHIONE
 E quanno sarrà chesto?
 SILVIA
 Sentirete più tardi il tempo giusto.
 QUAQUACCHIO
 Sine: facimmo priesto.
 MACCHIONE
 (O Sirvia bella!) e che gusto!
 QUAQUACCHIO
1050(O gioja mia!) e che gusto!
 SILVIA
 E quando poi sarete
 Ben ricchi, sentirete
 Chi più dell’amor mio sarà capace:
 Chi di voi più m’alletta, e più mi piace.
 QUAQUACCHIO
1055Io sarraggio lo bello
 E caro Canemeo.
 MACCHIONE
 Schianate sso scartiello,
 Mammalucco, sciaddeo.
 SILVIA
 (Che dolce godimento!)
 QUAQUACCHIO
1060Vea Uscia chi pretenne?
 No fetente d’agniento!
 MACCHIONE
                                            Eh bbà t’arripa.
 QUAQUACCHIO
 Tune và trasetenne.
 MACCHIONE
                                       Eh bbà tte stipa.
 MACCHIONE
 Lassamen’ire a cancaro
 Nnante che de ssò smorfia
1065Te nne faccia no struppio.
 Sia Sì, faccio ch’a scegliere
 Ntrà me, e sso vessecoue de Quaquacchio
 Lossoria non vorrà
 No Cardillo cagnà pe no Vozacchio. (entra Macchione.)
 SILVIA
1070L’udisti?
 QUAQUACCHIO
                    E Oscia vò ntennere
 A no piezzo de ntontaro?
 Bella, pe mene allestame
 Ssa bella mano toja,
 Ch’io sarraggio lo ncrasto, e tu la gioja.
 
1075   Che bello Ceccone;
 Nennella, Carella,
 Vuoje bene a bavone?
 Che t’aggio da fa?
 O fata pentata!
1080Ntarà ntarantera,
 Ntara ntarantà.
 
 SILVIA
 
    Che nobil buffone!
 Che gusto mi da!
    Cantanno, abballanno,
1085Fracasse farrimmo,
 Volimmo scialà:
 Uh! bella bannera!
 Uh! gioja, uh, ah!
 
 SCENA X
 
 ANGELICA, ed EMILIA.
 
 ANGELICA
 Ad Angelica ch’ama,
1090Egli è dover, che si soggetti, e ceda
 Ogni amorosa brama.
 EMILIA
 E vuoi tua quella preda,
 Che con arte involasti?
 ANGELICA
 È legge il mio volere:
1095Così piace al mio genio, e tanto basti.
 EMILIA
 Eh, le tue son chimere.
 ANGELICA
 Che? tanto osar può mai
 Meco vil donna?
 EMILIA
                                 Questa,
 Che chiami vil, vedrai
1100A qual grand’opra i suoi pensieri appresta.
 ANGELICA
 Ah, ah, rider conviene
 Ah, Orlando!
 EMILIA
                           (A tempo ei viene.)
 ANGELICA
 (Non è meco l’anello. Oh mia sventura!)
 
 SCENA XI
 
 ORLANDO, e i suddetti.
 
 ORLANDO
 Son quì, donna spergiura,
1105Che già ponesti in bando
 L’onor, l’amor, la fede;
 E vittima al mio piede
 Voglio un’empia, infedel. (cava la spada per ferirla.)
 EMILIA
 Fermati, Orlando.
 ORLANDO
                                    E chi sei tu, che vuoi,
1110Con audacia cotanta,
 Opporti a un giusto intento?
 EMILIA
 Chi frena i sdegni tuoi
 È Emilia, che di Cipro è Regia Infanta.
 ORLANDO
 E come?...
 ANGELICA
                      (Oimè, che sento!)
 ORLANDO
1115E come ciò fia vero?
 EMILIA
 Chiaro ne hò meco il segno,
 Che a suo tempo vedrai:
 E perché è mio l’impegno,
 Ch’io prenda di costei giusta vendetta;
1120Perciò alla tua m’opposi.
 Onde si lasci a me, che a me si aspetta.
 ANGELICA
 Mendaci, e cavillosi
 Suoi detti son.
 EMILIA
                              Mendaci son tuoi modi,
 Che ti fan cruda, e rea;
1125Se, con lusinghe, e frodi,
 Ciò ch’è d’altri t’usurpi;
 E, qual donna plebea,
 Il tuo decoro, il tuo natal deturpi.
 ORLANDO
 E ben parlò.
 ANGELICA
                          Costei,
1130Dissi, ch’è folle, e inventa
 Stato, ed insidie, ad ingannare intenta.
 EMILIA
 Ciò, che fa pompa in lei,
 In altri ella figura; (ad Orlando.)
 Ma ben vedrai, che può la mia follia. (ad Angelica.)
1135Lasciane a me la cura, (ad Orlando.)
 Ch’io saprò far la tua vendetta, e mia.
 
 SCENA XII
 
 ORLANDO, ed ANGELICA.
 
 ORLANDO
 Ti prepara alla morte:
 Tocc’a me d’ambidue
 Far la vendetta.
 ANGELICA
                                E vuoi,
1140Ch’abbia sì dura sorte
 Il più dolce piacer degli occhi tuoi.
 ORLANDO
 Nò, le lusinghe tue
 Non han più loco. In questa
 Spada stà il tuo destino.
 
 SCENA XIII
 
 MEDORO, e i suddetti.
 
 MEDORO
                                              Il braccio arresta.
 ORLANDO
1145O mia fortuna! e teco il mio rivale,
 Questo vil Pastorello
 Avrà la morte, alla tua morte eguale.
 ANGELICA
 (Medoro! o sorte ria!)
 MEDORO
 Saprai, ch’io non sia quello,
1150In ascoltar di donde
 Traggo l’origin mia,
 E qual grand’alma una vil veste asconde.
 ORLANDO
 Io non so chi tu sia.
 MEDORO
 Colui, ch’è a te d’avante,
1155Già che vuoi, ch’io mi sveli,
 È dell’Epiro il valoroso Infante.
 ANGELICA
 (O gran favor de Cieli!)
 MEDORO
 E quest’impronto ignoto
 Credo, che a te non sia.
 ORLANDO
                                             Pur troppo è vero:
1160Il conosco, m’è noto.
 ANGELICA
                                        (Or sarà mio.)
 MEDORO
 E perché Cavaliero
 D’Angelica son io, meco t’aspetto
 A duello per lei.
 ORLANDO
 Verrò dove tu vuoi: la pugna accetto.
 ANGELICA
1165(Ahi, dura impresa! o Dei!)
 ORLANDO
 Ma il nostro patto sia,
 Ne i conflitti d’amore,
 Che dia la legge al vinto il vincitore.
 MEDORO
 E questa man ti dia
1170Costante fede.
 ORLANDO
                             E a te la mia la renda.
 Con chi pugni vedrai.
 MEDORO
 Ed in me scorgerai, come si offenda.
 
    Tanto lieve il superarmi,
 Come credi, non sarà:
1175Cor guerriero, avvezzo all’armi,
 Non paventa il tuo furor.
 
    Su l’arena, e d’altro ammanto
 Il tuo ciglio mi vedrà;
 E gran base al mio gran vanto
1180Alzeran sorte, ed amor.
 
 SCENA XIV
 
 ANGELICA, ed ORLANDO.
 
 ANGELICA
 (Ah, che ne langue il core.)
 ORLANDO
 E quanti, e quali, e in quante guise, e quante
 Il tuo cor mentitore
 Opra inganni, e raggiri, alma incostante?
 ANGELICA
1185Quando cessar dovrai
 D’oltraggiar chi t’adora?
 ORLANDO
 Ah, indegna, e vuoi
 Pur di questo vantarti?
 ANGELICA
 Sì, perché, se peccai,
1190Fu di soverchio amarti.
 ORLANDO
 Ah, menzogniera, e puoi
 Negar i tratti tuoi, sempre incostanti?
 E negar, che la pace
 Turbar osasti a due regali amanti?
 ANGELICA
1195Pensier troppo fallace
 Ti sconvolge la mente, e turba il core:
 Perché l credei Pastore,
 Con Medoro scherzai;
 Ma te, dolce mio ben, sempre adorai.
 ORLANDO
1200(Scoppio di rabbia.)
 ANGELICA
                                        Ed or con qual ragione
 Accetti, audace, e fiero,
 Contro un miser garzone aspra contesa?
 ORLANDO
 S’egli tuo Cavaliero
 Si dichiarò, se mi sfidò all’impresa?
 ANGELICA
1205Eh lascia via cotesti
 Mal fondati sospetti;
 E vantar ti dovresti,
 Che i miei più puri affetti, e l più sincero
 Amore a te sacrai.
 ORLANDO
                                    Nò, non è vero;
1210Nò che creder no l posso: i miei deliri
 Tu di nuovo fomenti,
 E le mie furie a raddoppiare aspiri.
 ANGELICA
 O degli occhi dolenti
 Lagrime sparse in vano!
1215E qual mio fato
 Tale mi vuol, che adori
 Un idolo spietato?
 ORLANDO
 (Ah, che costei sovverte i miei furori.)
 Nò, Angelica, t’inganni,
1220Se più credi ingannarmi;
 Saran Giudici l’armi
 De nostri casi.
 ANGELICA
                             Ed aver puoi nel petto
 Senso tal, che trascuri
 Il mio tenero affetto?
1225Che disprezzi, e non curi
 La mia qual sia beltà, che tanto amasti?
 Crudel, perché?
 ORLANDO
                                (Già cedo)
 ANGELICA
 Perché?
 ORLANDO
                  Tu m’ingannasti,
 Ed ingannar mi vuoi. Nò, non ti credo.
 ANGELICA
 
1230   Povera mia bellezza.
 Sì dolce agli occhi tuoi,
 Sì cara al tuo bel core,
 Ch’or vuoi
 Di tua fierezza
1235Soggetta all’empietà!
 
    E come puoi, crudele,
 Ingrato, dispietato,
 ll mio fedele amore
 Pagar di crudeltà?
 
 SCENA XV
 
 ORLANDO solo.
 
 ORLANDO
1240Ingiustissimo impegno
 Del destino, e d’Amor! che iniqui, e rei,
 Tra l bollor del mio sdegno,
 Voglion, che i torti miei, che i miei disprezzi
 Cedan d’un empia alle lusinghe, a i vezzi!
1245Nò: che acceso, agitato
 Dal furor, che nel sen fiero s’avvanza:
 Dallo sdegno irritato,
 Con rabbiosa possanza
 Ma ecco sù l’arena
1250Armato il mio rival: petto di smalto
 Sarà vetro al mio ferro
 Opra gli sforzi tuoi
 All’assalto, all’assalto. A che si bada?
 Difenditi se puoi
1255Già ti stringo, t’afferro:
 Perdesti già: ti guadagnai la spada.
 Or ascolta a qual pena
 Il vincitor t’elegge:
 Ed ubidir tu dei: questa è la legge.
 
1260   Vo che d’Angelica
 Lasci l’amor:
 Vo che d’Emilia
 Badi all’onor
 Ah, ch’io vaneggio!
1265Un uom fantastico,
 Che quì non veggio,
 Sorge a deludere
 Il mio furor.
 
    Sì, la vittoria
1270D’un cor guerriero
 Vuol ch’io ti stringa
 Cor del mio cor
 Ah, ch’è fantasima
 Del mio pensiero:
1275È una lusinga
 Del mio dolor.
 
 Sì, ch’egli è desso: il veggio già distinto.
 Osservi i patti al vincitore il vinto.
 
    Vo che d’Angelica, &c.
 
 SCENA XVI
 
 SILVIA, ed ARMINDO.
 
 SILVIA
1280Quanto rider vogliamo,
 Armindo mio?
 ARMINDO
                              D’adesso
 Io della risa scoppio.
 SILVIA
 Presto nell’antro entriamo.
 Pria, che color si pongano in sospetto.
 ARMINDO
1285Andiam.
 SILVIA
                    Ma falla fina
 La parte del folletto.
 ARMINDO
 Parli con un ch’è della Cappellina.
 
 SCENA XVII
 
 QUAQUACCHIO, e MACCHIONE.
 
 QUAQUACCHIO
 Che ddice? te par’ora?
 MACCHIONE
 Accossì par’a mmene.
1290Ma non veo nullo ancora.
 QUAQUACCHIO
 Stammo a bbedè, ca creo ca mo mmo vene.
 MACCHIONE
 Comme te siente ngamme?
 QUAQUACCHIO
 E ch’aggio d’abballare?
 MACCHIONE
 Si vide fuoco, shiamme,
1295Ombre, muostre, dragune, e farfarielle
 Da cca attuorno volare,
 Te fide de nce sta?
 QUAQUACCHIO
                                     So baattelle.
 Lo tresoro ha da essere.
 MACCHIONE
 Buono; attennimmo a tessere
1300Che te dice lo core?
 Sto sbruffo l’avarrimmo?
 QUAQUACCHIO
                                                 Io ll’aggio cierto;
 Ma po, nquanto a l’ammore,
 Nce sarrà lo sconzierto.
 MACCHIONE
                                             Io, frate mio,
 S’aggio l’argiamma, addio Sia Sirvia, schiavo.
 QUAQUACCHIO
1305Pur’accossì dic’io.
 MACCHIONE
 Ddonca la lasse? o bravo!
 QUAQUACCHIO
 Tu la scarte porzì?
 MACCHIONE
                                    Chiano; ca lloco
 Da po nce penzarrimmo.
 QUAQUACCHIO
 E nc’aggio da penzà pur io no poco.
 MACCHIONE
1310Ora a chello starrimmo,
 Che piace ad essa.
 QUAQUACCHIO
                                    A mme.
 Non po mancare.
 MACCHIONE
                                  È lesto.
 QUAQUACCHIO
 O mamma mia? chi vene!
 MACCHIONE
                                                  Ajemmè? ch’è chesto?
 
 SCENA XVIII
 
 SILVIA dalla parte di dietro dell’Antro, con velo negro, un libro, ed una verga, e i suddetti.
 
 SILVIA
 Eccomi alla grand’opra.
 QUAQUACCHIO
1315Chesta è Sirvia?
 MACCHIONE
                                 Par’essa.
 SILVIA
 Onde a ciascun mio gran poter si scuopra.
 Niun di voi mi si appressa?
 QUAQUACCHIO
 Ch’ha ditto?
 MACCHIONE
                          Io no la ntenno.
 SILVIA
 Dico: venite a me.
 MACCHIONE
                                    Jammo correnno.
 QUAQUACCHIO
1320Comme accossì?...
 SILVIA
                                    Tacete,
 Or, che mia mente in su le sfere alberga.
 Parlo ad ambi. Prendete:
 Questo libro tien tu; tu questa verga.
 MACCHIONE
 Ch’aggio da fa?
 SILVIA
                               Pian piano.
 QUAQUACCHIO
1325E io che faccio co sto piuzo mmano?
 SILVIA
 Or ch’esalo tre fiati,
 Un, due, e tre, e l suol col piè percuoto:
 Or, che i sguardi infocati,
 Con sollecito moto,
1330Dall’Oriente all’Occidente io giro:
 Or, che tutti rimiro
 Gli astri, le sfere, i Poli, e gli Elementi,
 A te, gran Maestà, sciolgo gli accenti.
 MACCHIONE
 Chesta mme fa sorrejere.
 QUAQUACCHIO
1335Mme fa venì lo triemmolo.
 SILVIA
 Gran Re del cieco Averno,
 Che tra Sfingi, Chimere, Arpie, Gorgoni,
 Idre, mostri, dragoni,
 In foco sempiterno innalzi il Soglio;
1340Che lo spirto, che m’ode,
 Di quell’antro custode,
 Ubidisca a miei cenni io chieggo, e voglio.
 QUAQUACCHIO
 Mamma mia! mo strozzello.
 MACCHIONE
 O cche bbrutto sbodiello!
 SILVIA
1345Il libro.
 MACCHIONE
                 Chist’è isso.
 SILVIA
 La verga.
 QUAQUACCHIO
                    E cca (vì, che mmesterio è chisso!)
 SILVIA
 
    Spirto dell’Erebo,
 Che alla custodia
 Stai del tesor;
1350Un messo mandami,
 che s’abbia a cedere,
 Al mio valor.
 
 ARMINDO
 
    Non tanta furia,
 Ch’or, or verrà;
1355E segno stabile (Armindo canta da dentro.)
 Avran costoro,
 Che l gran tesoro
 Si prenderà.
 
 SILVIA
 Sarà come diss’io?
 MACCHIONE
1360Allegrezza, allegrezza!
 QUAQUACCHIO
 O frate mio, che bella contentezza! (Uscirà dall’Antro un uomo vestito mostruosamente.)
 SILVIA
 Ecco il messo già viene.
 MACCHIONE
 O nzanetà! chi è chillo?
 QUAQUACCHIO
 Che bbrutta ncornatura!
 MACCHIONE
1365Fuje da lloco: vattenne.
 QUAQUACCHIO
 Bene mio! mannannillo.
 MACCHIONE
 Mo speretejo.
 QUAQUACCHIO
                            Mo storcio de paura.
 SILVIA
 O gran vili, che siete!
 Egli è la vostra sorte, e voi temete?
1370Presto, andate con esso
 A prendere il tesoro.
 MACCHIONE
                                        Sarva, farva!
 QUAQUACCHIO
 Nc’agg’io scrupolo a chesso.
 MACCHIONE
 No nce la faje ssa varva.
 SILVIA
                                              Egli è gentile,
 Garbato, e di bel core:
1375Ha tratto signorile.
 Quanti vezzi vi fa: non v’è timore.
 MACCHIONE
 E bbero quanta gnuoccole!
 Vi llà!
 QUAQUACCHIO
               Chisso è na gioja.
 SILVIA
 Andate; io quì v’aspetto.
 MACCHIONE
1380Dammonce anemo.
 SILVIA
                                       Non v’è timor. (Entra ballando il finto mostro, ed essi entrano ballando presso di lui.)
 QUAQUACCHIO
 Jammo ncoscienzia toja.
 SILVIA
 Che cari babuassi!
 Come si lascian tosto insampognare!
 Ah, ah, che dolci spassi!
1385Ma, Silvia, è ben lo stare
 In passatempo. È vero; e all’allegrezza
 Porge larga materia
 Di questi due la massima sciocchezza.
 MACCHIONE
 Auza suoccio da lloco
 QUAQUACCHIO
1390Io vao justo a leviello. (da dentro)
 MACCHIONE
 Avanza appoco appoco,
 Ca chisto pesa.
 SILVIA
                              (Ora godremo il bello.)
 MACCHIONE
 Mo se zompa sto fuosso. (fuori.)
 QUAQUACCHIO
 Fa forza, vota tunno. (fuori.)
 MACCHIONE
1395Via ca lo bbutto è gruosso. (fuori.)
 QUAQUACCHIO
 O bene mio! sarrimmo ricche affunno? (Portano come un’urna quadra colla cima aguzza, da potersi coprire.)
 SILVIA
 Aveste già l’intento,
 MACCHIONE
 Sine, ca na vocella grazejosa
 Nce levaje lo spaviento;
1400E nce fece mollà sta bbella cosa.
 SILVIA
 Or già ricchi sarete:
 Tant’opra il poter nostro.
 Presto, aprite, prendete
 Argento, gioje, ed oro,
1405Che sì ricco tesoro è tutto il vostro.
 MACCHIONE
 A la bbonora sia;
 Oje nzierto, ajuta ccà. (Nell’aprire l’urna uscirà un ragazzetto vestito da Demonio, ed uscirà anche Armindo dall’antro, il quale s’unirà con Silvia.)
 SILVIA
 Ajemmene!
 MACCHIONE
                         O mamma mia!
 Che autra cosa è chesta!
 SILVIA - ARMINDO
1410Ah, ah, ah, ah, ah, ah?
 MACCHIONE
 Ah, canaglia! se ride!
 QUAQUACCHIO
 Da ddo è asciuto chill’autro? (vedendo Armindo.)
 MACCHIONE
 Che facce! vide, vide.
 QUAQUACCHIO
 Mo cado.
 MACCHIONE
                    Mo sconocchio.
 QUAQUACCHIO
                                                  Leva.
 MACCHIONE
                                                               Abbia.
 QUAQUACCHIO
1415Sfratta da lloco.
 MACCHIONE
                               Arrasso.
 SILVIA
 Non più presto, va via.
 Ah, ah, ah, che bel gusto!
 ARMINDO
                                                Ah, ah, che spasso!
 MACCHIONE
 
 Ah, ghianara, fattocchiara
 
 QUAQUACCHIO
 
 Ah, Zembrillo, moccosiello
 
 MACCHIONE - QUAQUACCHIO
 
1420A mme chesto se po fà?
 
 SILVIA
 
 Questo a i sciocchi goccioloni
 
 ARMINDO
 
 Questo a i tonti buffaloni
 
 SILVIA - ARMINDO
 
 È il tesoro, che si dà.
 
 MACCHIONE
 
 Che ve dia male feruto
 
 QUAQUACCHIO
 
1425Che ve vaa no nigro piello
 
 MACCHIONE - QUAQUACCHIO
 
 Ch’aggio avuto a speretà.
 
 SILVIA - ARMINDO
 
 Questo è il gusto: ah, ah, ah, ah.
 
 MACCHIONE
 
 No scialate?
 
 QUAQUACCHIO
 
                         Non redite?
 
 MACCHIONE - QUAQUACCHIO
 
 Mme l’avite da pagà.
 
 SILVIA
 
1430Che vuol fare il moccolone?
 
 ARMINDO
 
 Che può far la mente stolta?
 
 MACCHIONE - QUAQUACCHIO
 
 Mme nce faccio pezzejà.
 
 SILVIA
 
 Or lo chiamo un’altra volta:
 Dove sei? olà olà?
 
 ARMINDO
 
1435Eccol pronto: ecco s’invia.
 Ecco venne: eccolo quà.
 
 MACCHIONE
 
 Leva, leva
 
 QUAQUACCHIO
 
                      None none.
 
 MACCHIONE - QUAQUACCHIO
 
 Sarva, sarva: o mamma mia!
 Ca morimmo nzanetà!
 
 SILVIA
 
1440Più non posso, ah, ah, ah, ah.
 
 ARMINDO
 
 Oimè, i fianchi ah, ah, ah, ah. (Non si replica.)
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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