Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il nuovo D. Chisciotte, Napoli, per Domenico Langiano, 1748
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA I
 
 MICCO seduto sotto un albero, donde pende in forma di Trofeo un armatura bianca, cimiero con piume bianche, scudo e lancia. Gran gabbia in mezzo con dentro un Leone alla cui custodia assistono più Comparse vestite all’uso Arabesco, BRUNELLO; e PIMPA sulla soglia del Giardino.
 
 BRUNELLO
 Signor, questo, che vedi
 Terribile Leon, ch’Africa altera
 Produsse, per Trofeo del tuo valore,
 E per segno d’omaggio
5A te manda l’invitto
 Cavaliero del Sole,
 Venuto d’Oriente, ed in mercede
 Umile lo presenta al tuo gran piede.
 PIMPA
 (Oh sì, questa è la via
10Per far che Micco vada più in pazzia.)
 BRUNELLO
 (Taci, se m’ami.)
 PIMPA
                                  (Taccio.
 Che figura ridicola davvero.)
 MICCO
 Scutier, dì al Cavaliero
 Ca Micco ajebò, dico Don Battinferno
15Riceve il duono, e biderrà ben tosto,
 Come da me il suo duono in uso è posto.
 BRUNELLO
 Tanto farò.
 MICCO
                       Ma pian: senti, Scutiero,
 Statte ccà, statte ccà, voglio che bide
 Che sape fare un Cavaliero arrante,
20E arrante comm’a mene,
 Quanno se sbeglia la virtù arrantesca,
 Mo con quistro Lione
 Mi vo’ sfidare a singolar tizzone.
 BRUNELLO
 Eh, non facci di grazia.
 PIMPA
25(Questo è matto davvero.)
 MICCO
 Ajebò, io songo arrante;
 E boglio arrantià. Sù aprite lloco. (alle comparse.)
 PIMPA
 Oimè.
 BRUNELLO
               Signor di grazia
 Non fate tal sproposito.
 MICCO
30Accossì ha da essere.
 Aprite lloco dico, o v’arrefilo. (alle comparse minacciandole di bastonarle con la lancia.)
 BRUNELLO
 O strambo!
 PIMPA
                        Io fuggo. (fugge nel giardino, e chiude il cancello.)
 BRUNELLO
                                           Io sopra questa pianta
 Mi salvo. (sale sopra un albero vedendo, che le Comparse aprono la Gabbia, e viano.)
 MICCO
                     Ed io di te mi rido;
 Mostro fillon, vieni ca quì ti sfido.
 
35   Quì ti sfido, o mostro infame
 Vieni pur ch’io mo scocozzo
 La tua rabbia, e il tuo furor. (Dopo la cavatina il Leone esce, e segue il combattimento con atti ridicoli di Micco, che alla fine il Leone li và addosso, ed egli cade.)
 
 PIMPA
 Misero è già caduto.
 BRUNELLO
 Oh povero Padrone, ajuto ajuto. (esce Ascanio, e prendendo un altra lancia si pone a combattere col Leone.)
 
 SCENA II
 
 ASCANIO, e detti.
 
 ASCANIO
40Io lo difendo. Per mia man cadrai
 Belva superba, e ria. (Micco fugge per la scalea sulla Torre seguito dal Leone, che resta vicino alla scalea, e nell’entrare nella Torre si volge al Leone, e dice:)
 MICCO
 Siente a me si Leone, se si ommo
 Aspetta lloco, quanto vago: e torno
 Co n’autra lanza. (entra. siegue il combattimento tra Ascanio, ed il
 Leone, in fine Ascanio uccide il Leone.)
 ASCANIO
45Alfin cadesti.
 BRUNELLO
                           E viva.
 Signor voi daddovero
 Vi potete chiamare un vero Eroe.
 ASCANIO
 Queste adulazioni
 Riserba al tuo signor. Tu vanne a lui;
50E gli dirai, che Ascanio
 Gli ha salvato la vita.
 E alla bella Teodora
 Dirai, che l’alma mia fida l’adora. (parte.)
 BRUNELLO
 Che coraggio! Al Padrone
55Fratanto io voglio dir, che dal suo braccio
 Ferita l’empia belva cadde estinta,
 E dall’invitto suo valor fu vinta.
 Con queste adulazioni
 Le sue strambalatezze secondando
60Penso di dare alle miserie bando. (entra nella Torre.)
 
 SCENA III
 
 PIMPA, e poi GIAMPIETRO.
 
 PIMPA
 Che scaltro è quel Brunello, ei colle sue
 Favole ha fatto sì, che questo povero
 Di Micco è quasi matto. Ma con tutto
 Ch’egli è così furbetto,
65Pur io a mio dispetto
 Sento per lui nel core
 Il pizzicor d’amore.
 
 §  Quanto Amore è tristarello!
 Quanto è furbo, e malignetto!
 
70   Entra in petto bello bello,
 Tutto pace, e tutto gioja.
 Poi diventa brutto brutto
 Tutto guerra, e tutto noja.
 Lo può dire questo, e quello
75Ch’ebbe a far col maledetto.
 
    Quanto amore è tristarello!
 Quanto è furbo, e malignetto!
 
 Quì voi siete? (vedendo Giampietro.)
 GIAMPIETRO
                              Cca stongo.
 PIMPA
                                                     E siete giunto?
 GIAMPIETRO
 E sete giunto! mente stongo a Genova
80È ssigno, ca so giunto; ch’addimmanna
 Redicola mme faje?
 Ddo staje co le cervella?
 O ammore malegnetto t’ha stonata?
 PIMPA
 Il mancar voi di quà da un anno, e credo
85Qualche mese di più: poi quì vedervi
 Così: la gioja, il gusto, l’allegrezza:
 Aggiungete l’avermelo
 Detto poc’anzi il core;
 Non sapete io sorpresa basta, basta
90Siate il benvenuto.
 Vo chiamar la Signora
 GIAMPIETRO
                                           Lassa ire:
 Io mo aggio da saglire.
 PIMPA
                                            Or, giacch’è questo
 Pria di salir, vo dirvi
 Una cosa.
 GIAMPIETRO
                     Che ccosa?
 PIMPA
                                           Oh! una cosa,
95Che non pensate.
 GIAMPIETRO
                                   E parla.
 PIMPA
                                                    Il Signor Micco
 GIAMPIETRO
 Lo Pajesano?
 PIMPA
                           È uscito dal concerto
 De’ matrimonj, tra voi fatto prima
 Di partirvi di quà.
 GIAMPIETRO
                                     Che? comme? a cchi?
 Tu che ddice?
 PIMPA
100Quel, che ci è. Non sapete;
 Ch’ei già si dilettava
 Di leggere Romanzi?
 GIAMPIETRO
                                         E mbe?
 PIMPA
                                                          Di modo
 Li sono entrate in testa quelle favole,
 Che l’ha credute cose vere: il grillo
105Gli è saltato di far ciò, che faceva
 Rinaldo, Orlando che so com’ei dice;
 E così fa le stravaganze, a segno,
 Che non tarderà troppo a dar di volta.
 GIAMPIETRO
 E lo malanno, che lo vatta a isso,
110E lo sciaurato, ch’eje.
 PIMPA
                                         Ha risoluto
 Perciò far sua nipote
 Sposa d’un altro Cavaliero errante
 Simile a lui.
 GIAMPIETRO
                          E ll’ha trovato lesto.
 PIMPA
 L’ha ritrovato; un certo
115Cavaliero del Sole,
 Venuto d’Oriente; e han pattovite
 Insiem le nozze già.
 GIAMPIETRO
                                       Mmalora!
 PIMPA
                                                            Appresso.
 Vostra nipote rifiutando; pensa
 Impalmar poi un errantessa, dico
120Come dic’egli, ed il pensiero ha posto
 A me.
 GIAMPIETRO
               Oh! vi che mbruoglio
 Ch’aggio mo asciato! e bide, che sconquasso
 Farraggio pe sbrogliarelo! a sto pazzo,
 Io ll’aggio d’agghiustare, e a chill’autro,
125Che pretenne levarme la mogliere
 Farraggio peo. Atta de craje, Giampietro
 Non s’ave fatto maje
 Fa la varva de stoppa.
 Le bboglio uh nzanetà saglimmo ncoppa.
 
 SCENA IV
 
 VIRGINIA, e detti.
 
 VIRGINIA
130Mio signor zio, m’è giunta
 Vostra voce all’orecchio: io ansiosa
 Di vedervi, e di darvi il benvenuto
 Son calata qua giù.
 GIAMPIETRO
                                     Schiavo, Verginia.
 VIRGINIA
 Cos’è? siete turbato.
 GIAMPIETRO
                                        E cche bo essere:
135Mm’ha contato mo Pimpa le zannate,
 Che ba facenno Micco.
 PIMPA
                                            Sì Signora,
 Tutto li hò detto.
 VIRGINIA
                                 Or, che sapete il tutto,
 Io vi dico, e facciate
 Questa volta a mio modo, io ve ne supplico.
 GIAMPIETRO
140Ch’aggio da fa?
 VIRGINIA
                               Più affatto
 Delle cose passate
 Non si ragioni; le conchiuse nozze,
 Giacché le vuol disciolte il Signor Micco,
 Si disciolgano pur: così si tolga
145Ogni briga, ogni impegno; alla fin poi
 Non manca sposo a me, né sposa a voi.
 PIMPA
 Va ben così.
 GIAMPIETRO
                         Va bene? Non va bene
 Sie dottoresse meje. Isso ha d’attennere
 La parola, ch’ha dato, anche si accorre,
150Sotto a na mazza.
 VIRGINIA
                                   E vuole
 Ch’io mi unisca ad un pazzo?
 PIMPA
                                                        Uh! ciò saria
 Una compassione.
 GIAMPIETRO
                                    Ssa pazzia
 S’ha da vedere.
 VIRGINIA
                               E poi, come abbassarmi
 Poss’io ad impalmar un, ch’ebbe core
155Di rifiutarmi, e rifiutarmi, ah indegno!
 Per una serva?
 PIMPA
                              Io vè, non colpo a nulla.
 GIAMPIETRO
 E no mme sta tu puro a nzallanire,
 O mme sbotto co ttico
 Chello, ch’aggio co cchillo? Vi che llotano!
160Aggio da contrastà co essa puro.
 So ttrasuto a lo mpigno,
 Lo mpigno aggio da vencere,
 E no nce vonno storie;
 E ttu, o schiatte, o criepe, nce aje da stare.
165Ntienne?
 PIMPA
                     (E si salvi chi si può salvare.)
 GIAMPIETRO
 
    Da tutte le pparte
 Già tuosseco sghizzo
 Già comm’a no vufero
 Mme nfurio, mme stizzo
170No fuoco, n’aggrisso
 Ccà mmo nce sarrà.
 
    Tu appila, tu ammafara,
 O ha da succedere
 Mo chello, che dico,
175O tutto sso ntrico
 Sto locco, marisso!
 Me ll’ha da scontà.
 
 SCENA V
 
 VIRGINIA, e PIMPA.
 
 VIRGINIA
 A dunque una donzella
 Così affogar si deve in mar d’affanni!
180Pimpa, son io perduta.
 PIMPA
 Nò nò, non disperate? al collo rotto
 Solo non v’è rimedio.
 Ma vien l’amico appunto,
 Che tanto amate, e che di voi non cura:
185Su parlateli voi, ch’io men vo sopra
 Frattanto, e se ’l Padron di voi dimanda,
 Mi trovo qualche scusa. (entra.)
 
 SCENA VI
 
 RICCARDO, e VIRGINIA.
 
 VIRGINIA
 Lassa! quai moti ho al core
 Costui vedendo.
 RICCARDO
                                 (O qual incontro! peggio
190Non mi potea accader.)
 VIRGINIA
                                             Se ben miei detti (a Riccardo.)
 Son teco senza prò: poiché, né i detti;
 Né i prieghi, né i sospiri han già potuto
 Smover punto quel cor di duro scoglio
 Pur di nuovo dir voglio,
195Pregare, e sospirare,
 E pianger, se sia duopo.
 RICCARDO
 Oimè dolente! è troppo duro il laccio,
 Che per Teodora il cor mi lega, e stringe.
 VIRGINIA
 Per Teodora? E tu pensi,
200Ch’ella debba esser tua?
 RICCARDO
                                               Già dal suo zio
 Fu a me promessa, e stabilito è il tutto.
 VIRGINIA
 E sai, ch’ella al mio zio
 Era promessa già? sai, ch’egli appunto
 È da Napoli giunto, e vuol ragione
205D’ogni oprato?
 RICCARDO
                              Io non so...
 VIRGINIA
                                                    Or ben: frappoco
 Non parlerai così. D’aver Teodora
 Non sperar già, di spasimo
 Dovrai languir com’ora
 Me languir fai. Tal merta pena un empio
210Che fa d’un fido cor sì ingiusto scempio.
 
    Superbo, ed orgoglioso
 Tu ridi al pianto mio,
 Scherzi sul mio cordoglio;
 Ma che? Cotanto orgoglio
215Or or si abatterà.
 
    D’amaro pianto aspersi
 Saran tuoi lumi ancora:
 Non sian da i miei diversi
 I tuoi dispetti, e allora
220Tuo stile or sì fastoso
 Cangiato si vedrà.
 
 SCENA VII
 
 RICCARDO, poi TEODORA, finalmente ASCANIO in disparte.
 
 RICCARDO
 Stravaganze d’amore, odio costei;
 Che per me si consuma,
 Amo Teodora poi,
225Fingomi chi non son: quando ella è tutta
 Ad abborrirmi intenta,
 E ingrata mi schernisce, e mi tormenta.
 TEODORA
 
 §  Aure amene, che spirate,
 Liete omai tra piante, e fiori
230La mia speme lusingate:
 Ma rendete ancor maggiori
 L’aspre fiamme del mio cor.
 
 Io non sò se più misera
 Di me si dia: debbo far nozze a modo
235D’un zio sì stravagante. Ah maledetta
 Mia stella, che mi rese a lui soggetta.
 RICCARDO
 Ecco la mia tiranna.
 ASCANIO
                                       (Oh quì è il mio bene
 Col mio rival; vediamo or se verace
 È per me l’amor suo.)
 RICCARDO
                                           Bella, ch’avanzi
240Ogni donna in beltade, anzi ogni Dea;
 Tal, ch’io dico, che a noi dal Ciel discesa
 Per maraviglia sei, e per stupore.
 TEODORA
 Spiritose espressioni, e degne in vero
 D’un Cavaliere errante! Udir mi sembra
245Quando vaneggia il zio colle sue fole!
 E viva, e viva il Cavalier del Sole.
 ASCANIO
 (Ella il deride: o qual piacere io sento!)
 RICCARDO
 Togliamo i scherzi, e ti risolvi omai
 A gradire il mio amor.
 TEODORA
                                            Ma è tempo ormai
250D’intenderla, e finirla. Io sempre dissi,
 Che non t’amo, e così dirotti sempre.
 Per Giampietro è serbata
 Mia destra, e per lui già non cangio tempre.
 ASCANIO
 (Sensi questi non sono
255D’una che finge. O gelosia! di nuovo
 Sento agghiacciarmi il core.)
 RICCARDO
 Sì dà del mio più malgradito amore!
 
    Tu mi abborrisci, o barbara,
 E pur ragion non ai
260Odiarmi, oddio, così.
 Se sì crudel sarai
 Con chi fedel ti adora,
 Al tuo gentile aspetto
 Simile il cor non è.
 
265   Di tante pene, o perfida;
 Che all’amor mio tu dai
 Dovrai pentirti un dì;
 Ed hò speranza ancora,
 Che alfin pietade avrai
270Del mio sincero affetto,
 Della mia bella fe.
 
 SCENA VIII
 
 TEODORA, ed ASCANIO.
 
 TEODORA
 Ascanio mio, quì sei?
 Come così agitato?
 Che fu? dimmi, intendesti...
 ASCANIO
                                                      Intesi, intesi,
275Quanto poc’ha dicesti,
 E i sensi del tuo cor tutti compresi.
 Infida!
 TEODORA
                 Ove trascorri oimè, ben mio,
 Nome sì ingiusto a me? come? quand’io
 Col Cavalier per te...
 ASCANIO
                                        Sì, sì conobbi
280Quanto con lui sdegnosa
 Ti dimostrasti.
 TEODORA
                              Adunque...
 ASCANIO
                                                     E conobbi anche
 Ove è tutto il tuo cuore.
 TEODORA
                                             Ove può mai
 Esser se non in te, mia speme, e vita?
 ASCANIO
 Ma non è la tua destra
285Riserbata a Giampietro; e questi...
 TEODORA
                                                                 O semplice
 Troppo, il vo dir, non ti accorgesti, ch’io
 Dissi così per togliermi
 Dalla noja di quello?
 ASCANIO
                                        Eh scuse!
 TEODORA
                                                            Ascanio,
 Da negli estremi, or questo
290Tuo maledetto sospettar; t’accieca
 Troppo or la gelosia; deh omai riforma
 Un costume sì reo... Ma odo genti (addita la casa di Giampietro.)
 In quel uscio di là. Ne rivedremo
 Poi con più agio. Addio. (parte.)
 
 SCENA IX
 
 ASCANIO.
 
 ASCANIO
295Io non sò quale
 Debbo di lei formar giudizio; parmi,
 Che m’ami, e parmi amor, che mi lusinghi.
 In gran viluppi or è mia mente; e in tale
 Confusion congiurano a miei danni
300Amore, e gelosia, due rei tiranni.
 
    Esposto a strazj rei
 Mio disperato core;
 L’affligge intenso ardore
 Sospetto l’avvelena:
305Così da pena in pena
 Passa dolente ognor.
 
    Troppo spietati sete
 Barbari ingiusti Dei,
 Se del mio stato misero
310Pietà voi non avete,
 Mercede se negate,
 Al fiero mio dolor!
 
 SCENA X
 
 GIAMPIETRO, e PIMPA.
 
 GIAMPIETRO
 E a sto signo è arrevato lo si Micco?
 PIMPA
 Voi già lo conoscete:
315Ei sempre fu un fantastico; or fe il caso
 Ch’il prendesse di mira un tal ch’è pratico
 Tanto quanto di questi
 Libri... Che so? Romanzi, o Romanzeschi:
 Se l’affibiò dintorno, andò a suo verso;
320E fece sì, che ’l povero sgraziato;
 Avesse tracollato. Egli lo tiene
 Or per suo Camariere,
 Ma lo chiama scudiere.
 GIAMPIETRO
 Birbo...
 PIMPA
                 Oh ve’ che già viene
325Don Battinferno dalla Torre.
 
 SCENA XI
 
 MICCO, che sen vien dalla Torre leggendo l’Ariosto, e BRUNELLO; GIAMPIETRO, e PIMPA in disparte.
 
 GIAMPIETRO
                                                      Caspita!
 Chisto face na vita de segnore!
 PIMPA
 Or che vi pare?
 GIAMPIETRO
                               E bace studeanno.
 E studia stù. Chill’autro
 Chi è?
 PIMPA
                È il suo Scudiere.
 GIAMPIETRO
                                                  Chillo mpiso?
330Auh nigrisso! E cche le sta stepato!
 PIMPA
 (Oh! non avessi mai di lui parlato.)
 MICCO
 O Cieli!
 BRUNELLO
                  Cosa fu?
 MICCO
                                    Brunello, lassami
 Escramar.
 BRUNELLO
                      Esclamate.
 MICCO
                                            St’Ariosto
 O ch’Ariosto! Io creggio, ca fu un omo
335Un omo Ma che om!
 BRUNELLO
                                        Fu un uomo grande
 Per verità.
 MICCO
                       Beato a lui! Mo vola.
 La famma sua, questo sì ch’è gusto!
 Dal freddo Scizio nsi al Tiopio arrusto.
 GIAMPIETRO
 E parla tosco puro.
 PIMPA
                                     O tosco, o arabico.
 MICCO
340Ora senti st’ottavia quando Orlando
 Steva pe gghi mpazzia.
 BRUNELLO
                                             Si, mi ricordo,
 La è brava. Dite.
 MICCO
                                 Io la dirrò cantando:
 BRUNELLO
 Canterà?
 MICCO
                    Cantirrò.
 BRUNELLO
 Starò ammirando.
 MICCO
 
345Non son, non songo io quel, che pajo il viso,
 Quel ch’era Orlando, Orlando è morto, e sta sottoterra
 La sua donna ingratissima l’ave acciso
 Sì sì mancando la fe, e l’ha fatto guerra.
 
 BRUNELLO
 (Poveri versi, e povere parole!)
 GIAMPIETRO
350O ch’incanto! o ch’incanto!
 BRUNELLO
                                                   E viva, e viva.
 MICCO
 Ah? che ti sembra pur?
 BRUNELLO
                                              Viva mill’anni
 Don Battinferno.
 GIAMPIETRO
                                  Vi l’abbonatore!
 MICCO
 Uh che farrei
 Mo col mio brando! mo con un fennente (alzando la spada Giampietro si fa avanti, e s’icontrano.)
 PIMPA
355Bell’incontro!
 MICCO
                            O paesano, sì tornato?
 Paesan, Paesan, mi trovi in alto stato.
 GIAMPIETRO
 O locco, o sciocco, o smocco, o mammalucco!
 E beramente Micco mucco mmocca!
 MICCO
 (Scutier assisti a me.)
 GIAMPIETRO
360Mme? che te pare? so’ bregogne cheste?
 A cchesto s’è arreddutto Micco Papera?
 MICCO
 Che Papera, che Micco? un equinozzia
 Era cotesto; trovai cose orribile
 Di mia ciernelocia: il mio Scutiero
365Ave appurato il tutto. Dì, Scutiero,
 Da chi discenno io; dì, dì.
 BRUNELLO
                                                 Dal celebre
 Errante Don Chisciotte de la Mancia,
 Chiamato il Cavaliere
 MICCO
 De la Trista Figura. E a un tal rifresso
370Io mi nomino mo Don Battinferno,
 E per semeletuddine, e mimoria
 De la Trista Figura, ch’era quello;
 Il Cavalier m’appello
 Da la Mala Sciagura.
 GIAMPIETRO
375E ttu appuraste tutto
 De la ciernelocia?
 BRUNELLO
                                   Certo
 GIAMPIETRO
                                                (Ah? che ffacce
 De cuorno tuosto! Io mo perché noll’aggio
 Da sbranare?)
 PIMPA
                              Sbranarlo! Eh faccia conto
 D’udire un cantinbanco.
380(Uh li potessi far un cenno al manco.)
 GIAMPIETRO
 Ora siente: volimmo po ste ccose
 Appurà meglio nziemo. (a Brunello.) Nuje nfratanto (a Micco.)
 Penzammo a ffa li matremmonie nuoste
 Comm’appontajemo.
 MICCO
                                          Eh quanno s’appuntaro
385Cotesti matrimonj, io era Micco;
 Mo il Micco no nc’è più; son Cavaliero
 Arrante, e come arrante, a un altro arrante
 Hò data mia nipote.
 BRUNELLO
                                        Sì Signore
 Al Cavalier del Sole.
 MICCO
                                       Sua nipote
390Non fa pe mme, pe mme fa un errantessa.
 E quella, quella è essa, che sta appunto (accorgendosi di Pimpa.)
 Là ritirata, comme steva Angelica
 Quanno nziem s’abbattevano
 Rinardo, e ch’auto? (a Brunello.)
 BRUNELLO
                                       Sacripante.
 MICCO
                                                              Ah sì
395Rinardo, e Sarcripante (quanto piglia
 Mo isso, e sa chi è Sarcripante.)
 PIMPA
                                                            È bella.
 GIAMPIETRO
 Quanta chiacchere aje ditto a lo spreposeto
 Pe nsi a mmo, e cco cche fremma
 Te so stato io a ssentì. Venimmo a stregnere.
400Tu t’aje da scordà de sse sbazzoffie
 T’aje da peglià nepotema,
 E mm’aje da dà nepoteta.
 MICCO
                                                  Ah Giampietro,
 Né l’un, né l’altro si po far.
 GIAMPIETRO
                                                   E io dico.
 Ca ll’uno, e ll’autro s’ha da fa: me siente?
405E ssi nò.
 MICCO
                   Si no che?
 GIAMPIETRO
                                        Nce lo bedimmo
 Co la spata.
 MICCO
                        Oh mi raspi addo’ mi prode.
 (Brunello stammo attiente, vi ca chisto
 È n’ommo, che le voleno le mmano,
 È un diavolo negro.)
 BRUNELLO
410Si he (Questo mi spiace, che mi pare
 Ch’ei l’abbia ancor con me.)
 GIAMPIETRO
                                                      Miettete ncapo,
 Ca si no staje a ssigno, uh t’avarraggio
 Da tarraseneà.
 MICCO
                              Oh? che puoi farmi?
 Io ho la ritirata; basta al fine
415Che mi nzerri nel mio Castello magico.
 Vedi là: quel Castello fu incantato
 Dal gran Mago Atalanto.
 GIAMPIETRO
                                               Io farraggio
 I a ffuoco lo Castiello,
 A tte, a lo Mago
 MICCO
                               Ah ah ridi, Brunello:
420Tu contra l’incantesimi? Tu parli
 Cossì perché n’aje letto l’Ariosto.
 Va leggi al canto; al canto basta leggi;
 E bedrai chi è Atalanto, e chi non è.
 GIAMPIETRO
 Ha da esse na bestia peo de te.
 MICCO
 
425§  A me tu chiami bestia?
 Bestia a Don Battinferno?
 Poter di Ferrautto!
 Dovria mo darmi a rrutto,
 E l’onte vennicar.
430Ma nò, risponno, e dico:
 Son Palladin moderno,
 Errante all’uso antico,
 Di Don Chisciotta arede:
 E ciò ti basta.
 
435   Nella corrente istoria
 Già è registrata, e stesa
 Ogni mia alta impresa
 Feturo reo mimoria.
 Io ho fatto questo, e quello
440(Brunello, ajuta a ddì)
 Nel tale, e nel tal loco
 (Brunello, ajuta un poco.)
 Così, così, così.
 (Brune’.) Lei che si crede?
445Quanto ne truove n’auto
 De sta pasta.
 
 SCENA XII
 
 BRUNELLO, che si avvia appresso a MICCO, GIAMPIETRO, che lo trattiene, e PIMPA.
 
 GIAMPIETRO
 Siente cca ttu.
 PIMPA
                             (Oimè!)
 GIAMPIETRO
                                               Tu già aje fatto
 Sbertecellare a cchillo, penza tune
 A ffarlo mette a ssiesto, e adderezzare
450Tutte ste gamme storte;
 Ca si no, vi sta spata? pe li scianche
 Te la passo.
 PIMPA
                        (Uh me trista!)
 BRUNELLO
                                                      E io che entro,
 Se egli...
 GIAMPIETRO
                   No cchiù cchiacchiare.
 BRUNELLO
                                                             Ma s’io...
 GIAMPIETRO
 E n’autra vo...
 BRUNELLO
                             Ma dico...
 GIAMPIETRO
                                                 Tu m’appriette
455Che mmo... (va per cavar la spada, e Pimpa lo trattiene.)
 PIMPA
                          Deh piano per amor del Cielo.
 BRUNELLO
 (Costui non burla.)
 GIAMPIETRO
                                      Fa chello, ch’io dico;
 E no nce vonno chiacchiare co mmico.
 BRUNELLO
 
 §  Sì signore, io lo farò;
 Ma però io vi direi...
460Non signore è fatto, è fatto.
 Ma il Padrone... l’è un gran matto
 Sì signore. Ma se lei...
 Non signore, io più non parlo,
 Mi sto zitto, e bene stà.
 
465   Uh che gran tempesta
 È questa!
 E m’insogno, che ’l diluvio
 Sopra me rovinerà.
 
 SCENA XIII
 
 GIAMPIETRO, e PIMPA.
 
 PIMPA
 Povero lui! L’avete
470Voi fatto spiritar.
 GIAMPIETRO
                                   Pimpa, pe cchillo
 Tu troppo...
 PIMPA
                         Vedete.
 GIAMPIETRO
                                          Parla non mazzecà.
 Che d’è spapura.
 PIMPA
                                  A dirvela, signore,
 Sent’io per lui qualche pochin d’amore.
 GIAMPIETRO
 Ammore? o vetoperio!
475Non voglio vedè cchiù,
 Non voglio sentì cchiù;
 Amore tu pe chillo? sciù, sciù, sciù. (parte.)
 
 SCENA XIV
 
 PIMPA, dopo BRUNELLO, che ritorna.
 
 PIMPA
 Questa sì ch’è curiosa?
 BRUNELLO
 Pis pis pis pis.
 PIMPA
                              Brunello?
 BRUNELLO
480S’ha rotto il collo il tuo
 Indiavolato Padrone?
 PIMPA
                                          Se l’ha rotto.
 BRUNELLO
 Si sa che vuol da me?
 PIMPA
                                          Che vuol volere?
 Ti vuol arrosto, e lesso.
 BRUNELLO
 E perché?
 PIMPA
                      Perché tu sei stato quello,
485Che a Micco hai fatto svolgere il cervello.
 BRUNELLO
 Bugia: quegli è uno scempio un scervellato:
 Io quando entrai a servirlo altro non feci,
 Che approvar sue scempiezze. Ma chi domine
 Ha detto a lui miei fatti?
 PIMPA
                                                Uh! mi vorrei
490Tutto graffiar il viso.
 BRUNELLO
 Come a dir?
 PIMPA
                          Son io stata
 Cagion del mal.
 BRUNELLO
                                Cioè?
 PIMPA
                                             Poc’anzi il tutto
 Con lui... Uh! uh! inavertentemente
 Di bocca mi scappò.
 BRUNELLO
                                       Che inavvertenza
495Bestiale è cotesta? Che gran fatto
 Era il non far di ciò motto veruno
 Col tuo Padrone?
 PIMPA
                                  Io spero, che con questo
 Ogni disastro avrò da riparare.
 BRUNELLO
 Pimpa...
 PIMPA
                   Via via t’accheta.
 BRUNELLO
500Pimpa, tu mi nabissi.
 PIMPA
 Nabisserei me stessa.
 Via su.
 BRUNELLO
                Tu sei per me diavolessa.
 PIMPA
 
 §  Cor mio inzuccherato
 Non farti più vedere
505Colerico, e ingrognato;
 Un po più giulivetti
 Volgi a me quegli occhietti...
 Ah furbo, sì t’intendo:
 Tu mi vuoi martellar.
 
510   Martellami a tuo modo,
 Pena non me prendo,
 Ne son contenta, e godo;
 Ma tanto tanto poi,
 Lo puoi tu ben sapere,
515Egli è un tiranneggiar.
 
 SCENA XV
 
 BRUNELLO solo.
 
 BRUNELLO
 Chi in somma intriga, ed inviluppa un uomo,
 Ancorche savio? la signora donna:
 perché a perdersi ei va? per una gonna.
 
 SCENA XVI
 
 MICCO dalla Torre leggendo un libro, indi ASCANIO, finalmente TEODORA.
 
 MICCO
 Chisto cancaro nigro de Giampietro
520Sta tropp’auto a la mano. Io più d’un libro
 Aggio scartappellato,
 E a nesciuno hò trovato comme pozzo
 Levarmelo da torno
 Voglio vedere ccà si nc’è quarcosa
525Al Meschino Guerino.
 ASCANIO
 Oddio! costa pur troppo
 Il troppo amar!
 TEODORA
                               Ben mio, venne da Napoli
 Giampietro.
 ASCANIO
                          Venne?
 TEODORA
                                           Ed a contese gravi
 Per cagion di mie nozze
530Fu pocanzi col zio.
 ASCANIO
 Questo buono saria
 Se tu...
 TEODORA
                Taci: colà vaneggia Micco
 Faccianne quà.
 
 SCENA XVII
 
 GIAMPIETRO sulla soglia del suo Giardino, ed i suddetti.
 
 MICCO
 Nzi a mmò non ascio nulla. È abbesognante
535Leggere appriesso.
 GIAMPIETRO
                                     Oh vecco llà moglierema
 De mo fa ll’anno, e sta co na gran chelleta
 Ciufoleanno co no si cafeo.
 MICCO
 Lo guajo è, ca ssa stampa è un po cecata,
 E mme fa votà ll’uocchie.
 GIAMPIETRO
                                                E lo si arrante
540Leje, e stace ncampana. Fosse chillo
 Lo Cavaliero de lo Sole? nè
 Si Micco? oje Micco Papera.
 TEODORA
                                                     Giampietro
 È sulla soglia del Giardin.
 GIAMPIETRO
                                                 Non sente.
 Oje Micco? Guè?
 MICCO
                                  Cos’è?
 GIAMPIETRO
                                                 Si fuorze surdo?
 MICCO
545Ma se tu non mi chiammi
 Col mio nomme arrantesco?
 GIAMPIETRO
 Ah sì: aje ragione
 Don Battinferno, Don Battedeavolo.
 MICCO
 Or cosa vuol?
 GIAMPIETRO
                            Vide llà nc’è consurda.
550E tu lloco... (Giampietro addita Teodora, ed Ascanio a Micco in questo Ascanio fa riverenza a Micco, e Teodora a Giampietro.)
 MICCO
                        O mio caro.
 GIAMPIETRO
                                                O reveresco.
 Ne? Chillo llà è l’amico?
 MICCO
 Chi chi?
 GIAMPIETRO
                   Lo Cavaliero.
 MICCO
                                             Ajebò, è no cierto
 Galantommo di quà, che qua monnanze
 Ha fatta na prodezza
555Co no Leone, e basta: isso porzine
 Mpara d’arranteggià.
 GIAMPIETRO
                                          E nce ha negozio
 Co chella?
 MICCO
                      Ajebò, trascorreno.
 GIAMPIETRO
                                                           E cottanta
 Confedenzia?
 MICCO
                            Che mporta? all’uso errante
 Questo va bene.
 GIAMPIETRO
                                Ne?
 TEODORA
                                           Er io calata
560Un poco a divertirmi; è giunto attempo
 Quivi il signore Ascanio, e ci siam posti
 A discorrere insieme.
 MICCO
                                          E discorriate,
 Andiamo all’uso errante: arranteggiate.
 GIAMPIETRO
 Canchero, tu si’ pazzo?
 TEODORA
                                            Ma lei
565Più non entra con me. (a Giampietro.)
 MICCO
 Ma tu aje zucato un morto. Fate fate
 Lo fatto vuosto vuje: arranteggiate.
 TEODORA
 
 §  Lasciami in pace, e parti
 Capace di più amarti
570Quest’alma mia non è. (a Giampietro.)
 (Tu il caro oggetto sei
 De’ puri affetti miei,
 Della mia bella fe.) (ad Ascanio.)
 
    Un orgoglioso amante
575È l’odio del mio core. (a Giampietro.)
 (Un tenero sembiante
 Sol desta amore in mè.) (ad Ascanio.)
 
 SCENA XVIII
 
 ASCANIO, MICCO, e GIAMPIETRO, indi PIMPA, e BRUNELLO.
 
 ASCANIO
 Quant’io più cerco in somma uscir d’intrico
 Più scorgo il fato a desir miei nemico. (parte.)
 GIAMPIETRO
580Or io abbesogna mo, che mme dia fuoco.
 Siente Micco sta cosa...
 MICCO
                                            Chesta cosa
 S’ave d’accommodare, e apposta studio.
 GIAMPIETRO
 Che studià? nuje avimmo da venire
 A botta de cortiello.
 MICCO
585A botta de cortielle.
 Oscia vo’ pazziare: maje l’arranti
 So’ benute a sse botte.
 PIMPA
 Oh vedessi Brunello.
 MICCO
                                         O mia errantessa,
 Qual benefica stella
590T’ha quì mmiata.
 GIAMPIETRO
                                   A chessa
 Oscia la lassa i sio Cavaliero
 De la mala settenzia, che t’afferra,
 Lo ssaje?
 MICCO
                    Ma...
 GIAMPIETRO
                                Zitto...
 MICCO
                                               Sì...
 GIAMPIETRO
                                                         O t’arremmedio...
 MICCO
 Costei.
 GIAMPIETRO
                Ma mo t’agghiusto...
595Addo’ si’ tu? (vedendo venir Brunello.)
 BRUNELLO
                           Che mi comanda?
 GIAMPIETRO
                                                              Pimpa,
 Fa l’ammore co cchisso
 Mpresenzia nosta mo.
 MICCO
 Comme cò...
 GIAMPIETRO
                          Zitto llà.
 BRUNELLO
 (Ch’è questo?)
 PIMPA
                              E voi volete?
 GIAMPIETRO
600Io voglio, che facciate
 All’uso dell’arranti, erranteggiate.
 BRUNELLO
 Questa è buona.
 PIMPA
                                 Io son pronta.
 MICCO
                                                             E là Brunello,
 Vi’ ca mme corro?.
 BRUNELLO
                                     Ma perché? che incommodo
 Questo mai dar vi può
605O siete Errante, o no?
 GIAMPIETRO
                                           Lo ddice chiaro
 L’Ariosto: su a buje dateve pure
 La mano, vaja.
 MICCO
                              Brunel! malor! ti giuro
 Per vita di Lanfusa...
 BRUNELLO
                                         Ma un errante
 Geloso esser non dee, vi screditate.
 GIAMPIETRO
610Ma tu aje zucato un morto. Erranteggiate.
 PIMPA
 
    Brunellino mio carino
 Questo cor tutto è per te.
 
 BRUNELLO
 
    Ah Pimpuccia mia caruccia
 Il mio amor tutto è per te.
 
 GIAMPIETRO
 
615   Bene mio ca mo mme piscio
 Mo l’arrante schiatta affe.
 
 MICCO
 
    Ddo’ s’è bisto un altro aroje
 Coffeato comm’a me.
 
 PIMPA
 
    Deh ti accosta a me pian piano!
 
 BRUNELLO
 
620   Cara mia porgi la mano.
 
 MICCO
 
    Si non parlo a Pimpa mia
 No tantillo io crepo già. (sotto voce, e si accosta da dietro, e dà la mano a Pimpa.)
 
 GIAMPIETRO
 
    Che faje tu, sfratta da llà.
 
 MICCO
 
    Io porzine no tantillo
625Mo voleva arranteggià.
 
 GIAMPIETRO
 
    Va te miette a chillo pizzo
 Vide, crepa, e non parlà.
 
 MICCO
 
    Non me movo, ne mme fricceco
 Vedo, crepo, e stongo ccà.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

Valid XHTML 1.0 Transitional