Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il nuovo D. Chisciotte, Napoli, per Domenico Langiano, 1748
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA I
 
 TEODORA sola.
 
 TEODORA
 A tanto arriva Ascanio! a tanto il fanno
 Arrivar suoi sospetti;
1120Ah mi toccaron l’alma
 Suoi rimproveri ingiusti, e mi fu forza
 Dirli ciò, che dal core
 Suggerito non fu. Ma che? Non basta
 Ciò a vendicarmi: io vo, ch’ei si ravveda
1125Per via, che li fia dura... O viene appunto... (vedendo venir Ascanio.)
 E attempo quel nojoso (vedendo Riccardo che viene dall’altra parte.)
 Del Cavalier. Fatta or mi vien di farli
 Quel dispetto provar, quel rio tormento
 Ch’ei far provarmi, e ch’ancor vivo io sento.
 
 SCENA II
 
 RICCARDO da una via, ASCANIO da un’altra che starà in disparte non veduto da Riccardo: e detta.
 
 ASCANIO
1130Lasso! colà ritorno
 Donde fuggir dovrei, sopra il mio core,
 Tanto può forza, ed impeto d’amore!
 Ma veggo l’infedele. Oimè! che punto
 È per me vado! a lei... parto... E chi è giunto? (Vedendo Riccardo.)
 RICCARDO
1135Rea donna, tu che strana in tuo costume,
 Un misero amatore in Ciel di gioja
 Or inalzi, or affondi in mar di pene;
 Talche delle volubili
 Tue voglie divien ei trastullo vile:
1140Così malvaggio stile
 Dimmi, il bramo saper, dove si apprende?
 ASCANIO
 Da lei stessa si apprende, ella l’insegna
 Unica, e sola, e in guisa ahi troppo indegna.
 TEODORA
 Tu credi già, ch’io or coll’accettarti,
1145Ed or col rifiutarti, abbia voluto
 Finor di te la burla;
 Ah, che ciò ver non fu; dirti non posso
 Miei fini, onde portarmi
 In tal guisa fu d’uopo.
1150Sempre in presenza d’altri
 Mi convenne parlare, or che siam soli,
 T’apro il mio core, e tu prestami fede.
 Teodora sarà tua (Folle è sel crede.)
 ASCANIO
 (Ah il dissi! mi toccar quegli empj detti
1155Il più vivo del cor! Ah non mi fossi
 Quì fermato giammai!) (parte.)
 TEODORA
                                               (Parte smanioso;
 Pensarà in avvenir d’esser geloso.)
 ASCANIO
 Dunque tu dici...
 TEODORA
                                  Io dico... Ma tu parmi,
 Che non ti pieghi a credermi (mutiamo
1160Or favella) che forse
 Menzognera son io? questo è un offendermi.
 RICCARDO
 Ah Teodora...
 TEODORA
                            Io non soffro
 Tal ingiurie, e mi pento
 Di quanto già ti dissi; or va, non sei
1165Degno dell’amor mio, non più davanti
 Mi comparir, già t’odio e son cangiata.
 RICCARDO
 Io son di gelo! e sì maligna mai
 Esser puote altra donna! Or sì non posso
 Contener più della ragion lo sdegno;
1170E mi risolvo, e dico: io già mi scordo
 Di quest’empia; e se mai di riamarla
 Mi tornasse in pensier tu t’apri, o terra,
 E negli abissi tuoi m’ingoja, e serra.
 
    Già ti detesto
1175Anima ingrata
 Del mio dispetto
 Già sei l’oggetto
 Donna spietata
 Perfido cor.
 
1180   In tal momento
 M’occupa a segno
 Fiamma novella
 Di giusto sdegno
 Che già mi pento
1185Del vile amor.
 
 SCENA III
 
 TEODORA sola.
 
 TEODORA
 Già si partì; ma oddio
 Partissi Ascanio ancora, e creder voglio
 Sdegnato assai, per quello,
 Ch’io dissi poco fa: Lassa che feci?
1190Mal consigliata in vero
 Fui troppo: ora il conosco, ed a ragion
 Contro me l’idol mio
 Mediterà vendetta, odio e furore,
 Scordato affatto dell’antico amore.
1195Ecco in volto sdegnato
 Mi si presenta: ai lassa!
 Odo il fiero rimprovero, ed acerbo;
 Ed in atto superbo,
 In voce minacciante
1200Dirmi: Fuggo da te donna incostante...
 Ecco già parte... ah fermati ben mio...
 Io t’amo, tu de’ miei
 Amorosi pensier l’oggetto sei.
 Ma chi mi ascolta? e con chi perdo ai misera
1205L’inutile lamento?
 Favello ai sassi, e mi risponde il vento.
 
    Se mi lasci in abbandono
 Idol mio, mio caro bene,
 Disperata in mar di pene
1210Senza speme, senza aita,
 Senza vita io resterò.
 
    Io t’amai sempre costante
 Adorai tuo bel sembiante:
 Fida fui, fida ancor sono,
1215E fedel sempre sarò.
 
 SCENA IV
 
 BRUNELLO dopo MICCO.
 
 MICCO
 Brunello, ajuta: le pretate scioccano.
 BRUNELLO
 Olà, olà, le mani a voi.
 MICCO
                                           Canaglia
 Berrettina, forfante,
 Così si tratta un impazzito Errante?
1220Eh non ho il brando.
 BRUNELLO
                                        Via li lasci andare.
 Come siete scappato?
 MICCO
                                          Comme meglio
 Potie; mme vedde perzo: Un mascauzone
 Nfra l’autre, mi tirò quà na vrecciata,
 E mi stroppiò. Vi nc’è contoseone?
 BRUNELLO
1225Vi è qualche cosa.
 MICCO
                                   Nè? E ammacca ammacca.
 BRUNELLO
 Or vedi la disgrazia!
 MICCO
                                        Songo guaje;
 Co ssa pazzia, Brunel, non mi nci trovo.
 BRUNELLO
 Che dite? O pusillanime! E la gloria
 Vostra dov’è? E il libro
1230Che s’ha a stampar? Bisogna sofferire;
 Quanto più travagliosa
 Sarà vostra pazzia, la vostra istoria
 Tanto più sia curiosa.
 MICCO
 Ma Orlanno...
 BRUNELLO
                            Il Ciel vi scampi
1235Da ciò, che soffrì Orlando.
 MICCO
                                                  Ma mi pare,
 Che mentre lui fu pazzo,
 Fece cento striverj.
 BRUNELLO
                                      E voi fatene
 Cento, ed un: chi vi tiene? (In questo modo
 Può venir la tua fine.)
 MICCO
                                           Io m’allicordo,
1240Che ad un Pastore in testa
 Dette un pugno pazzesco,
 E ’l cacciò morto in terra.
 BRUNELLO
                                                È vero.
 MICCO
                                                                Or io
 A te un pazzesco pugno
 Anche in testa darrò:
1245E morto in terra ancor ti cacciarrò.
 BRUNELLO
 Signor mio caro nò.
 
 SCENA V
 
 GIAMPIETRO, e detti.
 
 GIAMPIETRO
                                       Dalle, dalle
 Sfarinalo a sso guitto.
 MICCO
                                          Io li darrò...
 Ma aimè dar non li posso:
1250S’aggrinzò, il braccio, ed ogni nervo, ed osso.
 BRUNELLO
 (Fu mia ventura.)
 GIAMPIETRO
                                    Nzomma tu scappaste?
 MICCO
 Si io scappò; rompetti lacci, e mpacci
 Sfransi torte, e ritorte:
 E ancorché pazzo mi portai da forte.
 GIAMPIETRO
1255Tu addonca già si’ ppazzo?
 MICCO
                                                   Ecce Magistrus. (additando Brunello.)
 Questo è il mio Mastro Giorgio;
 Io sono pazzo, o no.
 BRUNELLO
                                      Pazzo pazzissimo.
 GIAMPIETRO
 Or su sta pazzia
 Te vogl’io fa sanà.
 MICCO
                                   Con qual rimedio?
 GIAMPIETRO
1260Lo remmedio lo ddice l’Ariosto,
 Tu l’avarraje lejuto,
 Chella te sanarà, che t’ha feruto.
 MICCO
 (Lo ddice l’Ariosto?) (a Brunello.)
 BRUNELLO
                                         (Egli si sogna.)
 MICCO
 Mi spieghi il passo.
 GIAMPIETRO
                                      Pimpa
1265Non t’ha fatto mpazzire? E Pimpa stessa
 Te sana co pegliarte pe marito.
 MICCO
 Me Pimpa pe marito?
 GIAMPIETRO
                                           Si: Nepotema.
 La dongo a n’auto.
 MICCO
                                    Ma se quella...
 GIAMPIETRO
                                                                A cchella
 Penz’io, tu viene ccane, e pigliatella.
 MICCO
1270O preje...
 BRUNELLO
                     (Ve che ffa un gran sproposito.
 Vuol lasciar la pazzia?)
 MICCO
                                            (Si fuorze Orlanno
 Non se sanaje dopo? oh mo sconniette.)
 GIAMPIETRO
 Chisso che bo? No lo sentisse? io quanto
 Faccio, lo ffaccio pe ddespietto suio.
 MICCO
1275Tocca a isso mo a mpazzì.
 BRUNELLO
                                                 (Statti a vedere.)
 GIAMPIETRO
 Tu vienetenne...
 MICCO
                                 Nfra pochi momenti
 Verrò. Ma che? verrò in forma espressa:
 Che quanto essa mi vede resta cessa.
 Scutier, sarai tu meco.
 GIAMPIETRO
1280(Viene, ca vuoje sta frisco.)
 BRUNELLO
                                                    (Ve’ che quegli
 V’infinocchia.)
 MICCO
                              (Brunello, io mo l’appletti
 Già sò, ch’ai tu co Pimpa.)
 BRUNELLO
 (Io dico.)
 MICCO
                     (E io ti dissi ca sconnetti.)
 
 Fui già pazzo, or son guarito,
1285E nfra po’ sarrò marito
 Di colei, ch’io desiò.
 Già il mio cor sta saltellando;
 E un canario io voglio fa.
 Canario bello, e cucurucù.
1290Ntriche ntrinche ntranche ntrù.
 
 SCENA VI
 
 GIAMPIETRO, e poi ASCANIO.
 
 GIAMPIETRO
 Mentre a chisto de darelo a Nepotema
 N’è cosa cchiù pensarence; sarria
 Veramente pazzia; me nce voglio
 Peglià gusto no piezzo.
1295Mò mò co Pimpa! Chella già è avesata
 Isso la sposa se vene a pigliare
 E siente l’alluccata; anzi po essere
 Ca n’autra vota lo faccio attaccare.
 ASCANIO
 Giampietro, quell’ingrata
1300Di Teodora, che tua sposa un tempo
 Fu dal Zio destinata,
 È la donna più perfida, e incostante
 Che il Mondo vide.
 GIAMPIETRO
                                      Tieneme’ co cche rasa
 Se nne vene chist’autro!
1305Sio Milordo d’aguanno, si Teodora
 E accossì, non po essere de manco
 Pecch’è femmena? Ed io perché so ommo
 E canosco le ffemmene
 Non voglio vedè cchiù razza de femmene:
1310Amico mio le femmene, so femmene
 Perzò è na bestia chi va appriesso a femmene.
 
 SCENA VII
 
 ASCANIO solo.
 
 ASCANIO
 Sventurato mio cor, tu, che fra lacci
 Di sì mal nato amor sofferendo stai
 Fiere, mortali ambasce,
1315Più ostinato sarai a non disciorte
 Da quell’empie ritorte?
 Ahi sento, che così risponde il core.
 Misero! Le ritorte
 Son tenaci oltremodo, e son fatali;
1320È fatal quella fiamma,
 Che mi rode, e consuma;
 E quanto più ammorzarla io cerco, e tento
 Più nel petto s’interna, e più mi alluma.
 
    Smarrito in suo camino
1325Timido il Peregrino,
 Si perde, e si confonde.
 Solo a sua voce mesta
 Risponde eco funesta
 E accresce il suo timor.
 
1330   A me così il timore
 A me, che sconsigliato,
 Non trovo per mio danno
 Modo d’uscir d’affanno
 L’affanno fa maggior.
 
 SCENA VIII
 
 VIRGINIA, PIMPA, e poi GIAMPIETRO.
 
 VIRGINIA
1335Dunque ti ha detto il Zio, ch’ei più non pensa
 Farmi a Micco sposar?
 PIMPA
                                            Non pensa affatto.
 VIRGINIA
 Io respiro. Ha veduto alfin, che quegli
 Già dato ha negli eccessi.
 PIMPA
                                                Presso a poco
 Cieco ei non è: ne già potea con voi
1340Oprar da cane.
 GIAMPIETRO
                              Che ffacite lloco?
 PIMPA
 Noi siam calate quì... via su li parli.
 Lo ringrazj. (a Virginia.)
 VIRGINIA
                          Mio Zio, quanto io vi debbo
 Lo conosco, il confesso; e me ne sia
 La memoria scolpita
1345In mezzo al cor, mentre avrò spirto, e vita.
 PIMPA
 L’ho fatta intera come, e quanto voi
 Per le nozze con Micco
 Più impegno non avete, né pensiero.
 GIAMPIETRO
 Io so ommo, che bedo la ragione;
1350Tanto doveva fa. Oje Pi’? l’amico
 Saje, ca mò mmò cca bene?
 PIMPA
                                                     Ed io l’attendo.
 GIAMPIETRO
 È bene nforma spressa. Vedarrimmo
 Bellizze.
 PIMPA
                   Vedrem qualche bella cosa.
 Eh veda, viene a prendersi una sposa.
1355Allegramente, signora: vogliamo
 Divertirci da senno.
 VIRGINIA
                                       Eh, il divertirsi
 Non è per me.
 GIAMPIETRO
                             Che? manco si’ ccontenta?
 VIRGINIA
 In tutto nò: colp’ha quell’empio core
 Che disprezza il mio amore.
 GIAMPIETRO
1360Reccardo dice?
 PIMPA
                               E chi vuol dir?
 GIAMPIETRO
                                                            E ssaje,
 S’io te lo voglio dà?
 PIMPA
                                      Ella fidata
 Alla sua gentilezza...
 VIRGINIA
 Anzi alla sua pietà, che non vuol certo
 Vedermi sì morir...
 GIAMPIETRO
                                      Nce vo gran freoma
1365Co buje autre! ma chillo non te vole:
 No lo sentiste?
 VIRGINIA
                              Ed io vi supplicai,
 Che potreste con lui... che sò... vedere...
 Parlare...
 GIAMPIETRO
                    T’avarragio da fa appriesso
 Lo roffeano.
 PIMPA
                         Oh egli giusto viene.
 VIRGINIA
1370Ah Signor zio, se m’ama...
 GIAMPIETRO
                                                  E ba a deavolo,
 Ca mm’aje rotte se’ corde.
 Accordatillo, e io,
 E ssacce, ca n’è ppoco,
 Nce dongo a ttutto lo conzenzo mio. (si ritira ad ascoltare.)
 
 SCENA IX
 
 RICCARDO, VIRGINIA, e PIMPA, e GIAMPIETRO in disparte.
 
 PIMPA
1375Or è tempo di usar tutto lo sforzo
 Di nostr’arte donnesca.
 VIRGINIA
                                             Ahi con quel mostro
 Tutto si perderà.
 RICCARDO
                                  Fò a te vedermi,
 Virginia, e n’ho rossor; troppo, sì troppo
 Ti feci strazio, e ti fei mille torti.
1380Me ne avviddi alla fine, e pronto sono
 A chiederti perdono.
 Chi mi finsi sinor, con mia vergogna,
 Non son; son quel Riccardo di Livorno
 Cui tanto amar sapesti: ogni altro amore
1385Io già posto ho in oblio, a te rivolta
 Ho già tutto il mio cor, tu, se ancor m’ami,
 Accettalo, e gradisci;
 E se ’l Zio n’è contento,
 Mia dolce, e cara sposa a me ti unisci.
 GIAMPIETRO
1390Lo Zio n’è contentissemo:
 Siate marito, e moglie, e ba benissemo.
 PIMPA
 Or questa è da contar!
 VIRGINIA
                                           Son desta, o sogno,
 Il credo, o nò?
 RICCARDO
                             Ed il Signor Giampietro
 Mi fa pur degno...
 GIAMPIETRO
                                    Fora ceremonee;
1395Chesto lo bo’ lo Cielo, e dda la stessa
 Cosa, comm’è soccessa, se canosce.
 RICCARDO
 Così è.
 PIMPA
                Più cred’io non piangerete? (a Virginia.)
 VIRGINIA
 Consuol sì inaspettato il Ciel mandommi
 Per pietà; sarei morta io tra gli affanni.
 PIMPA
1400Ma viene più in un ora, che in cent’anni.
 VIRGINIA
 
    Già balenar vegg’io
 Un raggio di speranza;
 Già nel mio cor si avanza
 Un lampo di piacer.
 
1405   Se dopo la tempesta
 Giunge sicuro al lido
 Non più del mare infido
 Paventa il passaggier.
 
 SCENA X
 
 GIAMPIETRO, e RICCARDO.
 
 GIAMPIETRO
 Io voglio i pe na cosa nzi’ ccà rrente;
1410Mo torno ccà: vedimmoce, Parente. (parte.)
 RICCARDO
 Sono sempre a servirla. Io par che sia
 Un altro inver: dalle passate smanie,
 Da quei fieri dispetti è franco il core,
 Di cui solo il pensier mi apporta orrore. (parte.)
 
 SCENA XI
 
 TEODORA, ed ASCANIO.
 
 TEODORA
1415Sei sincerato omai?
 ASCANIO
                                       Ah come oddio
 Sospettar non volea dell’amor tuo,
 S’io stesso intesi te parlar poc’anzi
 Col Cavalier...
 TEODORA
                             M’avvidi
 Che tu ascoltando stavi: io simulai con lui
1420Per vendicarmi teco
 Dell’ingiurie già dette.
 ASCANIO
 Quanto, cara, mi costa
 Così fiero tormento.
 TEODORA
 Dunque sgombro già sei d’ogni sospetto.
 ASCANIO
1425Vedi or tu, se per te grande è il mio affetto.
 TEODORA
 Brami più?
 ASCANIO
                         Più desii?
 TEODORA
                                              Ah caro...
 ASCANIO
                                                                  Ah bella...
 TEODORA
 Già che sei mio...
 ASCANIO
                                   Già che mia tu sei...
 A DUE
 Son paghi appien tutti i desiri miei.
 
 SCENA XII
 
 PIMPA, ASCANIO, RICCARDO, GIAMPIETRO, e poi BRUNELLO.
 
 GIAMPIETRO
 Comme l’ammico vene già?
 PIMPA
                                                     E viene
1430Sopra un Gran Carro Trionfale.
 GIAMPIETRO
                                                           O pazzo!
 Creo ca farrà na vista curiosa.
 BRUNELLO
 Viene in tal modo ad incontrar la sposa.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Gran Carro Trionfale sopra il quale viene MICCO vestito con armatura bianca, e Cimiero, precedute da varie comparse in abito Eroico, e Tutti.
 
 MICCO
 Amici, abbiam già vinto al nostro piede
 Cadde il Perzico audace,
1435Or trionfante io voglio
 Entrar cinto di parme in Campidoglio:
 Viddi, e pugnai, aserziti, e Citate
 Sconquassate, e disfatte
 Smarrite, e stoppofatte,
1440Al mio nomme, al mio numme
 Abbassar la cervicia,
 Cacare sotta, e di timor tremanno
 Al lampeggiar del mio furmineo branno.
 Tarche a ragion si dice:
1445Le donne, i Cavalier, l’armi, e gli amori.
 Arma, virumque cano.
 Canto l’armi pietose, e il Capitano.
 GIAMPIETRO
 Sentitevillo? non va’ meza libra
 De tabacco Brasile?
 PIMPA
1450È particolarissimo.
 BRUNELLO
 Anzi matto mattissimo.
 MICCO
 Venni al loco fatale, e venni tutto
 Accimmato, e fastoso,
 Se nfra poch’autri istanti, o nummi eccersi,
1455Avrò da esse Sposo.
 GIAMPIETRO
                              Oh bemmenuto
 Conforma justo mo fusse venuto.
 MICCO
 Ma comme chille llà? chesto che gnifeca?
 GIAMPIETRO
 Gnifeca ca sarranno
1460Spose, e marite, n’è lo ve’?
 TEODORA
 Certissimo.
 ASCANIO
                         Così è.
 MICCO
                                        Ben: finalmente
 O accossì, o accollì me mporta un niente.
 Sol mi premme una cosa,
 Dove stà Pimpa?
 GIAMPIETRO
                                  Eccola ccà presente.
 VIRGINIA
1465Tal vista da piacer.
 RICCARDO
                                     Nobile in vero.
 MICCO
 Pimpa diletta omai si adempia il rito
 Dichiaramoci pur Sposa, e marito.
 PIMPA
 È dover, mi dichiaro. O Cavaliero
 Della mala sciagura, o Errantissimo
1470Errante, o tu che sei
 Quel che non sei; oh quanto dir vorrei
 Ma per uscir d’imbroglio,
 Ascolta, mi dichiaro: io non ti voglio.
 BRUNELLO
 Oh bene.
 GIAMPIETRO
                    E biva Pimpa: nce l’ha fatta.
 MICCO
1475E qual’incontro! O Ciel: che sento! E come!
 GIAMPIETRO
 Mo che site sposate
 E bon prode ve faccia, e sanetate.
 PIMPA
 Basta or sol ch’io dichiari
 Il mio Sposo chi sia: dirollo presto
1480Lo Sposo è un Uom, che mi va a garbo, e a genio;
 E trovando non vo questo, né quello.
 Il volete saper? Brunello è questo. (dà la mano a Brunello.)
 BRUNELLO
 O cara veramente!
 GIAMPIETRO
                                     O veramente
 Femmena!
 MICCO
                        Dici bene. un Uomo grande
1485Ella rinuncia per un Uomo quidam.
 Non è la primma, e non è meraviglia:
 La Donna al fin sempre al peggior s’appiglia.
 Ma voi, voi miei vennetta atroce
 Farrete di mie offese (ad Ascanio e Teodora.)
1490Tu mio parente, e tu Nipote bella,
 Contro la Donna perfita, e rubella:
 Mentr’io per non vederla
 Porto lontano il piè, e andrò ramingo.
 Sulo sulillo il Cavalier arrante
1495Farrò dal Monte cacaso all’Atrante.
 
    Per darvi alcun pegno
 D’affetto il mio core,
 Vi lascia uno sdegno,
 Vi lascia un amore;
1500Ma degno di voi,
 Ma degno di me.
 
 PIMPA
 
    Invitto Guerriero
 Tu parti, e partendo,
 Ci lasci davvero,
1505Ci lasci piangendo.
 Ah miseri noi!
 Ah misero te!
 
 MICCO
 
    Che forse pir me
 Amore nel petto
1510Ti torna a picchià?
 
 PIMPA
 
 Oibò: datti pace.
 
 MICCO
 
 Adunque men vado?
 
 PIMPA
 
 Ti ferma.
 
 MICCO
 
                     E mi vuoi?
 
 PIMPA
 
 Ti dissi, che no.
 
 MICCO
 
1515Non parto, non resto
 A seca molleca
 Vuoi farmi giocà.
 
 PIMPA
 
 Oddio se tu parti
 Il core nel petto
1520Tic tocche mi fa.
 
 MICCO
 
 Che giorno funesto
 Che barbiro cor!
 
 PIMPA
 
 (Più matto di questo
 Non viddesi ancor.)
 
 MICCO
1525Intanto già che io
 Non poterte gaudè gaudete voi
 Ch’io nn’avirrò piacer coppia felice.
 GIAMPIETRO
 Ed io dico lo stesso.
 TEODORA - ASCANIO - VIRGINIA - RICCARDO
 Godrem, se di goder già n’è permesso.
 TUTTI
 
1530A fieri tormenti
 Le gioje, e i contenti
 Si vedono sempre
 Succeder ognor.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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