Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 La Cilla, Venezia, per Giovanni Prodotti, s.d. [1707]
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 La Cilla
 Commeddia pe’ Museca De lo Segnore Col’Antuono Feralintisco. Posta n’Museca da lo Dottore Segnore Michel’Agnolo Faggioli, e da lo stisso deddecata
 À lo’ Llostrissemo Segnore D. Giaseppo Mechele Macaya, Segretario de Jostizia de lo Regno de Napole.
 In Vineggia, Per Gio: Prodotti. Con Licenza de’ Superiori.
 
 Illustriss. Signor mio, e Padrone Collendiss.
 Non v’è machina, che regger si possa, essendo ella priva della sua base: ne verso l’umane azioni ruota mai benigna la sorte, ove manchino le tutelari assistenze. Avendo adunque io vestita, co’ rozzi cenci delle mie note, la presente operetta, quantunque abbia io la conoscenza d’aver fatto cosa di molta lunga dissimile à quelle, che son capaci di gradimento, e d’applauso; confesso, ciò non ostante, un certocché d’ambizione (che può chiamarsi figlia della mia ignoranza) di farla comparire alla vista del Mondo; e passando d’uno in un altro attrivimento, mi son anche fatto lecito di sottoporla alla gran protezione di V. S. Illustrissima. Altro però da voi non desidero, che giustizia, la medesima, che nell’animo vostro degnamente risiede, e, che, con sodo fondamento di legali dottrine, largamente si comparte, mercè la vostra degnissima carica, dalla quale regolate ne vengono tutte le giuste disposizioni di questo Regno; ed ancorche io sappia, che poca giustizia possa toccarmi, stante il demerito delle mie fatighe; dee nulla dimanco appoggiarsi all’aver io esercitato, per mero divertimento, tutto ciò, che hà potuto nascere dalla debolezza del mio talento, ed insieme alla protesta, che fò di ben conoscere le mie imperfezioni, e di non pretendere altro vanto di quello, che mi sarà decretato dall’elevatissimo giudizio di tanti virtuosi, e professori, che risplendono in questa nobilissima Città.
 Vi supplico per tanto à compartirmi benignamente il vostro autorevole patrocinio, ò per dissimpegnarmi da’ maledici col sostener le mentovate ragioni; ò per difender qualche cosa di buono, che forse potesse venirmi censurata, avendo ben voi il modo di poterlo fare, poiche, oltre alle regole della poesia (sù le quali si stabilisce il concerto dell’armonica tessitura,) siete anche perfetto possessore di quelle della musica, e non meno della matematica, che hà coll’armonica una positiva unione, e stante il pregio, che pur vantate d’una profonda filosofia, potete ben considerare quali siano i moti dell’animo, che si destano, ove sian torchi dal misurato sistema di ben ordinata melodia. Ed accoppiando voi alle mentovate scienze (ed altre, che in voi si ammirano) anche la chiara nobiltà de’ vostri natali; vengo perciò io à sperarne più valida, e più temuta la difesa; ed unitamente mi si concederà la gloria di far più celebre al Mondo il gradito carattere, che porto di vostro buon servidore, ove assistito mi vedranno della vostra benigna, e ragguardevole tutela; E resto facendovi divotissima riverenza, col dichiararmi per sempre
 Di V. S. Illustr.
 Div., ed Obligatiss. Ser.
 Michel Angiolo Faggioli.
 
 Ammico Lejetore.
 Le’ parole Fortuna, sciorte, Stelle, ed autre, aggele pe’ cerefuoglie poetiche, pocca chi hà compuosto sta chelleta è Crestejano, e no poco de cchiù. Sacce porzì, ca se diceno da banna tutte chille vierze, che bide segnate co la Stella.
 Se sà buono, ca l’arrure de la Stampa so’ comm’a la provedenzia de lo Cielo, che non manca maje, e perzò supprisce co lo jodizio tujo, si nne staje provisto.
 Sentarraje, ca non se cantano cierte ariette, e recitative; E perzò è buono, che’ sacce, ca s’è fatto pe’ non fa troppo longa la storia; E te so’ schiavo.
 
 Perzune, che parlano.
 
 CIENZO, pescatore, creduto patre de Cilla, (che pò se trova patre de Tore), e nnammorato de Tolla.
 CILLA, creduta figlia de Cienzo, (che pò se scommoglia pe’ figlia de Capetà Masone,) e nnammorata de Tore.
 TORE, creduto figlio de Tolla (che pò se scopre pe’ figlio de Cienzo,) e nnammorato de Cilla.
 CAPETÀ MASONE, nnammorato de Cilla, che pò se trova patre de la stessa.
 TOLLA, creduta Mamma de Tore, e nnammorata de Capetà Masone.
 LUCCIO, pescatoriello, guarzone de Cienzo.
 CANNACCHIA, cannaruto, crejato de Capetà Masone.
 La Scena se fegne à Chiaja, e de tiempo de state, ed’ accommenza doje, ò trè ora nnanze juorno, co la Luna.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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