Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il fantastico, Napoli, Nicolò di Biase, 1743
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA I
 
 MICCO, e BRUNELLO di casa.
 
 MICCO
 Ma, Brunello, poter di Florismarte!
 Queste son certe cose indiaschiciate.
 Al mio mostaccio colla mia adorata
840Fare le guattarelle?
 BRUNELLO
 Queste son bagattelle.
 MICCO
                                           Bagattelle?
 Avria d’avè n’Arrante,
 Pe sopportarle, un pietto di diamante.
 BRUNELLO
 Non vi ricorda (voi l’avete letto)
845Quanto sofferse il vostro Don Chisciotte
 Per la sua Dulcinea?
 MICCO
                                        Si m’allicordo:
 È ber.
 BRUNELLO
               Quanto sofferse il grand’Orlando
 Il qual per la sua Angelica
 (O fiore, o onor de’ Cavalieri erranti)
850Sì gloriosamente andò in pazzia?
 Come per la sua Pimpa
 Appunto dovrà far Vossignoria.
 MICCO
 Come?
 BRUNELLO
                 Non v’è rimedio;
 Altrimenti sarete
855Un Errante di stoppa.
 MICCO
 E io ho da mpazzì?
 BRUNELLO
                                      Ed impazzire
 V’ho da far io.
 MICCO
                             De cchiù?
 BRUNELLO
                                                  Chi fu cagione
 Della pazzia d’Orlando?
 MICCO
 Angelica.
 BRUNELLO
                    E perche? Perche un Eroe
860Si famoso sprezzando,
 A Medoro si unì. Questo Medoro
 Sarò io: Pimpa Angelica;
 Ella voi odierà,
 A me si attaccherà: voi impazzirete;
865Ed eguale ad Orlando diverrete.
 MICCO
 Brunello, vuoi ti dica,
 Che mi vai tillicanno? E d’impazzire
 Già mi vene il golio.
 BRUNELLO
                                        Beato voi
 Se ci arrivate! Ne’ futuri secoli
870Si diranno in eterno
 Poi le pazzie del gran Don Battinferno.
 MICCO
 Poi le pazzie del gran Don Battinferno!
 Brunello, tu...
 BRUNELLO
                            Si stamperà di Voi
 Un libro, intitolato:
875Don Battinferno il matto.
 MICCO
 Comme mo va stampato
 L’Orlanno furioso?
 BRUNELLO
                                     Appunto, appunto.
 Beato voi!
 MICCO
                      Mpazziamo,
 A deavolo, a deavol.
880O un Errante Aroja,
 O niente.
 BRUNELLO
                     E viva: risoluzione
 Degna invero, degnissima.
 MICCO
 Pozzo fa più de tte, Pimpa carissima?
 Impazzirò. Un amante
885Più affinato di me dove si trova?
 BRUNELLO
 Tant’è. (L’è un animal di specie nova.)
 
    Sarà da oggi avanti
 Sua sorte invidiabile.
 Cieli, e che bella cosa!
890Spiegando il suo gran preggio
 Ecco la Fama vola.
 La vede? Io già la veggio,
 Che scorre quà, e là;
 (Che bestia gloriosa!
895La simile non v’è.)
 
    O uomo incomparabile!
 Da tutti si dirà.
 Rinaldo con Gradasso
 Astolfo, e gli altri Erranti
900Anderan tutti a spasso,
 Non serviran più un zero.
 (Lisciarlo fa mestiero
 Per quel, che fa per me.)
 
 SCENA II
 
 MICCO, dopo RICCARDO.
 
 MICCO
 Io già mi sento friggere
905Tutto il sango. Or leggimmo un poco il Testo,
 E gghiammo studianno
 Comme a sto caso se portaje Arlanno. (cava di sacca l’Ariosto, e si mette a leggere.)
 RICCARDO
 Sarà ver; che a un continuo
 Supplicar non si scuota
910Di Teodora il cor empio,
 Fatto per me di crudeltade esempio?
 MICCO
 Appunto. Quà Orlando giogne al rivo
 Co l’arboscielle eccetera,
 Ddo trova scritto: Angelica, e Medoro.
 RICCARDO
915O Dio! d’affanno io moro, ed incomincio,
 Di speme già a cader.
 MICCO
                                          Quà va a la grotta
 E legge un’altra volda, e resta stotico.
 RICCARDO
 Io son confuso, e non so che risolvere.
 MICCO
 Ah! qua poi non po piangere, ed abbotta.
920Povero Cavalier! vi a quanti nfrussi
 Sì e soggetto un Arrante,
 Un Ariosa come quello.
 RICCARDO
 Parleronne a Brunello; io per suo mezzo
 Mie nozze pattouii con Battinferno.
925Egli farà... Ma o Dio! che far mai può?
 MICCO
 Quà poi piagnette il misero, e sfoco
 Puro fuje buono, ca potea crepare.
 RICCARDO
 No, non puossi il mio mal più riparare.
 MICCO
 Quà poi si squarciò i panni, e mostrò ignudo
930Lo spito al ventre... Che? No spito al ventre?
 Chesto si non farrò. Ma fosse arrore
 De stampa.
 RICCARDO
                        Ingiusto Cielo! (e così dicendo va verso Micco il quale si accorge di lui.)
 MICCO
                                                     O Cavaliero.
 RICCARDO
 O addio.
 MICCO
                   Fammi piacer, leggi quà. E poi...
 RICCARDO
 “E poi si squarciò i panni, e mostrò
935“L’ispido ventre...
 MICCO
                                    Chiano:
 Non dice llà: lo spito al ventre?
 RICCARDO
                                                          Dice
 “L’ispido ventre, e tutto il petto, e ’l tergo;
 “E incominciò la gran pazzia sì orrenda,
 “Che de la più non farà mai chi ’ntenda.
 MICCO
940Ah? che ti par? Quando facette Arlanno
 P’addiventare Aroja! Noi che facciamo?
 Simmo Arranti di stoppa
 E io, e lei.
 RICCARDO
                      Ah! che mi vo pensando,
 Che dovrò fare assai peggio d’Orlando.
 MICCO
945E no, io lo farrò, io mpazzirraggio
 Quanto primma: che n’ho l’accasione.
 RICCARDO
 Anzi io n’ho più di lei forte cagione.
 MICCO
 Comm’a ddi?
 RICCARDO
                            Le par poco
 Di sua Nipote il tratto?
950Mi pospone a Giampietro, per Giampietro
 Mi rifiuta, mi scaccia, e m’odia a morte!
 MICCO
 Lei cosa dice? Poco fa al contrario
 S’è dichiarata qua in presenzia mia,
 E mpresenzia a Giampietro: into a la faccia
955Di lui nce lo dice: Son destinata
 Al Cavalier del Sole.
 RICCARDO
 Possibil? di pensier dunque è cangiata.
 MICCO
 Cangiata? questo è l’obbrigo; nfra noi
 S’è appontato accossì. Bravo! nce stanno
960Pe mmiezo le pparole di due Arranti.
 O siamo arranti, o siam mazzi di fieno.
 RICCARDO
 Lei m’infonde or nel seno
 Un consuol non sperato. Oh ella appunto.
 MICCO
 E ben discorri seco,
965Che trovarrai quant’io mo ho detto teco. (ed in disparte si mette di nuovo a leggere.)
 
 SCENA III
 
 TEODORA, e i sudetti.
 
 RICCARDO
 Vita mia, mio conforto, e mio tesoro,
 Non più mesto qual pria, ma tutto lieto
 Mi vedi innanzi a te; da ciò abbastanza
 Puoi comprender quant’hai
970Sopra il mio cor, sopra di me possanza.
 TEODORA
 Che vuol dirmi con ciò?
 RICCARDO
                                              Felice al fine
 Render già mi volesti; ecco amorosa,
 Anzi pietosa a me ti mostri; al fine,
 Posto in oblio Giampietro,
975M’accetti, e mi fai tuo.
 TEODORA
                                            Che? Cosa parli?
 Io t’accetto? Tu mio? Ti sogni?
 RICCARDO
                                                          Il zio
 Mi disse...
 TEODORA
                      E pur col zio? Me intender devi
 Non già ’l zio: io ti dissi, che non t’amo,
 Io ora tel confermo; anzi non solo
980Non t’amo, ma ho per te odio infinito.
 MICCO
 Uh che mbroglio nc’è quà! e quante cose
 Avrò da fa, quanno po so’ mpazzito!
 RICCARDO
 Come...
 TEODORA
                  Ma troppo omai, e più del troppo
 Tedioso a me ti rendi!
985E intendila una volta, intendi, intendi.
 
    Tu meco spargi a i venti
 I tuoi lamenti;
 Son sorda i prieghi tuoi
 Pregar ben puoi.
 
990   Intendi si, si intendila:
 Affatto di me scordati,
 Né annojarmi più.
 
 SCENA IV
 
 RICCARDO, e MICCO.
 
 RICCARDO
 Dunque... Ma tanto sofferir non puossi
 Signor don Battinferno,
995Siam noi, o non siam noi?
 MICCO
                                                  O lasciami sta mo.
 RICCARDO
 Ma lei pur mi burlò.
 MICCO
                                        Io?
 RICCARDO
                                                 Sua Nipote...
 MICCO
 E bidetella co essa; mo io...
 RICCARDO
 No: io vo...
 MICCO
                       Ma vo lei mo nfracitarmi.
 RICCARDO
 Dico...
 MICCO
               O malor!
 RICCARDO
                                  Ma che maniera è questa?
 MICCO
1000Ma io mo sto co l’impazzire in testa. (e via.)
 
 SCENA V
 
 GIAMPIETRO, VIRGINIA, e PIMPA di casa e RICCARDO.
 
 GIAMPIETRO
 Ddov’è? ddov’è?
 VIRGINIA
                                 Nol vede?
 GIAMPIETRO
                                                      Chillo?
 PIMPA
                                                                      Quello.
 GIAMPIETRO
 (Mo te l’agghiusto) Schiavo, mi patrone. (intanto Virginia e Pimpa si mettono in disparte.)
 RICCARDO
 Servidor vostro.
 GIAMPIETRO
                                Uscia
 È il Cavalier del Sole?
 RICCARDO
1005Io sono.
 GIAMPIETRO
                  Uscia
 S’ha da sposà sta sia Tiodora?
 RICCARDO
                                                         Il Zio
 Me l’ha promessa.
 GIAMPIETRO
                                    Uscia
 Canosce a mme?
 RICCARDO
                                  Io no.
 GIAMPIETRO
                                               E uscia saccia,
 Ch’io so Giampietro lo quale Spichetto,
1010Co n’arrante, e cco dduje, co sseje, co binte
 Se fa na poneata.
 PIMPA
 (Il Padrone tropp’alta l’ha pigliata!)
 VIRGINIA
 (O Dio! avesse mai
 A succedervi danno?)
 RICCARDO
                                          Io non so cosa
1015Voglia dirmi. (Non mancami altra angustia.)
 GIAMPIETRO
 Voglio di, ca Tiodora
 Stace pe mme.
 RICCARDO
                              Per lei?
 GIAMPIETRO
                                               Né mme la faccio
 Lavare manco da...
 RICCARDO
                                     Io so, che ’l Zio
 A me vuol darla.
 GIAMPIETRO
                                 A tte? Perche si’ Arrante?
1020Perche si’ no mpostore? Che te cride,
 Ca non si’ canosciuto,
 Ca te chiamme Reccardo,
 E cca si’ de Levuorno?
 RICCARDO
                                           Io? sbaglia.
 GIAMPIETRO
                                                                  Sbaglio?
 Mmalo’... Comme...
 RICCARDO
                                       Ma se...
 GIAMPIETRO
                                                        Lo buoje negare?
1025Tu vaje cercanno...
 RICCARDO
                                     O Dio!
 Vuol saper chi son io? Io sono un misero,
 Un male avventurato; Uno a cui guerra
 Non cessan mai di fare e Cielo, e terra. (e si disperato va per partirsi, ma s’incontra con Virginia.)
 VIRGINIA
 Mi piace: è un bella trovata
1030Questa di disperarsi
 Per fuggir i rimproveri, che merti
 Per gl’inganni, che adopri.
 RICCARDO
                                                   Ma potrebbe
 Virginia omai quetarsi meco, è vano
 Usar quest’arti, è vano
1035Cercar più modi, ond’io
 Mi pieghi all’amor suo, quando sa bene,
 Ch’io disdegno il suo amor, questo è un volere
 Essere a forza amata, ed è un volere
 Porre un uomo alle strette, a quel, che veggio.
 GIAMPIETRO
1040(Chesta mo è n’autra votta.)
 PIMPA
                                                      (E ha fatto peggio.)
 RICCARDO
 
    Si dia pace, o almen non sia
 Sì ostinata in darmi guerra.
 Se nemica m’è la stella,
 Basta quella
1045Ad atterrarmi;
 Basta a farmi disperar.
 
    Se si vuol poi la mia morte,
 Via su morte a me si dia:
 Quell’orror, che in lei si serra,
1050Non sarà per me si fiero
 Avrà fin mia vita, è vero,
 Ma avrà fine anche il penar.
 
 SCENA VI
 
 GIAMPIETRO VIRGINIA, e PIMPA.
 
 GIAMPIETRO
 Mbe? comme va sto mbruoglio?
 PIMPA
                                                             (Or udiremo
 La rovina di Troja.)
 GIAMPIETRO
                                       Non respunne?
1055Chillo c’ha ditto?
 PIMPA
                                  (Quei gliel’ha cantata.)
 GIAMPIETRO
 Ohje? respunne, o no?
 PIMPA
                                            (Già s’è stuonata.)
 VIRGINIA
 Signor Zio, io pensava
 Ciò, che passa, nascondervi; ma pure,
 Fatto cuore, risolvo
1060Dirvi il tutto.
 PIMPA
                           E fa bene.
 VIRGINIA
                                                Alfine è meglio
 Una volta arrossire,
 Che cento impallidire.
 PIMPA
                                            Fa benissimo:
 Le cose chiare; è poi uomo è il Padrone
 Capace di raggione; dite dite.
 GIAMPIETRO
1065Comme veo, mme volite
 Mettere mmiezo. Parla.
 VIRGINIA
                                              Ma vi prego
 A non montare in furie.
 GIAMPIETRO
                                              A ffurie simmo?
 PIMPA
 Non sapete? Le furie mai fur buone.
 GIAMPIETRO
 Si si. Parla.
 VIRGINIA
                        Io da che, vivo mio Padre,
1070Dimorava in Livorno,
 M’invaghij di Riccardo, ascosa tenni
 Però colà mia fiamma; Intanto il Padre
 Passò di vita, ed io dovetti in Genova
 Venirne a voi: partiste voi per Napoli
1075Ultimamente, (ahi lassa!)
 Il mio ben quà rividi (ahi non l’avessi
 Riveduto giammai.) di farlo inteso
 Del mio amor procurai; l’empio con scusa
 Vane lo rifiutò; disse, ch’ei quegli
1080Non era ch’io credea, che d’Oriente
 Venuto era (Guardate
 Che menzogne sfacciate!) E che doveva
 Teodora impalmar; con ciò crudele
 Fu meco sempre, ed or, come già udiste,
1085Fermo è in sua crudeltà: sol perche io scoppj
 Di spasmo, e ambascia.
 PIMPA
                                              Ve’ che alma ingrata!
 GIAMPIETRO
 Mannaggia ll’ora, che non sì crepata.
 PIMPA
 (Oimè?) Comme? sso ntrico
 Tu tiene pe le mmano, e ssaje le mpigno,
1090A cchesto io co Micco? Pe ssa causa
 Non vuoje a chillo? Perzò mme pregave,
 A non montare nfurie?
 Io montaraggio nfurie,
 Mme sagliarrà lo cancaro,
1095Farraggio no strevereo,
 Che nn’agge mente campe a avè memoria.
 PIMPA
 Uh uh che fu! Pietà con quella misera.
 GIAMPIETRO
 Zitto tu, si’ non vuoje te piglio a scoppole,
 E tte guasto li ricce.
 VIRGINIA
                                       Ah Signor Zio, (s’inginocchia.)
1100Eccomi a piedi suoi. D’ogni rigore
 Questa volta si spogli, e meco sia
 Tutto compiacimento.
 PIMPA
                                           Compiacetela. (s’inginocchia.)
 Ve ne prego ancor io.
 GIAMPIETRO
                                         Mo mme peglite.
 VIRGINIA
 Ah sì: non sol permetta, ma s’impegni,
1105Che Riccardo sia mio.
 GIAMPIETRO
                                           Che?
 PIMPA
                                                       Fate, fatela
 Contenta.
 GIAMPIETRO
                     A cchi? Vi co cche facce cennere
 Che mme lo stanno a ddì! Tu no la ntienne,
 Ca t’aje da peglià Micco.
 VIRGINIA
                                               Io Micco?
 GIAMPIETRO
                                                                   Micco.
 PIMPA
 Micco Papera?
 GIAMPIETRO
                              Papera.
 VIRGINIA
                                               Senz’altro?
 GIAMPIETRO
1110O vuoje, o non vuoje.
 PIMPA
 Indubitatamente?
 GIAMPIETRO
 O che schiatta, o che crepa.
 VIRGINIA
                                                    O Dio son morta.
 GIAMPIETRO
 Eh vedo, ca resciate.
 PIMPA
 Se ne morrà da senno.
 GIAMPIETRO
1115E cche mme mporta?
 VIRGINIA
 Nulla dunque lo preme una nipote?
 GIAMPIETRO
 Gnernò.
 PIMPA
                   Né il suo morire fa rimorso.
 GIAMPIETRO
 Gnernò.
 VIRGINIA
                   O è fera, o furia.
 PIMPA
                                                   O è tigre, o è orso. (s’alzano.)
 GIAMPIETRO
 E ttiempo perzo; a mme no mme spostate.
1120No nce vastano manco carcassate.
 
    Segnora mia bellissema,
 Puoje chiagnere, e strellà. (a Virginia.)
 Sia Squinzia mia carissema
 Puoje dicere, e parlà; (a Pimpa.)
1125Tutt’è gghittato a mmaro:
 A mme da ccà mme trase,
 E mm’esce po da ccà.
 Io songo già ostenato:
 Lo ruospo è già ncocciato,
1130E no nc’è cchiù che ffa.
 
    Ntennimmola, ntennimmola;
 No mme facite dicere
 Cchiù chello, ch’aggio ditto,
 Perché, si no, a deritto
1135Mme mpesto comme va.
 
 SCENA VII
 
 VIRGINIA, e PIMPA.
 
 PIMPA
 Voi in sostanza andaste per la decima,
 E vi lasciaste i sacchi; credevate
 Di far gran che, scoprendo
 L’intrigo di Riccardo al Signor Zio,
1140E fu peggio: Riccardo
 La fe a voi.
 VIRGINIA
                       Che ne dici or di quel crudo?
 PIMPA
 Io dico, ch’è crudissimo.
 VIRGINIA
                                               E del Zio?
 PIMPA
 Oh! crudissimo, e mezzo.
 VIRGINIA
                                                 Ah che la loro
 Perversa ostinazione
1145Già mi sospinge in preda
 A non intesa disperazione.
 PIMPA
 No no: che l’uno, e l’altro...
 Forse... Veda: le cose...
 VIRGINIA
                                            Eh ben conosco,
 Che già nacqui infelice;
1150Ogni Stella mi è avversa: onde né bene,
 Né pace, né consuol sperar mi lice.
 
    Piango dolente
 Sospiro misera:
 Né v’è chi sente,
1155Chi per me scuotesi.
 Mercé il mio core
 Chiede ad amore,
 Lungi è mercé;
 Pietà ad amore
1160Grida quest’alma,
 Morta è pietà.
 
    In tale stato
 Sì abbandonato
 Sperar poss’io?
1165E come, o Dio!
 S’è vanità?
 
 PIMPA
 
    E tanti guai
 Per troppo amare!
 Malabbia amore,
1170E quando mai
 Amar ci fa.
 
 SCENA VIII
 
 MICCO, ed ASCANIO.
 
 MICCO
 Il quello, Signor mio, di farci Aroja
 Mi stace quà.
 ASCANIO
                            Ma il vedo di cervello
 Sbalordito non po.
 MICCO
                                     S’ho da mpazzire,
1175Nzajanno mi nci vo piano pianello.
 ASCANIO
 Oh che impazzire!
 MICCO
                                     Che mpazzì? Cotesta
 La quintassenzia è de n’Aroja; Orlanno
 Perch’è Orlanno? Perrò stampato è il libro
 D’Orlanno furioso: il libro ancora
1180Si stamparrà di me; e sarrà il titolo:
 Don Battinferno il matto.
 ASCANIO
                                                 (Faccia il Cielo,
 Ch’egli alla fin non scappi.)
 Or lasciam questo,
 Signor Don Battinferno, e delle nozze
1185Di sua nipote discorriam, se a grado
 L’è però.
 MICCO
                    Sì.
 ASCANIO
                            Eh scusi, s’io curioso
 Son de’ suoi fatti: come amico...
 MICCO
                                                            Eh burla
 Mia nipote tituba.
 ASCANIO
                                    E, me presente,
 Non dichiarò a Giampietro il suo volere
1190A prò del Cavaliere?
 MICCO
                                        Ma mo nnanze
 Col Cavalier svoltò,
 E da se il ributto.
 ASCANIO
                                   Sembra ella adunque
 Irresoluta ancor, se all’uno, o all’altro
 Porger debba sua destra.
 MICCO
                                                Io già l’ho detto,
1195Che tituba.
 ASCANIO
                        Chi sa che, d’ambedue
 Invaghita non sia, e lasciar questo
 Le spiace, come quello?
 MICCO
                                              Po essere.
 ASCANIO
 E sarà. (Ah che l’accorta
 Pasce me di parole, e in fatti poi
1200Ha il cor rivolto altrove. Or lei che pensa.
 MICCO
 Io mo penso a mpazzì.
 ASCANIO
                                            Dico de due
 A chi pensa mai darla?
 MICCO
 O mo a sto lotino
 Voglio justo pensà? Se pigli all’ultimo
1205Chi cancaro vo essa; o questo, o quello
 Mannaggia l’or... Oh! vecco il mio fragello. (vedendo venir Giampietro.)
 
 SCENA IX
 
 GIAMPIETRO, e i sudetti.
 
 MICCO
 La riverisco.
 GIAMPIETRO
                          A lo ffrisco.
 ASCANIO
                                                 Io v’inchino.
 GIAMPIETRO
 Oh che d’è? spesseate pe sto luoco.
 Vorrite arranteggiare n’autro ppoco
1210N’è lo ve’?
 ASCANIO
                       Raggionando
 Quà portommi l’amico.
 GIAMPIETRO
 L’amice?  E ttu ssaje, ca nce so core (a Micco.)
 De truono? Lo si Arrante de lo Sole
 N’è manco Arrante de la notte, ll’aggio
1215Scoperto a rramma, è stato canosciuto
 Pe ttaie qual’iss’è.
 MICCO
                                    Che non è arrante?
 GIAMPIETRO
 È cuorno; e no forfante.
 Che ba cagnanno nomme,
 Pe mbrogliare la gente.
 MICCO
1220Come? non è benuto da Oriente?
 GIAMPIETRO
 È benuto da... chiochiero,
 Che t’agliutte sse nnorchie!
 ASCANIO
                                                    Il creda, il creda,
 Signor Don Battinferno,
 Ch’ei v’ingannò; meriterebbe pena.
 GIAMPIETRO
1225Che? ve mporta sto fatto?
 ASCANIO
 Come a suo amico.
 GIAMPIETRO
                                     O comme appasseonato
 De la nepote?
 ASCANIO
                            Io? sbaglia
 Se ciò pensa io per me...
 MICCO
                                               Quist’ommo lloco
 Mi fu antiposto da Brunello; lui
1230È stato lo mezzano al matrimonio.
 GIAMPIETRO
 Pacchiano! E ttu da chillo fantappede
 Te faje nfenocchià?
 MICCO
                                      Vide il dimonio!
 Ma vecc’isso. (vedendo venir Brunello.)
 
 SCENA X
 
 BRUNELLO, e gli anzidetti.
 
 MICCO
                            Scutier, quà nc’è un gran mbroglio
 Col Cavalier del Sole.
 BRUNELLO
1235Imbroglio? (che sarà?)
 MICCO
 Quillo chi è?
 BRUNELLO
                          Come chi è! È un errante
 Venuto d’Oriente.
 GIAMPIETRO
                                    È lo mmalanno,
 Che die’ tedia a tte, e a isso,
 Mbrogliune, fauze. Arrante, Cavaliero,
1240Oriente! Vi che rrobba
 Nce vonno i vennenno. Quanno chillo,
 Aggiò apporato, ch’è no Levornese,
 Che se chiamma Reccardo.
 Figlio a no tale Giorgio Semonese.
 BRUNELLO
1245Chi ha detto ciò?
 GIAMPIETRO
                                  L’ha ditto...
 ASCANIO
                                                         Ma il tramare
 Simili inganni, e disturbar con questo
 Gli altrui fatti, ella è gran furfanteria.
 GIAMPIETRO
 Patro’ mmio, llossoria pe sto neozio
 Non troppo nce aggia appretto;
1250Mme lo bed’io?
 ASCANIO
                                Troppo ha di me sospetto! (si tira in disparte Giampietro.)
 Senta.
 GIAMPIETRO
               Mo mme capacete.
 BRUNELLO
                                                   (Chi mai
 Scoprigli il tutto?)
 MICCO
                                    Ne Brunel, ste ccose...
 BRUNELLO
 E colui state audir? Colui le cose
 Le impasticcia a suo modo.
 GIAMPIETRO
                                                    Confarfateve, (a Micco e a Brunello.)
1255Jate arremmedeanno; ma è buscia:
 Io voglio cunto...
 MICCO
                                 Oh lei
 Mi ammazza, Sior Giampietro! Cento, e scunte
 Mo non è ttiempo de sso cunto.
 GIAMPIETRO
                                                           È ttiempo
 Mi, e ssempe, e ttu...
 MICCO
                                         Ed io dico, ca mone
1260N’è tempo, né di questo, né di quello.
 Mo ho in capo il conto di sboltà il cervello
 Mo solo Pimpa...
 GIAMPIETRO
                                 Pimpa? si cchiù a Pimpa
 Tu tienemente, o pienze: ed atten’autro (a Brunello.)
 Si n’asciuoglie co cchella, mare vuie!
1265Ve pi... Ve piglio a schiaffe a tutte duje.
 BRUNELLO
 Costui...
 MICCO
                   Schiaffi a un Errante, e al suo Scutiero?
 Questo è n’aggravio granne.
 BRUNELLO
                                                     E grande invero.
 ASCANIO
 Non si alteri cossi, poiché...
 GIAMPIETRO
                                                    Co cchisse
 Lloco nce vo auterà?
 MICCO
                                        Troppo sconnetti
1270Mo, Giampietro Riccetti.
 E ciò...
 GIAMPIETRO
                E ttu che?
 MICCO
                                     Ti parlo
 Con Ciera brusca, e in tuon severo...
 GIAMPIETRO
                                                                    Caspita!
 MICCO
 Che, se lei non connette,
 All’armi venirrem.
 BRUNELLO
                                     (Che belle cose
1275Che v’escono di bocca!)
 GIAMPIETRO
                                             Micco Papera
 Co mmico all’arme?
 MICCO
                                        Teco; tieni, e tieni:
 E al fine.
 ASCANIO
                    Eh via...
 GIAMPIETRO
                                      E all’arme.
 MICCO
                                                            E all’arme vieni.
 Brunel, si Ascanio.
 GIAMPIETRO
                                     Aspe’. Laccheo, Laccheo
 Scinneme ca na varra. (chiama dentro la sua Casa.)
 MICCO
1280(Varra? malora!) Io vao a peglia la lanza. (e fugge verso la Torra.)
 BRUNELLO
 E io vo a pigliar lo scudo. (e fugge dentro la casa.)
 
 SCENA XI
 
 ASCANIO, e GIAMPIETRO.
 
 ASCANIO
                                                 (E andò pulita.)
 GIAMPIETRO
 Addo’ so’? So’ fojute... Ah belacchione, (si accorge di Micco, che non ancora è entrato, lo vuol seguitare, ma Ascanio lo trattiene.)
 Lloco staje...
 ASCANIO
                          Ma si fermi ch’è vergogna.
 GIAMPIETRO
 Le... Ma s’è nchiuso: dinto isso ha raggione
1285Ma mo l’agghiusto io.
 ASCANIO
                                          Del suo giudizio
 Usi in tal congiuntura; al fin rifletta,
 Ch’ave a far con un pazzo. Io qual la sento
 La dico: in mezzo a tanti
 Inviluppi di cose, ed in procinto
1290D’aversi a perder, se mai fossi in lei,
 Non badando, né a nozze, né a puntigli
 D’ogni impegno con lui mi scioglierei.
 GIAMPIETRO
 Bella conzunta! Comme io non sapesse
 Li fine tuoje. E ttu jere muorto mpiso. (Al servidore il quale è calato con un grosso legno.)
1295La llà, scassa, sfracassa chella porta. (Il servidore s’avvia verso la Torre, e va a battere la porta di quella col legno.)
 
 SCENA XII
 
 MICCO dalla finestra della Torre, BRUNELLO dal balcone di casa, ASCANIO, e GIAMPIETRO.
 
 MICCO
 Ddo sei tu, do sei tu, che ti sconfidi
 Maneggiar l’armi bianche,
 E vai trovanno varre; se sei omo... (qui il servidore batte.)
 Chi è lloco?
 BRUNELLO
                        (Cancherusse! quì non burlasi.
1300Va e non fuggir.)
 GIAMPIETRO
                                  Dà forte.
 MICCO
                                                     Olà tu ardisci,
 Fellon, con l’empia barra atterrar l’usciolo
 D’un Castello incantato?
 BRUNELLO
 Padron, non tema: qui sto io.
 MICCO
                                                       Ma l’Oste
 Batte là co arieti, e catapulte.
 BRUNELLO
1305L’uscio è forte, non dubiti.
 GIAMPIETRO
 Carreca. (al servo.)
 ASCANIO
                    A me par giusto di vedere
 Una Commedia: io mi ci vo sedere. (siede.)
 MICCO
 Tira da lloco tu saette, sassi,
 Palle bituminose,
1310Pece scquagliata...
 BRUNELLO
                                    Lo faran trappoco
 Gli Sporti neri, c’hanno in guardia il loco.
 MICCO
 Lo senti? Vuoi sta frisco (al servo.)
 Se non t’arrassi. Ne? Poi sta battaglia
 Si stamparrà al mio libro? (a Brunello.)
 BRUNELLO
                                                    In primo capite.
 GIAMPIETRO
1315Ddo si’ ttu? Vienetenne, ca non manca (al servo.)
 Po tiempo.
 MICCO
                       Ah codardaccio,
 Abbannoni già il campo? (a Giampietro.) Lo facettero
 Apprenseone li spiriti negri. (a Brunello.)
 BRUNELLO
 Co i spirti: non si burla.
 GIAMPIETRO
                                              Ve vogl’io
1320Fa vedè po li spirete addavero;
 Mo non site fuiute? N’autra vota
 No ve faccio foi.
 MICCO
                                Si si, nfratanto
 Noi cantiam la vittoria, e a tte lo sfrisco
 Resta di codardia.
 GIAMPIETRO
1325No ve faccio foì previta mia.
 MICCO
 
 Che buoi far mo che sei stato
 Vinto in guerra, e debbellato
 Se vai a ncaforchiare,
 Meglio fai.
1330Dico bene? (a Brunello.)
 
 BRUNELLO
 
                         Bene assai.
 
 GIAMPIETRO
 
 Chiacchiarea mo che staje ncoppa;
 Ma non sempe è biento mpoppa.
 Quanno abbascio nce scontrammo,
 Po parlammo;
1335Li colure aje da mutà.
 
 MICCO
 
 Taci olà. Non vuoi pensare,
 Che sommesso, che arrimesso
 Parla il vinto al vincitore?
 Non è bero? (a Brunello.)
 
 BRUNELLO
 
                           Si Signore.
 
 GIAMPIETRO
 
1340Tu n’abbuone? Siente...
 
 ASCANIO
 
                                              Or via (alzandosi da sedere.)
 Può finirla.
 
 GIAMPIETRO
 
                        E scusa uscia.
 Siente a mme: pe sta Cetà
 Io te voglio fa frostà. (a Brunello.)
 
 BRUNELLO
 
 C’ho da dire?
 
 GIAMPIETRO
 
                            Va a la forca. (a Brunello.)
 
 MICCO
 
1345Parli meco...
 
 GIAMPIETRO
 
                          Fuss’acciso. (a Micco.)
 
 BRUNELLO
 
 Dico solo...
 
 GIAMPIETRO
 
                       Guitto mpiso. (a Brunello.)
 
 MICCO
 
 Lei non vole...
 
 GIAMPIETRO
 
                             Razza sporca. (a Micco.)
 V’avarraggio io d’agghiustà.
 
 MICCO - BRUNELLO
 
 Ora mo tu puoi sonà.
1350Gracchi pur, che ben li sta.
 
 ASCANIO
 
 Ma vi par, che a voi conviene...
 
 GIAMPIETRO
 
 Lossoria che bo da mene?
 Mm’ave rotte corde tridece,
 Pare propeo, che mme tilleche;
1355E io mo bello mme rrevoto,
 E cottico mme la sboto;
 E ba a monte quanto nc’è. (e va infuriato.)
 
 MICCO - BRUNELLO
 
 L’è un, incanto, incanto affè.
 Non è uomo, è furia affè. (entra.)
 
 ASCANIO
 
1360Tal disturbo a me giovare
 Potria ben, se pur colei,
 Ch’è cagion de’ mali miei,
 Non m’inganna, e serba fe.
 
 SCENA XIII
 
 TEODORA, ed ASCANIO.
 
 TEODORA
 Ascanio, cosa accadde
1365Tra Giampietro, ed il Zio?
 ASCANIO
                                                  Venuti insieme
 Sono alle brutte. Orsù tempo, o Teodora,
 Or è, se pur tu vuoi,
 Chiarir miei dubj.
 TEODORA
                                     E siamo a dubj ancora?
 Né ti basta...
 ASCANIO
                          Or tu puoi
1370Certo farmi,  se amor per me ti punge;
 Da te dipende.
 TEODORA
                              O Dio! tal favellare
 L’alma mi passa.
 ASCANIO
                                  No, Teodora, a’ fatti
 Venir si de; son le parole vane,
 Né io credo a parole.
 TEODORA
                                        E che far debbo!
 ASCANIO
1375A me poc’anzi disse il Zio, che poco
 A lui cal, se tu impalmi
 Giampietro, o il Cavaliero; or, rifiutando
 Così l’un, come l’altro,
 Per me tua volontà spiega, e fa nota
1380Ferma in ciò ti dimostra; e ’l modo sia
 Ben questo, ch’io sia tuo, che tu sii mia.
 TEODORA
 Troppo Ascanio le cose
 Facili si dipinge! E che? Giampietro,
 Il Cavaliero, in ciò non si opporranno?
1385Nulla operan col Zio?
 ASCANIO
                                         Nulla porranno
 Appo il Zio, né Giampietro,
 Né il Cavalier; fu questi
 Già scoverto impostor, che non sia errante
 (Com’essi dicon.) Quegli è già con lui
1390Disturbato in tal guisa, che mal ponno
 Rappattumarsi più. Onde siam certi
 Noi d’ottener l’intento.
 TEODORA
                                            E chi ti accerta?
 Chi può dir, che ’l Zio poi (Sai ch’uomo è egli)
 Sia contento a te darmi?
 ASCANIO
                                               E quanti dubj
1395Suscitando mi vai! Or parla aperto
 Meco, o Teodora: di, che mi lusinghi,
 Di che mi burli; di, che a te serv’io
 Di passatempo; di, che sei una finta,
 Una ingannevol donna,
1400Una indegna, una...
 TEODORA
                                       Ascanio,
 Or soverchio trascorri in si vil guisa
 Trattandomi, che forse!... Ah! ch’io starei
 Per maledire amor...
 ASCANIO
                                         Debb’io, debb’io
 Maledirlo, che troppo
1405Mi ti fa amare.
 TEODORA
                               E tu d’amarmi lascia,
 E una volta finiscila.
 ASCANIO
                                        Teodora,
 T’incominci a spiegare.
 TEODORA
 M’obliga a un tal parlare il tuo parlare.
 
    Amante tu non sei,
1410Ma un rio tiranno barbaro,
 Ognor di strazj rei
 Modo novel tu mediti.
 Amar così una misera
 È farla ogni momento
1415Di stento spasimar.
 
    Se stil non cangerai,
 D’odio cagion sarai;
 Amato esser non puoi:
 Se amato esser tu vuoi,
1420Imparati ad amar.
 
 SCENA XIV
 
 ASCANIO.
 
 ASCANIO
 Ecco al fine
 Tutti i sospetti miei, ecco Teodora
 Infedele viepiù, ch’io non credei.
 Ma con qual arte rea procura, e cerca
1425Ricoprir sue mancanze.
 Fino ad incolpar me! No: pria suoi fulmin
 Su di me il Cielo avventi,
 E mi atterri, e mi annienti.
 Sì si, donna si ria
1430Di tutti gli odj miei l’oggetto sia.
 
    Ma come... oimè!...
 Come... potrò
 Dall’alma svellere...
 Ahi quella imagine,
1435Che la delizia
 Fu del mio cor?
 
 Misero! Non mi fido;
 Debole son pur troppo, io lo confesso:
 Ed (oh chi ’l crede)? hò rabbia di me stesso.
 
1440   D’un viver sì penoso
 Deh venga il fine omai
 Cielo, sarai pietoso,
 Se mi farai morir.
 
    O voi, che non amate,
1445Deh non v’innamorate:
 Costa pur troppo amore
 A un infelice core,
 Sol chi lo sa il può dir.
 
 SCENA XV
 
 BRUNELLO di casa, dopo MICCO dalla Torre.
 
 BRUNELLO
 Vi stasse qui per sorte, o per disgrazia
1450Quel Lion scatenato di Giampietro! (guardando da per tutto.)
 Quegli non scherza. Ei fa mestier, ch’io pensi
 Un po al mio pelliccione.
 MICCO
                                                Pis, pis, Brunel.
 BRUNELLO
 Padrone.
 MICCO
                    Osserva; squatra,
 Vi nce fosse l’amico.
 BRUNELLO
                                        Ho già osservato,
1455Né v’è niun: venite, e non temete.
 MICCO
 Non è pe lo temere,
 Mai tremono l’Arranti;
 E cca io... (qui Brunello guardando nella casa di Giampietro fà segno che vengono genti.) Cosa l’è?... Parla Brunello.
 BRUNELLO
 Sento in quell’uscio là...
 MICCO
                                              Cosa mai senti?
 BRUNELLO
1460Parmi gente...
 MICCO
                             E sarà quel zorfarello. (Micco si mette a fuggire, al che fugge anche Brunello, ma questi accorgendosi, ch’è Pimpa, che viene, fa cenno a Micco, il quale si trattiene.)
 
 SCENA XVI
 
 PIMPA di casa, e i suddetti.
 
 PIMPA
 
 Chi sa mai dove ne sta
 Quel, che io cercando vo:
 Bel regalo io dar li vo,
 S’egli a me lo porterà.
 
 BRUNELLO
 
1465Quei, che cerchi...
 
 MICCO
 Zi, zitto: io vo rispondere...
 (Sta attiento pe Giampietro) Io vo rispondere
 A quel nume, al cui tanto, ahi! ho servito
 O mal visto, o mal noto, o mal gradito.
 
1470Lo so io dove ne sta
 Chi tu cerchi, e dir nol vo:
 Farti vo arrabbiare un po
 Come a me fai tu arrabbià.
 
 PIMPA
 
 Mattarello di mamma.
1475Quando io poi sarò arrabbiata,
 Morsicare ti vorrò;
 E che guajo per te sarà!
 
 MICCO
 
 Zingarella di Tatà.
 Quando poi sei tu arrabbiata,
1480Mozzicare io mi farrò,
 E che sfizio mi sarrà!
 
 A DUE
 PIMPA
 
 Mattare’... mattarello di mammà.
 
 MICCO
 
 Zingare’... zingarella di Tatà.
 
 BRUNELLO
 Sarebbe bella, ed or venisse attempo
1485Giampietro; e che fuggir!
 PIMPA
                                                 Ma... ma chi è quello? (vedendo Brunello, e fingendo non averlo ancor veduto.)
 Quello chi è?... Ah l’ho trovato senza
 Che lei mel dica. Caro mio Brunello,
 Mio dolce spirituccio,
 Mio pupo, mio pupino, mio papuccio.
 MICCO
1490O botte irreparabili,
 Che m’ancidono il cor!
 BRUNELLO
                                            Padrone, attento:
 Ch’adesso è tempo. Pimpa mia del core,
 Pimpa dell’alma Pi...
 PIMPA
                                         Si alma, e core!
 Va va furfante, com’io non sapessi,
1495Che tu mi burli; ed io a te pensando,
 Spasimo, vengo men, muojo...
 MICCO
                                                         O malora!
 Che frezzate! Ne? Orlanno
 Chiammaje la mmalora? (a Brunello.)
 BRUNELLO
 È facil. Voi seguite a far così,
1500Che andate ben.
 MICCO
                                 Facete il fatto vostro.
 PIMPA
 Che dice quel ridicolo?
 BRUNELLO
 Oh sapessi... ma stiamo su la nostra,
 Che non siam colti insiem dal suo Padrone.
 PIMPA
 Perche? Non contentossi...
 BRUNELLO
                                                  Eh poco prima
1505Non ha detto così. Or quel ridicolo,
 Come hai tu detto, ha in testa d’impazzire
 Per te: perciò sopporta,
 Ch’io faccia all’amor teco, e in tua presenza.
 PIMPA
 Ed impazzisca pure, a me ch’importa?
 BRUNELLO
1510Senti: or tu meco guidati, dimostra
 Odio a lui, a me amore:
 Che vedrai belle cose.
 PIMPA
                                          Oh s’è per questo...
 MICCO
 Brunel, ve’, ch’io non sento,
 Quel, che vi nfrocicate; e, se non sento
1515Non mi ponno venì li ntusiasmi.
 BRUNELLO
 Ha ragion.
 PIMPA
                       Vuol sentir? Senta. (a Micco.) Io ti dissi (a Brunello.)
 Che mi burli...
 BRUNELLO
                              Ma come...
 PIMPA
                                                    Ah! non ti vedo
 Brugiar come brug’io. Deh osserva, osserva
 Par, che ho la febre, sì cocente è il foco.
 MICCO
1520Uh la rezza!
 PIMPA
                         Deh tocca, tocca il core;
 Lo senti come palpita?
 MICCO
                                            Uh la mappa!
 PIMPA
 Sai che dice con ciò? Che vuole unirsi
 Al tuo cor stretto, stretto.
 MICCO
                                                Uh li stentini,
 Il fecato, il prummon... Empia, ribella (Va infuriato verso Pimpa.)
1525D’amor, così fa? Cotanto affetto
 A un vil Scutiero, e ppò a me, ch’errante
 Songo di primma crassa, odi cotanto?
 Dimmi tigra, va ben, ch’aggi a trattare
 Come a pezza di piedi (ah sorte dura!)
1530Il Cavalier della mala sciagura?
 BRUNELLO
 Siete scappato?
 MICCO
                                Sì, perché mi pare?
 Ch’Orlanno anche scappò.
 PIMPA
                                                  Scappi, ò non scappi,
 Che cale a me? Che cale a me, ch’ei pera (Affettando gravità.)
 Di smania, e di dispetto? Pera, pera,
1535Non mi tocca pietà sebbene il vedo
 Trapassata da lancia, o spada, o spiedo.
 Onde sgombri di quà, e del suo collo
 Vada altrove a rottura,
 Il Cavalier de la mala sciagura.
1540(Ho fatto da Errantessa.)
 BRUNELLO
                                                (E vi riesci.)
 MICCO
 Brunel, già si sa il caso,
 Già perdo sensi, e moti...
 BRUNELLO
                                                Ed andiam bene.
 PIMPA
 Sol costui (caro!) sol costui m’impresse (mostrando Brunello.)
 In mezzo al core amor: sol egli (ah vago!)
1545D’ogni mio affetto è degno.
 MICCO
 Brunel, già più non vedo.
 BRUNELLO
                                                 Ottimo segno.
 PIMPA
 
    Io son Pastorella,
 E questo è il mio Pastor.
 A lui sempre vicina,
1550Di sera, e di mattina,
 Nella sua capannella
 Io me ne voglio star;
 Tu distaccar men vuoi,
 Ma puoi farti impiccar.
 
1555   Vedete il grand’Errante,
 Mirate il sior Don quello
 E là, e là scostatevi,
 Lasciatelo passar.
 Povero mattarello!
1560Far meco vuoi l’amante,
 Ma mi fai vomitar.
 
 SCENA XVII
 
 MICCO, e BRUNELLO, dopo GIAMPIETRO in disparte.
 
 BRUNELLO
 Pimpa inver s’è portata da Maestra;
 E costui... Ma che vista! (additando Micco che par immobile.)
 Caveria le risate
1565Anche da morti.
 GIAMPIETRO
                                 Oh te li cammarate.
 Mo vedimmo... Ma chillo pare statela, (guardando Micco.)
 E cchisto se la ride. (guardando Brunello.)
 Voglio vedè ched’è ssa menzione.
 BRUNELLO
 Padron, Padron, Signor Don Battinferno.
1570(S’è vista mai più scempia creatura?)
 Ser Cavalier de la mala sciagura.
 GIAMPIETRO
 Stamm’a ssentì, ch’è bella.
 MICCO
                                                   Ecco spedito
 Già son, piangi, o Scutier: son già impazzito.
 BRUNELLO
 Piangi? Io mi allegrerò, che siete giunto
1575A un sì felice, e sì bramato punto.
 GIAMPIETRO
 Vide che ghioja! Ma pe mme vennecare
 Mo te voglio agghiustare. (entra.)
 MICCO
 Ora su a noi. Ecco già monto in furie
 Già li panni mi squarcio; ecco lontano
1580Mondo da me gli arnesi.
 BRUNELLO
                                               O il vero matto!
 Come fate pulito!
 MICCO
                                   Ho da mostrare
 Mo il mio valore immenso; aggio da svellere
 Pini, ed abeti, e fai, e urmi, e cercole,
 Come fosser cardon, finocchi, e rafani.
 BRUNELLO
1585Come fe’ appunto Orlando.
 MICCO
                                                    Ecco quà un chioppo:
 Ti sbellirò. Te al primo erollo... (afferrando Brunello.)
 BRUNELLO
                                                           Piano,
 Che fa?
 MICCO
                  Ma t’ho da sbellere.
 BRUNELLO
                                                        Che svellere?
 Io non son pioppo.
 MICCO
                                     No? sarai castagno.
 BRUNELLO
 Che castagno...
 MICCO
                              Or adesso (cava la spada.)
1590Ti taglio in pezzi, e la ornesco...
 BRUNELLO
                                                           O diavolo!
 Non va ben; fate cose contra ’l Testo.
 Date a me quella spada; l’Ariosto
 Dice, che quando Orlando in furor venne
 “Di tol la spada in man non li sovvenne.
1595Vel ricordate, o no?
 MICCO
 Sempre ch’è contra al Testo, io te la do. (dà la spada a Brunello.)
 BRUNELLO
 Sarebbe stata bella.
 MICCO
                                       Ma qual mostro
 Or mi vene a sbarià?
 “Chi sei? Scostati là?
1600“Ah ti conosco già;
 Sei la donna crudissima,
 Che mi fosti ngratissima.
 O mimmoria acerbissima,
 Che mi fa venir manco! Oimè... Brunello,
1605Io svenir mo vorria, svenir mo pozzo?
 Ah?
 BRUNELLO
           (Va tieni, e non ridere.)
 MICCO
 Risponni, o con un punio or ti scocozzo?
 BRUNELLO
 Le mani a se. Svenisca,
 Come vuol.
 MICCO
                        Ben, mantieni.
1610Io svengo, ahi lasso.
 Da l’ancunia... a la tromba... è un breve... passo. (e si butta sopra a Brunello.)
 BRUNELLO
 (Ma che testa! che umore!
 Che passatempo proprio da Signore.)
 MICCO
 
    Dove sto? che scuritorio!
1615È cantina, o filatorio?
 Oh si muta già la scena
 In campagna fresca, e amena.
 Van spirando i venticelli,
 Van cantando i pinti uccelli.
1620Ma ch’è stato? vecco lesta
 Na tempesta, ed accommenza
 Ncupo ncupo già a tronar.
 
    Ecco un’altra mutazione.
 L’ario tutto è già schiarato,
1625Ed un monno di persone,
 Per lo gusto, e lo diletto,
 Va sonanno pizzicanno.
 
    Chitarrelle, e chitarrine,
 Arpe, cetre, e rebbecchine:
1630A sautare io pur mi metto...
 Pia’ pia’ piano. O che scajenza
 Già si torna ad abbujar.
 
 SCENA XVIII
 
 GIAMPIETRO con un servidore, ed altre genti con funi, li suddetti.
 
 BRUNELLO
 Vi vorrebbe, e costui
 Da ddovero... ma oimè. (vedendo Giampietro.)
 GIAMPIETRO
                                              Che se fa lloco?
 BRUNELLO
1635Nulla. Il Padrone...
 GIAMPIETRO
                                     Lo Patrone che?
 BRUNELLO
 Che so? O è impazzito,
 O sta per impazzir.
 MICCO
                                      No no, mpazzito
 So già perfettamente.
 GIAMPIETRO
                                          Si’ mpazzito?
 E giacche si’ mpazzito, a buje legatelo. (alle sue genti.)
 BRUNELLO
1640(Questa è buona!)
 MICCO
                                    Ligatelo?
 Pian, pian, scosta...
 GIAMPIETRO
                                      Legatelo.
 MICCO
                                                         Bisogna
 Veder...
 GIAMPIETRO
                  Che buo’ vede?
 MICCO
                                                Brunello, dimmi
 T’allicordi se Orlanno fu legato
 Quanno jette mpazzia?
 BRUNELLO
                                             Sì fu ligato...
1645Va bene.
 GIAMPIETRO
                    Siente llà l’abbonatore.
 MICCO
 Ca va a carreco tujo.
 BRUNELLO
 Io non vi fo sbagliar, non dubitate.
 (Che avea da dire?)
 MICCO
                                       Or, s’è così, ligate. (e si fa ligare.)
 GIAMPIETRO
 (Quanno po avite fatto,
1650Jate pe cchella cosa.) (Le genti di Giampietro dopo ligato Micco, entrano, e quindi escon di nuovo con una sedia, a cui stanno attaccato due legni.)
 
 SCENA XIX
 
 PIMPA, dopo CORO, e detto.
 
 PIMPA
 Uh Padron, che faceste?
 GIAMPIETRO
                                              Ma li pazze
 Se legano; avarria
 Da fa legà a chill’autro, ma li, sbirre (a Brunello.)
 Lo legarranno po.
 PIMPA
                                   (Che mai non sia.)
 UNO DEL CORO
1655Signor Don Battinferno,
 Cosa fu?
 GIAMPIETRO
                   È ppazzo, è ppazzo.
 MICCO
                                                        È ppazzo, è ppazzo:
 E la grolia final già s’ha acquistata.
 ALTRO DEL CORO
 Vuol dir, che già l’ha fatta la frittata!
 GIAMPIETRO
 Via su assettate cca.
 MICCO
                                       Quest’altro ancora.
1660Brunel.
 BRUNELLO
                 Va sse bene tutto?
 Sedetevi.
 MICCO
                     Ma Orlanno...
 BRUNELLO
                                                Orlando il fece.
 Non vi ricorda nulla a quel, che vedo.
 PIMPA
 (Questo è cervello!)
 MICCO
                                       E mentre è questo, io sedo.
 
 SCENA XX
 
 TEODORA e VIRGINIA ciascuna dal suo balcone, e detti.
 
 TEODORA
 Oh che veggo! Oh vergogna!
1665E a tal ridotto è il Zio?
 VIRGINIA
 E sposa a questa bestia essere debb’io?
 MICCO
 Allegratevi or meco:
 Io già so’ un altro Orlanno, e son felice;
 E più va allegrarete quanno poi,
1670Ne’ Secoli futuri,
 Un libro bel si stamparrà di noi.
 BRUNELLO
 (Se vivi ci saremo.)
 CORO
 Noi ci allegriamo, e più ci allegreremo.
 GIAMPIETRO
 Abbejateve via.
 MICCO
                                Sì sì, in trionfo
1675Per la Città portatemi.
 GIAMPIETRO
                                            (Sapite (alle genti, che portano la sedia.)
 Addo’ s’ha da portà.)
 MICCO
                                         Or voi gridiate,
 E le mie grolie al monno sprubbicate.
 CORO
 
 Quest’è Don Battinferno
 Quel gran cervel lunatico,
1680Che già arrivato è al culmine
 Di sue felicità.
 
 MICCO
 
 Io son Don Battinferno,
 Che qual perfetto Errante
 Ne vado trionfante
1685Per mia felicità.
 
 GIAMPIETRO
 
 Va, ca staje consolato
 Co ssa felicità.
 
 PIMPA - BRUNELLO
 
 Finor non è svoltato,
 Ma adesso svolterà.
 
 TEODORA - VIRGINIA
 
1690Tal uom, che vi sia stato,
 Non mai si crederà.
 
 CORO
 
 Vedetelo, guardatelo,
 Che tutto festa, e giubilo
 A i matterelli va.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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