Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il fantastico, Napoli, Nicolò di Biase, 1743
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA I
 
 TEODORA.
 
 TEODORA
 In somma il Zio, per seguitar sue strambe,
1695Sue pazze idee, è divenuto alfine
 Favola vil del volgo; Ma suo danno.
 Debb’io pensare a me. E tanto arriva
 Ascanio, o a tanto il fanno
 Arrivar suoi sospetti,
1700Suoi sogni vani, e sue sognate larve?
 Ah mi toccaron l’arma
 Suoi rimproveri ingiusti, e mi fu forza
 Dirli ciò, che dal core
 Suggerito non fu. Ma che? Non basta
1705Ciò a vendicarmi; io vo, ch’ei si ravveda
 Per via, che li fia dura... O viene appunto. (Vedendo, che vien Ascanio.)
 E attempo quel nojoso (Vedendo Riccardo che viene da altra parte.)
 Del Cavalier. Fatta or mi vien di farli
 Quel dispetto provar, quel rio tormento
1710Ch’ei far provarmi, e ch’ancor vivo io sento.
 
 SCENA II
 
 RICCARDO da una via, ASCANIO da un’altra, che starà in disparte, non veduto da Riccardo, e Teodora.
 
 ASCANIO
 Lasso! Colà ritorno
 Donde fuggir dovrei, sopra il mio core,
 Tanto può forza, ed impeto d’amore!
 Ma veggo l’Infedele. Oimè! che punto
1715È per me! Vado a lei... Parto... E chi è giunto? (Venendo Riccardo.)
 RICCARDO
 Rea donna, tu che strana in tuo costume,
 Un misero amatore in Ciel di gioja
 Or inalzi, or affondi in mar di pene;
 Tal che delle volubili
1720Tue voglie divien ei trastullo vile:
 Così malvaggio stile
 Dimmi (il bramo saper) dove si apprende?
 ASCANIO
 Da lei stessa si apprende, ella l’insegna
 Unica, e sola, e in guisa ahi! troppo indegna.
 RICCARDO
1725Tu pur taci?
 TEODORA
                          Or mi ascolta. Ei par, che taccia
 Io merti d’incostante,
 E pur tale non sono: in apparenza
 Altro sembran le cose, altro in essenza.
 RICCARDO
 Come a dir? Quali scuse
1730Faran per te?
 TEODORA
                            L’intenderai.
 ASCANIO
                                                      Pensando
 Già vo d’intender cose,
 Che avran mie pene a far più tormentose.
 TEODORA
 Tu credi già, ch’io or coll’accettarti,
 Ed or col rifiutarti, abbia voluto
1735Finor di te la burla;
 Ah che ciò ver non fu; dirti non posso
 Miei fini, onde portarmi
 In tal guisa fu duopo.
 Sempre in presenza d’altri
1740Mi convenne parlare; or, che siam soli,
 T’apro il mio core, e tu prestami fede:
 Teodora sarà tua (Folle è se ’l crede.)
 ASCANIO
 Ah il dissi! mi toccar quegli empj detti
 Il più vivo del cor! Ah non mi fossi
1745Qui fermato giammai!
 TEODORA
                                            (Ascanio freme.
 Ben li sta.) Tu sorridi, e non rispondi? (a Riccardo.)
 Che? non mi credi?
 RICCARDO
                                       O Dio...
 TEODORA
                                                        Ti dico il vero,
 Non dubitar: sempr’ebbi a te il pensiero.
 RICCARDO
 (Debbo crederla, o no?)
 ASCANIO
                                              L’alma dal seno
1750La rabbia mi divide, ed il dispetto
 Non mi fido più udir. (smaniando.)
 TEODORA
                                           (Parte smanioso;
 Pensarà in avvenir d’esser geloso.)
 ASCANIO
 Dunque tu dici...
 TEODORA
                                  Io dico... Ma tu parmi,
 Che non ti pieghi a credermi (mutiamo
1755Or favella) che forse
 Menzognera son io? questo è un offendermi.
 RICCARDO
 Ah Teodora...
 TEODORA
                            Io non soffro
 Tal ingiurie, e mi pento
 Di quanto già ti dissi; or va, non sei
1760Degno dell’amor mio, non più davanti
 Mi comparir, già t’odio, e son cangiata.
 RICCARDO
 Quest’altra burla m’era ancor serbata.
 TEODORA
 
    Trova la sua Compagna
 L’amante Tortorella;
1765Se vede mai, che quella
 Amica non l’accoglie,
 Ne ha pena, se ne lagna;
 Altrove il volo scioglie,
 Né la sa più cercar.
 
1770   Tu non mi vuoi amorosa,
 Divengo io già sdegnosa;
 Cerca altro amore il core;
 Sappimi desiar.
 
 SCENA III
 
 RICCARDO.
 
 RICCARDO
 Io son di gelo! E sì maligna mai
1775Esser puote altra donna? Or si non posso
 Contener più della ragion lo sdegno;
 E mi risolvo, e dico: Io già mi scordo
 Di quest’empia; e, se mai di riamarla
 Mi tornasse in pensier, tu t’apri, o terra,
1780E negli abissi tuoi m’ingoja, e serra. (via.)
 
 SCENA IV
 
 ASCANIO.
 
 ASCANIO
 Sventurato mio cor, tu, che fra lacci
 Di sì mal nato amor soffrendo stai
 Fiere, mortali ambasce,
 Più ostinato sarai a non discorte
1785Da quell’empie ritorte?
 Ciò, ch’or udj, ciò ch’or uscì di bocca
 Di quella donna rea basterà a darti,
 Per scuoterti alla fin, forza e valore.
 Ahi sento, che così risponde il core.
1790Misero! Le ritorte
 Son tenaci oltremodo, e son fatali;
 È fatal quella fiamma,
 Che mi rode, e consuma;
 E, quanto più ammorzarla io cerco, e tento
1795Più in mio centro s’interna, e più mi alluma.
 Dunque perduto io son, non v’è speranza
 Per me; non v’è a’ mali miei compenso?
 Chi mi consiglia, o Dio! che fo? che penso?
 Ah! che in me più non son! che acerbo stato
1800È per me questo, o Ciel? Son disperato.
 
    Smarrito in suo camino
 Tra via erma, e romita
 Timido il Peregrino,
 Si perde, e si confonde.
1805Grida: soccorso, aita,
 Né v’è chi li risponde;
 Solo a sua voce mesta
 Risuona Eco funesta,
 Che accresce il suo timor.
 
1810   A me così il mio core,
 A me, che smalo,
 Non trovo per mio danno
 Muodo d’uscir d’affanno,
 L’affanno fa maggior.
 
 SCENA V
 
 BRUNELLO dopo MICCO.
 
 BRUNELLO
1815Chi sa che n’è di quella
 Buona Memoria del Padrone? ho inteso,
 Che l’ha passata mal: gli han dato addosso
 Quanti ragazzi ha Genova. La burla
 È male incaminata, ed egli all’ultimo
1820Impazzisce senz’altro, e quel ch’è peggio,
 Ch’io ci ho gran colpa... Oh eccolo. (guardando dentro la scena.)
 Egli è scappato, e fugge, e quei Baroni
 Lo seguono a sassate.
 MICCO
                                         Sarva, sarva. (fuggendo.)
 Brunello, ajuta: le pretate scioccano.
 BRUNELLO
1825Olà, olà, le mani a voi.
 MICCO
                                           Canaglia (parlando verso la scena.)
 Berrettina, forfante,
 Così si tratta un impazzito Errante?
 Eh non ho il brando.
 BRUNELLO
                                        Via li lasci andare.
 Come siete scappato?
 MICCO
                                          Comme meglio
1830Potie; mme vedde perzo: Un mascauzone
 Nfra l’autri, mi tirò quà na vrecciata,
 E mi stroppiò. Vi nc’è contoseone.
 BRUNELLO
 Vi è qualche cosa.
 MICCO
                                   Nè? E ammacca, ammacca.
 BRUNELLO
 Or vedi la disgrazia.
 MICCO
                                        Songo guai
1835Co ssa pazzia, Brunel: non mi nci trovo.
 BRUNELLO
 Che dite? O pusillanime! E la gloria
 Vostra dov’è? E il libro,
 Che s’ha a stampar? Bisogna sofferire:
 Quanto più travagliosa
1840Sarà vostra pazzia, la vostra istoria
 Tanto più sia curiosa.
 MICCO
 Ma Orlanno...
 BRUNELLO
                            Il Ciel vi scampi
 Da ciò, che soffrì Orlando.
 MICCO
                                                  Ma mi pare,
 Che, mentre lui fu pazzo,
1845Fece cento istriverij.
 BRUNELLO
                                        E voi fatene
 Cento, ed un: chi vi tiene? (In questo modo
 Può venir la tua fine.)
 MICCO
                                           Io m’allicordo,
 Che ad un Pastore in testa
 Dette un pugno pazzesco,
1850E ’l cacciò morto in terra.
 BRUNELLO
                                                È vero.
 MICCO
                                                                Or io
 A te un pazzesco pugno
 Anch’in testa darrò:
 E morto in terra ancor ti cacciarrò.
 BRUNELLO
 Signor mio caro no; e adesso vedo,
1855Che davver siete matto.
 MICCO
                                              Almen lassa
 Ti faccia una solenne schiaffiata.
 BRUNELLO
 Voi che dite, si sa?
 MICCO
                                     Almeno ti voglio
 Dar venti, trenta buffi. Abboffa.
 BRUNELLO
                                                            Eh via.
 MICCO
 Abbuffa dico.
 BRUNELLO
                            O peste!
 MICCO
                                              Ma mi pare,
1860Che tener tu non vuoi, né scorticare;
 E mmo il punio pazzesco
 Io ti do in testa, nn’esco.
 
 SCENA VI
 
 GIAMPIETRO, e detti.
 
 GIAMPIETRO
                                               Dalle, dalle,
 Sfarinalo a sso guitto.
 MICCO
                                          Io li darrò...
 Ma aimè dar non li posso.
1865S’aggrinzo il Braccio, ed ogni nervo, ed osso.
 BRUNELLO
 (Fu mia ventura.)
 GIAMPIETRO
                                    Nzomma tu scappaste?
 MICCO
 Sì io scappo; rompetti lacci, e mpacci
 Sfransi torte e ritorte;
 E ancorche pazzo, mi portai da forte.
 GIAMPIETRO
1870Tu addunca già si’ ppazzo.
 MICCO
                                                  Ecce Magistrus. (additando Brunello.)
 Questo è il mio Mastro Giorgio
 Io son so’ pazzo, o no.
 BRUNELLO
                                          Pazzo pazzissimo.
 GIAMPIETRO
 E mmenti è chesso, a nnuja: famme veder.
 Quarche bella pazzia, e devertisceme.
 MICCO
1875La servirrò. Chi mai tra prati, e prete
 Mi porta in parte, ov’i. Ma, ma che io... quella?
 Ah tu sei quella bella, fella, snella,
 Che fiera, altiera, severar sproveta
 Fosti a mio danno, affanno, inganno, aguanno.
1880Olà furie crinite della stigia,
 Nfuriatela voi... No... si... o Dio!
 E dir non potte lingi, e qui finio.
 GIAMPIETRO
 Bravo!
 MICCO
                Si divertisce?
 GIAMPIETRO
                                           Cierte Appriesso,
 Secoteja.
 MICCO
                    (Va buono!) (a Brunello.)
 BRUNELLO
                                             A maraviglia.
 MICCO
1885Senti... Ma cosa veo? Sei diventata
 Un voje senza le corne... Uh ch’altra (smorfia parlando con Brunello.)
 Un porco spino è la senza le Zanne.
 Be? che volete? Fuorse
 Venite contr’a me? Bestie! sapete,
1890Ch’io sono Arrante? e contra d’un Arrante
 Che far potete voi?
 Il malan, che vi batta a tutti doi.
 GIAMPIETRO
 Ajemmè?
 MICCO
                      Si divertisce? Secotejo!
 GIAMPIETRO
 Non secotei.
 MICCO
                          Perche?
 GIAMPIETRO
                                           Perche argomento,
1895Ca vene nfieto lo devertemiento.
 MICCO
 Ma io son pazzo, voi già lo sapete;
 Pigliatene da me quel, che potete.
 GIAMPIETRO
 Or su sta pazzia
 Te voglio io fa sanà.
 MICCO
                                       Con qual rimedio?
 GIAMPIETRO
1900Lo remmedio lo ddice l’Ariosto
 (Tu l’avarraje leiuto.)
 Chella te sanarà, che t’ha fferuto.
 MICCO
 (Lo ddice l’Ariosto?) (a Brunello.)
 BRUNELLO
                                         Egli si sogna.
 MICCO
 Mi spieghi il passo.
 GIAMPIETRO
                                      Pimpa
1905Non t’ha fatto mpazzire? E Pimpa stesso
 Te sana co pegliarte pe marito.
 MICCO
 Me Pimpa per marito?
 GIAMPIETRO
                                             Si: Nepotema.
 La dongo a n’auto.
 MICCO
                                    Ma se quella...
 GIAMPIETRO
                                                                A cchella
 Penz’io tu viene cca, e pigliatella.
 MICCO
1910O preje...
 BRUNELLO
                     (Ve’ che ffa un gran sproposito.)
 Vuol lasciar la pazzia? (a Micco.) Si, fuorze Orlanno
 Non se sanaje dopo? oh mo sconniette.
 GIAMPIETRO
 Chisso che bo? No lo sentisse? io quanto
 Faccio, lo ffaccio pe ddespietto suio.
 MICCO
1915Tocca a isso mo a mpazzì.
 BRUNELLO
                                                 (statti a vedere.)
 GIAMPIETRO
 Tu vienetenne...
 MICCO
                                 Nfra pochi momenti
 Verrò. Ma che? verrò in forma espressa:
 Che quanto essa mi vede resta cessa.
 Scutier, sarai tu meco.
 GIAMPIETRO
1920(Viene, ca vuoie sta frisco.)
 BRUNELLO
                                                    (Ve’ che quegli
 V’infinocchia.)
 MICCO
                              (Brunello, io mo l’appleti
 Già so, c’hai tu co Pimpa.)
 BRUNELLO
 (Io dico...)
 MICCO
                       (E io ti dissi, ca sconnetti.)
 
 Fui già pazzo, or son guarito,
1925E nfra po sarrò marito
 Di colei, ch’io desiò.
 Già il mio cor sta saltellando,
 E un canario io voglio fa.
 Canario bello e cucurucù.
1930Ntrinche ntrinche, ntrinche ntrù.
 
 BRUNELLO
 
 Ntrinche ntranche ntranche ntrù.
 Questa volta burlando brulando
 Lo scolaro al Maestro la fa.
 
 MICCO
 
 Io l’ho grand’obbligazione
1935Mio patrone. Stretto stretto
 Vo abbracciarlo mo al mio petto;
 E ppo appresso vedarrà.
 
 BRUNELLO
 
 Sta a veder, che quel maldetto
 Tutto il giuoco guasterà.
 
 SCENA VII
 
 GIAMPIETRO.
 
 GIAMPIETRO
1940Metre a cchisto, de darelo a Nepotema
 N’è ccosa cchiù penzarece (sarria
 Veramente pazzia) me nce voglio
 Peglià gusto no piezzo. E cche spassetto
 Mo mmo co Pimpa! Chella già è avesata:
1945Isso la Sposa se vene a ppegliare,
 E siente l’alloccata; anze po essere,
 Che n’autra vota lo faccia attaccare.
 
 SCENA VIII
 
 VIRGINIA, e PIMPA di Casa, e ’l sudetto.
 
 VIRGINIA
 Dunque ti ha detto il Zio, ch’ei più non pensa
 Farmi a Micco sposar.
 PIMPA
                                           Non pensa affatto.
 VIRGINIA
1950Io respiro. Ha veduto al fin, che quegli
 Già dato ha negli eccessi.
 PIMPA
                                                Presso a poco
 Cieco ei non è: né già potea con voi
 Oprar da cane.
 GIAMPIETRO
                              Che ffacite lloco?
 PIMPA
 Noi siam calate qui... (Via su li parli
1955Lo ringrazij.) (a Virginia.)
 VIRGINIA
                             Mio Zio, quanto io vi debbo
 Lo conosco, il confesso; e me ne sia
 La memoria scolpita
 In mezzo al cor, mentre avrò spirto, e vita.
 PIMPA
 L’ho fatta intesa come, e quanto voi
1960Per le nozze con Micco
 Più impegno non avete, né pensiero.
 GIAMPIETRO
 Io so’ ommo, che bedo la ragione;
 Tanto doveva fa. Oje Pi? l’amico
 Saje, ca mo mmo cca bene?
 PIMPA
                                                     Ed io l’attendo.
 GIAMPIETRO
1965E bene nforma spressa. Vedarrimmo
 Bellizze.
 PIMPA
                   Vedrem qualche bella cosa.
 Eh veda, viene a prendersi una Sposa.
 Allegramente, Signora: vogliamo
 Divertirci da senno.
 VIRGINIA
                                       Eh il divertirsi
1970Non è per me.
 GIAMPIETRO
                             Che? manco si ccontenta.
 VIRGINIA
 In tutto no: colp’ha quell’empio core?
 Che disprezza il mio amore.
 GIAMPIETRO
 Reccardo dice?
 PIMPA
                               E chi vuol dir?
 GIAMPIETRO
                                                            E ssaje,
 S’io te lo voglio dà?
 PIMPA
                                      Ella fidata
1975Alla sua gentilezza...
 VIRGINIA
 Anzi alla sua pietà, che non vuol certo
 Vedermi sì morir...
 GIAMPIETRO
                                      Nce vo gran freoma
 Co buje autre! Ma chillo non te vole:
 No lo sentiste?
 VIRGINIA
                              Ed io vi supplicai,
1980Che potreste con lui... Che so? Vedere...
 Parlare...
 GIAMPIETRO
                    T’avarragio da fa appriesso
 Lo roffeano.
 PIMPA
                         Oh egli giusto viene.
 VIRGINIA
 Ah Signor Zio, se m’ama...
 GIAMPIETRO
                                                   E ba a deavolo,
 La mm’aje rotte se’ corde.
1985Accordatillo, e io
 (E ssacce, ca n’è ppoco)
 Nce dongo a ttutto lo conzenzo mio. (e si ritira ad ascoltare.)
 
 SCENA IX
 
 RICCARDO, VIRGINIA, e PIMPA, GIAMPIETRO ritirato.
 
 PIMPA
 Or è tempo di usar tutto lo sforzo
 Di nostr’arte donnesca.
 VIRGINIA
                                             Ahi! con quel mostro
1990Tutto si perderà.
 RICCARDO
                                  Fo a te vedermi,
 Virginia, e ne ho rossor; troppo, si troppo
 Ti fe rei strazio; e ti fei mille torti.
 Me ne avvidi alla fine, e scuse sono
 A chiederti, e perdono.
1995Chi mi finsi sinor, con mia vergogna,
 Non son; son quel Riccardo di Livorno,
 Cui tanto amar sapesti: ogni altro amore
 Io già posto ho in oblio, a te rivolto
 Ho già tutto il mio cor; tu, se ancor m’ami,
2000Accettalo, e gradisci;
 E, se ’l Zio n’è contento,
 Mia dolce, e cara sposa a me ti unisci.
 GIAMPIETRO
 Lo Zio n’è contentissemo:
 Siate marito, e moglie, e ba benissemo.
 PIMPA
2005Or questa è da contar!
 VIRGINIA
                                           Son desta, o sogno,
 Il credo, o no?
 RICCARDO
                             Ed il Signor Giampietro,
 Mi fa pur degno...
 GIAMPIETRO
                                    Fora ceremonee;
 Chesto lo bo lo Cielo, e dda la stessa
 Cosa, comm’è ssoccessa, se canosce.
 RICCARDO
2010Così è.
 PIMPA
                Più cred’io non piangerete? (a Virginia.)
 VIRGINIA
 Consuol sì inaspettato il Ciel mandommi
 Per pietà; sarei morta io tra gli affanni.
 PIMPA
 Ma viene più in un ora, che in cent’anni.
 VIRGINIA
 
    Dir non saprei
2015Qual’ho consuolo!
 L’unico, e solo
 Mio caro bene
 Già funor di spene
 Vedo con me.
 
2020   A torto Amore
 Chiamai tiranno:
 Tal col mio core
 Egli or non è. (via con Pimpa.)
 
 SCENA X
 
 GIAMPIETRO, e RICCARDO.
 
 GIAMPIETRO
 Io voglio i pe na cosa nzi ccarrente;
2025Mo torno cca: vedimmoce, Parente. (via.)
 RICCARDO
 Sono sempre a servirla. Io par che sia
 Un’altro inver: dalle passate smanie,
 Da quei fieri dispetti e franco il core,
 Di cui solo il pensier mi apporta orrore.
 
2030   Da ria crudel procella
 Scampò la navicella;
 Già in porto è il passagiero,
 Né franco e da timor.
 
    Li sembra ancor turbato
2035Quel mmar, ch’è già placato;
 Si del periglio fiero
 Viva da l’idea nel cor.
 
 SCENA XI
 
 TEODORA, dopo GIAMPIETRO ed ASCANIO.
 
 TEODORA
 M’imagino, che Ascanio a sdegno fiero
 Contra me, suo cor volse; il punse troppo
2040La gelosia. Or ei di me si lagni,
 E si lagni a ragion. Ma con Giampietro
 Vien ragionando. Udiamo.
 GIAMPIETRO
                                                   Te credive,
 Ch’io era locco? Ll’aggio canosciuto,
 Ca pe Teodora staje muorto, e speruto.
 ASCANIO
2045Mi stringe a tanto un mio destino.
 GIAMPIETRO
                                                                Or io
 Te ll’aggio ditto già, ca so’ scompute
 Pe mme tutte li mpigne... oh mente justo (accorgendosi di Teodora.)
 Chella se trova cca, mo te lo ttorno
 A ddire nanz’a essa: azzò essa puro
2050Lo ssenta.
 ASCANIO
                      (Oh qual ribrezzo
 Mi fa sua vista!)
 TEODORA
                                 Che sentir debb’io?
 GIAMPIETRO
 Cose belle. Pe tte già pretenzure
 No nce so’ cchiù; Arrante, o pe ddi meglio
 Reccardo, già de te se n’è scordato;
2055A ssigno, ch’accordato
 S’è co Verginia, e io ll’aggio
 Mo poco primma fatte sposà nziemo.
 Nquanto a mme, arrasso sia! Manco pe prossema
 Te voglio cchiù, te cedo, te renunzeo;
2060Con che mo è ttiempo de fa a boglia toja
 E dde sposarte puro co lo Boja.
 TEODORA
 O qual piacer sent’io
 Di quanto ella avvisommi! io però sposa
 Sarò a chi vuole il Zio.
 GIAMPIETRO
                                           Zieto, ch’è pazzo?
2065Veramente se vede...
 ASCANIO
                                         Ah! che può ella
 Veder mai di tal donna? Lei mi domandi,
 E le dirò di lei cose...
 TEODORA
                                         E che mai
 Puoi dir, se non che solo
 Cose ideate, e vane?
 ASCANIO
                                        Oh non saprai,
2070Ch’io so quanto a Riccardo...
 TEODORA
                                                      Si, mi avvidi
 Che tu ascoltando stavi: io con lui finsi
 Per vendicarmi teco
 Dell’ingiurie a me dette.
 GIAMPIETRO
    Ora nce songo
2075Già a ffa matremmonee. Sse chiaje vecchie
 Mo allecordà è sproposeto;
 Né Reccardo, né Ghiacovo, né Antuono
 Mo ve mpedesce; Zieto mo non conta
 Co ttico, né tu aje obbreco
2080De sta soggetta a uno, c’ha besuogno
 De Coratore, mo sta a tte, sta a cchisto;
 E mmo, si vuje volite,
 Fenì tutti li lotene potite.
 ASCANIO
 Ch’ella voglia? Onde mai
2085Può venirle tal voglia?
 TEODORA
                                           E dirai meglio,
 Che tu...
 GIAMPIETRO
                   Eh cchiù no state
 A nzallanì, lo munno; via su dateve
 La mano, e no cchiù storie. E mmanco? dateve
 La mano dico. No? Vuje jate ascianno,
2090Ch’io sboto, e ve faccio essere da capo.
 TEODORA
 Ascanio...
 ASCANIO
                     Teodora...
 GIAMPIETRO
 E ddatevella mo co la bonora. (e prende per mano tutti e due, e li fa impalmare.)
 Ma sì.
 TEODORA
               Sgombro già sei d’ogni sospetto.
 ASCANIO
 Vedi or tu, se per te grande è il mio affetto.
 TEODORA
2095Brami più?
 ASCANIO
                         Più desii?
 TEODORA
                                              Ah caro...
 ASCANIO
                                                                  Ah bella...
 TEODORA
 Già che sei mio...
 ASCANIO
                                   Già che mia tu sei...
 A DUE
 Son paghi appien tutti i desiri miei.
 
 SCENA XII
 
 GIAMPIETRO, dopo PIMPA.
 
 GIAMPIETRO
 Esso duje. Io so’ uneco
 A ffare matremmonie. Oje Pi’, non saje,
2100Ca aggio arrecettato n’auto muorto?
 PIMPA
 Non v’intendo,
 GIAMPIETRO
                              Aggio fatto
 Mo ngaudeare Ascanio co Teodora.
 PIMPA
 Ma come va? Voi siete curioso;
 Tant’intrighi, rumor, risse, fracassi
2105Per prendervi Teodora,
 Per dar Virginia a Micco; e poi...
 GIAMPIETRO
                                                             E poi...
 Chest’è avè jodiceo; poteva
 Dà cchiù Micco a Nepotema, a lo stato
 Che chillo sta? Poteva
2110Pegliarme io na Nepote de no pazzo
 Sbregognato pe Genova? E ppo chella
 Stea già co Ascanio ncapo; po che ssaccio,
 Si mbè mme la pigliava, lo deaschence
 Poteva... io so’ fomuso... Ora conforme
2115È gghiuta, e gghiuta bona.
 PIMPA
                                                  Or ben. Sol resta,
 Che m’acchet’io; il mio Brunello è pronto
 Già per me: prenderollo in mio marito,
 Ed il tutto è compito.
 GIAMPIETRO
                                         Il tuo Brunello?
 Dico: tu veramente appreche a cchillo?
 PIMPA
2120Di che modo?
 GIAMPIETRO
                             E, ssi ncaso... niente niente.
 Vattenne.
 PIMPA
                     Ma che mai...
 GIAMPIETRO
                                                Niente, te dico;
 Vattenne.
 PIMPA
                     (Fa un parlar tronco l’amico. (si scosta.)
 Che sarà?)
 GIAMPIETRO
                       (Sta Fegliola... sta Fegliola...)
 Ne? siente cca.
 PIMPA
                              Parlate.
 GIAMPIETRO
                                               Si tu ncaso
2125Asciasse maie...
 PIMPA
                                Che cosa?
 GIAMPIETRO
                                                     Niente, niente;
 Vattenne.
 PIMPA
                     Si vuol prender gusto meco. (torna a discostarsi.)
 GIAMPIETRO
 Vie’, viene cca.
 PIMPA
                              Son quì.
 GIAMPIETRO
                                                Dimme: si asciasse
 N’accaseone meglio de Brunello,
 Tu tanno...
 PIMPA
                       Eh non sa ella? Io allor farei
2130Come quello del conto: alla migliore
 Mi attaccherei, per non fare errore.
 GIAMPIETRO
 Buono, non ce vo autro.
 PIMPA
                                             Ma perché...
 GIAMPIETRO
 No nce vo autro mo.
 PIMPA
                                       Bene (Costui (si scosta.)
 Sta per cascare, o è cascato; e giusto
2135Mi verrebbe in acconcio.)
 GIAMPIETRO
                                                 (Sta Fegliola,
 Quanno jammo cernenno, non po direse
 Creata veramente; s’è cresciuta
 Pecciotta ncasa; pò n’è nata male;
 Po è bellottola; e ppo (ch’è la mportanza)
2140Saccio chi è; che meglio porria asciare
 S’io mme volesse propio arrecettare?
 PIMPA
 (Gran conti egli si fa!)
 GIAMPIETRO
                                           Non mancarria
 Trovà na para mia, sì, ma che ssaccio
 Comme la mmatto? È quarche cervelliteca,
2145E io ll’aggio da rompere la capo?
 Ora no nce vo autro. Pimpa.
 PIMPA
                                                     Eccomi.
 GIAMPIETRO
 Te voglio fa Segnora.
 PIMPA
                                         E chi potrebbe
 Meglio di voi?
 GIAMPIETRO
                             Mme si’ Mogliere.
 PIMPA
                                                                Burla?
 Io moglie a voi?
 GIAMPIETRO
                                A mme.
 PIMPA
                                                 Moglie al Padrone?
 GIAMPIETRO
2150Che patrone? mo songo schiavottiello
 De ssa bellezza.
 PIMPA
                               Eh via,
 Mi corbellate.
 GIAMPIETRO
                            Che buo’ corbellare?
 So resoluto, e cchesto s’ha da fare.
 PIMPA
 Da senno?
 GIAMPIETRO
                       E ttorna? Tu...
 PIMPA
                                                   Io... io mi vedo...
2155(Che so che dir?) Confusa...
 GIAMPIETRO
                                                     Ora restammo
 Mo accossì, quanno cca po vene Micco, Nuie nce dammo la mano; e a lo sciaurato
 Volimmo fa restà friddo, e ghielato.
 PIMPA
 Si si, che gusto!
 GIAMPIETRO
                                Avisane Verginia.
 PIMPA
 Vado.
 GIAMPIETRO
              E ttieneme ncore.
 PIMPA
                                                 E giusto in mezzo.
2160(Ci sei venuto? O scioccherel! Tu vuoi
 Ch’io burli Micco, e sarà bella affe,
 Io saprò burlar Micco, e burlar te.) (entra in casa.)
 
 SCENA XIII
 
 GIAMPIETRO.
 
 GIAMPIETRO
 E sso tre matremmonie, ch’aggio fatte
 Mo bello caude caude, Giampietro,
2165Tu abburle? Comm’a ddì! È matremmonio
 Chisto pe tte? A cche gghiuoco nuje jocammo?
 Cammara’, vi ca cca non pazzeammo?
 
 Io non saccio pazzeare:
 Resoluto aggio accossì.
2170Penza meglio, e n’abbordare;
 Te n’avisse da pentì.
 Si cchiù penso chiù mme mbroglio
 Pimpa sia, Pimpa voglio,
 E null’autra fa pe mme.
2175Nquanto po a lo cche, e a lo ccomme
 De lo pparo, e dde lo sparo:
 Chesto, e nniente tutt’un’è.
 
 SCENA XIV
 
 PIMPA sul balcone, ASCANIO da una strada, RICCARDO da un altra, e GIAMPIETRO il quale avviato ritorna.
 
 PIMPA
 Signor Giampietro, venga, venga: io credo;
 Che adesso ne verrà D. Battinferno. (additando verso la Torre.)
2180Non vede là?
 GIAMPIETRO
                           È lo vero. Tu sta lesta
 Po a scennere.
 PIMPA
                             Si bene. (entra Giampietro.) Oh justo attiempo
 Ve trovate a sta festa. Jate ncoppa
 A ddicere a le spose, che s’affacciano.
 ASCANIO
 Ed a che?
 RICCARDO
                     Per qual fin?
 GIAMPIETRO
                                               Cose bellissime.
2185Mo vedarrite.
 ASCANIO
                            (Ch’esser può?)
 RICCARDO
                                                           Che fia? (entrano Ascanio in casa di Micco, e Riccardo in casa di Giampietro.)
 GIAMPIETRO
 E bienetenne vie’, bellezza mia.
 
 SCENA XV
 
 MICCO, che vien dalla Torre a cavallo vestito con armi bianche preceduto da genti, che suonano diversi strumenti da fiato, e dal CORO; accompagnato da BRUNELLO, ed altre genti di seguito; TEODORA con ASCANIO, e VIRGINIA con RICCARDO su i balconi. PIMPA di casa, e GIAMPIETRO.
 
 CORO PRIMO
 
 Don Battinferno già sposo si fa.
 
 CORO
 
 Lallà la rallè, la llà la rallà.
 
 CORO SECONDO
 
 La sposa è bella, e l’indovina affe.
 
 CORO
 
2190Lallà la rallà, la llà la rallè.
 
 CORO A DUE
 
 A lo Sposo, ed alla Sposa,
 A i Parenti, ed a i Compari,
 Agli amici, ed a i vicini,
 Allegrezza, e contentezza.
2195Tempo fresco, e sanità.
 
 CORO
 
 La llà &c.
 
 MICCO
 Venni al loco fatale, e venni tutto
 Accimato, e fastoso:
 Se nfra poc’autri stanti (O nume eccersi!)
2200Avrò da esse sposo.
 GIAMPIETRO
                                      Benvenuto.
 Conforma justo mo fusse venuto.
 MICCO
 Ma come quelli là? Questo che gnifica? (vedendo Ascanio, e RICCARDO su i balconi.)
 GIAMPIETRO
 Gnifica, ca già chille
 So mmarite, e mogliere.
 MICCO
2205Comme? Accossì?
 GIAMPIETRO
                                    Accossì.
 MICCO
                                                     Ben: finalmente
 O accossì, o accollì m’importa un niente.
 Sol mi premme una cosa,
 Ed è questa: dov’è dov’è mi Sposa?
 GIAMPIETRO
 Eccola cca presente, (e no accettante.)
 MICCO
2210Mia Diva, alle sue piante...
 Lasciatemi smontar...
 GIAMPIETRO
                                          Statte, ca faie
 Na bella vista.
 MICCO
                             Eh no; dice l’autore:
 Vista la faccia scolorita, e bella,
 Non scese no, precipitò di sella.
 PIMPA
2215Non occorre si stia.
 MICCO
                                      Ma un error grave.
 Commetto.
 PIMPA
                        Io vel comando. Io così vo.
 MICCO
 S’è così, su le staffe io fermo sto.
 VIRGINIA
 (Tal vista dà piacer.)
 RICCARDO
                                         (Nobile in vero.)
 BRUNELLO
 (E Pimpa non mi degna d’un’occhiata!)
 MICCO
2220Talche solenne ormai s’adempia il rito,
 Dichiaramoci pur Sposa, e Marito. (a Pimpa.)
 PIMPA
 È dover, mi dichiaro. O Cavaliero
 Della mala sciagura, o errantissimo
 Errante, o tu che sei
2225Quel, che non sei... Oh quanto dir dovrei.
 Ma, per uscir d’imbroglio,
 Ascolta: mi dichiaro: Io non ti voglio.
 BRUNELLO
 (O buona!)
 GIAMPIETRO
                        E biva Pimpa, nce l’ha fatta
 Comme s’avea da fa. Via su alloccatelo: (al Coro.)
2230Perche mo veramente se lo mmereta.
 CORO
 
 Questo è un caso curioso!
 Come un’asino è restato
 Sconsolato, e svergognato
 Chi credeva esser già sposo.
2235O che riso, o che pietà!
 
 MICCO
 E qual sinistro o Ciel! Giampietro, e come...
 GIAMPIETRO
 E tu credive già, brutto paputo,
 De t’agliottì sto muorzo cannaruto?
 Chisto è muorzo pe mme; lo ssenta ognuno
2240Io mme la sposarraggio. Vi, pacchiano,
 Comme se fa. A tte damme la mano.
 PIMPA
 Signor Giampietro, io su l’eccelse stelle
 Per lei m’inalzo a volo,
 Volo non già di pipistrello vile,
2245Ma di augel generoso;
 Sposar mi vuole, e pompa
 Fa della gentilezza incomparabile,
 Che accoglie, e chiude entro al suo nobil petto;
 Ma ascolti: mi dichiaro: Io non l’accetto.
 BRUNELLO
2250(Meglio!)
 GIAMPIETRO
                     Ah birba! e sto tratto...
 MICCO
                                                                Or voi che fate?
 Alluccastero a me, su a lui alluccate. (al Coro.)
 GIAMPIETRO
 Alluccate, ca a me nce vo cchiù peo:
 Voze abbordare comme a no chiafeo.
 CORO
 
 Questo è un caso curioso, &c.
 
 ASCANIO
2255(Fur burlati ambidue.)
 TEODORA
                                             (Ma li sta bene.)
 PIMPA
 Resta or sol, ch’io dichiari
 Il mio Sposo chi sia; dirollo presto.
 Lo Sposo è un uom, che mi va a garbo, e a genio
 E trovando non vo questo, né quello.
2260Il volete saper? Quest’è Brunello. (e dà la mano a Brunello.)
 BRUNELLO
 O cara veramente!
 GIAMPIETRO
                                     O veramente
 Femmena!
 MICCO
                        Dice bene. Uomini grandi
 Ella rinuncia per un omo quidam.
 Non è la primma, e non è maraviglia:
2265La donna alfin sempre al peggior s’appiglia.
 PIMPA
 
 Voi fate come i cani,
 Che con la luna bajano,
 Come la luna io fo:
 Ella il suo corso seguita,
2270E i cani fa bajar.
 
 GIAMPIETRO
 
 E tu, vajassa vrenzola.
 
 MICCO
 
 Già t’iere mesa nchelleta?
 E tu, fantaccia fetida,
 T’eri già posta in troccolo?
 
 A DUE
 
2275Va va a lavà rovagne.
 
 GIAMPIETRO
 
 Va arrecoglie tozzole...
 
 MICCO
 
 Va a rosicati cotini...
 Ca chesto fa pe tte.
 
 A DUE
 
 Bajate, sì bajate:
2280Ch’io fo come la luna;
 E questo fa per me.
 
 GIAMPIETRO
 
 (Io perrò sto ngottato,
 E mme la sento affe.)
 
 MICCO
 
 (Però un Aroja burlato
2285La cana restar fe.)
 
 PIMPA
 
 Però voi la fingete,
 Ma vi rodete affè. (a Giampietro.)
 
 GIAMPIETRO
 
 Scotta da cca.
 
 PIMPA
 
                            Scusatemi.
 Scherzando voi l’andate,
2290Ma v’arrabbiate affè.   (a Micco.)
 
 MICCO
 
 Andate olà!
 
 PIMPA
 
                        Scusatemi.
 
 A DUE
 GIAMPIETRO
 
 Che filo agg’io da te!
 
 MICCO
 
 Che specie fai tu a me!
 
 PIMPA
 
 Scusatemi, che questa
2295Da credere non è.
 
 BRUNELLO
 Io credo che di sella
 Or potrebbe smontar.
 MICCO
                                           Si smonto; e voglia
 Avrei di trucidarti,
 Ma basta...
 GIAMPIETRO
                       A sso mbroglione, che fu causa
2300De la roina toja, mo, mo licenziato;
 A cchella mpesa io puro
 Ne manno mo da casa; e tutte duie
 Se vanno a ffa scannà.
 MICCO
                                           Si lo licenzio:
 Vanne lungi da me, Scutier molesto.
 PIMPA - BRUNELLO
2305Sempre che ho te, ben mio, non curo il resto.
 MICCO
 Intanto, già che io
 Non potetti gaudè, gaudete voi:
 Ch’io gusto v’avirrò, Coppia gentile.
 GIAMPIETRO
 A buie dic’io lo stesso.
 TEODORA - ASCANIO - VIRGINIA - RICCARDO
2310Godrem, se di goder già n’è permesso.
 TUTTI
 
 Altro si pensa, altro succede:
 Ognor si vede,
 Ognun lo sa.
 
 Fine dell’Atto Terzo, e della Commedia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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