Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il Filippo, Napoli, A spese di Nicola de Biase, 1735
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 GIANFERRANTE, e PEPPINO dalla scuola di scherma.
 
 PEPPINO
 Conforma mm’aje contato, co Pompilio
 Ll’aje fatta cana.
 GIANFERRANTE
                                 Io accossì so’: aggio freoma,
 Tengo, e ttengo, e ppo ammorro tutto nziemo.
 PEPPINO
 A tte che t’ha da fare!
 GIANFERRANTE
570Po fa nzo, che bo’ isso;
 Che bo’, che beramente lo nnabbisso?
 PEPPINO
 Ma chillo non corpava. Nicoletta
 Te volea dà martiello.
 GIANFERRANTE
 E n’autro carezziello
575Tengo stepato a essa.
 PEPPINO
                                         Vuje, mme pare,
 Ca jate da corzare a mmarenare.
 GIANFERRANTE
 Essa fa la creccosa, e io cchiù ttuosto
 So’ dde no pietto a botta.
 PEPPINO
 Ma sso loteno vuosto
580Mme pò mbrogliare li designe mieje.
 GIANFERRANTE
 Che nc’intre tu?
 PEPPINO
                                 Pompilio,
 Avennola co ttico
 Ll’ave porzì co mmico;
 Né io arrivo a lo ntiento co Carlotta.
 GIANFERRANTE
585N’aje filo. De Felippo
 T’aje da guardà.
 PEPPINO
                                 Io credo, che Felippo
 S’ha da guardà de me. A mme mme frieno
 Le mmano, pe gghiettarle quatto jeffole;
 Ma nce le gghietto.
 GIANFERRANTE
                                     N’esse’ accossì ardente,
590Ca la spata vo’ freoma: ca non sempe
 Puoje sceppare, ed averenne la toja.
 PEPPINO
 Oh sì: mme la vorria vedè co cchillo.
 GIANFERRANTE
 Vi’ ca vene Pompilio. Io mme la coglio:
 Se te lo vuò abbonare, abbonatillo.
 
 SCENA II
 
 POMPILIO di sua Bottega, e PEPPINO.
 
 POMPILIO
595Io ci ho da rivoltare
 Tutta la Vicaria; questa baldanza
 S’ave da casticare.
 PEPPINO
 Vi’ si è comme dico io: chisto mm’ha cera
 De irele a stampà mo’ na quarera.
 POMPILIO
600Le voglio fa vedere a questo sgherro
 Che differenza ci è da lui a lei,
 Ancorche penserei d’avermi a vendere
 I polzi, e lo collare.
 PEPPINO
                                     Sientetillo.
 Bommespere a Osseria.
 POMPILIO
605Schiavo umilissimo.
 (Ch’altro acconto spallato!)
 PEPPINO
                                                   Che l’avite
 Co mmico puro?
 POMPILIO
                                  Io l’ho con tutto il mondo.
 PEPPINO
 Co lo masto va buono; ma co mmico?
 POMPILIO
 Tutti avete una rogna
610Voi altri spataccini.
 PEPPINO
                                      Ma uscia ha bisto,
 Ca io aggio procorato d’astotare?
 POMPILIO
 Bene: s’ha da veder, da questa strada
 Chi ave da sfrattare, o io, o lui.
 PEPPINO
 Chissi mo’ songo lotene;
615Che sfrattare
 POMPILIO
                           Eh mi scusi: io non so’ locco.
 Stiamo qua dentro al bosco di Marzocco?
 Si buttano così ad modum belli
 Le robbe altrui mmezzo a la strada? Canchero!
 PEPPINO
 Fuje na bile
 POMPILIO
                         Che bile? occhio di mafaro.
620Chi lo toccò a quello?
 POMPILIO
                                         Ma, si chillo
 De Nicoletta pigliaje gelosia.
 Uscia non sa, ca lloro
 POMPILIO
                                         Sì Signore,
 Già so la guittaria,
 Che fanno apertamente.
 PEPPINO
                                               E mme? abbesogna
625Compatì no geluso.
 POMPILIO
                                      Sto geloso
 Poteva ì a buttà quelli collari,
 Quelli pezzilli, scuffie, e altre vrenzole,
 Che stanno appese llà. (mostra la Bottega di Nicoletta.)
 PEPPINO
                                            Non dice buono:
 Chi è geluso è cecato. E quanto primmo
630Aje da vedè pe n’autra gelosia
 N’aggrisso, ma ch’aggrisso; già che simmo
 A sto descurso.
 POMPILIO
                              Ch’entra questo?
 PEPPINO
                                                               Uscia
 Nce pote reparà, perzò lo dico.
 POMPILIO
 Io? come? quanno? ch’altra istoria è questa?
635O sciorte!
 PEPPINO
                     Sio Pompi’, lo bedarraje;
 E, Peppino ha raggione, po derraje.
 
    Si quacche cosa vide,
 Che fuorze non te cride,
 Non te sturbà, te preo;
640Ma schitto di’ accossì:
 Ammore, e gelosia
 Pote fa chesto, e peo:
 Besogna compiatì.
    Io creo, ca non si’ stato
645Ancora nnammorato;
 Mperzò ste crepantiglie,
 Ste pene, e ste schiattiglie,
 Non saje, che bonno dì.
 
 SCENA III
 
 POMPILIO.
 
 POMPILIO
 Quello che ha detto? Sta a guardà che altro
650Sarà. No: di Carlotta
 È qualche imbroglio certo. In tali casu
 Foco, com’a n’Inglese, io voglio darmi;
 Fosse anche fine di precipitarmi.
 
 SCENA IV
 
 GIUDITTA, e NICOLETTA.
 
 GIUDITTA
 Lasciami, Nicoletta.
 NICOLETTA
                                       Ca vuje state
655Fora de senze: addove v’abbiate?
 GIUDITTA
 Vo’ saper da Carlotta
 Con qual ragion puot’ella
 Togliermi ciò, ch’è mio?
 NICOLETTA
 E mmo’ ve lo ddico io,
660Senza ì a spiare a chella.
 GIUDITTA
 Eh non tenermi a bada.
 NICOLETTA
 Eh stateme a ssentì.
 GIUDITTA
                                        Di’ su.
 NICOLETTA
                                                       L’usanza
 Mo’ è cchesta de le ffemmene: se levano
 Ll’una coll’autra mo’ li nnammorate;
665Tanto stanno allancate.
 GIUDITTA
                                            Oh tu hai bel dir.
 NICOLETTA
                                                                              Chest’è ncoscienzia Oh zitto,
 Ca Felippo mo’ vene.
 GIUDITTA
 O Dio! qual giel mi corre or per le vene!
 
 SCENA V
 
 FILIPPO, e le giaddette.
 
 FILIPPO
 Giuditta è qui: che fo?
 NICOLETTA
                                            Te tenemente,
 E sta penzuso.
 GIUDITTA
                             Chiamalo.
 FILIPPO
                                                  Cerchiamo
670Di raddolcir suo sdegno. (s’accosta verso Giuditta.)
 NICOLETTA
                                                Mo’ vene isso.
 FILIPPO
 Giuditta?
 GIUDITTA
                     Hai cuor chiamarmi a nome?
 NICOLETTA
                                                                            (Chesto
 Te fa no facce tuosto.)
 GIUDITTA
                                          Hai cuore, hai spirto
 Guardarmi in viso? ma mi guarda, e scorgi
 Ne’ miei lumi il mio fido,
675Il mio, per te sempre amoroso core;
 Scorgilo, e di rossore
 Tuo volto tingi, e ti confondi: infido.
 NICOLETTA
 (È comme avisse ditto
 Bonnì a Peppantonio;
680Va, ca mo’ se fa russo lo mmarditto.)
 FILIPPO
 Quai rimproveri ascolto? E quai stamane
 Rimproveri, e querele, e ingiurie, ed onte,
 E sì publicamente,
 Ascoltai, e soffersi! Omai Giuditta,
685Ponti a ragion: troppo trascorri, e a segno
 Sei giunta, che in impegno
 Altri entrar fai, tal che mia vita è in rischio.
 Se ciò convien, tu il pensa.
 NICOLETTA
                                                   E ncrusione
 Tu mo’ vuo’ avè raggione.
 FILIPPO
                                                 Nicoletta,
690Con Giuditta io discorro.
 NICOLETTA
                                                Si te coce
 Non saccio che te fa; vorria, che ffosse
 Ncaso mio, n’avarrisse
 Ssa grannezza da me d’esse’ chiammato
 Nfedele, e tradetore; io penzarria
695Farte pe n’autra via magnà lo core.
 FILIPPO
 Me, se costei non tace
 GIUDITTA
                                          Nicoletta,
 Lascia, ch’io gli risponda.
 NICOLETTA
                                                 Sì, faciteve
 Mpapocchiare da chisso: responnitele.
 GIUDITTA
 Dunque vuoi tu, che dopo esser tradita,
700I tradimenti io veggia, e taccia; e queta
 Mi stia, né mi richiami? Ah troppo ingiusta
 È per me questa legge!
 FILIPPO
                                             È troppo vano,
 Anzi vuoi dir, ciò, che tu pensi. Io mai
 Non ti ho tradita, né tradir pensai;
705E ciò, che di Carlotta
 Altri ti disse, è pur menzogna: Io lei
 Non amo, non amai, né d’amar penso;
 Serbo dentro il mio core
 Ancor vivo per te l’antico amore.
 GIUDITTA
710Può credersi a tai detti? (a Nicoletta.)
 NICOLETTA
                                               Nce potite
 Credere vuje: ca io le juro nfacce
 Co dece ventrecelle, ch’è no fauzo.
 GIUDITTA
 Forse
 NICOLETTA
              Che fuorze? mme sento schiattare!
 GIUDITTA
 O Dio!...
 FILIPPO
                   Dubiti pur? Ti disinganna
715Una volta, e mi credi.
 GIUDITTA
                                          Or io ti credo,
 Come tu vuoi; ma pensa,
 Che l’amor mio per te passa ogni segno;
 Pensal, Filippo; e poi
 Tradiscil pur, s’esser tradito è degno.
 
720   Più fedele, e più costante
 Donna amante
 Non fu mai d’amor nel Regno.
 Il tradirmi è un atto indegno;
 E saria
725Tirannia, e crudeltà.
    Né crudel tu mi sarai,
 Né tiranno; traditore
 Il tuo core,
 Creder vo’, che non sarà.
 
 SCENA VI
 
 FILIPPO, e NICOLETTA.
 
 NICOLETTA
730Comme te ll’aje trovata loccarella!
 Vorisse avè che ffa co sta Nennella. (entra.)
 FILIPPO
 Guarda importuna! Ma cred’io, ch’effetto
 Debba l’inganno aver. Già lusingata
 Così Giuditta, in pace
735Vorrà lasciarmi, e di Carlotta in tanto
 Gli amori io seguirò. Sì più guardingo
 Esser conviemmi in avvenir. Ben mio,
 Non dubitar: son io (parlando verso la casa di Carlotta.)
 Per te saldo qual monte. È ver, non t’amo
740Dissi, che non t’amai, né d’amar penso;
 Ma fu per iscusarmi: il disse il labro,
 Dirlo già con il cor mai non intesi;
 Ma, se in ciò pur t’offesi,
 Perdonami, Carlotta.
 
 SCENA VII
 
 CARLOTTA, e FILIPPO.
 
 CARLOTTA
745A Carlotta Filippo
 Chiede perdon? dunque Carlotta offese.
 FILIPPO
 Eh no, mia vita
 CARLOTTA
                               O pensa almeno offenderla?
 FILIPPO
 No, dico
 CARLOTTA
                   Ah sì lo so, che mi tradisti,
 O tradirmi dovrai.
750A che ben me ’l pensai,
 Ben fu presago il core,
 Ch’esser costante non dovea il tuo amore.
 FILIPPO
 Che dici?
 CARLOTTA
                     Ripigliasti
 Le tue catene antiche,
755A Giuditta tornasti;
 Il so
 FILIPPO
            T’inganni, deh mi ascolta
 CARLOTTA
                                                            Intesi
 Abastanza, e compresi.
 FILIPPO
                                             O Dio! mi ascolta,
 Ti prego
 
 SCENA VIII
 
 GIANFERRANTE, FILIPPO, e CARLOTTA.
 
 GIANFERRANTE
                   Lossoria
 Vo’ esse’ ntiso a fforza
760Da chi non vo’ sentirete?
 Vo’ fa l’ammore a fforza co li ffemmene?
 Mo’ mme pare pezzente
 Proffedejuso, mo’ si’ mpertenente,
 Mo’ aje puosto cuoccio. Io t’aggio stammatina
765Chiacchiareato co tutte li termene;
 Si po
 CARLOTTA
             Lei prende abbaglio.
 GIANFERRANTE
 Che buo’ sbaglio?
 FILIPPO
                                   Ma io
 GIANFERRANTE
 Ma tu, mme pare, che mme vuoje
 Far’ascì da li termene.
 FILIPPO
770Ma voi
 GIANFERRANTE
                Ma io si esco da li termene,
 Pe lo juorno de craje,
 Ca pe no piezzo mm’annommenarraje.
 FILIPPO
 Ma qual destin è il mio! Deh faccia al fine
 Che vuol; mi uccida pure,
775Se gli piace; mi tolga
 Dal mondo: finirà l’egra mia vita,
 E finiran per me tutti gli affanni.
 CARLOTTA
 (Quai costui ne darà disturbi, e danni!)
 FILIPPO
 
    Affligermi pensi
780Col darmi la morte;
 T’inganni: mia sorte
 La morte sarà.
    Non prezzo la vita,
 Non m’è più gradita;
785E, quanto più dura,
 Più ingrata si fa.
 
 SCENA IX
 
 CARLOTTA, e GIANFERRANTE.
 
 GIANFERRANTE
 Pò fa cchiù Gianferrante,
 Pe llevarve da tuorno chill’arluojo?
 CARLOTTA
 Io per me Ma permetta,
790Che gliela dica al fin. Briga si prende
 Di ciò, né so perché.
 GIANFERRANTE
                                        Saccio, ca uscia
 N’ha a ggusto fa l’ammore: apposta fatta
 Pe ffa ll’ammore chillo llà cca bene;
 Vottannonnillo, faccio male, o bene?
 CARLOTTA
795Senta: ciò, che suppone,
 So dirle, ch’è un inganno.
 GIANFERRANTE
                                                 Nganno mone!
 Sia Carlo’, io so’ arucolo,
 E mme ne vao all’uosemo; n’è nganno.
 
 SCENA X
 
 PEPPINO in disparte, e NICOLETTA sul Balcone, ed i già detti.
 
 PEPPINO
 (De me descorrarranno
800Gianferrante, e Carlotta.
 Voglio sentì.)
 CARLOTTA
                            Ma sia ciò, ch’ella pensa;
 Venga pur qua Filippo
 Per meco amoreggiar; che mai le importa?
 GIANFERRANTE
 Che mporta? Atta d’aguanno! (Nicoletta
805Da llà ncoppa mme scquatra: mo’ le voglio
 Rennere la pareglia.)
 CARLOTTA
                                         (È di costui
 Grande l’impertinenza!)
 GIANFERRANTE
                                                Si sapissevo,
 Quanto mme mporta Sia Carlo’ bonora!
 Io nzi a mmo’ mme so’ stato zitto, e mutto;
810Mo’ mme spalesecheo,
 E ve dico lo ttutto.
 PEPPINO
 (Che ll’avarrà da di’?)
 CARLOTTA
                                           Dica.
 NICOLETTA
                                                       (L’ammico
 S’è addonato de me, e io già saccio
 Ddo’ ha da ì a parà.)
 CARLOTTA
                                        Non parla?
 GIANFERRANTE
                                                               Oscia
815Lo ssa quanto si’ cauda?
 PEPPINO
                                               (E cch’entra chesto?)
 NICOLETTA
 (Mo’ se nne vene.)
 CARLOTTA
                                     Io non l’intendo.
 GIANFERRANTE
                                                                     Oscia,
 Lo ssape, ca co ss’uocchie
 Faje quanto pozzo io fare co sta spata?
 NICOLETTA
 (Che cosa aggrazeata!)
 CARLOTTA
                                            A quel, che veggo,
820Ha pensier di burlarmi.
 GIANFERRANTE
                                               Che abborlare?
 Tire botte deritte, faje le ssente,
 Tire cartoccie, faje passate sotta:
 Co no vantaggio, che non sgarre botta.
 CARLOTTA
 Ma ciò, che mai significa?
 GIANFERRANTE
                                                  Che gnifeca?
825Gnifeca, ch’a sto core mm’aje schiaffata
 Na stoccata ammorosa; che, ssi priesto
 N’arremmiede: nfra n’autro pocorillo
 Io mme l’abbatto.
 NICOLETTA
                                    (E cquanno? decea chillo.)
 PEPPINO
 (Ora chi avesse ditto, ca mm’aveva
830Chillo llà da tradì!)
 CARLOTTA
                                      Mi meraviglio
 Del suo parlar, non poco; ed in iscambio
 Forse mi ha presa; può tai cose dire
 Alla sua Nicoletta.
 GIANFERRANTE
                                    Ah leva leva:
 Ll’aggio scartata.
 NICOLETTA
                                  (Uh maro tene! Avisse
835Chi te chiagnesse.)
 GIANFERRANTE
                                      Che mme la voleva
 Sbattere co cquatt’ova?
 NICOLETTA
                                             (E io mme te voglio
 Friere co la nzogna.)
 PEPPINO
                                        (Ora pò dice,
 Ca uno se precipeta.)
 CARLOTTA
                                          Io conosco,
 Che burla; pur tai burle,
840So dirle, che mi spiaccion.
 GIANFERRANTE
                                                  Sia Carlotta,
 Leva mo’ sti refrane
 Co ffatte mieje: nce avimmo
 Da festeggiare nziemmo na mascella.
 CARLOTTA
 Eh la finisca omai, muti favella.
 GIANFERRANTE
 
845   Mm’aje da volere bene,
 Bellezza, o vuoje, o no.
 Nziemmo gaudè volimmo,
 Nennella, care care;
 E ave da schiattare
850Vedè chi no lo ppò.
    Che ggusto ch’avarrimmo!
 Non serve a ffa sso sgrigno,
 No mme mostà sso sdigno;
 Mm’aje da levà da pene:
855Non nce vo’ autro mo’.
 
 SCENA XI
 
 CARLOTTA, PEPPINO, e NICOLETTA.
 
 NICOLETTA
 E biva, e biva isso! Avarria ditto
 Na cosa aggrazeata,
 Si na copia perrò non fosse stata. (entra.)
 PEPPINO
 Mme vedo a no gran mpiccio!
860Sta vota nce lo lasso lo pelliccio. (via.)
 
 SCENA XII
 
 CARLOTTA.
 
 CARLOTTA
 Colui è matto, e non convien badare
 De’ matti al favellare; oltreche risse
 Va importuno cercando; e a gran cimenti
 Fu stamane col Zio: perciò non volli
865Disturbarmi, né far risentimenti.
 Ma ritorniamo a quel pensier, per cui
 È in tumulto il mio cor. Che pensar debbo
 Di Filippo? Ah! sebbene
 Scuse addurmi volea, pur troppo, o Dio!
870Fur chiari i sensi suoi: non è più mio.
 Ed ecco il mio sperar fallace, e vano;
 E quindi in amarezza
 Ecco volta per me ogni dolcezza.
 
    All’alma abbandonata
875Dalla sua cara spene
 Fa guerra più spietata,
 Più la combatte Amor.
    Che non ha più la misera
 Chi tempri di sue pene
880Il barbaro rigor.
 
 SCENA XIII
 
 POMPILIO.
 
 POMPILIO
 Non ho trovato lo Dottore amico,
 Per consultarmi, e fare lo papello
 Contro quel manigoldo
 De Gianferrante; ma ci torno. Adesso
885Sbrighiamo la scrittura
 Del Sior Filippo; ci ha cacato ciaola.
 Ma colpa Nicoletta ah quella quella
 È una perniciosa creatura!
 Va stuzzicando gli uomini Eh malora!
890Dicea quello na volta. Oh veccotella.
 Mo’ sì ca l’ho sbrigata la scrittura.
 
 SCENA XIV
 
 NICOLETTA, ed il suddetto.
 
 NICOLETTA
 S’ha creduto l’amico
 Darme schiattiglia. Poveriello! E cquanto
 Stace da rasso! Non nce trase cierto
895Gelosia mpietto a mmene.
 POMPILIO
                                                   Sola sola
 Vace imbrosolianno. Quante cose
 Ha per la testa!
 NICOLETTA
                               Isso l’ha pegliata
 Auta a ccuollo, non vo’ darme grannezza;
 E Coletta se spezza
900Cchiù priesto, che se chiega. Ah mo’ se vede:
 Ha da venire isso a basà sto pede. (s’accorge di Pompilio.)
 O si Pompilio, state cca?
 POMPILIO
                                               Qui stono.
 NICOLETTA
 State buono?
 POMPILIO
                           N’accorre far il verso
 Di stammatina: perché sto flatoso
905Oggi all’ultimo segno.
 NICOLETTA
                                          Uh bene mio!
 Chesto è quanto pozz’io desederare.
 POMPILIO
 (Veda Osseria!)
 NICOLETTA
                                (A cchisto
 Io mme lo voglio propio pasteggiare.)
 State fratuso assaje?
 POMPILIO
                                        Tu vuoi, che venga
910Quell’impiso, e succeda la seconda?
 E da vero io po ll’aggia da tirare
 Nfronte na schioppettata?
 NICOLETTA
 No nce l’avite penzì a mmo’ terata?
 POMPILIO
 Eh omnia cum tempore.
 NICOLETTA
                                               E accossine
915Lassamette vedè nfadà no poco.
 POMPILIO
 Eh non mi tormentare.
 NICOLETTA
                                             E ccomme site!
 Vuje a la nnammorata
 Dà no gusto de niente non volite.
 POMPILIO
 Che innammorata E torna a coppe! O canchero!
920Tu scorno n’hai, o no? Così vai l’uomini
 Tentando? addo’ si sta? Che vernia è questa?
 Vergognatenne. Te venga la pesta. (infadandosi.)
 NICOLETTA
 Oh ve nce aggio ncappato.
 Mo’, non volenno, ve site nfadato.
925Che sfizio!
 POMPILIO
                       (Oh questa questa! Il Ciel sia quello,
 Che mme la mandi buona.)
 NICOLETTA
 Tornateve a nfadà. Via Mo’ se vede
 Si mme portate affetto. Via Uh e cche cosa!
 POMPILIO
 Nicole’.
 NICOLETTA
                 Core mio?
 POMPILIO
                                       (Vi’ lo deaschence
930Ddo’ mm’ha da fa ncappare!)
 NICOLETTA
 (L’ammico s’accommenza già a lassare.)
 POMPILIO
 Dico: lei
 NICOLETTA
                   Va decenno,
 Vocca aggrazeata mia.
 POMPILIO
                                           (Oh oh che caldo!)
 NICOLETTA
 Di’ mo’, uocchie de stelle.
 POMPILIO
                                                 Schiavo schiavo.
935(Lassamenne ì da cca, che io già tracollo.)
 NICOLETTA
 E mmo’ addo’ vaje? no: statte cca.
 POMPILIO
                                                                Ho da fare
 Ho da fare; na cosa
 M’è sovvenuta.
 NICOLETTA
                               Siente: torna priesto;
 Ch’io mme sento morire ogne momento,
940Che sto arrasso da te: faccia de fato.
 POMPILIO
 (Pompilio, già te veo precipitato.)
 
    (Mi sento un certo che,
 Che villica il mio core;
 Quest’è senz’altro amore,
945Sì poveretto me!)
 O Nicoletta cana,
 Tu m’hai da rovinà.
    (Nimico de ste baje
 Io sempre sono stato;
950Ma quella stuzzicato
 M’ha l’appetito già.)
 
 SCENA XV
 
 NICOLETTA.
 
 NICOLETTA
 Nce ll’aggio fatta. Via ch’è coreosa.
 Ma penzo, ca sta cosa
 A la Segnora potarria jovare.
955Felippo co Carlotta
 Cchiù non grellearrà: quanno po chisto
 È affezzeonato mio,
 Terà lo pozzo a cchello, che bogl’io.
 Ma comm’è gghiuta bella! Eh vasta schitto,
960Ch’io mme lo mmetta ncapo
 De volè fa na caccia: pò trecare
 Sì, ma non pò mancare.
 
    S’aggio golio
 Ncappà n’auciello,
965È già ncappato
 Comme vogl’io:
 Ca lo scasato,
 Gira, e raggira,
 Vota, e rrevota;
970A lo ciammiello
 Ha da cadè.
    E nche è caduto,
 Lo scuro è gghiuto,
 Se pò accojetare:
975Ca de scappare
 La via no nc’è.
 
 SCENA XVI
 
 FILIPPO.
 
 FILIPPO
 Vi fu amante, per cui fiere, e spietate
 Improvvise, impensate
 Così, come per me, fur le sventure?
980Ah se avvien, che più dure
 Con tenor così reo la stella mia,
 Non so, di me che fia; confuso a segno
 Mi vedo, che la vita ho in odio, e sdegno.
 
 SCENA XVII
 
 GIUDITTA, e FILIPPO.
 
 GIUDITTA
 Filippo mio Filippo.
 FILIPPO
                                        Oh qui tu sei?
 GIUDITTA
985Perché così pensoso? e a che pensavi?
 FILIPPO
 Pensava
 GIUDITTA
                   A me, non credo.
 FILIPPO
                                                    A te pur troppo
 (Se tu sei la cagion de’ mali miei.)
 GIUDITTA
 Ma pensavi ad amarmi?
 FILIPPO
                                               O Dio! Giuditta,
 A che più domandarmi
990Ciò, che già dissi, e confermai più volte?
 Forse puoi più temerne?
 GIUDITTA
                                                Ah! tu non ami
 Qual io: perciò ti sembra
 Strana la mia dimanda. A un grande amore
 Ne va sempre compagno un gran timore.
 
 SCENA XVIII
 
 CARLOTTA in disparte, e gli detti.
 
 FILIPPO
995Ma vano è un tal timor. Chetati omai
 Ch’io già t’amo.
 CARLOTTA
                                (Ah malvagio!
 Com’io dissi egli fu: l’indovinai.)
 GIUDITTA
 Quanto lieta or sia l’alma,
 Immaginar non puoi; tal mesta, e afflitta
1000Fu allor, che di Carlotta
 Già amante io ti credei.
 CARLOTTA
                                              Pur di Carlotta
 Egli amante non era. Or vedi, e vedo
 Sì vedo anch’io, che gli giudizj nostri
 Spesso son falsi.
 FILIPPO
                                 (Può il destin più farmi?)
 GIUDITTA
1005S’io pensai già
 CARLOTTA
                              Se tu pensasti forse,
 Che Filippo mi amasse,
 Pensasti una menzogna.
 FILIPPO
 Filippo
 CARLOTTA
                 Se Filippo
 Si diè tal vanto mai, fu un mentitore:
1010Non seppe mai, per me che fusse amore.
 GIUDITTA
 Il mio sospetto
 CARLOTTA
                              Vano
 Fu sempre il tuo sospetto.
 FILIPPO
 Ma Giuditta
 CARLOTTA
                          Fu sempre,
 Qual era in prima il tuo preggiato oggetto.
1015Puoi negarlo?
 FILIPPO
                            (Ah Carlotta!) (sotto voce.)
 CARLOTTA
                                                        (Ah indegno!) (sotto voce.)
 GIUDITTA
                                                                                    Or tale
 Io mi sia qual tu dici, è in dispiacere
 Forse mia sorte a te?
 CARLOTTA
                                         Anzi in piacere.
 GIUDITTA
 Ma pur ne dai contrario segno.
 CARLOTTA
                                                          E donde
 Argomentar tu ’l puoi?
 FILIPPO
1020Eh via si lasci l’altercar fra voi.
 Io amo chi amar debbo.
 CARLOTTA
                                              Ami Giuditta.
 GIUDITTA
 E Giuditta amar deve.
 FILIPPO
                                            E pur? Ma vedo
 Che si cerca il mio affanno.
 CARLOTTA
 Chi amar debba, egli il sa.
 GIUDITTA
                                                  Carlotta forse?
 FILIPPO
1025Deh finite. Giuditta
 GIUDITTA
                                       Eh tu non sai
 Quanto stizzato sia per lei mio core.
 FILIPPO
 Carlotta
 CARLOTTA
                  (Ah mancatore, ah inconstante!) (sotto voce.)
 FILIPPO
 Vi fu di me più sventurato amante?
 GIUDITTA
 
 Il suo sdegno un cor geloso
1030Fa, che sfoghi. (a Filippo.)
 
 FILIPPO
 
                              Ahi stelle!
 
 CARLOTTA
 
                                                   (Ahi sorte!)
 
 FILIPPO
 
 Cessi pur tua gelosia. (a Giuditta.)
 
 CARLOTTA
 
 (Che martir!)
 
 GIUDITTA
 
                             Or è più ria. (a Filippo.)
 
 FILIPPO
 
 (Cara.) (a Carlotta sotto voce.)
 
 CARLOTTA
 
                  Vanne. (a Filippo sotto voce.)
 
 FILIPPO
 
                                  (Ah son fedele.)
 
 CARLOTTA
 
                                                                 (Sei infedele.)
 
 GIUDITTA
 
 Già perdei mio bel riposo:
1035Son di nuovo a dubitar.
 
 FILIPPO
 
 (Ti potessi almen parlar.) (a Carlotta.)
 
 CARLOTTA
 
 (Ah potessi almen parlar.) (da sé.)
 
 GIUDITTA
 
 Fra tai pene.
 
 FILIPPO
 
                           In tale stato.
 
 A TRE
 
 Sì penoso, e sventurato,
1040Venga pur per me la morte:
 Non mi può no spaventar.
 
 SCENA XIX
 
 GIANFERRANTE, e PEPPINO.
 
 GIANFERRANTE
 Creo, ca se songo aunite chilli giuvene
 C’hanno da fa l’abbattimento.
 PEPPINO
                                                         È ffacele,
 Che stiano into a la scola.
 GIANFERRANTE
                                                Songo stato
1045Mpegnato, pe lo fa, da lo Mpressario
 De lo Triato nuovo; la Commeddia
 Già stace pe se fare:
 Besogna conzertare.
 PEPPINO
 Conzerta.
 GIANFERRANTE
                     Tu che d’aje?
 PEPPINO
                                                Non aggio niente.
 GIANFERRANTE
1050No, non staje tutto.
 PEPPINO
                                      Famme no piacere.
 Si’ no Scolaro che ssacc’io? cecato,
 Desperato, a lo Masto caccia mano;
 Che pena nc’è?
 GIANFERRANTE
                               Nc’è pena restà friddo.
 PEPPINO
 E, ssi chillo volesse
1055Pe ggusto essere acciso;
 Comme avarria da fa?
 GIANFERRANTE
                                            Trovare n’autro,
 Che pe ggusto volesse essere mpiso.
 Tu che cancaro dice?
 PEPPINO
                                         Gianferrante
 Passame chessa spata pe li shianche;
1060Accideme.
 GIANFERRANTE
                       Quant’ha che tu si’ pazzo?
 PEPPINO
 E cche pazzo bonora! ca mme faje
 Cierte azzejune cane.
 GIANFERRANTE
                                          Tu te suonne?
 PEPPINO
 No mme sonno: aggio visto quanto aje fatto
 Mo’ nnante co Carlotta.
 GIANFERRANTE
                                             O locco, o smocco!
1065E non aje visto ncoppa a lo barcone
 Nicoletta? ed io fice tutto chello,
 Pe darele schiattiglia.
 PEPPINO
                                          Nicoletta
 Stea a lo barcone? No nce aggio abbadato.
 GIANFERRANTE
 E ssi tu staje stonato.
 PEPPINO
                                         Gianferrante,
1070È accossì comme dice?
 GIANFERRANTE
                                            E ttu credive,
 Ch’io co Carlotta
 PEPPINO
                                 E cche saccio?
 GIANFERRANTE
                                                             E bolive
 Cacciarme mano?
 PEPPINO
                                    Amico, si sapisse
 Comme stongo io.
 GIANFERRANTE
                                    Te voglio dà cchiù scoppole,
 Che non pise.
 PEPPINO
                            Ora via parlammo d’autro.
 GIANFERRANTE
1075Veda Osseria!
 PEPPINO
                             Dico io: no nce sta muodo
 D’accordare ssi nnaccare
 Co Nicoletta?
 GIANFERRANTE
                            Che mmuodo?
 PEPPINO
                                                         Ma vuje
 State nnemmice, e io po nce vao pe ssotta.
 GIANFERRANTE
 Quanno vene a pregareme, io le faccio
1080Primmo na schiaffeata,
 E ppo mm’accordo.
 PEPPINO
                                      E la cosa è accordata.
 
 SCENA XX
 
 NICOLETTA avanti la sua Bottega, e detti.
 
 PEPPINO
 Ma veccotella. Io mo’ le parlo.
 GIANFERRANTE
                                                        O parle,
 O non parle, aggio ditto
 Li sentemiente mieje.
 PEPPINO
                                           E bia. Bommespere,
1085Sia Nicoletta.
 NICOLETTA
                            Schiava, sio Peppino.
 PEPPINO
 Io t’aggio da parlare.
 NICOLETTA
 Parlateme. (si pongono a parlar segreto fra loro Nicoletta, e Peppino, e Gianferrante passeggia in disparte.)
 GIANFERRANTE
                        Io le voglio fa passare
 Ll’arbascia a sta moccosa.
 
 SCENA XXI
 
 POMPILIO, e gli anzidetti.
 
 POMPILIO
 Ora qyesta è na cosa,
1090Che si pò raccontà. Io già più abbento
 Non aggio, io ardo, io abbruscio inzanità!
 Quella Ragazza Oh caspita! Sta ella
 Con quel smanicatore. E quel birbante
 Passeggia llà! Bonora!
 NICOLETTA
                                           No, n’accorre:
1095Isso ha da pregà a mme.
 PEPPINO
                                               Mo’ si’ ncocciosa!
 NICOLETTA
 Ma no nc’è autro.
 PEPPINO
                                   Siente. (e discorrono di nuovo fra loro. Pompilio se n’entra in bottega, e si mette a scrivere.)
 GIANFERRANTE
                                                   Pasteggiammo (s’accorge di Pompilio, e si accosta a lui pian piano.)
 No poco sto si Copia.
 POMPILIO
                                         Procorammo
 D’evità li disturbi
 Quanto si pò.
 GIANFERRANTE
                            Che d’è? dinto a la faccia
1100La sbriffia toja tr fa le fusa storte.
 No la vi’ llà co cchillo? E lo lucigno
 Vace a lluongo, e ttu agguante. Bello stommaco!
 POMPILIO
 Con la mia pace lei mi lasci stare;
 Che vuol da me?
 GIANFERRANTE
                                  Te voglio nfracetare.
 POMPILIO
1105Qual giustizia lo vole?
 GIANFERRANTE
                                           Lo boglio io:
 Io so’ ghiostizia.
 POMPILIO
                                 Benaggia E cche palla
 Ch’aggio qua!
 GIANFERRANTE
                             E no la sbutte? sbotta.
 NICOLETTA
                                                                       Vide
 Vi’ quanto è mpertenente!
 Non ne voglio fa niente;
1110Mme scuse Ossegnoria. (e si scosta da Peppino.)
 PEPPINO
 Io mo’ a ttutte duje nne vottarria.
 GIANFERRANTE
 Via sbutte, o no?
 POMPILIO
                                  Io non voglio sbottare;
 Vo’ fa sbottarmi a forza?
 NICOLETTA
                                               Pifgliatenne
 Scuorno; che singhe acciso
1115Mo’ co tutto lo sinno.
 GIANFERRANTE
                                         Singhe mpesa
 Mo’ co tutto lo core
 PEPPINO
                                     Oh vi’, ca songo
 Venute chilli giuvene,
 Ja’ jammo a conzertà l’abbattimento.
 POMPILIO
 (Che si rompesse il collo.)
 GIANFERRANTE
1120Jammoncenne.
 POMPILIO
                               Oh che ssia
 Ringraziato il Cielo.
 NICOLETTA
 Oh acqua, e biento.
 GIANFERRANTE
                                      E buje site arrevate (ritorna udendo le parole di Pompilio, e di Nicoletta.)
 Fegliu’, ascite cca ffora co le spate.
 Voglio conzertà cca. Fora sciammerghe:
1125Sbrecateve.
 PEPPINO
                         Ma chesta
 Non è bia cierto. Io fraveco, e ttu sfraveche.
 GIANFERRANTE
 Ddo’ vaje? non te partì.
 NICOLETTA
                                              E gghiate a ppesta.
 POMPILIO
 Questo è un caso di chiappo! ed io nce voglio
 Fa veramente rrevotare Napoli.
 NICOLETTA
1130Si’ ppropio no marvaso;
 Non muore a llietto tujo.
 GIANFERRANTE
                                               Ah ncoccia naso. (escono alcuni dalla scuola di scherma, e siegue l’abbattimento.)
 
 Via via co spireto.
 
 NICOLETTA
 
 Nce vo’ pacienzia.
 
 POMPILIO
 
 Questo vo’ proprio
1135Ncuorpo crepareme.
 
 GIANFERRANTE
 
 Brave bravisseme:
 Da Maste tutte.
 Viva fegliu’.
 
 NICOLETTA
 
 Uh quanta scoppole
1140Vorriano tutte:
 Che bernia shiù!
 
 GIANFERRANTE
 
 E ttu te roseca; (a Pompilio.)
 E schiatta tu. (a Nicoletta.)
 
 NICOLETTA
 
 Muore de subbeto,
1145E sbotta tu. (a Gianferrante.)
 
 POMPILIO
 
 L’è un caso barbaro!
 Non si pò più.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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