Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il finto pazzo per amore, Napoli, A spese di Nicola di Biase, 1735
 a cura di Giovanna Peduto
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 IL FINTO PAZZO PER AMORE
 
 
 Comedia per musica di Tomaso Mariani, romano. Da rappresentarsi nel Teatro de’ Fiorentini nell’Inverno del corrente anno 1735. Dedicata al merito sempre grande dell’Illustriss., ed Eccellent. Signore il Signor D. Gerardo Piccolomini, Principe di Majda, Conte di Celano, Marchese di Montesoro, Duca d’Acconia, Principe di Valle, e Signore delle Terre di Bosco, e Scafati, &c.
 In Napoli MDCCXXXV. A spese di Nicola di Biase, dal quale si vendono sotto la Posta.
 
 
 Illustris., ed Eccellentis.
 Signore
 Piccolo tributo, in riguardo al merito incomparabile di V.E., grande, se si riflette all’ossequio, in attestato del quale, a di lei piedi l’umilio, è il presente libretto. Resta, che l’E.V. in contrasegno d’aggradimento, si degni onorarlo del suo autorevole Patrocinio, sicome umilmente la supplico, e colla pienezza de’ miei rispetti inalterabilmente mi sottoscrivo.
 Di V. E.
 Umiliss. Devotiss., ed Oblig. Servidore
 Gennaro Ferraro.
 
 
 Argomento della Favola.
 In tempo delle note civili discordie fra i Partiti de’ Guelfi, e Gibellini, nacque in Pisa ad Anselmo, Cavaliero di detta Città, che de’ primi seguiva le parti, un Figliolo maschio, quale da Tiberio, altro Cavaliero Pisano della seconda Fazzione, di lui acerrimo nemico, fattogli rapire in fasce, per ucciderlo, e così privar la di lui Casa di successione maschile, fu lasciato in vita alle preghiere della moglie del medesimo Tiberio, che prossima anch’essa al parto, fece poi educarlo, col nome d’Aurelio, quasi gemello di Geltrude sua Figlia, al che più facilmente s’indusse Tiberio, per non avere di lei avuto altro maschio, e, giunto a morte istituillo erede di tutti i suoi beni, a riserva d’una proporzionata dote, che assegnò a Geltrude, sua vera Figlia, e supposta Sorella d’Aurelio; Negl’estremi della sua vita però consegnò a questi, scritte in un foglio, ben sigillato le sue avventure, ordinadogli, che sotto pena della caducità da tutti i beni Paterni, non ardisse aprir detto foglio, se non che in punto d’effettuar matrimonio con una sua pari, ed all’incontro, non venisse ad una tale effettuazione, senza prima aprirlo, sotto la medesima pena.
 Superstite ad Anselmo, oltre d’Aurelio, da esso creduto estinto, rimase Rosmiri, del medesimo Sorella benché da lui non conosciuta, di cui, tratto dalla forza del sangue, si invaghì egli, e cessate già le civili discordie, destinò farla sua, e celebrar seco i sponsali, unitamente a quelli di Geltrude, sua creduta Germana, che si trovava aver promessa in Consorte ad un certo D. Tavasio, quanto sciocco, altrettanto ricco Gentiluomo Napolitano, col qual aveva contratte strettissime obbligazioni, nella dimora, da esso fatta in Napoli, d’onde partitosi, e coll’appuntamento delle nozze concluse, resosi alla Patria, n’avea già fatta consapevole Geltrude. Questa, che, nell’assenza di lui, erasi fortemente invaghita di Uberto, amico confidentissimo d’Aurelio, e con pari amore da esso veniva corrisposta, benché tentasse diverse vie, per frastornare le dette nozze, nulla di meno fu costretta dal rigido impero del supposto Fratello, a simulare d’acconsentirvi, e celare insieme gl’amori suoi con Uberto, sperando dal tempo qualche consiglio. Intanto, che Aurelio si andava preparando alle doppie nozze fu costretto da premurosi interessi della sua Casa a portarsi in Siena, ed in conseguenza a differirle. Giunte in questo tempo da Napoli D. Tavasio, ed impaziente d’effettuare il matrimonio, con Geltrude, sollecitonne più volte con lettere Aurelio, che necessitato a trattenersi in Siena più di quello credeva, vinto dalle continue premure di D. Tavasio, gl’acconsentì di venire al compimento de’ suoi desiderj, non ostante la sua assenza, ed insiememente commise all’Amico Uberto, inviandole procura (immemore del comandamento Paterno) l’impalmare, in suo nome Rosmiri. Questa, nelle visite frequenti, resele da Uberto, s’invaghì del medesimo, ed esso di lei in guisa, che si dispose a tradire l’Amico, ed impalmarla, in proprio nome.
 Geltrude all’incontro dalla freddezza di Uberto, che la sollecitava all’odiate nozze col pretesto della risoluta determinazione d’Aurelio, compresa la di lui infedeltà finse disporsi a compiacerlo, con animo di sincerarsi de’ dubj suoi.
 Stabilitasi dunque la sera, e preparate le Feste per le nozze, allora appunto, che Uberto stava per tradire l’Amico, con involarle la Sposa, giunge questi all’impensata, rammentatosi dell’ordine del suo creduto Genitore, a sospenderle, fino all’apertura del Foglio, di sopra accennato.
 Tutto ciò, che possa discordare da sentimenti della vera Catolica Religione, è puro scherzo di penna Poetica.
 
 ATTORI
 
 ROSMIRI, destinata Sposa ad Aurelio, ed innamorata di Uberto.
 La Signora Santa Pascucci detta la Santina.
 UBERTO, Amante, prima di Geltrude, poi di Rosmiri, Amico di Aurelio.
 Il Signor Alessandro Renda.
 GELTRUDE, destinata Sposa a D. Tavasio, ed innamorata d’Uberto.
 La Signora Anna Cirillo.
 AURELIO, creduto Fratello di Geltrude, e destinato Sposo a Rosmiri.
 La Signora Catarina Aschieri.
 SERPETTA, Damigella di Geltrude.
 La Signora Giovanna Falconetti.
 SCAPPINO, Paggio della sudetta.
 La Signora Vittoria
 ASCANIO, Bracciero della medesima.
 Il Signor Giacomo d’Ambrogio.
 D. TAVASIO, destinato Sposo a Geltrude.
 Il Signor Giovanni Romanelli.
 
 
 LA SCENA si rappresenta in Pisa.
 Inventore, e Pittore della Scena il Signor Paolo Saracino Napolitano.
 La Musica è del Signor Giuseppe Sellitti Maestro di Cappella Napolitano.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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