Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il gemino amore, Benevento, A spese dell'Appaldatore, 1718
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 IL GEMINO AMORE
 
 
 Commedia da rappresentarsi nel Teatro de’ Fiorentini in quest’Autunno dell’anno corrente 1718. Di Francesco Antonio Tullio, Posta in Musica dal Sig. Antonio Orefici. Consegrata all’Eccellentissimo Signor Conte Wirrico di Daun, Principe di Teano, Vice-Re, e Capitan Generale in questo Regno di Napoli, &c.
 In Benevento MDCCXVIII. A spese dell’Appaldatore; e si vendono alla Libraria del Parrino a Strada Toledo. Con Licenza de’ Superiori.
 
 
 Eccellentissimo Signore.
 In altra foggia compajono in quest’anno le Commedie nel picciolo Teatro de’ Fiorentini. Son esse passate dall’idioma Napoletano al Toscano, non già con azioni eroiche, e Regali, ma con successi domestici, e familiari, ne’ quali, fra i Personaggi sodi, e ridicoli, si spera, che riesca egualmente piacevole, e la sodezza, e la lepidezza. All’E. V. consagro questa prima; E con essa mi pongo umilmente a Vostri piedi supplicandovi della vostra autorevole protezione a pro dell’offerta; e del Vostro benignissimo gradimento verso l’offerente, perché l’una, e l’altro venghino decorati del sublime pregio, che può nascere dalla generosità delle Vostre grazie; Ond’io, co ’l più profondo de’ miei ossequiosissimi rispetti, possa vantarmi per sempre
 Di V. E.
 Umiliss., Div.mo, ed ob.mo Serv.
 Salvadore Toro.
 
 
 Argomento.
 Pancrazio Caralice, Mercatante d’Ancona, avea egli un suo Cugino in Padua, chiamato Anselmo Caralice, anche Mercatante di ricca facoltà. Accadde, ch’essendo Pancrazio andato in Padua, per suoi negozi, portò seco ancora Cassandra Spinacci, sua Moglie, che allora gravida si trovava, e fra ’l lungo trattenimento, che fecero in quella Città, venne ella a sgravarsi d’una bambina, che fù chiamata Lavinia, la quale volle Anselmo adottarsi per figlia, e perché nata in sua casa, e perché restò egli vedovo in età molto avanzata, e senza figlio alcuno. Vinse l’affetto de’ Genitori, la certezza di averla a veder erede d’una tanta ricchezza, imperocché la lasciarono di buona voglia in poter del Zio. Lieto oltremodo ne rimase Anselmo; ed affinché l’adottata figlia de’ proprii Genitori cos’alcuna mai non sapesse, da quando cominciò ella a venir in età di conoscenza, le fece sempre credere, che fosse egli suo Padre, e per tale fu egli sempre da Lavinia tenuto.
 Lasciò allora Pancrazio in Ancona un’altro suo figlio, di pochi anni, chiamato Flavio; e perché si andava egli allevando di genio molto dissoluto; quando lo vidde il Padre in età d’ammogliarsi, pensò, che la Moglie servir potesse di freno alle sue dissolutezze. Trattò per tanto di farlo Marito d’Emilia, Sorella di Ascanio Rinieri, anche Mercatante in Ancona, la quale era di esso ardentemente innammorata; ma Flavio, sdegnando la paterna elezione, e vago di andar seguendo i suoi scapestrati pensieri, tolta di nascosto al Padre una quantità di danari, partissi egli nascostamente di sua casa, senza sapersi mai dov’egli andato si fosse.
 Un’anno, in circa, dopo la partenza di Flavio, ebbe a partir anche Anselmo da Padua, per suoi gravissimi interessi, che avea egli in Messina, e risolse portar seco anche Lavinia, già in età nubile, per non far torto al grande amore, mercé il quale soffrir non potea d’averla un sol momento lontana da gl’occhi suoi. Imbarcati a Venezia sopra una Nave Ragugea, e da gravi tempeste combattuti nel viaggio, andò la Nave, trasportata dal vento, a prender porto in Durazzo: dove, allo smontar a terra, il misero Anselmo, duramente strapazzato dagl’impeti delle borrasche, chiuse, con improvisa morte, i giorni suoi. Rimase Lavinia in Durazzo, assistita da Serio Gavacci, detto Corbolo, Servidore d’Anselmo, uomo di bell’umore; e restò, l’infelice, sovra presa da forte malatia, e per la perdita del creduto Padre, e per i patimenti, che ancor essa avea sofferti su la Nave. Più mesi inferma vi si trattenne; e dopo riavutasi del male, determinò ritornarsene in Padua. Avuta per quella volta un’altra imbarcazione, fu dalla contrarietà de’ venti sforzata a prender porto in Ancona; e vi giunse appunto, quando Flavio, dopo avere fra lo spazio di due anni, consumati i danari tolti al Padre, se ne ritorna alla Patria. Di qui comincia l’azione della Commedia, dalla lettura della quale potrà vedersene il proseguimento, ed il fine.
 Quelle voci, come di Dei, Fato, adorare, e simili, che son contrarie a’ Cattolici sentimenti, si sa benissimo, che sono scherzi delle Muse, e per tali le dichiara l’Autore, che hà scolpiti nel cuore tutti i Dogmi de’ Sacrosanti Evangelj.
 
 Interlocutori.
 
 PANCRAZIO CARALICE, vecchio Mercatante, marito di Cassandra Spinacci, e padre di Flavio; che poi si discuopre anche padre di Lavinia; ed innamorato di Lisetta Perlina, sua serva.
 CASSANDRA SPINACCI, vecchia, mogliere di Pancrazio Caralice, e madre di Flavio, e di Lavinia.
 Il Sig. Simone de Falco.
 LAVINIA CARALICE, figlia adottiva d’Anselmo Caralice, suo zio, mercatante in Padua; che poi si discuopre figlia di Pancrazio, e di Cassandra, e sorella di Flavio;
 ed innammorata d’Ascanio Rinieri.
 La Signora Petronilla Micheli, detta la Francesina.
 EMILIA RINIERI, sorella d’Ascanio Rinieri, ed innammorata di Flavio Caralice.
 La Signora Costanza Posterla.
 FLAVIO CARALICE, figlio di Pancrazio, e di Cassandra, destinato dal padre per marito ad Emilia; che poi s’innammora di Lavinia, la quale si discuopre sua sorella.
 La Signora Caterina Testi, Virtuosa dell’Eccellentissimo Signor Ambasciadore di Portogallo.
 ASCANIO RINIERI, mercatante, fratello d’Emilia, ed innammorato di Lavinia.
 Il Signor Biagio Stabile.
 LISETTA PERLINA, serva di Pancrazio, e di Cassandra, ed innammorato di Serio Gavacci, detto Corbolo.
 La Signora Marianna Monti.
 SERIO GAVACCI, detto CORBOLO, servo di Lavinia, ed innammorata di Lisetta Perlina.
 Il Signor Giacomo d’Ambrosio.
 
 
 La scena si finge in un Borgo d’Ancona.
 Pittore della Scena: Il Signor Francesco Saraceni.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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