Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il gemino amore, Benevento, A spese dell'Appaldatore, 1718
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Si sente battimento di Spade di dentro; E poi vien fuori LAVINIA, in abito da viaggio, fuggendo, timida, e spaventata; Ed in tanto siegue il battimento delle spade.
 LAVINIA sola; e FLAVIO, e CORBOLO di dentro.
 
 LAVINIA
 Cieli! Soccorso, aita!
 Lassa! chi mi conforta?
 FLAVIO
 Vi costerà la vita. (di dentro.)
 CORBOLO
 Vi sbudello, canaglia. (di dentro.)
 LAVINIA
                                          O Dio! son morta! (si siede.)
 
 SCENA II
 
 CORBOLO con spada nuda in mano; e la suddetta.
 
 CORBOLO
5Ah! ladri bricconacci!
 Così ci vuol Signora!
 LAVINIA
 Io vivo appena.
 CORBOLO
                               Eh! da voi si discacci
 Il timor, la viltà! lieta , e serena,
 Pensate, che l’idea della bravura
10V’assiste, v’incoraggia, e v’assicura.
 LAVINIA
 Fuggirò?
 CORBOLO
                    E di che sorte!
 LAVINIA
 E ’l nostro difensor?
 CORBOLO
                                        Fa cose rare!
 Gl’insiegue ardito, e forte!
 LAVINIA
 Un Genio tutelare
15Chiamar si può.
 CORBOLO
                                 Dal mio valor apprese
 Questi, che dite voi,
 Gl’assalti, gli sbaratti, e le difese.
 LAVINIA
 Non più, che tu m’annoi.
 CORBOLO
 Tornerà trionfante.
 LAVINIA
20E solo lo lasciasti?
 CORBOLO
                                    A voi son corso,
 Custode vigilante
 
 SCENA III
 
 FLAVIO, in abito da viaggio, con spada nuda in mano, ferito nel braccio sinistro; e suddetti.
 
 FLAVIO
 (Ah masnadieri infami!)
 CORBOLO
                                                (Aimè! soccorso!) (si spaventa alla voce di Flavio.)
 FLAVIO
 (Fuggiste?)
 LAVINIA
                         (Ecco, che arriva.)
 FLAVIO
 Signora
 CORBOLO
                  O ben! Voi siete? e viva, e viva!
 LAVINIA
25Voi ferito?
 FLAVIO
                       Nel braccio,
 Lieve punta m’offese.
 CORBOLO
                                          Oh! cospettaccio!
 LAVINIA
 O perversa mia stella!
 Sento che ’l cor ne langue.
 FLAVIO
 Per cagion così bella,
30Pur è poco versar tutto il mio sangue.
 CORBOLO
 (O quanto è manieroso!)
 LAVINIA
 Confusa, ed obbligata
 Al tratto generoso io mi confesso;
 Onde, pietosa, e grata,
35La ferita fasciar mi sia concesso.
 FLAVIO
 Tocca da quella mano,
 Si fa la piaga mia, bella, e gradita. (gli fascia la ferita con un nastro, che si toglie di petto.)
 CORBOLO
 (Sa far ben da galano!)
 LAVINIA
 È poco al difensor della mia vita.
 FLAVIO
40Per me nastro sì degno
 È divisa d’onore.
 LAVINIA
 De’ miei doveri è un pegno.
 FLAVIO
 (Che moti hà l’alma mia!)
 LAVINIA
                                                  (Che sento al core!)
 CORBOLO
 (Ne toccava più d’una,
45Se ’l mio valor non riparava a i danni.)
 FLAVIO
 È mia bella fortuna,
 Che dopo un corso d’anni,
 Or, che alla Patria torno, io giunga a tanto
 Che d’avervi difesa io porti il vanto.
 LAVINIA
50Dunque d’Ancona siete?
 FLAVIO
 Qui nacqui; e voi?
 LAVINIA
                                     Ch’io taccia l’esser mio
 Permetter mi dovete.
 Altro dir non poss’io, che ’l Mar cruccioso
 Non fece oltre passarmi;
55E cercava un’albergo al mio riposo.
 FLAVIO
 È mia pena il trovarmi
 In odio al Padre mio; ma se mi è tolto
 In mia casa portarvi,
 Altra ne troverò.
 LAVINIA
                                 Grazie vi rendo.
60(Che nobil tratto.)
 FLAVIO
                                    (O che leggiadro volto!)
 In tanto, a riposarvi,
 Gite in quella capanna. Osserva. (la mostra a Corbolo.)
 CORBOLO
                                                              Intendo.
 LAVINIA
 E posso star sicura?
 FLAVIO
 Discacciate il timore.
 CORBOLO
65Eh! che dove son io, non v’è paura.
 FLAVIO
 Ivi sarò fra poco.
 (Sì, che ti sento, o Amore.)
 LAVINIA
 Verrete?
 FLAVIO
                    Sì verrò. (Son tutto foco!)
 
 Verrò, che in voi risplende,
70Sì bella, la virtù,
 Che, amabile, si rende,
 Degna di servitù,
 Degna d’Amore.
    Verrò, che i dolci modi
75Di vostra cortesia
 Son nodi
 All’alma mia,
 Son lacci al core.
 
 SCENA IV
 
 LAVINIA, e CORBOLO.
 
 LAVINIA
 (Che son questi risalti,
80Agitato mio core!)
 CORBOLO
 Presto: andiamo in due salti;
 Che stiamo qui facendo?
 LAVINIA
 (Questo, che sembra amore,
 È un Amor, che lo sento, e non l’intendo!)
 CORBOLO
85Perché sospesa?
 LAVINIA
                                 O Dio!
 Che m’accadde non so!
 CORBOLO
                                             Che cosa è questa?
 Eh! conosco ben’io,
 Che v’è saltato qualche grillo in testa.
 Hò visto a gl’atti, a i moti
 LAVINIA
90Ah! raffrena gl’accenti;
 Che son d’ignota forza effetti ignoti!
 CORBOLO
 O! buona questa!
 LAVINIA
                                   Or senti:
 Tacer tu dei, ch’io sia:
 Che da Durazzo venga, e a Padua vada.
 CORBOLO
95Hò inteso. È cura mia
 Di tener tutti a bada.
 LAVINIA
 Tanto farsi conviene:
 Opra cauto, ed astuto.
 CORBOLO
 È ragion: dite bene; Io sarò muto:
100Ma voi fate atterrirmi!
 Vi veggo co ’l pensier molto imbrogliato!
 LAVINIA
 Basta. Non contradirmi:
 Sarà di me quel che dispone il Fato.
 
    Quest’amor, che mi turba la pace,
105M’è caro, m’alletta,
 Diletta,
 Mi piace,
 Né trovo il perché!
    È un’Amor, che ad amare mi sforza:
110D’Amore hà la forza;
 Ma pur sento, che Amore non è!
 
 SCENA V
 
 PANCRAZIO, e LISETTA.
 
 PANCRAZIO
 E piglia, che cos’hai?
 LISETTA
 Io no ’l voglio pigliar.
 PANCRAZIO
                                         Perché mia gioja?
 Questo torto mi fai!
 LISETTA
115Io non vo’ nastri. O! questa sì, ch’è noja!
 PANCRAZIO
 Piglialo, e in quel bel petto
 Fanne una bella ciocca.
 LISETTA
 Su finiamla. L’accetto;
 E qui lo lego.
 PANCRAZIO
                           O! graziosa bocca!
120Piano, che non fai bene:
 Lascia legarlo a me.
 LISETTA
                                       Via, giù la mano,
 Che questo non conviene.
 PANCRAZIO
 E lascia far.
 LISETTA
                         Quest’è un capriccio insano.
 Ecco; vi piace adesso?
 PANCRAZIO
125O ben! ma non sta giusta.
 LISETTA
                                                 Sta giustissima.
 Date troppo in eccesso.
 PANCRAZIO
 No, Lisa mia bellissima,
 Fa difetto quel groppo.
 LISETTA
 E via, che stiamo in strada. O quest’è troppo!
 PANCRAZIO
130In villa si può fare:
 Dubitar non bisogna.
 LISETTA
 Voi volete burlare!
 Non manca chi ci osserva, ed è vergogna.
 PANCRAZIO
 No; cara Colombina;
135Tu sei
 LISETTA
               Son vostra serva.
 PANCRAZIO
 Che serva? sei Regina
 Del core di Pancrazio:
 Tu reggi la mia vita:
 Sei luce di quest’occhi.
 LISETTA
                                            Io vi ringrazio
140Ma questo no ’l vorrei.
 PANCRAZIO
 O bocca saporita!
 Senti; Lisetta mia, se m’amerai,
 Di tutti i beni miei
 Io ti farò Padrona. Tu ben sai,
145Che di figli son privo.
 Di Flavio io non hò nuova,
 E partì son due anni; onde a ragione
 Non lo credo più vivo.
 Traggo pur chiara pruova
150Da ben giusta cagione,
 Che Lavinia sia morta.
 LISETTA
                                            O gran destino!
 PANCRAZIO
 Ella in Padua nacque,
 Dove, in casa d’Anselmo, un mio cugino,
 Con mia moglie trattenni;
155E a mio cugino piacque
 D’adottarla per figlia; ed io m’attenni
 Ben pronto a suoi consigli,
 Perché ricco a bizzeffa, e senza figli.
 LISETTA
 E poi?
 PANCRAZIO
                Son mesi, e mesi,
160Che partì per Messina; e fino ad ora,
 Che successe di loro io non intesi.
 LISETTA
 Poverini! che sento!
 Portò la figlia ancora?
 PANCRAZIO
 Era tanto l’affetto,
165Che non sapea lasciarla un sol momento.
 Or, da quanto t’hò detto,
 Pensa, che se tu m’ami;
 Visino grazioso;
 Averai quanto brami.
 LISETTA
170(Bisogna aprirci gl’occhi.) io veramente
 PANCRAZIO
 Parla; labro amoroso.
 LISETTA
 Io
 PANCRAZIO
        Sì?
 LISETTA
                 Via, via: non voglio dir più niente.
 
 SCENA VI
 
 CASSANDRA da parte, che sente; e suddetti.
 
 PANCRAZIO
 Dillo; vezzosa mia:
 Dillo; Lisa mia bella.
 LISETTA
175Dico, ch’io v’ameria
 CASSANDRA
 (Che giungo ad ascoltare!)
 LISETTA
 Ma la Padrona è quella,
 Che, insospettita, già mi fa tremare.
 PANCRAZIO
 Che Padrona, e Padrona?
180Son io
 CASSANDRA
               Brutto vecchiaccio!
 Chi sei tu? tu chi sei?
 LISETTA
                                          (O questa è buona!)
 CASSANDRA
 Vedete il bel mustaccio!
 Caro il mio garzoncino inzuccherato,
 Che mi fa da Damino innammorato!
185Vedete, com’è bello!
 PANCRAZIO
 Tu che cerchi? che vuoi?
 CASSANDRA
 Pazzo, senza cervello.
 PANCRAZIO
 Va per i fatti tuoi.
 CASSANDRA
 Che bel grifo d’Amante!
 PANCRAZIO
190Non la finisci più?
 CASSANDRA
                                     Bel fantolino!
 Che vezzoso sembiante!
 Vedetelo, vedete. Uh! te meschino!
 Andatelo guardando!
 PANCRAZIO
 Cassandra; tu mi tenti:
195È falso il tuo pensiero;
 Ch’io qui le stava dando
 De’ buoni documenti.
 LISETTA
                                           E questo è vero.
 CASSANDRA
 Taci là sfacciatella;
 O ti sfregio quel viso.
 PANCRAZIO
                                          Ah! vecchia indegna!
200Un’onesta zitella
 Si maltratta così?
 CASSANDRA
                                   Ti cuoce, infame?
 Ve’, ve’, come s’impegna!
 Come si ringalluzza!
 Hò scoverte le trame
 PANCRAZIO
205Va via, Cassandra; o la farem, che puzza.
 CASSANDRA
 Che vuoi far tu?
 PANCRAZIO
                                 Cammina;
 LISETTA
 (O Lisetta meschina!)
 CASSANDRA
 Tu n’avrai da pagar la penitenza. (a Lisetta.)
 PANCRAZIO
 
    Senti:
210Se tu la tocchi;
 Vecchiarda maledetta;
 Gl’occhi
 Ti caverò.
    Non dubitar, Lisetta,
215Che i buoni documenti
 Dopo te li darò.
 
 SCENA VII
 
 CASSANDRA, e LISETTA.
 
 CASSANDRA
 Aggrinza un po’ quel naso:
 Fa quel muso a lucerna. È buona questa?
 Tu non vuoi farne caso;
220E se non stai modesta,
 I capelli ti taglio;
 E ti metto in cucina.
 LISETTA
 Voi prendete l’abbaglio;
 E vi vado di mezo io poverina. (piange maliziosamente.)
 CASSANDRA
225Abbaglio! O! l’innocente!
 Sì! con le lagrimucce!
 LISETTA
                                          Io non hò colpa;
 E voi mi maltrattate ingiustamente.
 CASSANDRA
 Qui non ci vuol discolpa.
 Avverti a quel, che fai:
230Fuggi quel vecchio; o te ne pentirai.
 
    Io t’ammazzo,
 Ti soffoco,
 Se non fai, che ’l vecchio pazzo
 Peste, e foco
235Sia per te.
    Non ci vuol quel muso stretto,
 Già bel bello
 Io te l’hò detto:
 Sta in cervello,
240Intendi a me.
 
 SCENA VIII
 
 LISETTA sola.
 
 LISETTA
 Sentite, che rumore!
 Ah, ah, che strana cosa! uh! che pazzia!
 Che ridicolo amore,
 Che bella gelosia,
245Che l’è saltata addosso!
 È bisogno, ch’io rida a più non posso!
 
 SCENA IX
 
 CORBOLO, e la suddetta.
 
 CORBOLO
 (Cercalo, ed abbi fretta!
 Che vuoi trovar?)
 LISETTA
                                   (Chi è questi!)
 CORBOLO
 (E la Padrona impaziente aspetta.)
 LISETTA
250(Al portamento, a i gesti
 Mi sembra forastiero!)
 CORBOLO
                                             (O! chi è costei!)
 Signora; al suo comando.
 Mi sapesse dir lei,
 Dove possa trovar chi vo cercando?
 LISETTA
255(È curioso al certo!)
 CORBOLO
 E, con tal congiuntura,
 S’inchina al suo gran merto
 Il portento, e l’onor della bravura.
 LISETTA
 (O che risa mi viene!)
260Tu chi cerchi?
 CORBOLO
                             Io vorria
 Un, che conosco bene;
 Né so, come si chiama, e dove stia.
 LISETTA
 Ma tu mi fai comprendere,
 Che sei un bel balocco.
 CORBOLO
                                            O! fate errore!
265Io già vi fec’intendere,
 Che ’l pregio io son del massimo valore.
 LISETTA
 (È ridicolo in vero!)
 Donde vieni? ove vai?
 CORBOLO
 Dirò: son forastiero;
270Ma più di questo io non dirò giammai.
 LISETTA
 O bene! o che bel fine!
 CORBOLO
 Se poi vuol pruove inusitate, e grandi,
 Sangue, straggi, e ruine,
 Basta, che lo comandi.
 LISETTA
 
275   Io ti son schiava!
 Mi fa paura
 Tanta bravura,
 Tanto valor!
    Gente sì brava,
280Di forza estrema,
 Mi dà spavento!
 Sento,
 Che trema
 Nel petto il cor! (ridendo, e burlandolo.)
 
 SCENA X
 
 CORBOLO solo.
 
 CORBOLO
285L’è pur bellina questa,
 Graziosetta, e gentile!
 Ma dove do di testa,
 Per trovar quel che cerco?
 
 SCENA XI
 
 LAVINIA, inseguita da FLAVIO, che la trattiene; e ’l suddetto.
 
 LAVINIA
                                                  Anima vile!
 Che pretendi?
 FLAVIO
                              Deh ferma, Idolo mio.
 LAVINIA
290Lasciami impuro (o Dio!)
 FLAVIO
 Senti, caro mio bene
 LAVINIA
                                         Aita, aita.
 CORBOLO
 Olà! ch’è questo!
 FLAVIO
                                  Ascolta
 LAVINIA
                                                  Ah! traditore;
 Mi salvasti la vita,
 Per togliermi l’onore!
 FLAVIO
295No; bella
 CORBOLO
                    E va ti fida! ajuto, ajuto.
 
 SCENA XII
 
 ASCANIO, e suddetti.
 
 ASCANIO
 Che rumori! che grida!
 CORBOLO
 O! ch’a tempo è venuto.
 Accorrete, ajutate.
 FLAVIO
                                    Aimè! chi viene?
 ASCANIO
 Ah! masnadiero indegno. (cava la spada.)
 FLAVIO
300Ecco Ascanio. O destin! fuggir conviene.
 
 SCENA XIII
 
 ASCANIO, LAVINIA, e CORBOLO.
 
 ASCANIO
 Ti seguirò ben io.
 LAVINIA
 No: lasciate l’impegno:
 Basta, che già difeso è l’onor mio.
 CORBOLO
 Ah! cospetton di Bacco!
 LAVINIA
305Ahi! che ’l duolo mi accora.
 CORBOLO
 È fuggito il vigliacco.
 ASCANIO
 Che v’accadde; Signora;
 Se saperlo mi lice?
 LAVINIA
                                     Ah! se in voi regna
 Pietà d’un infelice,
310La spero anch’io, che di pietà son degna.
 ASCANIO
 Fate il caso a me noto.
 (Bel garbo!) dite pur.
 LAVINIA
                                          Giovane ignoto
 Da Gente Masnadiera,
 La vita mi difese:
315Obbligata mi rese;
 Poi, con anima fiera;
 Temerario, impudico;
 Si fé dell’onor mio fiero inimico.
 CORBOLO
 Si dà cosa più strana?
 LAVINIA
320Col fuggir mi salvai.
 ASCANIO
 Altr’esser non può mai, ch’Alma villana!
 CORBOLO
 (Se l’incontro, l’uccido.)
 ASCANIO
 Voi chi siete?
 LAVINIA
                            Per ora
 A voi basti saper, che ’l vento infido
325Mi fece qui fermar.
 ASCANIO
                                       (Quanto innammora!)
 Se a sdegno non l’avete,
 Ecco mia casa: in quella
 Ristorarvi potrete;
 E servirvi potrà la mia sorella.
 LAVINIA
330Obbligata son’io,
 Anche di quest’onore,
 Al forte difensor dell’onor mio.
 ASCANIO
 (Che nobil vezzo!)
 LAVINIA
                                    (Ecco un novello amore!)
 CORBOLO
 (O quanto è gentilino!)
 ASCANIO
335Lasciate, che io la chiami.
 Emilia dal Giardino,
 Ecco, che vien.
 
 SCENA XIV
 
 EMILIA, dal Giardino; e suddetti.
 
 EMILIA
                              Che brami?
 ASCANIO
 Questa nobil Donzella
 Servir tu dei.
 LAVINIA
                            Vostro favor m’è grato.
 EMILIA
340È gentil, quanto bella!
 CORBOLO
 Ma non sapete i guai.
 ASCANIO
 Fermolla il Mar turbato
 In questo lido; e ciò, ch’avvenne poi,
 Sentir da lei potrai;
345Degni son di pietade i casi suoi.
 EMILIA
 Son le vostre sventure
 Mio cordoglio penoso.
 LAVINIA
 È somma bontà vostra.
 EMILIA
                                             Entrate pure,
 Ch’ora sarò con voi.
 ASCANIO
                                       Gite al riposo:
350V’è chi vi servirà.
 EMILIA
                                   Lidia, Leonora,
 Questa degna Signora,
 Siate pronte a servir.
 LAVINIA
                                         Le grazie accetto.
 (Quanti moti, in un punto, io sento al petto!)
 
    Obbligata
355Al vostro Amore,
 Sempre grata
 Vi prometto
 Pari affetto,
 Eguale amor.
360   Con tal forza nel mio core,
 Dal dover, vinta son io,
 Che già mio
 Non sento il cor. (Entra con Corbolo in casa d’Ascanio.)
 
 SCENA XV
 
 EMILIA, ed ASCANIO.
 
 EMILIA
 Curiosa qui resto
 ASCANIO
365Non udrai più di questo,
 Che dal Ciel mi fu dato
 Di salvarle l’onore
 Da ignoto assalitore.
 EMILIA
 Infelice donzella! ah! scelerato!
370Ma chi è: donde viene: ove si porta?
 ASCANIO
 No ’l so, né ’l volle dir.
 EMILIA
                                           Chi sarà mai!
 Forse tacerlo importa.
 ASCANIO
 Credo, che sia così; ma so
 EMILIA
                                                 Che sai?
 ASCANIO
 So, che ad ella mi tira
375Un genio assai tenace.
 EMILIA
 Bel genio. In lei s’ammira
 Beltà, ch’alletta, e venustà, che piace!
 ASCANIO
 Parve forza d’incanto!
 Quasi son tutto foco!
 EMILIA
380Ed un genio può tanto?
 ASCANIO
 Il genio fassi amore a poco, a poco.
 EMILIA
 Ma, che speri?
 ASCANIO
                              Ella parmi
 Di nobili natali.
 EMILIA
                                Il credo anch’io.
 ASCANIO
 Tu potrai consolarmi,
385Indagando il suo stato.
 EMILIA
                                            È mia la cura
 Di render sodisfatto il tuo disio.
 ASCANIO
 Sarebbe mia ventura
 Sposa sì degna, e bella.
 Vanne; ed opra per me, cara sorella.
 
390   Pensa, ch’Amore
 È ancor nascente;
 E pur si sente,
 Ch’in petto il core
 Sa tormentar.
395   Armati stanno
 Quei dolci sguardi,
 E faci, e dardi
 Sanno
 Scoccar.
 
 SCENA XVI
 
 EMILIA sola.
 
 EMILIA
400Ah! che ’l parlar d’amore
 Mi risveglia nel petto
 Il mio tradito affetto
 Da Flavio traditore! ah! Flavio ingrato!
 E lasciar mi potesti, alma crudele,
405In sì penoso stato?
 Ah! che le mie querele io spargo al vento,
 Né v’è chi mi conforta!
 Vive la pena in me, vive il tormento,
 Vive il disio; ma la speranza è morta.
 
410   Amor
 Con dirmi: spera,
 Lusinga il mio dolor;
 Ma finta, e mensognera
 È la speranza.
415   E ’l cor se mai la crede,
 S’avvede,
 Ch’è dipinta in lontananza.
 
 SCENA XVII
 
 PANCRAZIO, e CASSANDRA.
 
 PANCRAZIO
 E ancor vai brontolando?
 Fuggo per non sentirti.
 CASSANDRA
                                             Ah! traditore!
420Sempre la vai fiutando.
 PANCRAZIO
 Sempre con questo errore?
 Il fistolo ti mangi.
 
 SCENA XVIII
 
 FLAVIO; e suddetti.
 
 FLAVIO
                                    (Ove spario!)
 CASSANDRA
 Di più vecchio malnato!...
 FLAVIO
 (Bella; chi mi ti toglie?)
 CASSANDRA
425O! Flavio! o Figlio mio!
 PANCRAZIO
 Dov’è? tornasti; Figlio scapestrato?
 FLAVIO
 Padre
 CASSANDRA
               Così s’accoglie
 Un Figlio, ch’a noi torna?
 PANCRAZIO
                                                 Hai ben ragione:
 Accoglier lo dovrei con un bastone. (gli volta le spalle.)
 CASSANDRA
430Tristo te! non t’avvedi,
 Che fai cose da matto?
 FLAVIO
 Eccomi a vostri piedi
 Amati Genitori (s’inginocchia.)
 CASSANDRA
 Vedi, vedi quell’atto. (a Pancrazio, che no ’l guarda.)
 PANCRAZIO
                                          Infame, e puoi
435Sostener la mia vista? Or son due anni,
 Che contro il mio divieto,
 Tu partisti da noi,
 E sa il Ciel quanti affanni
 CASSANDRA
                                                 Or via, sta cheto.
 Vedine il pentimento:
440Compatirlo tu dei.
 FLAVIO
 Sì; Padre mio; già dell’error mi pento.
 PANCRAZIO
 E se pentito sei,
 Vieni, Figlio diletto,
 Vieni fra queste braccia
 CASSANDRA
445Viscere del mio petto
 PANCRAZIO
 Vieni; e ’l tuo Padre, e la tua Madre abbraccia.
 
 SCENA XIX
 
 EMILIA, di casa; e suddetti.
 
 EMILIA
 È ver: non m’ingannai.
 Flavio mio
 PANCRAZIO
                       Ecco Emilia: ecco colei,
 Che in isposa t’elessi, e destinai:
450Consolarla tu dei, che so ben quanto,
 Per te, di cuore, ha sospirato, e pianto.
 FLAVIO
 (Finger convien.) Perdona; Emilia mia;
 A chi l’error confessa.
 EMILIA
 Ah! Flavio! ah! caro
 CASSANDRA
                                       Or via,
455Resta un poco con essa:
 Consola questa bella creatura,
 Che, per te, l’infelice,
 Hà dato con la testa per le mura.
 FLAVIO
 Qui sono a piedi suoi.
 PANCRAZIO
460Sì, che tanto ti lice:
 Tanto chiede l’impegno.
 In tanto andremo noi
 A prepararti un’abito condegno.
 
 SCENA XX
 
 EMILIA, e FLAVIO.
 
 EMILIA
 Flavio mio; t’hò presente,
465Ti veggo, e temo pur, ch’io non m’inganni.
 Sconsolata, e dolente;
 Tu lontano da me, cor del mio core;
 Trassi infelici l’ore, i giorni, e gl’anni;
 Soffrendo, ogni momento,
470Aspro duol, cruda pena, empio tormento.
 FLAVIO
 Emilia; i nostri affetti,
 Più, che la volontà, gli regge il fato:
 Errai, da lui sforzato;
 Ed or, che i miei difetti
475Ben ravviso, e comprendo; i sensi miei
 Tutti per te saranno (ah! dove sei?)
 EMILIA
 O ben sofferte pene!
 O dolci affanni, amabili dolori!
 Se tu, dolce mio bene,
480Mi consoli, m’alletti, e mi ristori.
 FLAVIO
 Vedrai di Flavio il petto
 Quanto d’Amore abbondi;
 E tu del mio diletto
 Sarai la meta (oh Dio! dove t’ascondi?)
 EMILIA
485Parto lieta, e beata,
 Co ’l pensier, che sarai mio dolce sposo.
 FLAVIO
 In te; mia luce amata;
 Pose Amor la mia speme. (Io non riposo!)
 EMILIA
 
    Dov’era l’affanno
490Nel core, nel petto,
 Tu svegli un diletto,
 Che lieta mi fa.
    Amore, tiranno
 Chiamar più non oso,
495Se, dolce, e pietoso,
 Le gioje mi dà.
 
 SCENA XXI
 
 FLAVIO solo.
 
 FLAVIO
 Partissi pur! mendaci
 Per lei furo i miei detti. Ah! nel mio core
 Fiamme troppo voraci,
500Per la bella straniera, accende Amore!
 Ah! mi fallì la preda!
 Chi sa dove s’ascose?
 Ma non fia mai, ch’io ceda
 A quel destin, ch’al mio voler s’oppose.
505Pria, ch’in casa, le piante
 Muovo a cercarla, addolorato amante.
 
    Dove t’ascondi,
 Cara mia vita?
 Rispondi,
510O bella
 Stella
 D’amore,
 Gioja del sen.
    Vieni a chi t’ama,
515Luce gradita,
 Consola il core
 Di chi ti brama,
 Dolce mio ben.
 
 SCENA XXII
 
 CORBOLO, solo, di casa d’Ascanio.
 
 CORBOLO
 L’hò inteso, che si pranza nel Giardino,
520L’hò inteso. Veramente
 Qui stiamo allegramente,
 Che quest’Ascanio è troppo gentilino.
 Ma non troppo mi suona,
 Se assai qui si ritarda:
525Fra esso, e la Padrona
 Si va giocando d’occhi alla gagliarda:
 Già son presi alla rete.
 
 SCENA XXIII
 
 LISETTA, di casa, e ’l suddetto.
 
 LISETTA
 (Or lo chiamo, ch’avete?
 M’hò quasi svolto un piede.)
 CORBOLO
530(Ma, se onesto è l’amor, poco m’importa.)
 LISETTA
 (Flavio qui non si vede!
 Forsi entrato sarà per l’altra porta.)
 CORBOLO
 Basta. Vedremo appresso.)
 LISETTA
 (Uh! che capo di liti,
535Ch’è cotesta Vecchiaccia!)
 CORBOLO
                                                  (Andiamo adesso,
 Fino alla Barca, a prender i vestiti
 Per la Padrona mia.)
 LISETTA
                                         (O! ecco il bravo!)
 CORBOLO
 Mi scusi, mia Signora,
 Che prima non l’hò vista. Io le son schiavo.
 LISETTA
540Qui ti trattieni ancora?
 CORBOLO
 Dopo molti disaggi
 Di mare tempestoso,
 Di guerre, e di viaggi,
 Ci vuol qualche riposo.
 LISETTA
545Dunque fosti soldato?
 CORBOLO
 Ebbi della milizia i primi onori!
 LISETTA
 E molto hai caminato?
 CORBOLO
 Quanto camina il Sol co suoi splendori.
 LISETTA
 (È un bel gusto per me!)
 CORBOLO
550Che sa del vanto mio!
 Ella, che sa del mio valor profondo!
 LISETTA
 Il tuo nome qual’è?
 CORBOLO
 Corbolo mi chiam’io,
 E per aggiunto, il gran terror del Mondo.
 LISETTA
555(Ah, ah) va via, va via:
 Presto, parti all’infretta;
 Meschina me! non vedi
 La povera Lisetta,
 Che tu la fai tremar da capo a piedi?
 CORBOLO
560Piano, Signora mia:
 Piano, Lisetta mia, piano; che poi,
 Dove splender vegg’io rara bellezza,
 Verbi grazia, con voi,
 Son tutto cortesia, tutto dolcezza.
 LISETTA
565(O! che umor stravagante!)
 Ben: da me, che vorresti?
 CORBOLO
 Vorrei farvi l’onor d’esservi amante.
 LISETTA
 (Costui non mi dispiace.) e che faresti?
 CORBOLO
 Che farei? tutto amore,
570Vezzoso, e riverente,
 Un bel presente io vi farei del core.
 LISETTA
 (Vo’ scherzarci un tantino.)
 E poi, che ne farò?
 CORBOLO
                                     Questo è uno smacco!
 Del cor d’un Paladino,
575Dite, che ne farò? poter di Bacco!
 LISETTA
 Qui non ci vuol bravura:
 Che farne io non saprei.
 CORBOLO
 Come? non dice a lei
 Questa mia postura,
580Di bellezze composta,
 Ch’io, per innammorar, son fatto apposta!
 LISETTA
 Anzi mi va dicendo,
 Che sei un bel gaglioffo;
 Ed io ben ti comprendo
585Per un poltron, millantator, e goffo.
 CORBOLO
 So, che scherzate meco.
 LISETTA
 Lo vedi ebbe anche un cieco.
 CORBOLO
 E si dà più bel viso?
 LISETTA
 Certo! e a chi non è noto?
 CORBOLO
590Un vezzetto, un sorriso,
 Un’atto, un cenno, un moto
 D’occhio, di piè, di vita
 LISETTA
 Sì.
 CORBOLO
         Delle Donne son la calamita.
 LISETTA
 Ah, ah, che gusto!
 CORBOLO
                                   E questi accesi sguardi:
595Questo bel sopraciglio,
 Son facele, son dardi;
 Anzi mi maraviglio
 Non vedervi penando,
 Pianger ferita, e sospirar bruciando.
 LISETTA
 
600   Aimè! chi m’aita?
 Che duolo, che pena!
 Il core
 Già more:
 Son tutta ferita,
605Di foco son piena.
 Ah, ah, ah, come sei sciocco!
 Bell’alocco,
 Che sei tu!
    Che rara bellezza!
610Che cosa
 Vezzosa!
 È tutto dolcezza
 Il vago garzone!
 Uh! babbione, scemunito!
615Hai finito? ne sai più?
 
 CORBOLO
 Eh! così non direste,
 Se una volta vedeste
 Di queste mie bellissime bellezze
 Le belle bizarrie,
620I tratti, le maniere, e le finezze.
 LISETTA
 Via; veggiamole un poco.
 CORBOLO
 Vedi le pruove mie;
 E prepara il tuo petto a i dardi, al foco.
 
 Ve’ quest’inchino,
625Vezzoso, e grato.
 
 LISETTA
 
 È sgraziato!
 Un babbuino
 Meglio lo fa.
 
 CORBOLO
 
 Questo sorriso?
 
 LISETTA
 
630Mi dà spavento!
 
 CORBOLO
 
 E quest’occhietto,
 Non è un portento?
 
 LISETTA
 
 Mi muove il riso:
 Fa brutt’effetto,
635Grazia non hà.
 
 CORBOLO
 
 La positura,
 Non è un incanto?
 
 LISETTA
 
 È sciocco il vanto:
 Mi fa paura:
640Oibò, oibò!
 
 CORBOLO
 
 Or che passeggio
 Non sembro un Marte?
 
 LISETTA
 
 Ti manca l’arte:
 Cosa più peggio
645Far non si può!
 
 CORBOLO
 
 Tutto ti spiace!
 Come? perché?
 
 LISETTA
 
 Niente mi piace;
 Or vedi a me.
650Così s’inchina,
 E ’l sorrisetto
 Si fa così.
 
 CORBOLO
 
 O mia carina;
 Mi piace sì.
 
 LISETTA
 
655L’occhietto
 È questo,
 Caro, e modesto.
 
 CORBOLO
 
 È verità.
 
 LISETTA
 
 La positura
660Vuol esser grave,
 Dolce, e soave
 Vedila qua.
 
 CORBOLO
 
 Sì, bella, il veggio:
 Così la va.
 
 LISETTA
 
665Dissinvoltura
 Vuol il passeggio,
 Vuol civiltà.
 Puoi tu negarlo?
 Ecco, com’è.
 
 CORBOLO
 
670Or voglio farlo
 Meglio di te. (Alla replica del duetto si deve mutar l’ultimo verso di Lisetta, e dovrà dire:)
 
 LISETTA
 
 Niente mi piace,
 Che vuoi da me?
 
 
 Inventore de’ Balli
 Monsù Antonio Sarron.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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