Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il gemino amore, Benevento, A spese dell'Appaldatore, 1718
 a cura di Paologiovanni Maione
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO II
 
 SCENA PRIMA
 
 LAVINIA vestita nobilmente: EMILIA, ed ASCANIO, da casa.
 
 LAVINIA
 Già udiste di mia sorte
675I dolorosi eventi; e com’, e dove
 Morì Anselmo, mio Padre. Ahi! dura morte!
 EMILIA
 Il Ciel non sempre piove
 Maligni influssi.
 ASCANIO
                                 Ove virtù risplende,
 De la sorte il rigor stanco si rende.
 LAVINIA
680Ciò, che tacer pensai;
 Vinta cedendo al vostro amor cortese;
 Libera palesai.
 EMILIA
                              Molto prima palese
 Fe l’esser vostro il nobil tratto, il brio.
 ASCANIO
 Da quando vi mirai, del vostro merto
685Mi fu chiaro il valor (lo sa il cor mio.)
 E perché mi fa certo
 Vostra bontà di ciò, che brama il core;
 Vorrei; servo, ed amante;
 Che in nodo marital ci unisse Amore.
 EMILIA
690Fin da quel primo istante,
 Ch’in voi fissò lo sguardo, arse per voi
 Di puro foco, e onesto;
 E meco confidò gli ardori suoi.
 LAVINIA
 E negar si può questo
695A chi, da quando l’onor mio difese;
 Con dolce violenza;
 Di tutto il voler mio Signor si rese?
 ASCANIO
 O amorosa sentenza,
 Che l’Alma mi consola! Al vostro piede,
700Per onor così caro,
 Consagro del cor mio l’amor, la fede.
 EMILIA
 Un favor troppo raro
 Nasce dal vostro amor.
 LAVINIA
 Giusto è l’impegno:
705Questo de’ miei doveri,
 Questo d’un grato core è un picciol segno.
 ASCANIO
 Effetti son de’ vostri
 Generosi pensieri.
 LAVINIA
                                     Anzi è ragione,
 Che grata mi dimostri:
710Legge d’onor, legge d’amor l’impone.
 ASCANIO
 Più replicar non oso.
 LAVINIA
 Meco in Padua verrete,
 Dopo fatto mio sposo;
 Ed in Padua vedrete
715Qual più vasta mercede
 Darvi poss’io, d’un ricco Padre erede.
 ASCANIO
 I vostri cenni; o bella;
 Saran leggi al mio cor. Vado al giardino,
 Dove v’attendo. O mia benigna Stella!
720O Ciel cortese! o fausto mio destino!
 
    Per bearmi; o cara, o bella;
 Ti guidò
 D’Amor la stella:
 Ti portò
725Su l’ali Amor.
    Tu recasti al core, al petto
 Un amabile diletto,
 Che consola il petto, e ’l cor. (entra nel giardino.)
 
 SCENA II
 
 EMILIA, e LAVINIA.
 
 EMILIA
 Cara cognata; o quanto
730Godo del mio Germano a i godimenti!
 Ed al mio sposo accanto,
 Unir, quest’oggi ancora,
 Spero a i vostri contenti i miei contenti.
 LAVINIA
 Dunque vicina è l’ora
735Pur de’ vostri sponzali?
 EMILIA
                                             Antica amante,
 Mesta, afflitta, e penante,
 Con acerbe querele,
 Piansi di Flavio mio
 La lunga lontananza;
740Ed or, ch’ei giunse, e lo trovai fedele,
 Hò di mie nozze anch’io certa speranza.
 LAVINIA
 Fortuna troppo lieta
 Questa per me saria.
 EMILIA
 Anzi del mio disio saria la meta.
745Andiam, Cognata mia,
 Fra l’amene verzure
 Del fronzuto Giardin.
 LAVINIA
                                          Con mio diletto
 Verrovvi; andate pure,
 Ch’uop’è, ch’io parli al servo.
 EMILIA
                                                       Io là v’aspetto.
 
750   Sì, venite; che i nostri contenti,
 Di rose, e di fiori,
 Da schiere d’Amori
 Vedremo infiorar.
    E le Stelle,
755Vezzose, e ridenti,
 Le gioje più belle
 Ci fanno sperar.
 
 SCENA III
 
 LAVINIA sola.
 
 LAVINIA
 Fra l’eccedente amore,
 Che ad Ascanio sacrai, non so qual senta
760Stimolo nel mio core,
 Che, verso l’impudico,
 Un amor non inteso in me fomenta.
 
 SCENA IV
 
 FLAVIO, con abito ricco; e la suddetta.
 
 FLAVIO
 (E quando; o Ciel nemico!...)
 LAVINIA
 (Io non so!)
 FLAVIO
                         (Ma che osservo!)
 LAVINIA
                                                            (Oimé! che veggio!)
 FLAVIO
765(È inganno!)
 LAVINIA
                           (È illusione!)
 FLAVIO
 (È dessa)
 LAVINIA
                     (È desso)
 FLAVIO
                                         (O è sogno!)
 LAVINIA
                                                                  (O pur vaneggio!)
 FLAVIO
 (È dessa. Il cor non mente.)
 Signora; a vostri piedi
 LAVINIA
                                            E qual ragione;
 Temerario, insolente;
770Vuol, che t’offri al mio sguardo? indegno! E puoi
 Soffrir nel volto mio
 Gl’oltraggi miei, i mancamenti tuoi?
 FLAVIO
 Signora; è vero, errai;
 Ma pentito, son io
 LAVINIA
                                    Il pentimento
775Aver non potrà mai forza, che basti
 Fu essecrando il cimento,
 Se l’onor mio contaminar tentasti.
 FLAVIO
 Deh! Signora; temprate
 L’ira, che mi confonde.
780La pietà
 LAVINIA
                   La pietate
 All’orror del delitto i pregi asconde.
 FLAVIO
 Confesso i falli miei
 LAVINIA
 Degni d’acerba pena.
 FLAVIO
                                          Amor ne incolpa.
 LAVINIA
 Taci, impuro, che sei!
 FLAVIO
785Sì, che Amor mi fé cieco: è sua la colpa.
 LAVINIA
 Un vero amor detesta
 Colpa sì grave, a la ragion nemica;
 Né alimenta il disio d’Alma impudica.
 FLAVIO
 Fu la mia sorte infesta
 LAVINIA
790La sorte è nome vano.
 FLAVIO
                                           O Dio!...
 LAVINIA
                                                             Ma senti:
 Senti, per tuo rimorso, empio lascivo:
 D’allor, che ti mirai;
 Con pensieri innocenti;
 So ben quanto t’amai: so, che ancor vivo
795Conservo; a mio dispetto;
 Per te l’amor, l’affetto;
 Ma ne gli oltraggi miei,
 L’amor detesto, e a la ragione io corro;
 E in pensando, che sei
800Di genio così vile, amor non curo;
 E in te sdegno, ed abborro
 Il pensiero lascivo, il tratto impuro.
 FLAVIO
 Ma fate, che l’emenda
 Vinca un’Alma sdegnosa:
805Fate, che a me vi renda,
 Col vostro primo amor, mia Diva, e Sposa.
 LAVINIA
 No, che tardi s’avvede
 Il tuo pentito cor del folle errore:
 Già di sposa la fede
810Ebbe da me chi mi salvò l’onore.
 Ascanio ne fu degno,
 Ch’anche accolse cortese un infelice.
 FLAVIO
 Ascanio? un vile, indegno;
 E (se dirlo mi lice)
815Che hà merti all’esser mio troppo ineguali?
 LAVINIA
 Frena la lingua ardita:
 L’opre illustrano l’uom più, che i natali.
 FLAVIO
 Né può la mia ferita,
 Che per voi
 LAVINIA
                         Taci. Un generoso tratto
820La gloria hà per confine;
 E di virtude ogn’atto
 Perde di pregio all’or, che impuro è il fine.
 FLAVIO
 Ma io
 LAVINIA
              Taci; e rifletti,
 Ch’Alma gentil, ch’è avvezza
825A regolar gl’affetti,
 Più de la vita assai, l’onore apprezza.
 
    Dal rigore
 Del mio sdegno,
 Pensa, indegno,
830C’hà i suoi fulmini l’onore
 Per punir l’impurità.
    Bassa gl’occhi; e ti sgomenti,
 Ti spaventi
 Su ’l mio ciglio l’onestà.
 
 SCENA V
 
 FLAVIO solo.
 
 FLAVIO
835Ah! che feci! ah! che oprai!
 Troppo ingiusto disio, perverso errore!
 La mia bella oltraggiai,
 Che nodriva per me sensi d’amore!
 Ed Ascanio mi priva
840De l’amato mio ben, del mio diletto!
 E sarà ver, ch’ei viva
 Fastoso di mie pene? ah! no: nel petto
 Mi sveglierà, stizzoso,
 Rabbie vendicatrici Amor geloso.
 
845   Per far le mie vendette
 Hà gelosia le furie
 Hà le saette
 Amor.
    Deluso, disperato,
850Vendicherò l’ingiurie
 Armato
 Di furor.
 
 SCENA VI
 
 CASSANDRA, e LISETTA; di casa.
 
 CASSANDRA
 Tu fuggi, ladroncella?
 Ferma qua: quest’è mio: tu lo rubasti.
 LISETTA
855Io ladra? O quest’è bella!
 CASSANDRA
 Rubato l’hai.
 LISETTA
                           N’è vero.
 CASSANDRA
                                              E pur contrasti?
 L’hai nel petto pendente:
 Mi fai de la leggiadra.
 E ’l nieghi ancor?
 LISETTA
                                   Non hò rubato niente.
 CASSANDRA
860Vai con il furto addosso, e non sei ladra?
 LISETTA
 Voi m’infamate a torto,
 Ch’io non fo queste cose.
 CASSANDRA
                                                E dir lo puoi?
 Come mai lo sopporto!
 LISETTA
 È un cattivo pensier, che fate voi.
 CASSANDRA
865Di più? tu vai cercando,
 Ch’io ti peli la testa
 LISETTA
                                      Aimè! che fate?
 CASSANDRA
 Vuoi andarmi beffando,
 L’orfanella, che sei?
 LISETTA
                                       Voi v’ingannate:
 Non avete ragione!
 CASSANDRA
870Che? son cieca, o vaneggio?
 LISETTA
 Me l’hà dato il Padrone.
 CASSANDRA
 Il Padron?
 LISETTA
                       Il Padrone.
 CASSANDRA
                                              E quest’è peggio!
 E tu lo ricevesti?
 LISETTA
                                  Io no ’l volea
 CASSANDRA
 Povera semplicetta!
875Che bei tratti modesti!
 LISETTA
 A forza me lo diede.
 CASSANDRA
                                       O! com’è schietta!
 Quel nastro a me.
 LISETTA
                                   (Mal’abbia
 Il nastro, e che me ’l diede.) Ecco: prendete.
 CASSANDRA
 Come fuma di rabbia
880La brutta superbetta!
 LISETTA
                                          Altro volete!
 CASSANDRA
 Vorrei, per castigarti,
 Avvinchiartelo al collo, e strangolarti.
 LISETTA
 Strangolarmi?
 CASSANDRA
                              Sicuro.
 LISETTA
                                              Che feci mai?
 CASSANDRA
 Co ’l pianto? Uh! poveretta!
885Ma senti, e te lo giuro
 
 SCENA VII
 
 PANCRAZIO, e le suddette.
 
 PANCRAZIO
 Che giuri tu! cos’è? piange Lisetta!
 Piange! Che le facesti?
 CASSANDRA
 Vieni; e asciugale il pianto.
 PANCRAZIO
 Il nastro le togliesti,
890Vecchia fastidiosa; e ardisti tanto?
 CASSANDRA
 Vecchio senza vergogna;
 Il nastro a la sua bella Signorina!
 PANCRAZIO
 Senti, brutta carogna:
 Per quella, un giorno, io ti farò tapina.
 CASSANDRA
895Vedete il bel Gradasso!
 Tu non ti reggi in piedi
 PANCRAZIO
                                             Eh: s’io mi stizzo
 CASSANDRA
 Tu non puoi dar un passo
 PANCRAZIO
 E taci in tua malora.
 CASSANDRA
 Vecchio rancido, vizzo
 PANCRAZIO
900Che ’l canchero ti roda! e parli ancora?
 CASSANDRA
 Chi fa le bizzarrie!
 Caro il mio bamboletto!
 PANCRAZIO
 Le robbe son le mie;
 E vo’ darle quant’hò, per tuo dispetto.
905L’intendi? e poi e poi
 Se parli solamente,
 Vedrai, che ne sarà de’ fatti tuoi. (entra in casa.)
 
 SCENA VIII
 
 CASSANDRA, e LISETTA.
 
 CASSANDRA
 Quanto è fatto insolente!
 Quanto è uscito da gangheri
910Il vecchio ribambito! E ben? lo senti?
 Quel capo di lucertola,
 Se no ’l veggo abbassato,
 Farò, che te ne penti.
 LISETTA
 E sempr’io per le piste! in che hò peccato?
 CASSANDRA
915Di più?
 LISETTA
                  Ma s’egli è quello,
 Che mi ristucca, e rifinir non vuole.
 CASSANDRA
 Intronagli il cervello.
 LISETTA
 E poi, sono mai altro, che parole?
 CASSANDRA
 Senti la sfrontatella!
920Sentite, che sa dir!
 LISETTA
                                     Che cosa hò detto:
 O questa l’è pur bella!
 CASSANDRA
 Tu troppo esci da l’orlo!
 LISETTA
 Del Padron è il difetto;
 E voi sopra di me volete porlo?
 CASSANDRA
925Sei fatta de le fine,
 Furbetta! hai tu piacer di lusingarlo
 Con certe speranzine
 LISETTA
 È ver: non so negarlo.
 CASSANDRA
 Dunque questo conviene?
 LISETTA
930È un onesto rimedio,
 Per togliermi dal tedio.
 CASSANDRA
 O bene! o bene!
 LISETTA
                                Ma io
 CASSANDRA
                                             Più non parlare;
 O ti squarto così
 LISETTA
                                 Più non rispondo.
 CASSANDRA
 Se tu no ’l lasci stare,
935Ti farò la più misera del Mondo!
 
    Col nastro nel petto
 La mia vistosina!
 Che nobile aspetto:
 Che bella Damina!
940   S’io ti piglio, ti pesto, t’ammacco,
 Quel viso s’intacco,
 Che più non si può.
    Tu singhiozzi? la via non è questa:
 O statti modesta:
945O una furia per te mi farò. (entra in casa.)
 
 SCENA IX
 
 LISETTA sola.
 
 LISETTA
 O infelice Lisetta!
 Uh! che ruina è questa, uh! che furore!
 Scura me poveretta
 
 SCENA X
 
 PANCRAZIO, dall’altra porta di sua casa, con un monile, ed un pajo di maniglie; e la suddetta.
 
 PANCRAZIO
 (Partì quella vecchiaccia.)
950Lisetta mia del core;
 La colera discaccia,
 E statti allegramente;
 Ch’io ti porto di gioje una manata.
 LISETTA
 Io non voglio più niente:
955Che volete da me? son disperata.
 PANCRAZIO
 Non piangere, mia vita;
 Vedi, ch’ancor a me stuzzichi il pianto.
 Lisa mia saporita;
 Cos’hai? non pianger tanto. Velle, velle:
960Queste ti voglio dare:
 Guarda come son belle.
 LISETTA
 Eh! lasciatemi stare;
 Ch’io tengo il petto pieno
 Di rabbia, e di veleno.
 PANCRAZIO
965No, no, carina mia
 LISETTA
 Mi consolate in vano.
 Aimè! ch’io più non posso.
 PANCRAZIO
 Sentimi: a quell’Arpia
 Per consolarti; sano
970Non le voglio lasciar né meno un’osso.
 LISETTA
 A me tanti strapazzi?
 Con una rabbia, de le maledette
 PANCRAZIO
 Non più, che tu m’ammazzi.
 LISETTA
 Uh! me tapina! e quante me n’hà dette!
 
975   M’hà fatto tanto piangere,
 Che ’l cor mi sento frangere:
 Aimè! non posso più.
    Cotanto si strapazza
 Lisetta
980Poveretta!
 Uh! povera ragazza!
 Uh! me meschina! uh! uh!
 
 PANCRAZIO
 Non più, cor del mio petto:
 Non più, mia luce amata;
985E non più mo’. Ve’ queste belle cose.
 LISETTA
 Bravo! avete diletto
 Di vendermi ammazzata!
 PANCRAZIO
 No, pupille vezzose.
 LISETTA
 Se hà fatto una ruina
990Per un sol nastro; or che farà per queste?
 PANCRAZIO
 No, cara pupulina,
 Che quella balordaccia
 Aratti da fuggir, come la peste.
 Prendi; e ’l collo, e le braccia
995Fa, ch’io ne vegga ornate.
 LISETTA
 Oibò, oibò.
 PANCRAZIO
                        Come! non ti son grate?
 LISETTA
 Le veggo, che son belle;
 Ma, che io me n’adorni, o questo no
 Saria la mia sventura:
1000Mi costeria la pelle.
 PANCRAZIO
 Eh: non aver paura,
 Pontili addosso; e poi
 Quand’entri in casa te li leverai;
 E poner te li puoi quando uscirai.
 LISETTA
1005Come volete voi.
 PANCRAZIO
 Ponti questo monile
 Su quel collo di latte.
 LISETTA
                                         Il pongo adesso.
 PANCRAZIO
 Come ti sta gentile!
 Sembri bella in eccesso,
1010Coruzzo del cor mio.
 LISETTA
 Che più m’avete a dare?
 PANCRAZIO
 Queste qua te le voglio metter io:
 Tu non le puoi legare.
 LISETTA
 Posso farlo da me.
 PANCRAZIO
                                    No, mio tesoro
 LISETTA
1015Fate contro l’onesto.
 PANCRAZIO
 No, musino mio d’oro;
 E che mai sarà questo?
 LISETTA
 Voi troppo pretendete!
 PANCRAZIO
 E lascia far.
 LISETTA
                         Via su: come volete.
 PANCRAZIO
1020O! che caro contento!
 O ben mio! che dolciore!
 Tutto gioir mi sento. (Mentre li lega una maniglia.)
 LISETTA
                                         A l’altra, via.
 PANCRAZIO
 Sì, vezzosetta mia.
 Uh! che festa fa il core!
1025Che giojoso schiamazzo!
 Mi sento spasimar. (Mentre lega l’altro.)
 LISETTA
                                      (Che vecchio pazzo!)
 Orsù, sta ben.
 PANCRAZIO
                             Sì, cara,
 Che rassembri una Stella,
 La più lucente, e bella.
1030Dimmi: sarai più avara
 Del tuo dolciato affetto
 Al tuo Pancrazio, che per te si more?
 LISETTA
 Basta. Già sento in petto
 Un certo non so che, che parmi amore.
 PANCRAZIO
1035O muso ingiuleppato!
 E questo è ver?
 LISETTA
                               Più dirvi non vi lice.
 PANCRAZIO
 O Pancrazio felice!
 O Pancrazio beato!
 Bella; tu mi colmasti d’allegrezza:
1040In già gongolo tutto! o che dolcezza!
 
    In mezo al zucchero
 Mi sento il core!
 E di dolcezza,
 Di contentezza
1045Mi liquefò.
    Labra di bucchero,
 Gioja d’Amore,
 Per te son tutto
 Arso, e distrutto,
1050Vita non hò.
 
 SCENA XI
 
 LISETTA sola.
 
 LISETTA
 Che smorfie curiose!
 Come il pazzo Vecchion crede a l’inganno!
 Venghin di queste cose,
 E se scroccarlo non saprò, mio danno.
 
 SCENA XII
 
 CORBOLO, e la suddetta.
 
 CORBOLO
1055(Ecco la mia bellissima,
 Manierosa, e garbata!)
 LISETTA
 (La cosa è facilissima:
 Non ci vuol niente a far la spasimata.)
 CORBOLO
 Ecco, che a te ritorna,
1060Lisetta mia, mia Diva graziosa
 O! tu di gioje adorna!
 Che? sei fatta la sposa?
 LISETTA
                                             Appunto adesso,
 (Voglio farlo arrabbiare.)
 CORBOLO
 Tal delitto hai commesso!
1065Far torto a un bel zitello!
 Poter del Mondo! e lo potesti fare?
 LISETTA
 Cos’è la cera storta,
 Ser Corbolo mio bello?
 CORBOLO
 Che rabbia mi si muove.
1070Starei per far fracassi.
 LISETTA
                                           E a te, che importa?
 CORBOLO
 Sorte briccona! E dove
 Trovar potevi mai
 Un marito, che sia come son’io?
 LISETTA
 Ah, ah: rider mi fai!
 CORBOLO
1075Si può trovar?
 LISETTA
                             Ma non hai visto il mio.
 
 Il mio sposo è un garzoncello
 Spiritoso,
 Gentilino.
 
 CORBOLO
 
 Più di me?
 
 LISETTA
 
                        Tu sei schifoso
 
 CORBOLO
 
1080Dove mai si dà più bello?
 
 LISETTA
 
 Sembri giusto un babbuino.
 
 CORBOLO
 
 Vedi un po’ questa figura,
 Che più bella non si dà.
 
 LISETTA
 
 Tu spaventi, fai paura:
1085Fuggi, fuggi: via di qua.
 
 CORBOLO
 
 So che scherzi.
 
 LISETTA
 
                              O bene, o bene!
 
 CORBOLO
 
 Hà il valore del mio braccio?
 
 LISETTA
 
 Tu valor? Ecco, che viene.
 
 CORBOLO
 
 Salva, salva.
 
 LISETTA
 
                         Ah! poltronaccio!
1090Per fuggir hai bravo il piede.
 
 CORBOLO
 
 Questa mia
 Fu bizzarria,
 Che da tutti non si sa.
 
 LISETTA
 
 Già si vede,
1095Ah, ah, ah, ah. (senza replicarsi.)
 
 SCENA XIII
 
 FLAVIO solo.
 
 FLAVIO
 Di sdegno avvampo, ed ardo
 Contro il rival, né so dove spario!
 Chi l’asconde al mio sguardo?
 Chi lo toglie al furor del braccio mio?
1100Qui non potrà mancarmi
 Di sfogar la mia pena:
 Giudici sian tra noi la sorte, e l’armi.
 
 SCENA XIV
 
 ASCANIO dal giardino; e ’l suddetto.
 
 ASCANIO
 (Eccolo: è ver, che venne.) o Flavio, o amico!
 FLAVIO
 Questo titolo affrena.
1105Di’ tuo nemico; e come tal ti sfido:
 Voglio battermi teco;
 O m’uccidi, o t’uccido.
 ASCANIO
                                           E perché mai?
 Flavio tu scherzi meco!
 FLAVIO
 Non è scherzo: è ragion. La spada impugna.
 ASCANIO
1110Ma dirmi tu dovrai
 La cagion de la pugna.
 FLAVIO
 Questa spada il dirà.
 ASCANIO
                                         Non dici bene:
 Che la sfida propon, dirlo conviene.
 FLAVIO
 È mia quella straniera,
1115E n’è questo suo nastro un chiaro segno.
 ASCANIO
 Frena la lingua altiera:
 Menti, ch’è mia, che n’hò la fede in pegno.
 FLAVIO
 Questa spada il decida:
 In van tenti oppugnarmi.
 ASCANIO
1120Or accetto la sfida. A l’armi.
 FLAVIO
                                                     A l’armi.
 
 SCENA XV
 
 LAVINIA, ed EMILIA, dal Giardino; e suddetti.
 
 LAVINIA
 Olà!
 EMILIA
            Flavio fratello
 LAVINIA
 Si sospendan quell’armi. Olà! che fai?
 Da che nasce il duello? (a Flavio.)
 FLAVIO
 Dimandalo a te stessa, e lo saprai.
 LAVINIA
1125Come?
 ASCANIO
                 Si persuade
 FLAVIO
 Al giusto attendo; e chiede il mio furore,
 Che decidan le spade,
 Di chi moglie tu sia.
 EMILIA
                                        (Ah! traditore!)
 FLAVIO
 E di nuovo lo sfido:
1130O m’uccide, o l’uccido.
 LAVINIA
                                            Empio! E ancor osi
 Del tuo genio malnato,
 Più infami, e più schifosi esporre i segni?
 E tenti, scelerato!
 Su l’arbitrio, ch’è mio, fermar l’impegni?
 FLAVIO
1135Ragion il vuol
 LAVINIA
                            Anzi ragion t’esclude.
 Questi è quel mostro infame,
 Ch’un atto di virtude
 Contaminò con dissoneste brame.
 Questi è quel mancatore,
1140Che mi salvò la vita,
 Per privarmi d’onore.
 ASCANIO
 E puoi, con fronte ardita,
 Pretendere ragion, lascivo impuro?
 EMILIA
 Dunque con finto affetto
1145M’ingannasti, mendace, empio, spergiuro?
 LAVINIA
 Parti dal mio cospetto,
 Impudico, arrogante:
 Va fremi pur di gelosia, di sdegno;
 Ch’io, di virtude amante,
1150D’Ascanio a la virtù sacrai l’amore:
 Tu procurasti; indegno!
 L’onor macchiarmi; ei mi salvò l’onore.
 
    Lascivo; intendesti?
 I sensi son questi,
1155Che a Donna onorata,
 Offesa, oltraggiata,
 Insegna l’onor.
 
 ASCANIO
 
    Impara; impudico;
 Nemico
1160A te stesso,
 Ch’è troppo inumano
 Eccesso
 Sì strano,
 Sì barbaro error.
 
 EMILIA
 
1165   Va, impuro, incostante,
 Va mostro crudele,
 Amante
 Spergiuro,
 Bugiardo, infedele,
1170Va via, traditor.
 
 SCENA XVI
 
 FLAVIO solo.
 
 FLAVIO
 Sì: mi sta bene. Or penso
 Quanto fui cieco; e quanto,
 In onta a la ragion, prevalse il senso!
 Paga l’error co ’l pianto,
1175Troppo ardito mio cor. Dunque conviene,
 Ch’altri goda il mio bene?
 E può soffrirlo Amore? Ah! non fia vero
 O d’Amor crudo intento!
 O mia ragion confusa!
1180Di pensiero in pensiero
 Dolente, e disperato, io passo; e sento,
 Ch’ogni pensier di mancator m’accusa!
 E pensieroso, e mesto,
 Fra ragione, ed amor, confuso io resto!
 
1185   Amor mi sprona;
 Ragion mi frena,
 Ed è mia pena
 Ragion, e amor.
    E in mezo a questi
1190Sensi molesti,
 Non v’è chi dona
 Pace al mio cor!
 
 SCENA XVII
 
 PANCRAZIO, e LISETTA, di casa.
 
 PANCRAZIO
 Come stai bella, come!
 Che bellezze perfette!
1195Gl’occhi, i labri, e le chiome
 Son a questo mio cor lacci, e saette.
 LISETTA
 E via: non più; che fate?
 Voi troppo v’inoltrate;
 Ed i guai son i miei.
 PANCRAZIO
1200Eh: che temer non dei.
 LISETTA
 Voi sarete cagion di mie sventure.
 PANCRAZIO
 Non dubitar di niente,
 Occhio mio spiritoso.
 Hai Pancrazio con teco; e credi pure,
1205Che quando t’hò presente,
 Bocchino mio amoroso,
 Muovere mi sent’io la formicaja;
 E sento una caldaja,
 Che nel petto mi bolle
1210Basta. Per te, mio bene,
 Son io scottato infino a le midolle.
 
 SCENA XVIII
 
 CASSANDRA, e suddetti.
 
 CASSANDRA
 (O il vecchio maledetto!)
 LISETTA
 Questo a voi non conviene;
 Ch’io son ragazza; ed è cattiva taccia.
 PANCRAZIO
1215No, core del mio petto,
 Che so ben io come appagar tue voglie.
 Poco quella vecchiaccia
 Potrà campare; e tu sarai mia moglie.
 CASSANDRA
 Uh! vecchione decrepito!
1220Io morir? io morire? uh! vecchio pazzo!
 Vedete quanto strepito
 Fa con quello amorazzo!
 PANCRAZIO
                                              O! che tormento!
 CASSANDRA
 E non vedi, meschino!
 Che ti manca lo spirto ogni momento?
 LISETTA
1225(O mio crudel destino!)
 PANCRAZIO
 Cassandra
 CASSANDRA
                       Che puoi dire?
 PANCRAZIO
 Tu sei troppo molesta.
 CASSANDRA
 Io morir? io morire?
 Vecchion infame.
 PANCRAZIO
                                   O che dolor di testa!
1230O quanto sei nojosa!
 Toglimiti d’avante.
 CASSANDRA
 Venga, Signora Sposa!
 Ecco il vostro sposin, bello, e galante
 Uh! che veggio! uh! che veggio!
1235Le mie gioje a costei! le gioje mie!
 PANCRAZIO
 E se mi stizzi più, vedrai di peggio.
 CASSANDRA
 Lascia qua (Vuol levare le gioje a Lisetta.)
 PANCRAZIO
                       Ferma un poco
 CASSANDRA
 Chi fa le bizzarrie!
 PANCRAZIO
 E pensa, che costei
1240Hà da esser per te peggior del foco.
 CASSANDRA
 Il malnato, che sei!
 Io la voglio squartare.
 LISETTA
                                          (O me dolente!)
 PANCRAZIO
 Tu l’hai da rispettare:
 Tu non le farai niente.
 CASSANDRA
1245In casa ci vedremo.
 PANCRAZIO
                                      In casa, in casa;
 E resta persuasa,
 C’hò da far un macello.
 CASSANDRA
 Meglio pensa al cervello,
 Che ti venghino a moggia
1250Cancheri, e rabbie, brutto barbagianni.
 PANCRAZIO
 Che ti venghi una pioggia
 Di fistoli, di morbi, e di malanni.
 
 Va in casa, vecchiazza.
 
 CASSANDRA
 
 Va in casa, bestione.
 
 PANCRAZIO
 
1255Vedete, che robba,
 Che vago sembiante
 Mi fa la gelosa!
 
 CASSANDRA
 
 Che nobil garzone,
 Che faccia vezzosa
1260Mi fa dell’amante!
 Uh ’l pazzo!
 
 PANCRAZIO
 
                         Uh la pazza!
 
 CASSANDRA
 
 Quel grugno
 
 PANCRAZIO
 
                          La gobba
 
 A DUE
 
 Te l’hò d’ammaccar.
 
 CASSANDRA
 
 E a te, brutta scimiotta
 
 PANCRAZIO
 
1265Lascia quella, arrabbiataccia
 
 CASSANDRA
 
 Vo’ stracciarti quella faccia.
 
 PANCRAZIO
 
 O ti do sì fiera botta,
 Che ti faccio qui restar.
 
 CASSANDRA
 
 Fa, che vuoi: l’hò da scannar.
 
 SCENA XIX
 
 LISETTA sola.
 
 LISETTA
1270A lor posta schiamazzino,
 Di gelosia, d’amor, la vecchia, e ’l vecchio,
 Ch’a me i loro spropositi
 Entran per questo, escon per quest’orecchio.
 Io vorrei maritarmi,
1275E assai mi va quel Corbolo a l’umore.
 Basta, so io, che farmi;
 E per non fare errore,
 Voglio sempre scherzar quando gli parlo,
 E fra gli scherzi, meglio essaminarlo.
1280Bisogna andar vedendo,
 Che gl’uomini son furbi
 
 SCENA XX
 
 CORBOLO, e la suddetta.
 
 CORBOLO
                                              (Io son tradito?)
 LISETTA
 (Sono a gl’inganni avvezzi.)
 CORBOLO
 (Ecco l’infida) O tu; vammi dicendo,
 Chi è quel tuo marito,
1285Ch’io voglio farne centomila pezzi.
 LISETTA
 Piano con le bravate,
 Che quegli sarà buono
 Per darti centomilia bastonate.
 CORBOLO
 Questo al fulmine, al tuono
1290Del più raro valor?
 LISETTA
                                     Quante ne sai!
 Va via matto, che sei,
 Che ’l più poltron di te non vidi mai.
 CORBOLO
 Son noti i vanti miei
 Ne la Frigia, in Tessaglia.
1295Tanti in Frigia ne uccisi, oltre il costume,
 In una sol battaglia,
 Che fei di sangue un Fiume,
 Che ’l Sangario si chiama.
 LISETTA
                                                  (O questa è bella!)
 Gran cose tu mi dici!
 CORBOLO
1300E d’ossa di nimici
 Feci in Tessaglia un Monte spaventoso,
 Ch’ancor Ossa s’appella.
 LISETTA
                                               O il valoroso!
 CORBOLO
 Vuoi tu pruove più conte?
 Formai di sangue un Fiume, e d’ossa un Monte.
 LISETTA
1305N’hò gusto (e quant’è grossa!)
 Or io da te vorrei,
 Fra tanti Monti, e Fiumi, e sangue, ed ossa,
 Che mi lasciassi star per fatti miei.
 Che noja! l’intendesti?
1310Tu sei troppo arrogante.
 CORBOLO
 Dunque paga non resti
 D’aver me per amante?
 LISETTA
                                              O il bello amante!
 Dissi, che son già sposa,
 Che vuoi da me?
 CORBOLO
                                  Tu ridi, furfantina:
1315Tu sei maliziosa:
 Mi burli, non è ver? Quanto sei fina!
 LISETTA
 Vanne per fatti tuoi,
 Che sei troppo attrivito.
 CORBOLO
 Tu puoi far quanto vuoi,
1320Ch’io ti sarò marito.
 LISETTA
                                        O il bel marito!
 CORBOLO
 
 Io son bello, giojello amoroso,
 Carino, vezzoso.
 
 LISETTA
 
 Tu sei brutto, sei pazzo, sei sciocco.
 
 CORBOLO
 
 Son del Mondo terror, e spavento.
 
 LISETTA
 
1325Tu sei un’alocco,
 Tu fuggi qual vento.
 
 CORBOLO
 
 Vedi dove
 Non giunser le prove
 Del forte mio brando!
1330Di punta, di taglio,
 Voltando, girando:
 Di sopra, di sotto,
 Sbudello, sbaraglio,
 Fo stragge funesta;
1335Non si trova più bravo di me.
 
 LISETTA
 
 Non si trova poltron, come te.
 Io son bello, giojello amoroso,
 Carino vezzoso.
 
 CORBOLO
 
 Mi burli, furbetta?
 
 LISETTA
 
1340Son del Mondo terror, e spavento.
 
 CORBOLO
 
 O cara Lisetta,
 Che gusto ne sento!
 
 LISETTA
 
 Vedi dove
 Non giunser le prove
1345Del forte mio brando!
 Di punta, di taglio,
 Voltando, girando,
 Di sopra di sotto,
 Sbudello, sbaraglio,
1350Fo stragge funesta.
 Ah, ah, più merlotto
 Nel Mondo non v’è!
 
 CORBOLO
 
 Più grazia di questa
 Nel mondo non v’è.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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