Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Quelli che non sono, Napoli, Eredi di Mosca, 1750
 a cura di Ferdinando De Rosa
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO II
 
 SCENA I
 
 CAMILLA, VIOLANTE, e RIDOLFO.
 
 CAMILLA
 No, Ridolfo, per quanto
 Tu puoi dirmi: non sono
 Più in stato di soffrir. Di quell’ingrato
660Mi voglio vendicar.
 VIOLANTE
                                      Ed è dovere.
 Pur troppo alla svelata
 La tradisce il malvaggio!
 RIDOLFO
                                               Ah! voi cercate
 Con ciò la morte mia.
 VIOLANTE
                                          Anzi il tuo bene.
 CAMILLA
 Io, con far noto al Zio
665La frode. Il tuo Rival rendo depresso;
 Salvo me, salvo lui, salvo te stesso.
 RIDOLFO
 E Aurelia intanto, oh Dio!
 Dovrà impalmarsi al Zio?
 VIOLANTE
 No, no, ch’ella l’abborre.
 CAMILLA
                                               Sì l’abborre,
670E sappi, che all’estremo,
 Quando recisa in erba
 La sua speme vedrà nel caro Ippolito,
 Godrà d’esser tua sposa.
 RIDOLFO
                                               Oimè, l’affetto
 Ti tradisce, Germana. In altra guisa
675Ciò tentar sia d’uopo.
 VIOLANTE
 Cugino, oimè, tu vuoi
 Dar tempo al tempo; e ’l perder tempo parmi
 Stolidezza pur troppo.
 RIDOLFO
                                           Ma qual male
 Da ciò nasce?
 CAMILLA
                            Potrebbe in fine Ippolito
680Sposarsi alla Rivale.
 RIDOLFO
                                       Oimè, lontano
 Sia l’augurio da noi.
 CAMILLA
                                        Non può succedere?
 RIDOLFO
 Potrebbe.
 VIOLANTE
                     Sei d’Aurelia
 Tu sicuro?
 RIDOLFO
                       No ma la sua promessa.
 CAMILLA
 Può esser simulata.
 VIOLANTE
685Può esser finta.
 RIDOLFO
                               Oh Dio! in quai tumulti
 M’involgete il pensier! lasso, dolente,
 Fra mille dubj ondeggia la mia mente.
 
    Confuso, smarrito,
 Tra affanno, e timore:
690Mi sento già il core
 Dal seno strappar!
    Son quasi avvilito,
 Perduto di speme;
 E l’alma che geme,
695Non ha che sperar. (Entra.)
 
 SCENA II
 
 CAMILLA, e VIOLANTE.
 
 CAMILLA
 Il German già vacilla.
 VIOLANTE
                                          Ed io con arte
 Procurai fomentarlo.
 CAMILLA
                                         Ma qui il Zio
 Ne vien con la Rivale, e ’l mio Tiranno.
 VIOLANTE
 Se li scuopra l’inganno.
 CAMILLA
700Io ne hò rossor
 VIOLANTE
                              Eh taci. A mali estremi,
 Anch’estremi rimedj si suol dire.
 Meglio fora arrossir, che impallidire.
 
 SCENA III
 
 PASCASIO, IPPOLITO, AURELIA, e dette.
 
 PASCASIO
 E nzomma, a lor segnure,
 Chesto non pare niente?
 AURELIA
                                               Niente affatto.
 IPPOLITO
705Signor, ciò si permette da per tutto.
 PASCASIO
 Lo gghirese spassanno
 Dint’a le ccase d’autre,
 Riluttante il Patrone, se permette?
 IPPOLITO
 Questo no. Ma un trattar semplice, e onesto
710Fu sempre mai lodevole, e permesso.
 PASCASIO
 Già, già!
 AURELIA
                   In ogni loco,
 Ove alberga bel tratto,
 Gentilezza, avvenenza, cortesia,
 Questa, che sembra a voi una stranezza,
715Si tolera non sol, anzi si loda.
 PASCASIO
 (Oh ciucci degni de na longa coda!)
 VIOLANTE
 (Animo!) Signor Zio
 Siam qui Camilla, ed io.
 IPPOLITO
                                               Oh mie Padrone
 Me l’inchino. (Si fa avanti facendo loro riverenze.)
 PASCASIO
                           Sta, sta, ca t’hanno visto!
 CAMILLA
720Grazie.
 VIOLANTE
                 Grazie infinite.
 PASCASIO
                                               (Comme canchero
 È solliceto!)
 AURELIA
                         (Ippolito,
 Sta in te.)
 IPPOLITO
                      (Sai tu, ch’io fingo!)
 PASCASIO
 E mbe’? a quale parte
 Se trovano sse bbestie,
725Ch’hanno sso bello stommaco?
 IPPOLITO
 Di che?
 PASCASIO
                  De sopportà sse gghiacovelle,
 Che bbuje autre facite?
 AURELIA
 Ah che dite!
 IPPOLITO
                          Non creda mio Padrone,
 Che in lei sol regni onore. Da per tutto
730Vi è decoro, e onestade.
 VIOLANTE
 (A te via!)
 CAMILLA
                      Signor Zio,
 Io vi debbo parlare
 D’un affar rilevante.
 PASCASIO
                                        Aspetta n’anno,
 Ca sto co altri suffumiggi in testa.
 IPPOLITO
735Ed io, Signor, mi credo
 D’essere un uom d’onore.
 CAMILLA
 (Ne menti!)
 VIOLANTE
                          Signor Zio
 La Camilla vi disse, che vi deve
 Parlar d’un grave affare. Io ve ’l ripeto.
 PASCASIO
740Né? ed io ve soggiongo,
 Ca pò aspettare n’anno: ca mo’ sto
 Con altri suffumigj per la capo.
 VIOLANTE
 (Gran stranezza! )
 AURELIA
                                    Lei forse si suppone,
 Che le Donne non sappiano
745Il proprio lor dovere.
 PASCASIO
 Ma pe scasare case.
 CAMILLA
                                      Signor Zio
 PASCASIO
 Aspetta n’anno, e mmiezo!
 AURELIA
                                                   La Padrona
 VIOLANTE
 La di costei Padrona,
 È un Personaggio finto, che v’inganna.
 PASCASIO
750Va, va, ca parle sparo!
 AURELIA
 (Che dici oimè) Io sono
 CAMILLA
 Sott’abito mentito un’ingannevole.
 PASCASIO
 È na cocozza fritta!
 Chisto è lo grann’affare?
 VIOLANTE
755Appunto.
 CAMILLA
                     E assai rilieva.
 IPPOLITO
                                                  (Oimè! Camilla,
 Non parlar per pietà.)
 CAMILLA
                                           Son risoluta
 Di dir ciò che conviene. E questo ingrato
 Mi amò in Roma: io l’amai; or di costei
 Vive invaghito.
 IPPOLITO
                               (Ah taci.) Non è vero.
 VIOLANTE
760Come, a lei, traditore
 Non giurasti esser sposo? (Ad Ippolito.)
 PASCASIO
 Lloco site arrevate!
 CAMILLA
                                      E al mio Germano
 Non promettesti tu anche lo stesso? (Ad Aurelia.)
 AURELIA
 Chi io? Io serva sono,
765Né tanto ardisco. (Ah taci!)
 PASCASIO
                                                    Vuje, che gliannola
 Decite tutte quatto! auh, bbonora!
 Da duje juorne, che ssite cca bbenute,
 E m’avite na casa rrevotata!
 IPPOLITO
 Chi Noi?
 PASCASIO
                    No, io!
 VIOLANTE
                                   Il male
770È antico, Signor Zio!
 PASCASIO
 Che antico, che mmoderno!
 Benaggia craje ad otto. Ma pe autro,
 Ammico, si’ grann’Ommo! Nfra poch’ore,
 Pe cchello, ch’aggio ntiso scorza scorza;
775Te si’ menato nquarto! Nzi’ a le ggatte
 De sta casa, mm’aje poste nguittaria;
 E che ssi’ lo gran Turco! Potta d’oje!
 Te n’avarrisse da pigliare scuorno!
 E scumpela: te vatta malejuorno.
 
780   Tu si’ no mare  che tutto agliutte!
 Si’ no diaschece  che ttiente a tutte!
 O brutta, o cancara sia na zetella,
 O vecchia, o giovane  na vedolella,
 Guercia, o sciancata  na mmaretata,
785Te face ogn’una  sbertecellà!
 Mmalora saziate! descenzo affocate!
 Pesta subbissate! chesto n’è cchiovere!
 Chisto è ddelluvio! chisto è Vessuvio!
 Chisto è streverio! chisto è sfonnerio!
790Chesto è bolerece fa sbalordì.
    E buje mmalore  vuje lo bbolite! (Ad Aurelia Violante e Camilla.)
 Vuje causa site  ch’a ttutte ll’ore,
 Chiste taluorne  sti malejuorne,
 Facciano ll’uommene  precepetà!
795Mmalora tuorceve  a bbuje porzì. (Entra furioso.)
 
 SCENA IV
 
 AURELIA, IPPOLITO, CAMILLA, e VIOLANTE.
 
 AURELIA
 Udiste?
 IPPOLITO
                  Intesi, e tutto
 Vostra grata mercè. Ogn’un di noi,
 Lodar si può di voi. (A Camilla, e Violante.)
 VIOLANTE
                                       L’Arte apprendemmo
 Da te spergiuro ingrato
 CAMILLA
800Sì, da te, che violasti in me il dovere,
 Che amante di costei,
 (Vile!) pur troppo sei!
 AURELIA
                                           In grande errore
 Vivi Camilla. Io serbo fé a Ridolfo.
 VIOLANTE
 Si vede!
 CAMILLA
                   Ma tremate!
805Io farò noto al Zio, ciò che tramate. (Ed entra.)
 VIOLANTE
 Sì: e farollo anch’io. Tu ancora in Roma. (Ad Ippolito.)
 Per piacere a costei,
 Mi svolgesti l’amante. Io ne hò memoria,
 E ’l vendicarmi, or mi sarà di gloria.
 
810   Perfido, tu vedrai,
 Che puote in cor sdegnato
 Un bersagliato Amor, (Ad Ippolito.)
 Di me tu non andrai,
 Superba, ed orgogliosa; (Ad Aurelia.)
815Ambi dovrete al fine
 Tremare, e inorridir.
    Cade la Quercia annosa,
 Giù dalle Balze alpine,
 Ma colle sue rovine
820Più d’uno fa atterrir. (Entra.)
 
 SCENA V
 
 AURELIA, ed IPPOLITO.
 
 AURELIA
 Ed ecco in quale stato
 Son’io per te! barbaro Zio.
 IPPOLITO
                                                   Mio bene,
 Che faremo?
 AURELIA
                           A Ridolfo mi sia d’uopo
 Il tutto palesar, e sovvertirlo.
825Parto perciò.
 IPPOLITO
                           Ricordati mia cara,
 Ch’io ti son fido oh Dio!...
 AURELIA
 Non dubitar; son’io
 A te fida, e costante.
 E tu ben da te stesso lo vedrai,
830Che fosti, e sei il mio ben, e ’l mio sarai. (Entra.)
 
 SCENA VI
 
 IPPOLITO solo.
 
 IPPOLITO
 Cieli! se bene Aurelia,
 Del suo favor mi colma: in me non sento
 Il solito contento,
 Che da labri di lei, solea mio core
835Un dì provar. Oh amore,
 Quando crudel tu sei! In un istante,
 Per mezzo di Camilla,
 M’ai ridotto all’estremo. Io già mi trovo
 Fra mille rei perigli;
840Già di morte mi veggo infra gli artigli.
 
    Dentr’ombrosa, e cupa selva,
 Lasso! Io son qual Passaggiero,
 Che di notte errando va.
 Ogni fronda, ed ogni Belva,
845Lo spaventa, e l’avvilisce,
 Ogni lampo l’atterrisce,
 Ogni vento il fa tremar.
    Già un funesto, e rio pensiero,
 Stringe l’alma, e oppriene il core,
850Sudo, agghiaccio, e un vil timore,
 Mi trasporta a delirar. (Entra.)
 
 SCENA VII
 
 MARCONE, e PASCASIO.
 
 MARCONE
 Or io, Patron mio caro,
 No nzaccio che nce fa; cca nc’hà da essere
 No fracasso, n’aggrisso. Donn’Aurelia
855Fa comme a speretata,
 E co ttico, e co ttutte sta mpestata!
 PASCASIO
 Ma perché?
 MARCONE
                         Ch’hà saputo, ca Nepoteta,
 A sto pizzo, non saccio, nche mmanera
 T’have ditto, ca essa è na mpostera.
 PASCASIO
860(Mmalora!)
 MARCONE
                         Armammo fuoco.
 PASCASIO
 Ma ca chella è na pazza, io che nce corpo?
 MARCONE
 Tu nce curpe, e arcecurpe. Le dovive
 Fa zompare le mmole a cquatto, a cquatto
 Cattara questa è bella! Perché essa
865Sta ncappata co cchillo: s’hà da mettere
 Bocca a na mia Nipote!
 PASCASIO
                                             Hà fatto male.
 MARCONE
 Hà fatto male cierto. E ttu si’ bbivo,
 Né saccio comme!
 PASCASIO
                                    E n’autra vota! Io
 Che ccancaro nce corpo a sta facenna?
 MARCONE
870Lei nci corpa soverchio. Non dovea
 Dà orecchio a queste cose.
 PASCASIO
 E cche ddeaschece è stato po a la fine!
 MARCONE
 Na cosella de niente (S’ode dentro la scena un rummore di scherma.)
 Tè, sientete che fface da llà dinto?
875S’ave fatto venì, pe se passare
 Le llezzejune antiche,
 Già lo mastro de scherma; ed hà ghiurato
 De te caccià ndoviello: pocca hà visto;
 Ca io vocava fora.
 PASCASIO
880(Chesta è proprio na vernia bbonora!)
 MARCONE
 Uh vide vi’? Vi’ come stace nguardia!
 Vide comme cammina! Hà fatto a Romma
 Tremmà le pprimme spate!
 PASCASIO
 (Auh schiaffune!)
 MARCONE
                                    A tte via tira. Bravo!
885Bravo, botta deritta. Via de quarta,
 Ah, eh: bona! Repigliate;
 Vance mo’ de cartoccio! Ah, eh bellissema?
 Tira de fenta scorza;
 Ah, eh, via passa sotta. Oh bbona cattara?
890A ffa cheste passate, sta fegliola,
 Ncè sempe reusciuta a mmeraviglia.
 PASCASIO
 (Lo puorco se nne prega!)
 MARCONE
                                                  Che te pare?
 PASCASIO
 Sei n’incanto! (E ppo dice non crepare!)
 MARCONE
 Ma zitto, ca cca bbeneno
895Co lo scioretto mmano essa, ed Aurelia.
 Fa na cosa, non farete vedere
 A la ntrasatta, mo’ che sso’ stezzate.
 PASCASIO
 Comme vuoje. (Mme lo ssonno,
 Ca mmece d’una, faccio doje frettate!) (Si pone in disparte.)
 
 SCENA VIII
 
 GIULIA, ed AURELIA, con fioretti di scherma in mano, e li sudetti.
 
 GIULIA
900Dov’è, dov’è quel ciuccio mio sposo?
 Cattara; quel stordito
 AURELIA
 Quell’insassito, quell’istupidito
 GIULIA
 Quell’impetrito, quell’ommo di un dito?
 Portatemillo qua,
905Ca le voglio caccià n’uocchio co no spito.
 AURELIA
 Sì, sì: si porti qua; perché li devo
 Aggiustar il Giubbone.
 Oh vello!
 PASCASIO
                    Mme sto cca a cchisto pizzo,
 E ccrepo pe ve dare sfazione.
 AURELIA
910Ah, ah.
 MARCONE
                 Mmalora tuorcete!
 Abbona, e non parlà.
 GIULIA
                                         Ma questo, cattara,
 È un esser timirario!...
 AURELIA
 Sicuro. Lei ci sente
 Discorrere di sdegno, e non si stuona!
 GIULIA
915Cattara, e non rripara a ttanto male!
 Cattara, lei bisogna,
 Che sia no sollennissimo Animale!
 MARCONE
 (A tte Barone, abbonala.)
 AURELIA
                                                 (Procuri
 Di calmarla. Altrimente
920Mi batterò con voi.)
 PASCASIO
 So’ cchello, che lei vole,
 Perché bbole accossì la sciorte mia,
 Che no mme fa cadè ncapo no truono!
 GIULIA
 Malan’ che die te dia Barone, e bbuono;
925Come non hò ragione di strillare?
 AURELIA
 Certo, certo. Si tratta,
 Che gli si è qui perduto oggi il rispetto.
 GIULIA
 E s’è ditto, ch’io era n’impostera;
 Cattara! questo è un caso di quarera.
 PASCASIO
930Gnorsì. Ma io non corpo,
 E se ne informi, cattara!
 AURELIA
                                               Ei par altro
 Non diede orecchio a ciò.
 (Io dico il ver.) Però, se non si ammette
 La scusa, dovrà battersi con meco.
 GIULIA
935Che dici tu, che scusa! egli nci corpa;
 Egli hà scartato mprimmo
 Con il meglio chirito, ch’aggio attorno,
 E l’hà detto improperj
 MARCONE
 E tant’è!
 GIULIA
                   Questo è un corno,
940Che mi si è fatto. A lo ddereto poi
 Hà scartato con teco; e questo, cattara
 È stato un altro corno!...
 AURELIA
 E fu così per altro.
 GIULIA
                                    E se mio Zio
 Non nce piglia remmedio,
945Con sonarli il cottone;
 Cattara sette volte! Io so’ capace,
 De le sonà il cottone, e la vammace
 A noi (Si pone in guardia.)
 AURELIA
               No, no: non tanta
 Colera. Lei potrebbe riparare (a Pascasio.)
 PASCASIO
950E cche ccosa?
 MARCONE
                            Qualora
 Vostra Nipote venga a ddi’ ste ccose,
 Cioè, ca Donna Aurelia è n’impostera
 Ca io no le so’ Zio,
 Ca questa, che sacc’io, n’è Cammarera.
 AURELIA
955Che Ippolito è mio Amante
 MARCONE
 Ca Ridolfo è ncappato di costei
 AURELIA
 Lei non li presti orecchio.
 MARCONE
                                                 Lei le faccia
 Na bbona ngiuriata.
 GIULIA
 Lei le faccia porzì na mazziata;
960Poicché altrimente, cattara!... (Si pone di nuovo in guardia.)
 PASCASIO
 Lo ffaccio, sì signora.
 MARCONE
 Lo ffa, lo ffa Nipote.
 PASCASIO
                                       (Auh! bbonora! )
 GIULIA
 Se lo farà: vi giuro
 Di carmare il mio sdegno. E vadi a terra (Butta il fioretto.)
965L’Arnese Marziale. Giulia butta
 Tu porzì.
 AURELIA
                    Sta buttato.
 GIULIA
                                            E di più, voglio
 Colmarvi d’un favor singolarissimo.
 PASCASIO
 Ed è?
 GIULIA
              Acciò lei pozza star’allegro,
 Assignare vi voglio
970Pe Cicisbea la Cammarera mia.
 MARCONE
 Bravo al certo.
 PASCASIO
                             Obbrecato a l’ossoria.
 (Vide che gran favore!)
 MARCONE
                                             Oh te felice!
 PASCASIO
 (Chisto mme percia ll’arma!)
 GIULIA
 Orsù. Io voglio annare
975Un po’ a spasso: lei resti; Signor Zio
 Venite meco, e Ippolito chiamate.
 PASCASIO
 No mporta, nce vengh’io.
 MARCONE
                                                Oh che sproposito.
 GIULIA
 Lei si resti l’hò detto. Li mariti,
 Pria di sposar non vanno colle mogli!
980Lei vuol farmi sferrare; Ed io si sferro,
 Cattara! pigliarrò di nuovo il ferro.
 PASCASIO
 No, non si sferri, cattara,
 Vada lei felicissima.
 AURELIA
                                        Olà Giulia
 Trattienilo in discorsi di bel genio.
 GIULIA
985Sarà mia cura.
 AURELIA
                              Vedi
 Quant’io t’amo crudel, ti lascio, cattara!
 Questa cca pe spassarete li flate.
 MARCONE
 Chest’è proprio fenezza!
 PASCASIO
 (Auh! chesto è terarme pe ccapezza!)
 GIULIA
990Non so, se tu faresti
 Per me lo stesso, ingrato?
 MARCONE
 Cierto, cierto lo ffa.
 PASCASIO
                                      (Io so’ varato!)
 GIULIA
 
                                                                   Di che ti lagni, sposo adorato;
 Io penso a ffarete sta sollevato;
 E ttu storzelli la vocca e ’l naso,
995T’incarzapelli, e parli a caso!
 Va va, che sei proprio un di quei;
 Va fatti friggere! fatti infornar.
    Via falli, Giulia, due varzelletti,
 Due gnoccoletti, che sian di Cagliari;
1000Fammi quest’egro, trovar’allegro;
 Falli li cancari, presto passar!
 
 SCENA IX
 
 MARCONE, PASCASIO, ed AURELIA.
 
 MARCONE
 Aje ntiso? Gran Fortuna
 Aje pe ccierto. Mo’ puoje mannà a diaschece
 Ssi flate manliconici!
1005Spassate, e ttira nnante.
 PASCASIO
                                               Ma te pare
 Cosa chesta, provita de Don Muzio
 Hà da scì na mogliere,
 Senza de lo marito.
 MARCONE
                                      Asciuoglie, appila!
 Ca parle a lo sproposeto! Mogliere;
1010T’è quanno ll’aje sposata.
 PASCASIO
 Ma è comme fosse.
 MARCONE
                                      E ttridece!
 A tte, Ciulla; trattienelo,
 Falle passà li flate.
 AURELIA
 Io farò quel che posso.
 MARCONE
                                           A lo retuorno,
1015La descorrimmo meglio.
 AURELIA
                                               Il poverello,
 È degno di pietà!
 MARCONE
                                   Non hà cervello.
 
    Se questi tiene un capo,
 Che va nel pizz’in pazzo!
 Se proprio qual Pupazzo,
1020Discorre a pazz’in pizzi!
 Tu mo’ che sei chi sei,
 L’alizzi, e schiribizzi,
 Li devi fa passar.
 (Guè: siente: ajosa, ncappalo;
1025Ca puoje ccossì strozzarlo,
 Ncroccarlo- abbuonocchiu. )
    Dilli, che si capaciti,
 Che opporsi alla corrente
 Di donna, è un gran pericolo;
1030Né ccosa è da prudente,
 Ad ogni necessario,
 Lo naso ì a ficcar.
 (Si tu mme ncappe a cchisso,
 È gghiuto lo scurisso,
1035Non parlarrà maje cchiù.) (Entra.)
 
 SCENA X
 
 AURELIA, e PASCASIO.
 
 AURELIA
 A noi, Signor Barone.
 Segga! Io voglio eseguir ciò che m’impose
 La Padrona.
 PASCASIO
                         Che gran sollecetutene!
 Po se nne parla: Io cca roseco chiuove.
 AURELIA
1040E perché? Li dispiace
 Di trattenersi meco? Segga dissi.
 PASCASIO
 Sediamo. (Vi’ che bbernia!)
 Mme so’ assiso, che ppesta abbiam da fare.
 AURELIA
 Nulla, fuor che un tantino amoreggiare.
 
 SCENA XI
 
 CAMILLA, e detti.
 
 CAMILLA
1045Signor Zio, me l’inchino.
 PASCASIO
                                                (O justo a ttiempo!)
 AURELIA
 (Che noja!)
 PASCASIO
                         Che commanna ossignoria?
 CAMILLA
 Vorrei dirvi in secreto
 Due sole paroline. Si può Giulia
 Ritirar.
 AURELIA
                 Che, che, che! Per la Padrona
1050Io qui sono remasta
 A far le veci col Signor Barone,
 Offenderei Madama.
 PASCASIO
                                         Ed hà rragione.
 AURELIA
 Li parlerà a suo tempo.
 (Questa vuol ruinarmi!) (Non la senta,
1055Caro Signor Barone; se non vuole
 Disgustarsi la sposa.)
 PASCASIO
                                          (Chesta è ppazza.)
 AURELIA
 (Ben dunque non li presti orecchio affatto.)
 PASCASIO
 (Dice bbuono.) Vattenne.
 AURELIA
 Andiamne via di qua.
 PASCASIO
                                           Sì jammoncenne. (Entra.)
 
 SCENA XII
 
 CAMILLA sola.
 
 CAMILLA
1060Cieli, dove son’io?
 Si dà caso spietato più del mio!
 La Rival mi deride,
 Il Zio non vuol sentirmi; ed è a sé stesso
 Con ciò Nemico. Ah, tutto
1065Si combina a mio danno.
 Tanto puote una frode male ordita!
 Ahi: mi sento languir, mancar di vita.
 
                                                                       Giusto Ciel, pietoso Amore,
 Deh! pietà delle mie pene;
 Troppo, oh Dio, le mie catene;
1070Son fatali al mesto cor!
    Ah! dell’empio traditore,
 Le ritorte in me frangete,
 O spietati, recidete,
 Questo avanzo di dolor. (Entra.)
 
 SCENA XIII
 
 PASCASIO, ed AURELIA, che ritornano in scena.
 
 PASCASIO
1075S’e nn’è gghiuta?
 AURELIA
                                   Respiro
 Io per voi. Mi par troppo ristucchevole
 Questa vostra Nipote,
 Ed è Maestra nel piantar carote.
 PASCASIO
 Aje visto?
 AURELIA
                      Or via sediamci,
1080E gl’interrotti Amori incominciamo.
 PASCASIO
 Qua’ Amure?
 AURELIA
                            Sedete.
 PASCASIO
 Sediamo.
 AURELIA
                     Via proponete. Dite
 Qual pena per me avete?
 PASCASIO
 Che ppena, tu si’ ppazza?
 AURELIA
                                                 Ah?
 PASCASIO
                                                           Eh?
 AURELIA
                                                                     Parlate!
 PASCASIO
1085Chisto è gghiuoco de scherma.
 AURELIA
                                                          Seguitate.
 PASCASIO
 Ch’aggio da sequità?
 AURELIA
                                         Dite in che modo
 V’invaghiste di me, come soffrite
 Le mie catene, che di me vi piace,
 Il labro, il volto, gli occhi, il piè, la mano,
1090Il Ciglio, il Collo, il Capo, over l’Orecchie?
 PASCASIO
 Ah: cheste appunto; e a ttutto l’autro sbaglie.
 AURELIA
 E perché?
 PASCASIO
                      Ca nce stanno li scioccaglie.
 AURELIA
 Dunque di me l’esterior vi alletta,
 Le gioje, i vezzi; e ’l resto disprezzate?
1095Io mi sento morir, andate, andate.
 PASCASIO
 Andate, e cchiù t’accuoste. Orsù arrassammoce,
 Ca potimmo fa pimmece.
 AURELIA
                                                 Perché?
 PASCASIO
 Ca doje non fanno tre. Ca ssi descurze
 De ggenio, che la sposa vo’ che ffacce
1100Co mmico, so descurze de pericolo.
 AURELIA
 E che forse vi debbo trattenere
 Qual Ragazzo in novelle. Io che vi amo
 Vo’ far la causa mia nel tempo istesso;
 E perciò
 PASCASIO
                   (Ora vi’ che mm’è socciesso!)
1105Asciuoglie, ch’è sproposeto.
 AURELIA
 Perché?
 PASCASIO
                  (Auh che afa!)
 AURELIA
                                               Senta lei
 (Ah! perché nacqui serva, ingiusti Dei!)
 PASCASIO
 Comme ddecite?
 AURELIA
                                  Ahi quanto,
 Ahi quanto è fortunata la Padrona,
1110In avere un sì gajo, e amabil sposo;
 Io non vidi il più bello,
 Dal Meriggio all’Occaso,
 E dall’Occaso a i Regni dell’Aurora.
 Lassa, io muojo per voi.
 PASCASIO
                                              (Auh bbonora!
1115Chesta sarrà ddiavola!) Arrassammoce;
 Ll’aggio ditto ca nuje facimmo pimmece!
 Via susete.
 AURELIA
                       Non posso, se potete
 Fatelo voi.
 PASCASIO
                      (Diaschece mmarditto!)
 AURELIA
 (Comincia a prender foco! )
 PASCASIO
1120Che ddice sotto lengua?
 AURELIA
 Dico, che siete un tristo, che mi fate
 Languire, e sospirar: Che avete un volto,
 Che ammalia le donne. Uh me tapina!
 Ardo per voi d’amore;
1125Né trovo acqua a smorzare un tant’ardore.
 PASCASIO
 Nè? bella cosa! subbeto
 Te si’ abbampata! È na gran cosa cattara!
 Vuje femmene pe nniente v’allummate,
 E pe no niente appriesso ve stutate.
 AURELIA
1130Ah! Io non son di queste; se prometto
 A qualcheduno amore,
 Lo prometto di core.
 PASCASIO
 (Benaggia craje a quinnece?
 Chesta cca mme ne porta, e mme lo ssonno
1135Ca faccio na frettata bbella, e bbona,
 E nne votto pe essa la Patrona. )
 AURELIA
 Che dite sotto lingua?
 PASCASIO
                                           Dico... dico
 (Ca so’ ffatto cchiù mmuollo de na fico!)
 
 SCENA XIV
 
 MARCONE, e detti.
 
 MARCONE
 Aggio ntiso, aggio ntiso; sì Signore
1140Non ci vo’ altro.
 PASCASIO
                                (O Ccancaro, Don Muzio!) (Va per alzarsi, ed Aurelia lo trattiene.)
 AURELIA
 Eh stia, che preme a noi.
 MARCONE
                                                Io mi rallegro
 Poi di tutto il tuo bbene sio Barone;
 Hò inteso quanto avete
 Detto, e fatto, e mi piace
1145Pe vederete fatto già capace.
 PASCASIO
 (Uh bbonora quernuta!) Nè moglierema
 Addov’è?
 MARCONE
                     Va spassannose
 Ncarrozza con Ippolito.
 PASCASIO
 Mmalosca! E ll’aje lassate
1150Sule accossì.
 MARCONE
                          Che importa.
 L’hò ffatti incarrozzare, e so’ ttornato
 Pocca aggio da far molto, che ppe questo
 A voi, via sequitate ll’autro riesto.
 PASCASIO
 Non signore.
 AURELIA
                           Oh sarebbe
1155Questo un lasciarmi al meglio!
 Sedete, ed ascoltate.
 MARCONE
 Sì, ca io leggo l’avise: sequitate. (Va a Sedersi in distanza.)
 AURELIA
 Io, come vi dicevo,
 Quando prometto Amore,
1160Lo prometto di core. Voi dovreste
 Far lo stesso. Parlate
 PASCASIO
 Nè Gnorezì moglierema?...
 MARCONE
 Che mogliere, e smogliere, seguitate.
 AURELIA
 Voi non state più in voi. Che bravo Amante.
1165Pensate a chi sta assente,
 E a me, che son presente,
 Con barbarie inudita disprezzate.
 Voi certo avete un core
 Più nero d’uno inghiostro.
 PASCASIO
1170Nè Gnorezì
 MARCONE
                        Facete il fatto vostro.
 AURELIA
 Ah! che non è possibile;
 Ei non ode, non sente: ed è indurito
 Più d’un sasso, d’un scoglio al mio dolore;
 Dimmi sei fiera, o mostro?
 PASCASIO
1175Oje Gnorezio
 MARCONE
                            Mmalora!
 V’aggio ditto facete il fatto vostro.
 AURELIA
 
    Io peno, e spasimo
 Per quel bel volto;
 E tu (che Asino!)
1180Mio ben (che stolto!
 Deh! perché, oh Dio!
 Come me sì rio?...
 (Ah, ah, che bestia)
 Mi fai languir!
1185   Signor lasciate
 Di legger via.
 Ah lo pregate
 Che pena ria!
 (Che Alocco!...) Barbaro,
1190Vogl’io morir! (Entra.)
 
 SCENA XV
 
 MARCONE, e PASCASIO.
 
 MARCONE
 Via, via; che sei un Orco! A pprimmo alletti
 Quella scura ragazza, e poi ti fai
 Calabrese adderitto.
 PASCASIO
                                        (Cca bbesogna
 Reparare co cchisto azzò no mparla.)
1195E nzomma lei è nnato p’abbonare
 Tutto il Monno, e a mme schitto vo’ ngottare!
 MARCONE
 Comm’a ddi’?
 PASCASIO
                             De moglierema,
 No mme vuo’ dire
 MARCONE
                                    E ttridece! mogliereta
 Se va spassanno ed eccola,
1200Azzò no strille cchiù.
 PASCASIO
                                        Oh bella vista!
 Paris, e Bienna, a ppuzo, a ppuzo vanno.
 Chest’è proprio crepare
 MARCONE
                                              E bba a mmalanno!
 
 SCENA XVI
 
 GIULIA, IPPOLITO, e detti; indi AURELIA.
 
 GIULIA
 Perché si strilla qua?
 MARCONE
                                         Perché è na bestia
 Il mio Signor Barone;
1205Ogni ccosa l’intoppa.
 GIULIA
                                         Che l’intoppa?
 MARCONE
 Tutto, Nipote cara. Ave pigliato
 Equinozio con voi, con me, co quanti
 Nce ne songo cca dinto.
 E quel che più mi spiace, è, che co Giulia,
1210Dopo essersi spassato a ffa l’ammore,
 L’hà ffatto venì quasi un anticore.
 GIULIA
 Oh cattara!
 AURELIA
                        Signora,
 Io vi chiedo Giustizia. Questo ingrato
 Dopo avermi adescata
1215Con mille affettuose paroline;
 In veder vostro Zio
 MARCONE
                                      Comm’a no Conte,
 Hà votato casacca, e hà fatto a mmonte.
 GIULIA
 A mmonte?
 IPPOLITO
                         Hà fatto male.
 GIULIA
 Cattara, io mi stordisco,
1220M’inssassisco, impetrisco, inorridisco,
 Dunque gli ordini miei hà posti al frisco?
 AURELIA
 Al fresco sì Signora.
 GIULIA
                                       Qua bisogna
 Riparar con remedio pronto, e lubrico
 Al male estremo cattara!
1225Qua ci va l’onor mio! Olà tre sedie.
 Presto.
 AURELIA
                Presto tre sedie. Son già pronte.
 GIULIA
 Si pongano qua in mezzo. Segga cca.
 PASCASIO
 Chi Io?
 GIULIA
                 Voi sì.
 PASCASIO
                               Perché?
 GIULIA
                                                Perché bisogna
 Aggiustarvi il cervello. Seda cattara;
1230O m’infado!
 IPPOLITO
                          Sedete.
 PASCASIO
                                          (Vi’ che ghioja!)
 Mme so’ assettato.
 GIULIA
                                     Al destro
 Siedi Giulia: al sinestro, pe ddà luogo
 M’assett’io. Voi siate
 Giudici, ed Ascoltanti pe no poco. (Si siedono.)
 IPPOLITO
1235Come vuole.
 MARCONE
                          Obbedesco.
 PASCASIO
                                                  Io passo mosta,
 Pe cchello che cca bbeo?
 GIULIA
 Te ne viene un gran mal.
 MARCONE
                                                Sei un chiafeo!
 GIULIA
 Via, a tte, gli affetti tuoi
 Esplica con calore, e tu gli ascolta.
 PASCASIO
1240Che autra vernia è cchesta?
 MARCONE
 Zitto caulacchione!
 GIULIA
                                     È vernia questa?
 Cattara! questa è vernia? Io procuro
 De farete passà l’Ippocontria.
 Vernia questa? Malan che die te dia. (S’alza, e s’alzano tutti.)
 AURELIA
1245No, si plachi, Signora.
 MARCONE
                                           Via, Nipote,
 Perdonalo ssa vota.
 IPPOLITO
 Lo compatisca. Ei non sa più che ttanto!
 GIULIA
 Tant’è; sedete.
 PASCASIO
                              (Chiste so’ n’incanto!) (Siedono tutti.)
 GIULIA
 
 A te via: gli affetti tuoi,
1250Incomincia ad esplicar. (Ad Aurelia.)
 
 AURELIA
 
 Mi vergogno accanto a voi,
 Tanto un uomo ristuccar.
 
 GIULIA
 
 Non importa; Io così voglio.
 
 AURELIA
 
 Dura selce, cuor di scoglio,
1255M’ai ridotta a vaneggiar.
 
 GIULIA
 
 Non mi piace. Un paragone
 Di commeddia cca nce vo’.
 
 IPPOLITO
 
 Dice bene.
 
 MARCONE
 
                       Ave raggione.
 
 AURELIA
 
 Come vuol: così farò.
 
 GIULIA
 
1260Soni lei lo ritornello. (A Marcone.)
 
 MARCONE
 
 Sì Signora.
 
 AURELIA
 
                        Eh, eh, bel bello.
 
 PASCASIO
 
  (Vi’ che gghioja !)
 
 MARCONE
 
                                     Eccolo cca.
 Fa llà llai, to tai, to tà.
 
 AURELIA
 
 Vo solcando un mar crudele,
1265Senza vele, e senza sarte;
 Freme l’onda, il Ciel s’imbruna,
 Cresce il vento, e manca l’a
 
 PASCASIO
 
 Chesta è aria de Treato.
 
 MARCONE
 
 Ma confà con il suo stato.
 
 GIULIA
 
1270Va tu a ttiempo.
 
 MARCONE
 
                                 A tiempo, e una
 
 AURELIA
 
 E ’l voler de la Fortuna,
 Son costretta a seguitar!
 
 IPPOLITO - MARCONE
 
 Bravo!
                Bona!
 
 GIULIA
 
                              All’armi corte.
 
 IPPOLITO - GIULIA - MARCONE
 
 Via rispondi adesso tu.
 
 PASCASIO
 
1275Mo’ ve servo, zzuche zù.
 
 MARCONE
 
 Zzuche, Zzuche, Zziche zzà.
 
 PASCASIO
 
 Infelice in questo stato,
 Son da tutti coffeato;
 Meco solo è la scajenza,
1280Che mi porta a Zoffonnà.
 
 GIULIA - AURELIA - MARCONE
 
 E la bestia, che tu sei,
 Vanne via, vanne di qua!
 
 IPPOLITO
 
 Sono offeso io per lei;
 Duellar con me dovrà...
 
 GIULIA
 
1285Che duello; co sto quello.
 Io lo voglio sficcagliar. (Cava un stile dal busto.)
 
 MARCONE - AURELIA - PASCASIO
 
 Ah pietà: pietà? Signora
 Ferma: statte: auh bonora!
 Mia diletta, non ferir!
 
 GIULIA
 
1290Son placata. Vivi, e regna,
 Per mia gloria, e tuo martir.
 
 AURELIA - MARCONE - IPPOLITO
 
 Oh gran Donna! oh gran bontà!
 
 GIULIA
 
 Parti via
 
 PASCASIO
 
                   Bbenaggia Craje!
 Mi perdoni, e poi mi scacci!
1295Chi me scanna pe ppiatà!
 
 AURELIA - MARCONE - GIULIA
 
 Zzuche zzuche, zziche, zzà! (Entrano.)
 
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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