Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 Il Riccardo, [Napoli], A spese di Nicola de Biase, [1743]
 a cura di Loredana Amico
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA I
 
 ROSAURA, poi NINA.
 
 ROSAURA
 Che penso! che risolvo!
 Ove fuggo infelice, ove m’ascondo!
 D’ogn’Umano sembiante
1360Abborrisco l’aspetto; odio me stessa.
 Che feci mai! non mi bastò d’Alfonzo
 Tradir l’amore: il fallo
 Di Riccardo qual’è? Flaminia il crede
 Un vile, un temerario, un impostore,
1365Alfonzo, un infedele, un traditore:
 A Fabio il suo disegno
 È noto già: quante sventure ei soffre
 Tutte per opra mia. Da qual rimorso
 Io trafiger mi sento!
1370Ah! mi lacera il seno un rio tormento.
 NINA
 Vecco la sia Rosaura.
 Ma spero à tanti mali
 Dare il riparo: io penso...
 NINA
 Sia Rosaura che d’è, state no poco
1375Non saccio come strobatella.
 ROSAURA
                                                      Ah Nina
 Quant’affanno ò nel pietto!
 NINA
                                                    Chesta è bella.
 Chi avarria da stà allegra
 Chiù de la sia Rosaura?
 State vejata vuje da juorno nghiuorno
1380Pe ve sposare...
 ROSAURA
                               Ah taci:
 Sono afflitta a bastanza;
 Deh non mi affliger più.
 NINA
 Comme, na femmena
 Che se la face a mente
1385Ch’à da peglià marito
 S’affrige, e po’ no giovene
 Cossì bello aggarbato,
 Comm’è lo sposo vuosto?
 ROSAURA
                                                Ah Nina taci
 Per pietà.
 NINA
                     Ma ch’è stato?
 ROSAURA
                                                 Se tu brami
1390Darmi qualche sollievo,
 Parlami d’amarezze,
 Di tormenti, di morte.
 NINA
                                            Stì trascurze
 Maje non l’à fatte Nina,
 Ne le ffarrà; ma non volite direme
1395Che ccosa v’è sortuta, ca co mmico
 Pare ca ve sfocate
 ROSAURA
                                   Ah che maggiore
  Si fà con palesarlo un rio dolore.
 
    Di questo cor l’affanno
 Spiegarti, oh Dio, vorrei,
1400Ma fiero duol tiranno,
 Mesta tacer mi fà.
 
    Aimè ch’un rio veleno
 Mi gela il core in seno,
 Morte crudel mi dà.
 
 SCENA II
 
 NINA, e poi CRISPINO.
 
 NINA
1405Che l’è afferrato a chesta: poco nnanze
 Steva tutta Contenta,
 E cantava cca ffora, e se spassava,
 E mmo accossì strobbata: creo n’è caosa
 La troppo contentezza,
1410Che le dà a le Cerevella,
 Perché se vede sposa. Io porzì stongo
 Co cchesto ncapo, e mbe? donca pe cchesso
 Aggio da sta ngrognata, e peccejare?
 Voglio ridere sempre, e pazzejare.
 CRISPINO
1415Signora li son servo.
 NINA
 Patrone (chisto è chillo de mo nnanze)
 CRISPINO
 Ch’avete risoluto?
 NINA
                                    De che ccosa?
 CRISPINO
 Esser volete voi la mia amorosa?
 NINA
 E ttorna: poco nnanze v’aggio ditto,
1420Ca non potea soccedere.
 CRISPINO
 Fu quella una parola
 Detta senza pensar: sò che voi donne,
 Vaglia la verità, sempre al principio,
 Con chi d’ammor vi parla
1425V’offendete, e negate
 Quanto vi si domanda,
 Ma poi pian piano vi capacitate.
 NINA
 (Comm’è malezejuso!) io torno a direve,
 Ca non pozzo servireve.
 CRISPINO
                                              Più tardi
1430Tornerò, e forse poi...
 NINA
                                          Si vuje tornate
 Cincocient’aote vote,
 Sempre dico lo stesso.
 CRISPINO
 Cara Nina...
 NINA
                         Nce lo pperdite.
 CRISPINO
                                                        Io bruggio
 Per la vostra bellezza.
 NINA
                                          Sio Crespino,
1435V’aggio ditto non serve.
 CRISPINO
 A suo piacer. Per questo
 M’ò d’affannar. Non mancan donne al mondo:
 In altro amor sarò lieto, e giocondo.
 
    Sei troppo rigida,
1440Troppo selvatica,
 Altra più placida,
 E più trattabile
 Mi troverò.
 
    Non è mio genio
1445Amare, e piangere:
 Questo sproposito
 Mai non farò.
 
 NINA
 Vattenne và; non cagnarria Ciccone
 Co tutte li milorde de lo munno;
1450Chillo è lo bello fato,
 Che lo core de Nina ave arrobato.
 
 SCENA III
 
 FABIO, e poi CICCONE.
 
 FABIO
 Tutto chesto nc’è sotta sti canaglia
 Mme la feceano netta; ma no mporta,
 Mo che la sia Rosaora
1455M’à informato de tutto lo designo
 De lo sio Cammariero
 Co lo sio Caaliero.
 Pe bona ncontratura
 Se trova à sta taverna ccà becino
1460Na squadra de Campagna: mme l’à ditto
 Lo parzonale mio; pe isso stisso
 Mo propio aggio mannato
 No veglietto a Don Clavio,
 Ch’è ammico mio, e stace
1465Cca becino de casa, e ll’aggio scritto
 Tutto lo fatto, che regala, e faccia
 Venì mo propio ccà tutta la squatra,
 E carcerare a ordene...
 Vecco lo sio Don Cuorno,
1470Che bene a cchesta via: Che bella facce
 De Caaliero!
 CICCONE
                          S’io non trovo Nina
 Non pozzo arreposà...
 FABIO
                                          Schiavo omelissemo
 Dell’azzellenza vosta.
 CICCONE
 Schiavo, schiavo (mettimmoce
1475Ngravetà.)
 FABIO
                       Voscellenza
 Comme la passa?
 CICCONE
                                   Bene. E lei?
 FABIO
                                                           Benissemo
 Pe sservì Voscellenza,
 Oh azzellenza, scosate,
 Cà m’era smentecato lo Cappiello. (togliendosi il cappello.)
 CICCONE
1480(Quanta fenizze!)
 FABIO
                                   L’azzellenza vosta
 Commanna niente? voscellenza ordina,
 Ca l’accellenza sua sarà servita.
 (Bello pizzo de lazzaro!)
 CICCONE
 Lasci la zeremmonie.
 FABIO
1485So dovere segnore azzellentissimo.
 (Mo se nne vene ll’aotro bell’Arefece!)
 
 SCENA IV
 
 RICCARDO, e detti.
 
 RICCARDO
 Sventurato Riccardo!
 Che risolver dovrai?
 FABIO
 Sio Cammariè: levateme
1490Na coreiosetà: quanto ve dace
 Lo mese sto patrone?
 RICCARDO
                                          (Oh Dio qual noja!)
 Ciò a voi che importa?
 CICCONE
                                            Fabio
 Cos’è sta confidenza
 Di spiar queste cose in mia presenza?
 FABIO
1495Levateme a lo mmanco
 St’aota corejosetà: Vosta azzellenza
 De donn’è caaliero?
 RICCARDO
 (Fà ch’ei ne vada via.)   (piano à Ciccone.)
 CICCONE
 Non più che già la bile
1500Al mio naso è montata:
 Fabio sacce na cosa:
 Aje gran golio d’avè na ntommacata,
 E io te la farò, si mo de pressa
 Da quì non sfile.
 FABIO
                                 Signorsì sfelammo;
1505(Ma da cca n’aoto ppoco pò parlammo.)
 
    Voscellenza compiatesca,
 Se nsi’ à mmo mme so’ portato
 No tantillo malcrejato:
 (Bello paro de chiappine!
1510Vi’ che mpise malandrine)
 Compremiente mo averrite
 A bezzeffia, e bedarrite
 Fabio vuosto, che sà fà.
 
    Cammariero, à soccellenza
1515Usa tutta l’accodenza,
 Ch’è Signor de qualetà.
 
 SCENA V
 
 RICCARDO e CICCONE.
 
 CICCONE
 Sio Patro’, che ve pare
 De ssò parlà de chisso?
 RICCARDO
                                             Io temo assai,
 Che la nostra finsione
1520A costui sia palese.
 CICCONE
 Io lo ttengo pe cierto.
 RICCARDO
 Così è. Mio Ciccone
 Son disperato.
 CICCONE
                              E comm’à potut’essere?
 RICCARDO
 Ah bene il sò: (Fù la crudel Rosaura
1525Cagion d’ogni mio male.)
 CICCONE
 Deciteme carcosa,
 Ca io mo vao mpazzia.
 RICCARDO
                                            Deh non perdiamo
 Il tempo in ciarle.
 CICCONE
                                    Ma Segno’, nfratanto
 Cca non nce stammo buone.
 RICCARDO
                                                      E di che temi?
 CICCONE
1530Che non ghiammo ngargiubbola.
 RICCARDO
 Vano timor. Non siam sì pochi, e tutti
 D’armi ben proveduti: ad arrestarci
 Può aver braccio bastante
 Questo picciol villaggio?
 CICCONE
1535Porria Fabio da Romma
 RICCARDO
 Non è sì brieve il tratto
 Da Roma quì: Noi frà poch’ore il piede
 Trarrem da questo luogo
 CICCONE
 E ch’avite concruso
1540Co la Segnora vosta?
 RICCARDO
 Sappi Ciccone amato,
 Ch’è perduta per me tutta la speme
 Di posseder Flaminia.
 CICCONE
                                           E comme?
 RICCARDO
                                                                 Accesa
 Di sdegno è contro me.
 CICCONE
                                             Chella mo nnanze
1545Decea cierte parole
 RICCARDO
 Non ti dissi, ch’è semplice.
 CICCONE
 Facitele parlare
 Da lo sio Arfonzo, da la sia Rosaura,
 Che vuje m’avite ditto
 RICCARDO
1550E Rosaura, ed Alfonzo
 M’odiano entrambi à morte.
 CICCONE
 E pecché?
 RICCARDO
                      Per narrarti i miei disastri
 Tempo non mancherà. Sol bramerei
 Veder la mia Flaminia un’altra volta
1555Pria di partirmi. In qual dolente stato
 Fai ch’io mi trovi, iniquo, ingiusto fato!
 
 Ah mi tradisti Amore,
 Quando dicesti al core:
 Spera, dovrai goder.
 
1560Che più sperar Ma quì Flaminia giunge.
 
 SCENA VI
 
 FLAMINIA, e detti.
 
 FLAMINIA
 Quel punto io biasmerei,
 Che credendo à Rosaura, tante ingiurie
 Dissi à Riccardo.
 RICCARDO
                                  Il vostro servo, ò bella
 Vi da l’ultimo addio.
 FLAMINIA
1565Partir tu vuoi di quì?
 RICCARDO
                                          Partir degg’io,
 Perché si vuole il mio crudel destino.
 FLAMINIA
 Ma no l vuole Flaminia
 CICCONE
                                             (Ah che n’è tanto
 Desperato lo caso.)
 FLAMINIA
                                     Io fino adesso
 Con Rosaura parlai: pria ritrattossi
1570Di quanto contro a voi
 Riferito m’avea, spinta da un cieco
 Impeto di furor, del qual mi tacque
 La cagion, poi narrommi
 Chi tu sei, quanto oprasti
1575Per amor mio.
 CICCONE
                              Segno’ mo calancella.
 RICCARDO
 (A sperare io ritorno: Odi o mia bella)
 CICCONE
 Via, nfratanto, che chiste chiacchiarejano,
 Voglio vedè trovare Nina mia.
 E scoprirle lo riesto de la mbroglia.
1580Auh, che gusto averria,
 Si comme affortunata
 È resciuta pe mme sta mmenzejone,
 Jesse mpoppa porzì pe lo patrone.
 
    Oje Segno’, non t’abbelire: (à Riccardo.)
1585Sia Framì no nte ncocciare: (à Flaminia.)
 Sacce dire, sacce fare. (à Riccardo.)
 De sto povero fegliulo (à Flaminia.)
 No tantillo de pietà.
 
    Mo già state à sulo à sulo, (ad ambidue.)
1590Non fà ochiù la sghezzegnosa. (à Flaminia.)
 Saccetella accattevà. (à Riccardo.)
 
 SCENA VII
 
 FLAMINIA, e RICCARDO.
 
 FLAMINIA
 A te deggio ò Riccardo
 Chieder umil perdono
 Di quanto ingiustamente
1595Irata contro à te poc’anzi io dissi.
 RICCARDO
 Cara più no l rammento;
 Ma non t’è noto il resto. Il Padre tuo
 Sà chi son’io, ciò che pretendo: temo
 A momenti un incontro.
 FLAMINIA
                                               Oime! chi mai
1600Ciò gli disse?
 RICCARDO
                            Non sò: follìa sarebbe
 Quì prolungar la mia dimora.
 FLAMINIA
                                                        Oh sorte!
 Quante amarezze; e la maggior ch’io provo
 È il vederti sì mesto: oh se potessi
 Renderti lieto appieno.
 RICCARDO
1605S’hai tu di me pietade,
 È in tua mano il bearmi.
 FLAMINIA
 Che far poss’io?
 RICCARDO
                                Mia bella, ah tu potresti
 Porgere a me la destra,
 E divenir mia sposa.
 FLAMINIA
                                         Ero disposta
1610Quanto dicevi ad eseguir: pensando
 Di porgerti la destra,
 Di divenir tua sposa, un tal rossore
 Mi confonde e mi turba,
 Che soffrirlo non so.
 RICCARDO
                                        Dunque io già perdo
1615La concepita speme?
 FLAMINIA
 Che dir non ò. Riccardo, ah tu non sai
 Quanto turbata io son. Qualche momento
 Vò sola respirar. Lascia ch’io parta:
 Ritornerò frà poco.
 RICCARDO
1620Ma almen adesso io bramo
 Saper, se m’ami, o nò.
 FLAMINIA
                                           Sappilo: Io t’amo.
 RICCARDO
 
 Bella, tu m’ami, e poi
 Perché premiar non vuoi
 Il mio costante amor?
 
 FLAMINIA
 
1625L’idolo mio tu  sei,
 Dirti di più vorrei,
 Me l vieta il mio rossor.
 
 RICCARDO
 
 Ah senza te mio bene
 Qual pace aver potrò?
 
 FLAMINIA
 
1630Che affanni, oh Dio che pene!
 Risolvermi non so.
 
 RICCARDO - FLAMINIA
 
 Stelle che crudeltà.
 
 RICCARDO
 
 Sai, che son vero amante,
 Ch’è l’amor mio costante,
1635Abbi di me pietà.
 
 FLAMINIA
 
 Sò, che sei vero amante
 Ch’è l’amor tuo costante,
 Sento di te pietà.
 
 SCENA VIII
 
 ROSAURA, ed ALFONZO.
 
 ROSAURA
 Amato Alfonzo, oh quanto
1640Confusa io mi ritrovo!
 Non hò cuor di mirarti.
 ALFONZO
 Non più, mia vita: io t’amo
 Più di me stesso. Un grand’amor, no l niego
 À gelosia per figlia: al primo istante,
1645Che da Riccardo mi credei tradito,
 Io mi sentij nel seno
 Tutto di gelosia l’aspro veleno.
 ROSAURA
 Ah quanto cieca io fui!
 ALFONZO
                                            Quando pentita
 Poi da te l’innocenza
1650Io seppi di Riccardo, e ch’il trascorso
 D’amor fù di Rosaura; io dico il vero
 Dal più acerbo dolore
 Stringer m’intesi il cor; ma troppo io t’amo,
 E l’amor quando eccede,
1655Che non fa tolerar; poi conoscendo
 In te mio bene un vivo
 Rimorso dell’error, sì m’appagai,
 Ch’io t’amo, qual se mai
 Avvenuto frà noi
1660Disturbo alcun non fosse.
 ROSAURA
                                                 Io vivo adunque
 Certa del tuo perdono?
 ALFONZO
 Non dubitar mia speme; ah sol si pensi
 Al povero Riccardo: in quali angustie
 Egli sarà. Deh andiamo
1665A ritrovarlo, e uniti
 Il modo penseremo,
 Per far, ch’al fin sua sposa
 Flaminia sia, ancor di Fabio ad onta.
 ROSAURA
 Caro Alfonzo, non posso,
1670Che tu m’ami qual pria, render sicuro
 Il dubioso mio petto.
 ALFONZO
 Per te son tutto affetto, al Cielo il giuro.
 
    Se non credi ch’io t’adoro,
 Apri o bella il petto mio,
1675E vedrai, ch’io per te moro,
 Per te bruggia il core in sen.
 
    Sij tu fida, io son costante,
 Sarà sempre il tuo sembiante
 La mia gioja, ed il mio ben.
 
 SCENA IX
 
 NINA, e CICCONE.
 
 NINA
1680Donca sta fenzejone tu l’aje fatta.
 CICCONE
 Pe sservì lo Patrone.
 NINA
 Ma comme s’è scoperta accossì subeto?
 CICCONE
 Che ssaccio. Orsù mo è tiempo de mm’attenere
 Chello ch’aje mprommettuto,
1685D’essere sposa mia.
 NINA
                                       Sposa toja?
 CICCONE
 Sì, che d’è? fusse sbotata?
 Non mme vuoje pe mmarito?
 NINA
 Che ssaccio
 CICCONE
                        E priesto mo, damme ssa mano
 NINA
 Mme piglio scuorno.
 CICCONE
                                        Oh bona!
1690De che te piglie scuorno?
 NINA
 Pare na cierta cosa
 Non saccio comme
 CICCONE
                                     E bia, leva ssi lotane,
 Vatte sbrecanno nnanze,
 Che benga chacheduno.
 NINA
1695Comme vuoje: piglia tè.
 CICCONE
                                               Che contentezza!
 Gioja, tu sarraje sempre
 La fata bella mia, e io sarraggio
 Lo schiavottiello tujo.
 NINA
                                          Sarraggio io schitto
 La schiava toja, tu lo segnore mio.
 CICCONE
1700Orsù, già ca la sciorte
 Nc’ha dato sto contiento
 D’essere sposa, e sposo
 Mettimmoce a l’allegra. Nenna bella
 Addecreame st’arma,
1705Famme na fenezzella.
 NINA
                                          E che borrisse?
 Dimmello.
 CICCONE
                       Aspe’ Vorria, che mme facisse
 No bello vasamano,
 Po sciosciasse accossine. (Accennandole, che soffi verso lui.)
 NINA
                                                Chesta cosa
 Io no la faccio cierto.
 CICCONE
1710Pecché? damme sto gusto
 Ntretella mia, cianciosa mia
 NINA
                                                      Non serve
 CICCONE
 E io mo mme despero, mo m’arraggio.
 NINA
 Arraggiate, e desperate
 A gusto tujo: comme si’ briccone!
 CICCONE
1715Io mo mme metto a chiagnere,
 Mme mpesto, mme sconciglio
 NINA
 Non te vuoje stà cchiù zitto mpertenente.
 CICCONE
 Oje Nì (Accennandole come sopra poi guardandola fissamente.)
 NINA
                 Scumpela mone. Arrasso sia,
 Vì co cche vuocchie, che mme tene mente.
 
1720   No cchiù facce brutto:
 Che scuorno mme piglio!
 Vattenne frabutto.
 Chiss’uocche appuntute
 Te voglio cecare,
1725Ssà lengua da vocca
 Te voglio sciccare:
 Via scumpela mò.
 
    Se crepa de riso
 Lo facce de mpiso.
1730Mo torna da capo:
 Scompì nò la vuò. (vuol partire, e Ciccone la prende per mano, e la trattiene.)
 
 SCENA X
 
 FABIO con birri, e detti.
 
 FABIO
 Oh bonora, e che beo! già mme l’à fatta
 Lo mpesone forfante. Ah sbregognata!
 Ah guittone birbante.
 NINA
1735Uh nera me scasata!
 CICCONE
 Sto sbarratto che d’è?
 FABIO
                                          Fegliule a buje. (alli birri.)
 Chisto è isso, acciarratelo.
 NINA
                                                  (Uh scajenza!)
 CICCONE
 Ei là no v’ammovite, ca ve faccio
 Tutee taccarejà. Lacchè addo’ state?
 FABIO
1740Sì, chiamma, ca mo veneno:
 Stanno tutte attaccate ccà dereto.
 CICCONE
 (Ncè so schiaffato tunno.)
 NINA
                                                 (Uh che rrojna!)
 FABIO
 Via che s’aspetta? a buje. (alli birri.)
 CICCONE
                                                  N’abbiate ardire,
 Ca io ve farrò ghire
1745Tutte quante ngalera.
 FABIO
 Non credite a ste chiacchiare: attaccatelo.
 NINA
 (Venisse lo sì Arfonzo.)
 CICCONE
 Ei là state ncerviello,
 Vedete quel che fate,
1750Ch’averrite da fare cò Don Cello.
 
 Se voi v’ammovete,
 Se tanto ardirete,
 Oh nigre scasate!
 Oh Vuje nnabbeffate!
 
 FABIO
 
1755Fegliule attaccatelo. (à birri.)
 
 CICCONE
 
 Eh questo a un gran Prencipe?
 Ve fò tutti mpennere:
 Arrasso, fuggite,
 Sfrattate da ccà.
 
 FABIO
 
1760Vedite che bernia!
 
 NINA
 
 Segnore sentite...
 
 FABIO
 
 Ah guitta schefienzia
 Vattenne da ccà.
 
 NINA
 
 (Venesse quarcuno
1765Non saccio che ffà.)
 
 FABIO
 
 Sù priesto acchiappatelo. (a birri.)
 
 CICCONE
 
 Vedete, ch’io vive
 Ve faccio bruggiare.
 
 FABIO
 
 (Mmalora, che llocche!)
 
 NINA
 
1770Segno’ pe piatate...
 
 FABIO
 
 Non vuoje scajenzare
 Banchera?
 
 CICCONE
 
                       (Che smocche!
 Potesse scappà.)
 
 NINA
 
 Ciccone datt’armo, (piano a Ciccone.)
1775Ca fuorze chi sà.
 
 FABIO
 
 Sbrecateve, ò tutte
 Ve faccio sborrà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 RICCARDO, ed ALFONZO con spade nude in mano da una parte, e FLAMINIA, e ROSAURA dall’altra.
 
 RICCARDO
 Fuggite, o sete morti. (à birri.)
 ALFONZO
 Di quì sgombrate, indegni.
 FABIO
1780Acchiappiate chiss’aoto
 FLAMINIA
 Deh Padre...
 ROSAURA
                          Signor Fabio...
 FABIO
 N’accorre...
 ALFONZO
                        E che pretendi?
 FABIO
 Non saje chisse...
 ALFONZO
                                  Sò tutto. Un stratagemma
 D’amor giamai colpa non fù. Riccardo
1785Ch’Elmiro, e cameriero oggi si finse,
 Nobile, e ricco egli è brama in isposa
 Flaminia, ed ella brama
 In isposo Riccardo.
 FABIO
                                      E bero? (à Flaminia.)
 FLAMINIA
                                                       È vero.
 FABIO
 (Aozate da ssò nnietto.)
 ALFONZO
                                              Impedir vuoi
1790L’arbitrio di tua figlia?
 CICCONE
                                             Io...
 NINA
                                                       Statte zitto. (piano à Ciccone.)
  FABIO
 (Cincomilea docate jute a mmitto.)
 E buje m’assecurate,
 Ca chisso è galantommo, e ca stà ricco,
 E stà de casa a Romma?
 ROSAURA
1795Io l’attesto.
 ALFONZO
                        Io lo giuro.
 Ed or n’andremo in Roma, e lo vedrai,
 E vedrai se t’inganno.
 FABIO
                                           N’accorr’aoto,
 Creo a li piede vuoste,
 Saccio chi site vuje.
1800Fegliù facite asciogliere
 Tutte chille, ch’avite
 Attaccate ccà fora, e ghiatevenne. (alli birri quali partono.)
 E buje stivevo ccane a mmano a mano.
 NINA
 Decimmoncello, e bia. (piano à Ciccone.)
 CICCONE - NINA
                                            Simmo sposate.
 FABIO
1805Ne (bon prode nce faccia, e sanetate.) (Pensa un poco, e poi dice.)
 (Via facimmo vertute
 De la necessità) chesta è la toja, (accosta Flaminia à Riccardo.)
 È la toja chesta ccane. (accosta Nina à Ciccone.)
 Jammo a Romma, e sposateve.
 FLAMINIA - RICCARDO - ROSAURA - ALFONZO
1810E viva il Signor Fabio
 CICCONE - NINA
                                          E biva, e biva.
 RICCARDO
 Cara.
 FLAMINIA
              Caro!
 CICCONE - NINA
                           Oh  che sciorte!
 ALFONZO
 Bella sei mia.
 ROSAURA
                            Son tua mio bene, e sposi
 Sarem nel primo dì, ch’il mio Germano
 Da Genua a noi farà ritorno
 FABIO
                                                     E io
1815Mme trovo n’aotra appriesso a genio mio.
 ROSAURA
 Riccardo...
 ALFONZO
                       Amico...
 ROSAURA - ALFONZO
                                         Ah tu perdona...
 RICCARDO
                                                                         Oblio
 Ogni passata offesa, or che in dolcezza
 In noi cambiò la sorte ogni amarezza.
 RICCARDO - FLAMINIA - ROSAURA - ALFONZO
 
 Ogni tormento
1820Svanito è già.
 
 CICCONE - NINA
 
 Oh che contiento!
 
 CICCONE - NINA - FABIO
 
 Jammo
                  a scialà.
 Jate
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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