Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 I travestimenti amorosi, Napoli, Nicola di Biase, 1740
 a cura di Nicola Ruotolo
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA I
 
 PANCRAZIO, e BECO.
 
 PANCRAZIO
 Per voi, Signor Tutore
 Il contado è finito, ei v’è caduto
 Su i maccaroni il cacio.
 BECO
 Ma dicetemi, come?
 PANCRAZIO
                                        Se trovassi
535Dar marito ad Elisa,
 Che sia contento prendersi per dote
 Due terzi della roba,
 E il resto ve ’l donasse,
 Non sarebbe per voi un gran vantaggio?
 BECO
540Sicuro; ma bisogna
 Trovar questo marito,
 Che voglia farmi questo donamento?
 PANCRAZIO
 Egli è bello, e trovato, ed io son quello.
 BECO
 Voi?
 PANCRAZIO
            Sì: di che stupite?
 BECO
545(È strambo: ma che importa,
 S’egli donar mi vuol la terza parte
 Di così grand’Eredità?)
 PANCRAZIO
                                              Che dite?
 BECO
 Dico, che son prontissimo,
 Però quando mi avete
550Voi fatto il donamento.
 PANCRAZIO
                                             Va benissimo.
 Tra breve ci vedremo col Notajo.
 BECO
 Sì, che fratanto io vado a rivedere
 La casa d’Odoardo.
 PANCRAZIO
 Addio, Signor Tutore.
 BECO
555Signor Pancrazio, li son servidore. (parte.)
 
 SCENA II
 
 PANCRAZIO, e poi GINEVRA, e LELIO vestito da donna.
 
 GINEVRA
 Signor Padre è qui giunta
 A farci onore la Signora Elisa
 Figlia del vostro amico.
 PANCRAZIO
 Del Signore Odoardo?
 LELIO
                                           Obligatissima
560Sua serva
 PANCRAZIO
                     Anzi Padrona osservandissima.
 GINEVRA
 Ella vuol favorirci
 D’esser per pochi giorni
 (Finché si ponga in ordine
 La sua casa di villa) ospite nostra.
 PANCRAZIO
565Oh gran favor! (Il Cielo
 Mi favorisce) mia Signora Elisa,
 La riverisco: e quale
 Grazia è mai questa (non è brutta) ch’ora
 Ci viene a dispensar? (begli occhi) vuole
570Onorar questo mio picciol Tugurio,
 (Bella presenza). Io sono
 Qui tutto al suo servizio dedicato.
 (Anzi de’ tuoi denari innamorato.)
 LELIO
 Oh mio Signor Pancrazio, altri che voi
575Non mi è parso opportuno
 In questo punto, in cui
 Orfana son restata
 Del Genitore, e del fratello. Io vengo
 Or nelle vostre braccia, e da voi solo
580Attendo ajuto, e protezzione.
 GINEVRA
                                                       (Come
 Sa finger bene, e quanto
 Più caro di Flaminio è a questo core.)
 PANCRAZIO
 E ajuto, e protezzione
 Tutto in me trovarete (Ma Ginevra
585S’allontani da qui.) Figlia ritirati,
 Ch’alla Signora Elisa
 Devo qui favellar da solo a solo.
 LELIO
 (Che dir vorrà?)
 GINEVRA
                                 Ubbidisco, cara Elisa
 (Anzi, bell’Idol mio.) (piano a Lelio.)
590Basta (ti attendo in breve). Io vado, addio.
 
    Mi sembra così amabile (a Pancrazio.)
 Quel volto agl’occhi miei,
 Che da suoi sguardi teneri
 Partirmi non saprei.
595(Oddio, non so nascondere (piano a Lelio.)
 L’innamorato cor.)
    Per lei mi fanno accendere
 Bellezza, e cortesia.
 (Sento da te in divedermi
600La Tirannia d’Amor.)
 
 SCENA III
 
 PANCRAZIO, e LELIO.
 
 PANCRAZIO
 Così, Signora Elisa
 Sete revata priva
 Del Genitore?
 LELIO
                             Al Cielo
 Piacque così.
 PANCRAZIO
                           Lei dunque
605Si avrebbe a maritare: ella mi sembra
 Di fresca età, bellina, e graziosina
 Sveltina, tenerina, e vistosina.
 LELIO
 (Qual favellar costui
 Par, che mi adocchi, vo’ adescarlo pure
610Se mi riesce.)
 PANCRAZIO
                             (La parla, e mi guarda,
 Sta a veder, sta a vedere) Io spero in lei.
 LELIO
 Ed io spero da voi
 Ogni contento a questo core.
 PANCRAZIO
                                                      (Oh caspita!
 Costei parla in maniera,
615Ch’è di me presa, il crine
 Io stringer vo’ della mia sorte.) Oh cara
 Dico, Signora mia, io sarò sempre
 Vostro amante vo’ dire servidore.
 LELIO
 Perché vi sete voi ridetto? (Giova
620Secondare i suoi amori.)
 PANCRAZIO
 (E già di me impaniata)
 Son qual più mi vol’ella.
 LELIO
 Oh caro mio Pancrazio.
 PANCRAZIO
 O cara Elisa. (O cari
625Cinquantamila!)
 LELIO
                                  Non sperava giammai
 Esservi fida serva, e insiem compagna.
 PANCRAZIO
 Né io sperava mai questa cuccagna.
 
    S’ella brama un vago sposo
 Leggiadretto, ed amoroso,
630Bocca bella, eccolo qua.
 Lo vuol giovin? non son vecchio
 Lo vuol bel? Brutto non sono;
 Per ballare, e stare allegro
 Guarda guarda: là, là, là,
635Sono in somma a tutto buono,
 Lei mi comandi, e lo vedrà.
    Per robusto, o mio Tesoro,
 Io son forte come un toro:
 Mi so porre ancora in guardia
640Vedi, vedi ah, eh, ih à.
 
 SCENA IV
 
 LELIO.
 
 LELIO
 Mi giovi simular, finché opportuno
 Conosco il tempo, e mi discopra al fine
 Per l’amata Ginevra
 È molto poco quest’anno: Io spero,
645Che in brevissimo istante
 Sarò suo possessor, servo, ed amante.
 
    Cacciator, che in selva ombrosa
 Del cignal segue la traccia,
 Co i levrier lo fuga, e caccia,
650Tende insidie, e non riposa
 Se sua preda non lo fa.
    Vo’ cacciando, seguitando
 Una fiera amata, e bella,
 Prego Amor, che al fin pur quella
655Preda mia diventerà.
 
 SCENA V
 
 FIORINA.
 
 FIORINA
 Oh ve’, come s’ingannano
 Le fanciulle oggidì! quel scimunito
 Del ser Pancrazio, farmi
 Quel bruttissimo tratto!
660Ma egli è uno stravolto, e via via
 Io lo brullava: ma quel Beco! uh diammene
 Dove egli fonda, tanta
 Superbia, ed albagia! a discacciarmi
 Così a brutta vergogna! uh uh, non sia
665Fiorina più, s’io non so vendicarmi.
 Così alla fé farò. Ma par, che il sonno
 M’assalga: sono stanca: (siede sopra un sasso.)
 Voglio assidermi un poco, e vo’ provare
 Di prendere riposo Ma avvertite
670Occhi miei vigilar, sebben dormite.
 
 Rammentati, me core, ancor dormendo
 Di non dar fede al maledetto Amore
 Perché ti converrà soffrir tacendo
 Più che gl’inganni altrui to’ dolore. (s’addormenta.)
 
 SCENA VI
 
 PANCRAZIO, e detta, che dorme.
 
 PANCRAZIO
675A me par d’aver fatto
 Diciotto con tre dadi, Elisa è mia,
 E mia l’eredità
 Ma che vedo! sen dorme lì Fiorina,
 E dorme sola sola:
680Oh che amabil figura,
 Che dolce positura! Oimè mi sento
 Villicarmi nel core
 Un non socchè, come se fusse Amore
 Amore? olà Pancrazio,
685Fuggi, e penza ad Elisa, sì fuggiamo,
 Ma se noi qui lasciamo
 Costei sola dormendo,
 Qualche uccel di rapina
 Qui potrebbe venir meglio è, ch’io resti,
690Per Guardiano ammesso,
 E sederommi appresso
 Di questo Giardinetto così vago,
 Perché alcun non ne rubbi qualche pomo,
 Sarò d’Esperia il vigilante Drago.
695Ma se venisse Elisa. (siede al canto di Fiorina.)
 E mi vedesse al fianco di costei,
 Che diria? Pace seco non avrei.
 
 Parto dunque. Addio ma dove?
 Se qui resto e poi chi sa?
700Devo andar devo restare.
 Che farò? Sì, no? nel sangue
 Un umor mi va bollendo
 Eh partiamo eh no: si resti.
 Ah pensieri miei molesti
705Non più pene per pietà.
 
 FIORINA
 Chi mi turba il riposo? (svegliandosi s’alza.)
 PANCRAZIO
                                              (Oh cospettone!)
 FIORINA
 Chi è là? sete pur voi, Signor Pancrazio?
 PANCRAZIO
 Son io sì che
 FIORINA
                          Sì, voi m’era vicino,
 Eh non vi confondete.
 PANCRAZIO
710S’io ti stava vicino,
 Era, perché non ti stava lontano.
 Che importa a te di questo?
 Dormi, se n’ai pur voglia.
 FIORINA
 Io non vo’ più dormir.
 PANCRAZIO
                                           Perché?
 FIORINA
                                                            Perchene
715Adesso, che qui sete io non mi fido.
 PANCRAZIO
 È solito di voi scaltre Villane
 Di non fidarmi mai di Galantuomini.
 FIORINA
 Piano, ser Galantuomo.
 Io li sor dir, che egli
720Dal vero s’allontana,
 Né lei è galantuomo, né io son Villana.
 
    Son Forosetta, son Giardiniera,
 Non vado agli orti, non zappo i campi,
 Il Ciel mi scampi
725Da tal viltà!
    Io mi diletto matina, e sera
 Di coltivare viole, e rose,
 La pimpinella, la lattughetta
 L’erbe odorose, le piante rare,
730Che suol gustare
 La nobiltà. (parte.)
 
 PANCRAZIO
 Costei me l’ha cantata,
 Ma che m’importa, io penzo
 Alla mia eredità,
735Mentr’ella penserà
 
 A coltivare viole, e rose,
 La pimpinella, la lattughetta
 L’erbe odorose, le piante rare
 Che suol gustare
740La nobiltà.
 
 SCENA VII
 
 BECO, e FLAMINIO, ed ELISA da soldato.
 
 BECO
 Orsù, Signor Dottor, venite pure
 Commeco in questa casa: mi sembrate
 Voi Galantuomo: Io voglio
 Far l’avventario, e voi
745M’avete a dir, come ho da fare.
 FLAMINIO
                                                           Io vengo.
 ELISA
 (Chi è colui con Flaminio?)
 BECO
 Entri, Signor Dottore.
 FLAMINIO
 Entri lei, Signor Beco.
 ELISA
 (Beco il mio Contadino! Egli è il Tutore,
750Che il Padre mio lasciò): Guardate viso
 Di tutor. Ma facciamla
 Da Capitano. (Olà, dove t’inoltri
 Temerario?) (a Beco.)
 BECO
                           Oh chi è questi? (a Flaminio.)
 FLAMINIO
                                                           Non saprei. (a Beco.)
 (Ecco di nuovo il Giovine soldato
755Prima cagion d’ogni tormento mio.)
 ELISA
 Favella, olà, ribaldo,
 Perché entravi colà?
 BECO
                                        Bel bello un poco,
 Che importa a lei?
 ELISA
                                     Non mi conosci, indegno,
 Il Padrone son io.
 BECO
760S’io non v’ho mai veduto,
 Come volete, ch’io vi riconosca.
 (Che bestia è questa qua!)
 FLAMINIO
                                                   (Piucché lo guardo,
 Più mi rassembra Elisa; oddio, prevedo
 Gran cimento al mio cor!)
 ELISA
                                                  Ringrazia il Cielo,
765Ch’io non voglio macchiar questa mia spada
 Nel tuo sangue, altrimente ti averei
 Fatto balzar la testa.
 BECO
 Oh oh, dove noi semo.
 ELISA
 Ah villan traditore, ora ti uccido.
 BECO
770Oh poveretto me! Signor Frolindo
 Aitatemi.
 FLAMINIO
                     Eh Signore,
 Scusate, ei nell’entrare in quella casa
 Non ha creduto offendervi.
 Questi è stato lasciato
775Tutore.
 ELISA
                 Tu Tutore?
 BECO
 Illustrissimo sì.
 ELISA
 Come? Tutore?
 BECO
                               Illustrissimo no. (intimorito.)
 ELISA
 Vedo, che tu sei pazzo,
 E perciò ti perdono. (ripone la spada.)
 BECO
780Io son tutto quello, che volete
 (Purché riponga quella
 Maledetta squarcina) sì Illustrissimo.
 FLAMINIO
 (Ma tanta bizzarria troppo sconviene
 A una fanciulla, e poi
785S’Elisa sta ristretta
 Sotto custodia rigida, e gelosa
 Egli Elisa non è.)
 ELISA
                                  Ben lo credeva
 Un Ladro.
 BECO
                      Io son Tutore
 ELISA
 Di nuovo?
 BECO
                      No Illustrissimo.
790Son briaco.
 ELISA
                        E in che modo
 Volevi colà entrar, se tutti gli usci
 Son chiusi?
 BECO
                         Avea le chiavi
 Qui. (mostra un mazzo di chiavi se le prende.)
 ELISA
             Coteste son mie.
 BECO
 Come vostre?
 ELISA
                            Ed ancora
795Ardisci? Giuro al Cielo.
 BECO
 Illustrissimo sì
 Son vostre (oh ser Dottore
 Ditegli voi, come quelle chiavi
 Stanno in mie man), perchene
800Io sono
 ELISA
                 Che sei?
 BECO
                                   Nulla
 (Chi discolo è questo?)
 FLAMINIO
 Signore
 ELISA
                  Non accade affaticarvi
 So tutto. Questo baron rivestito
 È Beco, contadino
805Del fu Odoardo.
 BECO
                                (Gua’! Questi sa tutto
 È spirito senz’altro.)
 ELISA
 Ed è stato lasciato
 Tutor d’Elisa. È vero tu?
 BECO
                                               Sersì.
 ELISA
 Ma or non sei più nulla.
 BECO
                                              Manco male.
810Io mi sarò sbrigato presto presto,
 Ma chi è lei Signora,
 Che m’entra nel mio loco.
 ELISA
 Io son Capitan Lelio
 Lo Figliolo d’Odoardo.
 FLAMINIO
815Lelio, fratel d’Elisa,
 Che fu creduto morto?
 ELISA
 Appunto; ma fu falso
 Il grido di mia morte.
 FLAMINIO
                                           (Ei non è dunque
 Strana la somiglianza di costui
820Con Elisa: se sono
 Germani.)
 ELISA
                       Or tu, che dici?
 BECO
 Che volete, che dica? mi rallegro.
 FLAMINIO
 Eh Signor Capitano si compiaccia,
 Ch’ancor io mi rallegri.
 ELISA
825Grazie. Tu il Testamento
 Consegnami del Padre,
 Che non deve più star nelle tue mani.
 BECO
 Eccolo. (Elisa si prende il Testamento.)
 ELISA
                 Orsù, tu sei spedito.
 Guarda di più asserir, che sei Tutore.
 BECO
830Oibò, né per pensiero.
 ELISA
 Partiti in questo punto
 Ne più venirmi avante.
 BECO
 Ringrazio Ussignoria
 (Bona notte Signora Tutoria.)
 
835   (Ve’ che fierezza!
 Che bizzarria)
 Or vado via (ad Elisa che lo minaccia.)
 Sior Capitano
 (Che sia ammazzato
840Chi il portò qui)
 Adesso parto,
 Signor mio sì. (ad Elisa, come sopra.)
    (Quando credea d’esser Signore,
 Sono restato senz’altro uffizio,
845E rotolando, come Cocomero
 Dall’erta al chino,
 Nel precipizio caddi così.)
 
 SCENA VIII
 
 FLAMINIO, ed ELISA.
 
 FLAMINIO
 Questi è Lelio, e sa tutto: Elisa a lui
 Forse il fatto narrò: sta saldo o core.
 ELISA
850Confuso il traditore
 Tra sé discorre! (È tempo omai la lingua
 Sciogliere all’onte.)
 FLAMINIO
                                      A me sen viene.
 ELISA
                                                                     Credo,
 Che mi conosci, o ingrato, empio Flaminio.
 FLAMINIO
 Se vedo il tuo sembiante, e gl’odj tuoi,
855L’anima ti ravvisa
 Per la sdegnata Elisa,
 Se miro il portamento, e i detti ascolto,
 Dico, che Lelio sei.
 ELISA
                                     Ti apponi, indegno.
 Elisa sono è vero,
860Per essere in eterno
 Oggetto di rimorso al tuo pensiero,
 E sono Lelio ancora,
 Per esserti in ogn’ora
 Nemico inesorabile, e spietato:
865Se come suo Germano a me si aspetta
 Far dell’ingiurie sue cruda vendetta.
 FLAMINIO
 Dunque Elisa crudele,
 Così contro il mio core
 Armata di rigore,
870Giammai ti placherai?
 Dunque Lelio inumano
 All’umiltà de’ prieghi miei perdono
 Nieghi così? Tra barbari, tra Sciti
 Crederei di trovare
875Maggior pietade, oddio,
 A questo qualsisisia delitto mio
 ELISA
 E che può farti Lelio,
 Se la schernita Elisa, fatta omai
 Donzella vagabonda, ed infelice
880Così contro di te, sente, che dice:
 
    So ben io, quando dicesti
 Torneranno al fonte i fiumi
 Pria, ch’io lasci i tuoi bei lumi
 Pria, che manchi la mia fé.
885   Ogni fiume, olà si arresti,
 Se il Tiranno mio crudele,
 Divenuto è già infedele
 S’è scordato già di me.
 
 SCENA IX
 
 FLAMINIO.
 
 FLAMINIO
 Chi venne? chi parlò? che mi fu detto!
890Lelio? Elisa? o chi fu? Ma se fu Elisa,
 Come Lelio si chiama, e dell’amore
 Dimentica in un tratto,
 Spira contro di me sdegno, e furore!
 E s’egli è Lelio, come
895Degli affetti di Elisa
 Così apparte si fa!
 Oh qual confusione, oh qual tumulto
 Or mi sento nel seno: O Lelio! O Elisa!
 O del mio amor spietata Tirannia
900Non tormentate più l’anima mia!
 
    Non vi è più misero
 D’un cor, che adora,
 Se l’ave in odio
 Chi l’innamora,
905Tanto implacabile,
 Quanto l’amò.
    L’oggetto amabile
 Del mio desire
 Si fa più rigido
910Al mio martire:
 Pena più barbara
 Chi mai provò!
 
 SCENA X
 
 PANCRAZIO, e BECO mezo spogliato.
 
 PANCRAZIO
 La tua tutela, o Beco è ita in fumo.
 Rendimi il mio vestito, e vanne via;
915Ch’or fai un’ altro personaggio.
 BECO
                                                           Oh voi
 Non mi volete dar nemmen da pranzo?
 PANCRAZIO
 E l’Osteria tu non la sai? Non volse
 Tenerti il tuo Padrone,
 E vuoi, che ti tengh’io, che ti son nulla?
920Oltre di che non vo’ per amor tuo
 Entrare in qualche inpegno
 Con quel Soldato. Porta
 L’abito a Beco olà di Contadino. (Qui viene il Servo,e restituisce l’abito da Contadino a Beco.)
 BECO
 (Oh poveretto me!)
 PANCRAZIO
925(Pancrazio disgraziato!)
 BECO
 (Quando credea con essere il Tutore
 Esser padron del tutto.)
 PANCRAZIO
 (Quando credea con isposare Elisa
 Metter le mani ne’ cinquantamila.)
 BECO
930(Né anche trovo a fare il Contadino.)
 PANCRAZIO
 (Mi trovo d’aver preso un granchio a secco.)
 
 SCENA XI
 
 FIORINA,e detti.
 
 FIORINA
 Oh qui son questi due, ve’ bella coppia!
 Ma Beco sta turbato, e non va più
 Vestito Gentiluomo: il ser Pancrazio
935Sta pensoso anche lui: starò a vedere,
 Che sarà; forse il tempo
 Egli è di vendicarmi.
 BECO
                                         (Ah così va...) (si volge, e vede Fiorina.)
 PANCRAZIO
 (Tant’è) (si volge, e vede Fiorina.)
 BECO
                    (Uh gua’: Fiorina!)
 PANCRAZIO
 (Uh to, la mia vezzosa Contadina!)
 FIORINA
940(Egli si sono avvisti
 Già di mene, e mi guatano
 Sott’occhio con un ghigno più cortese.
 Ma non vi credo no:
 Poiché son imparata alle mie spese.)
 PANCRAZIO
945(Per amor de’ ducati
 Abbandonai costei,
 Adesso giacché quelli son svaniti,
 Io fo pensiero di tornare a lei.)
 BECO
 (Io quand’era Tutor la ricusai)
950Or che son ritornato Contadino,
 Voglio essere di nuovo il so Damino.)
 FIORINA
 (Malerbe io vi conosco:
 Se a me ritorneranno
 Farò restargli colla beffe, e il danno.)
 PANCRAZIO
955Ecco, Fiorina bella,
 Io vengo tutto amore a te d’avante,
 E t’accetto per mia Padrona, e amante.
 FIORINA
 Io? di te amante? Oh caspita!
 Tanto ardir, tanto ardire? un vecchio pazzo
960Un bufalo, un spilorcio, aver baldanza
 Di dirmi nel mustaccio
 Volermi per amante, e di pretendere
 Fare all’amor con meco?
 Va, a chi meriti tu, va trova Beco.
 PANCRAZIO
965(Pancrazio, ben ti sta, prenditi questo,
 E torna per il resto.)
 BECO
 Oh Fiorina buongiorno.
 FIORINA
 Non vedi tu, ch’io sono.
 Villanella, e tu sei
970Ingentilominito
 Né più ti chiami Beco,
 Ma il Signor Beco, il Signor Arcibestia
 BECO
 Vedi, che io
 FIORINA
                         Io non ho detto a lei
 Lustrissimo Tutore, e Commissario,
975Signor Esecutor del necessario,
 Il malan, che ti colga
 Barone rivestito,
 Villano risalito.
 BECO
 Scherzai allora, io t’amo.
 FIORINA
980Tu allor scherzasti, or io faccio davvero
 Mi amasti, ed or non vo’, che m’ami più.
 Di ciò te ne ringrazio,
 Se vuoi fare all’amor, va al ser Pancrazio.
 
    Signor Cittadino
985Galante, e bellino, (a Beco dileggiandolo.)
 Che dite? soffrite
 Va bene così.
 
 BECO
 
 (Un caso più strano
 Giammai non si udì!)
 
 FIORINA
 
990Signor affettato, (a Pancrazio.)
 Gentile, e garbato,
 Che fate? penzate?
 Voltatevi a me.
 
 PANCRAZIO
 
 (Bisogna crepare
995Rimedio non v’è!)
 
 BECO
 
 Signora Fiorina,
 Galante, e bellina
 Non farmi, ti prego
 Morire così.
 
 FIORINA
 
1000Un caso più strano (a Beco controfacendolo.)
 Giamai non si udì.
 
 
 PANCRAZIO
 
 Fiorina adorata
 Gentile, e garbata
 Perdono ti chiedo
1005Vuol’altro da me?
 
 FIORINA
 
 Bisogna crepare (dilegiando, e contrafacendolo.)
 Rimedio non v’è?
 
 BECO
 
 Ser Beco Illustrissimo,
 Padron stimatissimo,
1010Va muori, va scannati,
 Che meglio sarà. (parte.)
 
 PANCRAZIO
 
 Pancrazio carissimo
 Signor colendissimo,
 Va crepa, va schiatta
1015Che bene ti sta. (parte.)
 
 
 FIORINA
 
 Amanti sguajati,
 Milordi affettati,
 Andatevi tutti
 A farvi impiccar. (parte.)
 
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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